Mentre Silvio ci liberava…

Mentre Silvio ci liberava dai nostri inutili prìncipi, dalle nostre fisime morali, una domanda sorge spontanea: ma la Chiesa (leggi gerarchia) dov’era? Mentre veniva cancellata ogni remora all’illegalità, allo spreco, alla mercificazione, dov’erano i tanti vescovi, cardinali e compagnia orante? Ad un omino verde caduto nel nostro Belpaese sarebbe difficile capire come la nazione che ospita lo Stato della Chiesa, che rivendica le sue radici cristiane ogni giorno, prima e dopo i pasti, sia arrivato a questo degrado, a questa puttanizzazione a tappeto, a questo alzheimer di massa che ci troviamo a vivere ogni giorno. Magari si sarebbe aspettato cose simili in altre nazioni, ma in Italia! La cristiana Italia. E allora?

In un vecchio film di Bunuel un gruppo di frati, approdato in una locanda, si mescolava agli avventori. Quando parlavano secondo il vangelo, il regista li metteva dentro alle stanze, in mezzo alla gente, quando giocavano a carte, berciavano, lumavano le pupe, erano raffigurati fuori da quelle stanze, da soli, isolati. In Italia c’erano, tanti, monsignori e cardinali, a lusingare il potere, a rafforzare loro stessi il potere. Pochi a parlare del Vangelo, a vivere del Vangelo. E quei pochi regolarmente bastonati, isolati, messi in disparte.

Ogni credente sa che la propria esperienza di fede, la propria quotidiana conversione passa attraverso un rapporto diretto con qualcuno che vive il Vangelo, che ti rende partecipe della follia contenuta in quel libro. La gerarchia ha fatto altro in questi anni, ci ha abbandonato, ci ha lasciato isolati a difenderci, ognuno, come poteva, dall’ondata che ha travolto il nostro povero paese. Nella migliore delle ipotesi (si fa per dire).

Il gusto del suicidio

Cronache elettorali da Reggio Emilia: Rifondazione comunista si presenterà da sola, senza alleanze. Bravi! Duri e puri! Perfetti lemmings politici lanciati verso la scogliera e il baratro. Eredi perfetti di una sinistra che, nei momenti più difficili, litiga, si divide, si scinde, si frantuma, sempre in nome dei principi. Qui più che di principi si può parlare di fine. Dopo un anno dalla catastrofe del 2008, con le stesse facce, a litigare su chi è più a sinistra. Più che lemmings mi sembrano tanti dodo. Uccelloni inutili, estinti senza nessun rimpianto.

Liberi, e poi?

So bene che uno storico non dovrebbe mai occuparsi di futuro, ma queste pagine sono una specie di territorio franco in cui esprimere idee e varie cose senza troppe preoccupazioni (al massimo i miei 25 lettori con un semplice click cambieranno pagina). Quindi posso pormi una domanda sul futuro, sul “dopo-liberazione” ad opera del nostro Silvio nazionale: una volta liberi cosa faremo/faranno? Perchè è chiaro che indietro non si torna. Viviamo forse in un incubo ma dal quale non possiamo aspettarci un risveglio dolce, con la mammina o la moglie a dirci “tranquillo, tutto va bene…”. Indietro non si torna, ergo andiamo avanti, ma dove, come e, soprattutto, con chi?

Perchè una delle cose peggiori accadute in questi ultimi 15 anni è la spaccatura, quasi antropologica, fra due Italie, diverse, divise e, ormai, incomunicabili. E’ una lacerazione drammatica, su cui è inutile, ora, stare a strologare le motivazioni e/o la tempistica. Esiste e basta. Esistono ampi territori in questo paese in cui le regole di convivenza democratica sono un ricordo. Esistono fasce di popolazione che trovano normale essere razzisti, xenofobi, omofobi e delizie simili. Fasce di popolazione nelle zone più ricche ma non per questo più evolute del paese. che non mostrano più alcuna remora etica o morale. Mentre intere regioni del sud sono sottratte ad ogni forma di legalità. Come convivere con tutto ciò, come agire perchè si possa convivere ancora all’interno della medesima identità repubblicana? Una delle cose che non posso perdonare a questi presunti e provvisori governanti è di farmi avere spesso idee che non condivido, idee in contrasto con quei famosi “principi” di cui si parlava qualche giorno fa. Ma tant’è: come non provare un senso di esasperazione di fronte ai leghisti (scusate la parolaccia) e alle loro ronde e barbarie varie? Come non sentire inadeguata l’opposizione culturale al diffondersi di negazionisti, fascisti e altro?

Allora che futuro davanti? Quando ci sveglieremo dall’incubo perchè picchieremo (tutti) il naso, non basterà dire “noi l’avevamo detto”. Per noi storici si apriranno nuovi, inesplorati, campi di ricerca sul tema: “Come si torna alla barbarie nel XXI secolo”, ma per il nostro povero paese che domani ci sarà?