Appello per una Chiesa più solidale e compassionevole

Appello per una chiesa più solidale e compassionevole

Molti fatti con i quali veniamo a contatto ci dicono che oggi la Chiesa tende progressivamente a isolarsi dal mondo contemporaneo. Molti uomini e donne, specie giovani, avvertono, da parte loro, una radicale estraneità dalla Chiesa. Tra Chiesa e società si è determinata una drammatica frattura su questioni importanti come la libertà di coscienza, i diritti umani (fuori e dentro la Chiesa), il pluralismo religioso, la laicità della politica e dello Stato. La Chiesa appare ripiegata su se stessa, chiusa e incapace di dialogare con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Siamo molto preoccupati per le conseguenze negative che tale perdurante situazione produce per l’annuncio del Vangelo. Per questo, ci sembra saggio riprendere e rilanciare la feconda intuizione di Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II: quella di «un balzo in avanti» della Chiesa per una testimonianza in grado di rispondere «alle esigenze del nostro tempo».
Il tentativo in atto di contenere lo Spirito del Concilio è, a nostro avviso, un grave errore che, se perseguito fino in fondo, non può che aumentare in modo irreparabile lo steccato tra Chiesa e società, Vangelo e vita, annuncio e testimonianza. A noi sembra che l’insistere su visioni e norme anti-storiche o non biblicamente fondate o, talvolta, anti-cristiane, non aiuti la credibilità ecclesiale nell’annuncio del regno di Dio.
Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l’esercizio della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi che salvaguardino il pluralismo, la condizione dei divorziati, dei separati e delle persone omosessuali, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire.
Vogliamo una Chiesa che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell’etica e della politica e si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio.
Vogliamo una Chiesa che pratichi la compassione e trovi nella pietà la sua gloria. E faccia sue le parole che il santo padre Giovanni XXIII incise sul frontone del Concilio: «Oggi la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi non rinnovando condanne ma mostrando la validità della sua dottrina… La Chiesa vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».
Vogliamo una Chiesa che sappia dialogare con gli uomini e le donne e le loro culture, senza chiusure e condizionamenti ideologici, e impari ad ascoltare e a ricevere con gioia le cose vere e buone di cui gli interlocutori sono portatori. La verità e la bontà sono di Dio, il quale le dà a tutti gli uomini e non solo ai cristiani.
Vogliamo che al centro della Chiesa venga messo il Vangelo e la sua radicalità. Solo così la Chiesa potrà essere vista e sperimentata come “esperta in umanità”. È tempo che, senza paura, nella Chiesa e nella città prendiamo la parola da cristiani adulti e responsabili, pronti a rendere conto della speranza cristiana.

Palermo, 25 febbraio 2009

Promotori dell’appello sono alcuni sacerdoti e laici, non solo palermitani. In ordine alfabetico: Giuseppe Barbera (laico), Nino Fasullo (prete), Rosellina Garbo (laica), Rosario Giuè (prete), Tommaso Impellitteri (laico), Teresa Passatello (laica), Teresa Restivo (laica), Franco Romano (parroco), Zina Romeo (laica), Rosanna Rumore (laica), Cosimo Scordato (prete), Francesco Michele Stabile (parroco). All’appello, che finora ha raccolto più di 300 adesioni, hanno aderito i seguenti preti: Aurelio Antista, Liborio Asciutto, Gregorio Battaglia, Alberto Neglia, Giovanni Calcara, Gianni Novelli, Egidio Palombo.

L’intervista a don Rosario Giuè sarà scaricabile nei prossimi giorni dal sito: http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/facciaafaccia/index.cfm

Appello per una Chiesa più solidale e compassionevoleultima modifica: 2009-04-13T10:26:00+02:00da pelikan-55
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Un pensiero su “Appello per una Chiesa più solidale e compassionevole

  1. Comprendo il grido di allarme e di dolore dei cattolici firmatari.
    Sentono stridente il modo con cui la chiesa approccia al mondo ed alla gente.
    Vorrei però far notare che gran parte delle cose dette da Benedetto XVI sono in continuità con il suo amato e compianto predecessore.
    Addirittura, direi che sono sempre le stesse cose.
    Però non suonano la stessa musica nei nostri cuori.
    Perché?
    Credo perché quelle dette da Giovanni Paolo II fossero lette nello spirito giusto, ovvero nell’ambito di un magistero morale che si rivolgeva all’intimità della persona, al suo libero arbitrio, alla sua coscienza che è libera e sottoposta al giudizio finale di Dio.
    Le rigidità della organizzazione ecclesiale, erano anch’esse lette come libertà organizzativa di una istituzione che non deve rispondere a regole democratiche, ma a propri principi e per questo essere liberamente accolte o rifiutate dai singoli individui.
    Insomma: una prova matura di identità millenaria in un mondo moderno.

    Benedetto XVI, invece, non riesce a distaccare il suo magistero dall’immagine dei suoi Vescovi che sono tutti protesi ad essere un soggetto politico attivo nella società italiana. Il loro intento è di tradurre il precetto religioso in etica sociale, in fondamento civile, in guida per le leggi dello stato.
    Malauguratamente, il loro punto di vista è integralista. Spesso, con connotati conservatori.
    Ma questi ultimi aspetti appartengono a valutazioni di opportunità, il problema sta a monte:E’ GIUSTO CHE LA CHIESA VOGLIA ESSERE MAGISTERO PER LA SOCIETA’ ANZICHE’ DEL SINGOLO INDIVIDUO? E che per farlo scenda poi in campo con proprie truppe in parlamento o addirittura con Ruini ed ora Bertone, per dire come non andare a votare ai referendum o quale partito rappresenta il Vaticano?

    Giovanni Paolo II riuscì a circoscrivere il potere politico di Ruini, grazie al suo alto magistero di fede, una fede che divenne carne nel suo martirio. Un miracolo avvenuto sotto i nostri occhi: milioni di persone avvicinate alla parola di Dio tramite la parola del Papa.
    Benedetto non si capisce se è vittima o se è mandante di una chiesa impegnata dalla mattina alla sera a creare scontro, divisione, disputa etica.
    Il risultato comunque è quello denunciato nella lettera: la morte del cuore.

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