Fare i conti…

Giornate strane e convulse, sembra di vivere in una specie di reality (tipo “Il grande cittadino”) dove ai poveri malcapitati, costretti a vivere nel belpaese, vengono fatte credere le cose più assurde, “per vedere di nascosto l’effetto che fa…”.

Invece è tutto vero, folle e irreale, ma vero. E la conferma l’abbiamo quando parliamo con amici stranieri o leggiamo la stampa estera. Noi siamo davvero tutto ciò. La domanda è sempre quella di fondo, forse già dal mio primo post su questo piccolo blog: “Come siamo finiti qui?”. E insieme alla domanda la necessità di tenere alta l’attenzione, a leggere, guardare, raccogliere per il dopo.

L’Italia non è mai stata in grado di fare i conti con sè stessa. Non lo ha fatto alla caduta del fascismo: abbiamo buttato via la cimice del partito e siamo corsi in Piazzale Loreto. Noi i buoni, loro i cattivi! Oplà!

Non l’abbiamo fatto con tangentopoli: loro i politici-ladri, noi gli onesti. Opla!

Non lo faremo neppure quando il vecchio satiro plastificato ruzzolerà: vergogna, le escort, noi S.Luigi e Giovanne d’Arco. Oplà!

Invece il male è dentro di noi, siamo noi l’anello debole. Leggiamo il saggio di Crainz, Autobiografia di una Repubblica. E’ sempre mancato un esame di coscienza. Pensiamo all’articolo di Italo Calvino, Apologo degli onesti nel paese dei corrotti, è del 1980.

Nello stesso anno Massimo Riva avvertiva che “mai si era vista tanta corruzione radicarsi così dentro e così largamente nelle strutture dello Stato…Si materializza nel paese il Fantasma della Seconda Rpubblica e si diffonde l’ansia che qualcuno si levi contro chi tanto disonestamente opera con poche parole: “In nome di Dio, andatevene! Liberateci della vostra presenza!Ogni giorno che passa si attenua la speranza che a parlare così sia un politico sagace e democratico, cresce il timore che possa farlo con successo qualche avventuriero senza scrupoli“.

E’ negli anni ottanta che cadono gli anticorpi contro l’individualismo, contro la violazione delle regole come regola. Il craxismo fu la scorciatoia banditesca alla “modernità” che, sconfitta, ha vinto trascinando e uniformando alla medesima “morale” destra e “sinistra”.

Un bravo giornalista del tempo così descriveva l’esule di hammamet all’apogeo: “C’è Bettino fra i grandi. Con Reagan, Gorbaciov, la Thatcher, Juan Carlos…ma anche Bettino semplice fra i semplici, col bambino pugliese. Col monello senese. Col piccotto palermitano. Con la fanciulla cinese. Col minatore sardo. Con la zingara jugoslava. Con la profuga somala. Col frate toscano. Col calciatore azzurro. Con il professore di Cantù”. Dejavu? Originale o copia?

Dal 1987 i commentatori segnavalano come fosse in corso la “mutazione genetica” del psi, connessa al “circuito perverso potere-denaro-potere e…dell’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti…“. Noi siamo arrivati qualche mese dopo? Scesi dalla nostra navicella?

Un ben diverso Galli della Loggia nel 1983 osservava: “il compromesso storico era valso a spogliare il partito comunista dei suoi attributi carismatici e a metterne in luce tutte le insufficienze strategiche, i bubboni culturali, così il craxismo ha mostrato fino in fondo l’incertezza etico-politica, la cruda ambizione del potere che regnano anche a sinistra…Nella visione del mondo del popolo di sinistra due dimensioni sono sempre state essenziali: il Progetto e il Candore. Il compromesso storico e Craxi hanno fatto pulita dell’uno e dell’altro…”.

Sono gli anni del boom del deficit pubblico, ricordate? Nel 1961 il debito era il 30% del Pil, nel 1971 superava il 41%, nel 1979 era al 57,7%, nel 1988 si tocca il 93% per arrivare al 125% dei primi anni novanta. “Si sono mangiati anche lo stato” scriveva Scalfari nel 1991. Questa la meraviglia della Prima repubblica che rimpiangiamo, caduti dagli squali ai piranhas. Uno sfascio tale che qualcuno, nel 1993 (Bocca) salutò l’arrivo della Lega come antidoto, una “durezza barbarica” capace di sconfiggere la truffa. Sappiamo com’è andata a finire, male, peggio: Malpensa…

Ancora una volta al crollo assistemmo da tifosi, anzi sportivi, applaudivamo ogni giorno ai nuovi inquisiti. “Li hanno beccati sti’ladri!” dicevamo, ma se a Messa anziche sonnecchiare avessimo ascoltato il card.Martini che nella sua Lettera Pastorale del 1992 si chiedeva. “ci troveremmo oggi così amareggiati e indignati per tante situazioni incresciose che offuscano la nostra vita politica e amministrativa se fossimo stati un po’ più vigili, se avessimo allargato lo sguardo oltre le comodità o l’interesse immediato?”

Antonio Gambino da laico (1993): “il quadro è fosco…non perchè i disonesti siano molto più numerosi che nelle altre democrazie occidentali ma perchè da noi al contrario di quel che avviene in esse, manca una “cultura dell’onestà“, capace di far da contrappeso. O, se si preferisce, capaci di fofrnire quel “punto di appoggio” senza il quale ogni tentativo si sollevare il paese dal pantano in cui si è infilato si presenta come un’operazione…irrealizzabile”.

Era il 1993, l’anno dopo, eravamo pronti e, oplà, via verso l’arrivo dell’unto del signore, di tetteculitette e della finale dissoluzione etica del nostro paese.

Forse ha ragione Domenico Rea quando dice che, per iniziare a riportare la legalità a Napoli (Italia), non servirebbe l’esercito ma semplicemente riverniciare, e fare rispettare, gli attraversamenti pedonali.

Fare i conti…ultima modifica: 2009-10-09T16:33:00+02:00da pelikan-55
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