Cronache italiche

“Il popolo mi ama. Torniamo alle elezioni!” “Mai detto di volere elezioni anticipate.”

In due affermazioni/negazioni la fotografia di un paese che cerca di prendere sonno, mentre il rumore cresce. Come cercare di appisolarsi sul bordo di un’autostrada. Difficile ma non impossibile. Un chiacchiericcio che diventa urlo e rutto. Come in tanti western il cattivo riccastro che dopo aver comprato tutto il comprabile sa, in fondo al cuore, di essere morto. O mortale. Che è più o meno la stessa cosa. Perchè puoi comprare tutti, una, due volte, poi però capisci che è difficile comprare tutti, sempre.

Certo, come a Dongo, resteranno gli ultimi cani da guardia, i convinti, i disperati che andranno a fondo perchè non avevano altro da fare nella loro povera vita che servire fino all’ultimo. Allora si chiamavano Bombacci, Pavolini, finirono contro una spalletta sul lungolago, anche con una certa dignità. Qui sarà diverso, il grottesco dominerà, il circo si sfalderà poco alla volta, i nani, le ballerine, i tirapolvere cercheranno una loro Hammamet, cercheranno l’ultimo passaggio segreto, l’ultima tenda dietro cui nascondersi.

Poi sarà il tempo delle domande, ma soprattutto delle giacche cambiate, della grande dimenticanza. Come altre volte. Il 26 luglio non c’era più un fascista. Solo il direttore dell’Agenzia Stefani si uccise. Ingenuo. Bastava aspettare, insabbiarsi, il precetto nazionale. Poi si torna fuori, tutti, tranquilli. Ci sono uomini per tutte le stagioni, li conosciamo, sono già pronti, il conto corrente in una mano, l’aspersorio nell’altra. Per assolversi. Candidi come la neve.

Sono sopravissuti alla caduta del Muro, al mondo che cambiava. Cosa volete che sia un vecchio plastificato che prima o poi toglierà il disturbo.

Sono Silvio B., il migliore da 150 anni”. “Io? Mai stato Silvio B.”

Cronache italicheultima modifica: 2009-11-18T17:28:00+01:00da pelikan-55
Reposta per primo quest’articolo