Quell’imbarazzo dei comunisti (Giuseppe Caliceti)


Sabato pomeriggio ho partecipato insieme ad Antonio Bernardi, a Luca Telese e altri ospiti a una conferenza organizzata da Istoreco sui “Comunisti” in Italia e a Reggio Emilia dopo vent’anni dalla caduta del muro di Berlino.
Mi sono trovato in sintonia con le analisi di Telese. Ho fatto più fatica a capire Bernardi. Mi ha stupito che non ci sia stato un minimo accenno di critica e/o autocritica. La tesi del libro di Telese, ma a suo modo anche del mio romanzo sui pensionati del Busto di Lenin di Cavriago, entrambi ambientati tra il 1989 e il 1991, era che ci sia stata in questi 20 anni vegogna da parte di molti politici ex Pci nel dirsi “comunisti”. O, comunque, nel ricordare, se non la propria storia personale, quella di provenienza; quella che gli ha lasciato quella “dote”, anche elettorale, su cui campano ancora. Non solo: che ci sia stata e ci sia ancora una forte reticenza, quasi fosse un tabù, a parlare degli anni della fine del Pci. D’altra parte: tutti avrete notato come sui media e sui giornali si parli in questi giorni solo dell’anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino, mentre nessun giornale, specie a Sinistra, si azzarda a ricordare che quegli anni furono anche gli anni del karakiri del più grande partito comunista italiano dell’occidente.
A ogni modo, Bernardi ha detto che forse “è ancora troppo presto” per parlare di una fetta di storia così recente. Troppo presto? Poi, incalzato: “Cosa avrebbero potuto fare i dirigenti dell’ex Pci?” Il sottinteso: “di meglio?” Un po’ Telese e un po’ io e abbiamo cercato di rispondergli. Insomma, hanno fatto di tutto e di peggio tranne cambiare se stessi.
Guardiamoli: i protagonisti di quel Pci dell’89 che decide di sciogliere il Pci, sono ancora tutti lì saldamente al loro posto, dopo vent’anni, dopo tutto quello che è successo e gli errori fatti. A Roma come a Reggio Emilia. Nessuno scandalo, per carità: è la politica. Ma si può parlarne?
Avrebbero potuto, per esempio, non rinnegare la storia di un partito che ha lasciato loro un capitale di voti e potere che, al momento, sono riusciti solamente a erodere: ricordiamo che Veltroni, per esempio, si offende se qualcuno lo chiama “comunista”. E al Valli, a Reggio Emilia, disse che “fuori dall’Itaia ci sono ancora tanti motivi per essere di Sinistra”, una delle battute più comiche della storia.
Ma anche a Reggio, oggi, mi pare ci siano in tanti a Sinistra che più che essere preoccupati dell’erosione, sono preoccupati che questa erosione a cui si sono ormai rassegnati sia abbastanza lenta per permettere ancora a loro o ai loro figli di sguazzare un po’ nel sistemino di potere che si era costruito e che sta andando allo sfascio! Cosa avrebbero potuto fare? Per esempio, avrebbero potuto non criminalizzare Craxi per dieci anni e poi, adesso, riabilitarlo (Veltroni: “Craxi capì la modernità, Berlinguer no”: bravo, ma perché non l’ha detto quando c’era Craxi?).
Cosa avrebbero potuto fare? Per esempio dirci se, i partiti che sono sorti dallo scioglimento del Pci, Ds e Pd compreso, sono laici o no. Dirci quali sono i valori oggi della Sinistra, visto che nella loro storia personale, hanno detto ai loro elettori prima che la Russia era un faro, poi no; prima di essere contro la Chiesa, poi a favore; prima di essere contro il Capitalismo, poi a favore; prima di essere laici, poi no; prima che Reggio Emilia doveva essere la piccola Kiev e il modello della Sinistra una volta al potere in Italia, poi no; prima che c’era un modello comunista emiliano, poi no; prima che bisognava essere anticraxiani, poi no.
D’Alema, per esempio, toglie dal Partito gli intellettuali per metterci gli esperti in comunicazione e di marketing e questi qui che fanno? In 10 anni cambiano simboli e nome 4 volte al loro Partito: c’è di peggio? Cosa avrebbero dovuto e potuto fare, Bernardi? Guardiamo cosa hanno fatto: hanno navigato a vista, in una perenne operazione trasformista di rincorsa di una realtà che minuto per minuto gli sfuggiva dalle mani, tenendo solo un’idea chiara in testa: mantenere il potere.
Nulla di strano: è la politica. Ma forse potevano anche avere meno arroganza e fare un passo in dietro. Ammettere i propri errori. Non rinnegare la propria storia. Non l’hanno fatto. Domanda: ma come si fa a creare un’identità, una capacità di attrazione, se non si legge e si accetta tutta la propria storia, errori compresi, ma si nega? Dove porta questo comportamento? A chi giova? Perché?
Non essendo mai stato un comunista, non ho certo nostalgia di quella storia. Ma trovo che nessuna categoria di elettori sia stato tirato per i capelli da una parte e dall’altra, in questi anni, senza nessuna logica precisa, come quelli di Sinistra. E anche il successo delle primarie del Pd, sono sicuro, viene tanto dalla speranza quanto dalla disperazione.
Cosa avrebbero potuto fare? Una legge contro il conflitto di interessi di Berlusconi. Creare “ideologia”, e uso questa parola in senso “positivo”, si capisce; cosa che invece ha prodotto la destra a getto continuo; gli ex Pci, tutti, si sono invece impegnati a bisticciare sulla “dote” ricevuta (ricordate la festa di Gorganza?), solo a nascondere, normalizzare, rinnegare, azzerare simboli e bandiere, annacquare e cambiare valori, riadattarli alla società dei consumi: senza proporne altri, spesso; o proponendone altri sempre più ambigui e annacquati. E in ritardo.
Si apre in pompa magna al Capitalismo quando tutti i partiti politici italiani avevano già aperto, e proprio quando il Capitalismo entra in crisi: un tempismo perfetto, non c’è che dire! Si apre in pompa magna alle guerre/missioni di pace quando sono messe in discussione anche a destra. Si apre in pompa magna all’americanismo (ricordate il primo Veltroni?) quando l’americanismo è finito e mentre da noi si parla ancora di Kennedy sta arrivando Obama. Si apre a una scuola pubblica di modello anglosassone fortemente classista, quando in Francia e in Europa è messa pesantemente in discussione perché quel modello americano non riesce neppure nella sua funzione sociale primaria: il controllo sociale dei giovani. Si apre in pompa magna al “lavoro flessibile” quando Tremonti e la Chiesa stessa adesso chiudono.
E adesso che si farà? Ci si segue? Chi si inseguirà? Quale onda? Quale corrente, per continuare a stare a galla? Insomma: la classe politica di Sinistra che ha portato al coraggioso e legittimo e certamente giustissimo scioglimento del Pci, appare oggi, sempre più, a riguardarla nell’arco di vent’anni, come una sorta di schiera di figli di papà che certo non avevano la tempra di chi veniva dalla Resistenza. Né la stessa schiena dritta. Né lo stesso rigore morale. Parlo non tanto di te, Bernardi, ma di quella generazione che sta tra la mia e la tua: cosa ha fatto? Poco, nulla. Tranne dilapidare un patrimonio e cancellare una storia. E gestire la dilapidazione: che avvenga abbastanza lentamente per tirare avanti un altro po’.
Sveglia! La politica da decenni in Italia la fa la Destra, la fa Berlusconi, la Lega. Il centrosinistra ha giocato soprattutto di sponda, risponde a comando, cerca di cavarsela come può, tira a campare con le solite quattro facce. Bernardi dice: “Vabbè, lasciamo però stare il Pd, quella è un’altra storia”. Eh no, non è proprio un’altra storia. E’ la vostra storia. E’ la nostra storia.
E’ la storia di una fetta di Italia ancora più grande di quella che ora vota Pd e compagnia! Altrimenti cosa ci avete raccontato negli ultimi quindici anni? Ricordi, ci raccontavate che si incontravano nell’Ulivo e ora nel Pd la cultura laica di Sinistra e la cultura della Sinistra cattolica? Della cultura della Sinistra cattolica siamo consapevoli e la vediamo, anche a Reggio Emilia. Ma la cosiddetta cultura di Sinistra, dentro il Pd di oggi, anche a Reggio Emilia, dove è? In quali punti si riconosce, al di là della difesa delle poltrone? Chi sono i suoi rappresentanti di spicco? Qualcuno può ricordarla agli elettori, per favore? Esiste? E il percorso della Spaggiari nella nostra città non è forse un autogol, una delusione, una sconfitta, un sintomo di qualcosa che non è andato in tutta la Sinistra? Abbiamo sbagliato a eleggerla per 15 anni o ha sbagliato solo lei adesso?
Ma Bernardi ha detto all’Hotel Posta un’altra cosa che condivido molto: “Si facciano avanti, ‘sti giovani”. Ha ragione. E lottino, aggiungo io! Che nessuno qui dà la pappa pronta! E mai l’ha avuta! Neppure in passato! Ecco, parliamo di questo.
Nelle scuole di Partito o nella Fgci, che gente di Sinistra è saltata poi fuori? Erano “quadri” pronti ad andare al comando: diventare nuovi assessorini, segretari-ini, sindachini, e altri -ini. Cioè, soprattutto a ubbidire ai loro superiori. Fedeli. Alla linea. E adesso che la linea non c’è o non si capisce bene? Chi non ha raggiunto l’obiettivo per cui era stato programmato, che fa? Si convertono come Ferretti Lindo? Fondano una nuova “Città Attiva”? Oppure? Disoccupati? Sinistrati? Neo qualunquisti? Neo leghisti? Anarchici incattiviti? Insomma, che cultura rappresentano veramente, una volta che la cultura che è stata trasmessa loro e dovevano trasmettere ad altri, è saltata? I giovani, già. Il ricambio.

Ecco, io vorrei che i giovani di Sinistra di oggi, qui, – i Vecchi, i Gandolfi, i Sassi, i Tutino, i Rinaldi, solo per citarne alcuni, – dentro il Pd, ma anche agli altri partiti del centrosinistra, fossero più coraggiosi, avessero le palle per provare un ricambio generazionale, se hanno idee, se valgono qualcosa, a costo di fare cilecca, e lo facessero senza timore, anche perché nessuno gli cederà mai il posto, perché la “rendita” è finita e insomma, non hanno più nulla da perdere.

http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=Quell%27imbarazzo+dei+comunisti&idSezione=7503

Quell’imbarazzo dei comunisti (Giuseppe Caliceti)ultima modifica: 2009-11-08T18:48:00+01:00da pelikan-55
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