Tempi di crisi a Lombardore

A Lombardore, hinterland torinese, il Comune propone di realizzare una casa chiusa per risolvere il problema della prostituzione che infesta a zona. Una casa chiusa gestita dal Comune che così potrebbe arrotondare le magre entrate. Al posto dell’ICI, insomma, una IPC (Imposta prostituzione comunale). L’immobile è gia disponibile, il Sindaco dice che se ne potrebbe fare un “luogo carino e discreto“, una vecchia fabbrica trasformata in un bordello, sai che maraviglia!

Storie così una volta si leggevano su “Cronaca Vera” o nei fumetti di Magnus e Bunker della Banda TNT con il mitico Superciuk. Oggi solerti amministratori le propongono nei Consigli Comunali di questa bella Italia (si fa per dire).

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/93642/

Dicono di Noi (grazie a lui)…

Dicono di noi (grazie a lui). Date un’occhiata alla prima pagina del Times (noto foglio bolscevico) di ieri.

http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article6927510.ece

E leggete i commenti di cittadini della perfida Albione.. Ne riporto un paio:

Ray Robinson wrote:
If you are interested in how deep the connections go between public officials and the Mafia / Camorra in Italy, i suggest you read a very interesting book called Gomorra by Roberto Saviano. You will wonder how Italy can be part of the European Union with such high levels of organised crime and corruption

Shaffiq Mahmood wrote:
Sounds really interesting, but nothing compared to Pakistani politicians.

Quisquilie..

Il supposto ministro calderoli (scusate la parolaccia, mandate a letto i pargoli) alle esternazioni tautologiche di Fini (definire “stronzo” uno che se la prende con gli immigrati è come chiamare acqua quella cosa che c’è in mare) replica che “gli immigrati non devono credere di essere arrivati nel paese di Bengodi”. E qui il supposto ministro sbaglia di grosso. Noi siamo nel paese di Bengodi! In quale altro paese uno come lui, anzichè lavorare come apprendista in fonderia nella bergamasca, sarebbe arrivato dove lui (ahinoi) è arrivato? Resta da scegliere fra Bengodi e il pianeta Papalla, ma la sostanza rimane la medesima.

Alla Scuola Militare della Nunziatella, al momento del giuramento prestato anche da 7 allieve ufficiali, un gruppo di maschi virgulti hanno fischiato per difendere la tradizione della scuola fondata nel 1787. E’ già un passo avanti. Dal grido “Ce l’ho duro”, al posto di “Lo giuro!” una simpatica tradizione di stile anglosassone, siamo passati ai fischi da stadio. Certo che una Scuola che ha addestrato figure come Amedeo d’Aosta, Pietro Colletta e Arturo Parisi, meriterebbe di meglio. Ma ci pensano le “belle tradizioni” dei riti goliardici di iniziazione, il nonnismo e altre deliziose e maschie usanze a mantenere alto il profilo dell’istituzione. Solo un dubbio: ma le fanciulle per sentirsi uguali devono proprio copiare il peggio dei maschietti? Comunque auguri e..ad maiora!

Scontro fra titani. Gridolobrunetta se la prende con Soldolotramonti. Siamo ormai agli scontri fra facchini per rigore e stile. Aspettiamo che la Fatagelmina tiri la cipria a ignaziolarissa. Roba che manco nel Prodi2/il suicidio si vedeva. Ma stiamo tranquilli, il “governo è coeso” dice il vecchio satiro, sempre più immalinconito e assopito. Sogna. Sogna un governo con due o tre ministri e basta: Littoriofeltri, Mento malpietro e il nuovo sallustri che sembra uscito dai fumetti anni’70 dalla parte del nazi psicopatico. Che sogni! E che dura la realtà…

Il preteso ministro Scivolobondi, chi? bondi? no, no…..non ce la faccio…..


Buon compleanno!

compleanno.jpgBuon compleanno a Fortezza Bastiani!

Il blog compie un anno, era il 22 novembre 2008 quando iniziavo queste esperienza di racconto, contatto, riflessione con gli amici dispersi nel web.

Qualche numero per capirci: quasi 10.000 visitatori per 15.680 visite, 48.330 pagine lette. Numeri davvero inaspettati, un interesse quotidiano in progressiva crescita che rivela almeno due cose: a. L’esistenza di persone pazienti e di buon cuore, b. Il disfacimento avvenuto della cultura italiana se le suddette persone non trovano meglio sul web che le bagatelle espresse in questo blog.

Comunque grazie agli amici e ai tanti lettori.

Dodici mesi e tutto è cambiato. Avevamo un vecchio satiro plastificato al governo è ora il suddetto è latitante ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Avevamo una lega (scusate la parolaccia) al governo e ora si è asserragliata nel ridotto valtellinese a far gare di rutti e peti. Avevamo una gerarchia ecclesiastica attenta solo ai propri interessi finanziari e ora invece, dopo la rescissione del Concordato, la Chiesa ha riacquistato la sua libertà. Avevamo ministri nani, ballerini ed ètere ma sono stati tutti giustiziati a Dongo, sul lungolago, a suon di pernacchie, cachinni e lanci di monetine. Avevamo un’Italia che in Europa era considerata una specie di lupanare abitato da gente poco raccomandabile e ora invece affluiscono capitali e uomini di genio perchè l’Italia è tornata il paese dell’arte e della cultura. Avevamo una sinistra rissosa e inutile ma ora la sinistra nei sondaggi vola oltre il 40% dopo aver fatto pulizia di tutti gli exexexex che si annidavano come zecche nel PD. A Reggio, infine, abbiamo finito di spender soldi in elucubrazioni solipsistiche e abbiamo messo mano alla nostra memoria storica del ‘900: fra pochi mesi inagureremo il Museo della Città alle Reggiane.

Come? Non è così? Davvero?? Sicuri? Acc.., porc.., caz..! Lo sapevo che non dovevo finire tutta la bottiglia di Lagrein che l’amico Cesare mi ha regalato…Sorry….hic…prosit..


«Il dopo Berlusconi è lontano»

Intervista a Paul Ginsborg «Il dopo Berlusconi è lontano»
di Pietro Spataro


Il dopo Berlusconi? Ancora non lo vedo all’orizzonte…». Paul Ginsborg conosce bene l’Italia e da storico non trova elementi per dire che è iniziato il tramonto del berlusconismo. «Non illudiamoci ancora, l’uomo sa resistere», spiega. Ritiene importante la forte partecipazione alle primarie del Pd ma invita la sinistra a «tornare a studiare» per capire la società. Il «No Berlusconi day»? «Diamo una mano a questi ragazzi».

Professore, assistiamo da mesi a forti tensioni istituzionali: prima gli attacchi al Capo dello Stato e alla magistratura, poi i tentativi pericolosi di salvare il premier dai processi. La nostra democrazia sta proprio male?
«Sono molto allarmato sullo stato della democrazia, perché ormai stiamo assistendo a uno svuotamento delle istituzioni e a un continuo attacco al sistema di bilanciamento dei poteri. I pilastri classici delle democrazie sono sotto tiro. Sì, in Italia c’è una emergenza democratica: questa destra sta tentando di imboccare la via populista».

Però c’è qualcuno che sostiene che siamo agli ultimi giorni del berlusconismo…
«Sarei molto cauto, provo una certa difficoltà a dire che Berlusconi è in crisi. Certo, dentro la maggioranza ci sono fibrillazioni e rissosità. Ma penso ci siano ancora interessi forti che spingono i protagonisti del centrodestra a restare uniti fino alla fine della legislatura».

Le fibrillazioni però stanno facendo emergere tre destre dentro la destra: quella dei fedelissimi del premier, quella Tremonti-Bossi e quella di Fini…
«A me pare che vadano delineandosi fondamentalmente due destre. Quella di Fini che è più rispettosa delle strutture democratiche e più aperta su alcuni temi come l’immigrazione. È un tentativo interessante perché, per dirla con una battuta, credo che sia quasi più importante in Italia avere una destra decente che non una sinistra decente. Ma Fini non mi pare sia maggioritario, anzi. L’altra destra che emerge è quella di Bossi, Tremonti, Formigoni che credo sia quella maggioritaria».

Tutti personaggi in cerca del dopo Berlusconi?
«Molte volte abbiamo dato per morto politicamente Berlusconi. Oggi però siamo ancora qui. Voglio che sia chiaro: il dopo Berlusconi non è affatto vicino, ancora non ci rendiamo conto di quanto l’uomo sia tenace. E poi anche se lui uscisse di scena resterebbe questa formidabile costruzione culturale che condiziona l’Italia. Vede, il problema è che a sinistra manca proprio un’analisi approfondita del berlusconismo».

Soffermiamoci su questo: come ha fatto Berlusconi negli anni ’90 a conquistare gli italiani?
«Berlusconi ha cambiato gli italiani. Ha offerto loro un modello di libertà negativa: tutti liberi da ogni interferenza, dallo Stato, dalle tasse. Lui ha parlato al familismo e all’individualismo, con la tv commerciale ha coltivato l’idea forte di perseguire la via del consumo e della ricchezza. Questo modello non va via domani mattina perché è radicato ed è la versione estremizzata di un trend che è presente in gran parte dell’Europa».

Lei insiste sul ruolo della società civile. Sette anni fa fu uno degli animatori dei girotondi: quel movimento che effetti ha prodotto sulla sinistra?
«È stato un grande movimento. Ma non è durato. È stato significativo riuscire a portare 800 mila persone a Piazza San Giovanni. Si è tentato allora di lanciare un messaggio: frenare Berlusconi e fare un’opposizione di massa. Se lo ricorda? Sembrava che l’opposizione fosse scomparsa. Quella spinta però non è durata perché i partiti non hanno trovato il modo di sostenerla. La società civile da sola non ce la fa».

Tre milioni di persone hanno partecipato alle primarie per la scelta del segretario del Pd. Una partecipazione straordinaria no?
«Sì, lo valuto molto positivamente. Il Pd, unico partito in Italia e anche in Europa, non solo ha chiesto agli iscritti ma a tutti i simpatizzanti di votare. Anche io, che non sono iscritto, sono andato. È stata una prova di grande apertura. Però attenzione: c’è una differenza tra un voto e un impegno continuo. Si può anche votare e poi non fare più nulla. Società civile vuol dire una rete di associazioni, mobilitazioni, proposte, crescita culturale con le quali fare i conti tutti i giorni».

Come giudica il Pd di Bersani dai suoi primi passi?
«È presto per dirlo. Ma non sono convintissimo che Bersani sia l’uomo più adatto in questa fase di emergenza democratica. Vorrei sbagliarmi ma credo che di fronte alla tracotanza di Berlusconi e agli elementi eversivi dei suoi comportamenti ci voglia una risposta di grande fermezza e chiarezza».

E perché, Bersani secondo lei non è in grado di dare questa risposta?
«Vedremo».

Il 5 dicembre si svolgerà la manifestazione «No Berlusconi day». Lei ci sarà?
«Certo, la ritengo importante. Quando ci fu il movimento dei girotondi pensai di vedere una cosa nuova nella storia italiana: li chiamai i ceti medi riflessivi. Anche se con qualche cautela penso che quel fiume, che è rimasto per anni sottoterra, oggi può riemergere nelle persone che hanno organizzato la manifestazione del 5. Vedo una connessione forte tra i girotondi e questa mobilitazione: hanno la stessa idea di difesa della democrazia e della Costituzione».

Professore come farà l’Italia a uscire da questa pesante anomalia che la avvolge? C’è qualche speranza?
«C’è più di una speranza. Credo che la parte migliore della destra e tutto il centrosinistra debbano avere la capacità di vedere bene i pericoli e le vie di uscita. Se le forze migliori della società trovano i veicoli giusti per agire e la smettono di guardare la tv con le facce depresse forse possiamo vedere qualcosa di nuovo. Ognuno di noi deve fare di tutto affinché si esprima finalmente la parte più bella del Paese».

21 novembre 2009

http://www.unita.it/news/italia/91576/intervista_a_paul_ginsborg_il_dopo_berlusconi_lontano

Notiziole italiote..

Il nostro generale Aureliano Buendia di Gallipoli ha perso un’altra battaglia. L’Europa non ha riconosciuto l’occasione storica di avere la sua politica estera guidata da un simile geniale stratega della sconfitta. Il genio è stato silurato dallo stesso PSE, per voce del buon Schultz (quello definito kapo dal nostro satiro plastificato). Peggio per l’Europa, tiè! Oddio, è adesso il generale torna in Italia….

Geografia. Esiste la Comunità Montana Murgia Tarantina. 40 metri sul livello del mare. Il governo Prodi ne aveva decretato lo scioglimento ma gli 11 impiegati e i 34 fra assessori e consiglieri sono ancora lì. Prima hanno creato L’Unione dei Comuni della Murgia tarantina, poi nel 2009 la legge regionale che scioglieva gli enti inutili fu dichiarata anticostituzionale. “La comunità così com’è non è una cosa bella-ha dichiarato il presidente Arcangelo Rizzi-io non ho mai condiviso l’impianto che le è stato dato”. Perchè non si è dimesso? Saperlo…

Perfetto! Come ogni mistero italiano che si rispetti nella questione marrazzo-trans mancava solo il morto. Fatto. Il poveretto/a Brenda è stata trovata cadavere in casa sua. Siamo sempre il paese dei veleni e dei pugnali, delle cortigiane e dei servizi (deviati o no). In realtà il nostro miglior storico è stato Giuseppe Verdi (e si suoi librettisti). Rileggetevi Rigoletto, Un ballo in maschera, la Forza del destino e poi se ne riparla (si fa per dire).

BrunettoGridolo ha colpito ancora. Per migliorare il funzionamento degli uffici giudiziari il dirigente (digerente) del personale del Tribunale di Genova ha vietato l’esposizione negli uffici di calendari di George Clooney e di Beckham. Ohh! Era ora, signora mia, un po’ di severità a questa gente! Che poi manchi il personale, i bagni siano da terzo mondo, i fili elettrici siano scoperti sono particolari. Mi ricorda quel suicida timoroso che, deciso a saltare dal 15° piano, si mise un paio di scarpe con la suola di gomma “così quando arrivo mi faccio meno male” disse. Ma in fondo c’è anche un limite culturale, a questi buffoni, centrali o periferici, nessuno ha mai insegnato un po’ di senso dell’umorismo, (o del ridicolo) se non l’intelligenza che, come noto già per il coraggio di don Abbondio “uno se non ce l’ha, non se la dà”.

Roma, ore 12.10 Notizia Ansa

Giustizia: Berlusconi, occorre parità accusa-difesa

“E’ ‘indispensabile’ una ‘riforma costituzionale della giustizia che porra’ in condizioni di effettiva parita’ l’accusa e la difesa nel processo’. E’ quanto si legge nel messaggio inviato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla Conferenza nazionale dell’Avvocatura.” Giusto: è già pronto un decreto legge: nei prossimi processi l’avvocatoghedinik (scusate la parolaccia) sosterrà sia l’accusa che la difesa del vecchio satiro plastificato. Più semplice di così…


Rastrellamenti

Siamo arrivati ai rastrellamenti. Sì’, perchè l’operazione “White Christmas”, ideata dal sindaco leghista del comune di Coccaglio (BS), altro non è che un rastrellamento: andare casa per casa e verificare i documenti dei residenti e scoprire i clandestini, gli irregolari. (http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/immigrati-13/immigrati-13.html)

Ora, a parte che gli irregolari sono i leghisti, che negano e insultano i principi fondamentali della convivenza civile, la domanda rimane sempre quella, inevasa. Dove eravamo mentre questa gentaglia si diffondeva, faceva proseliti, metteva radici, vinceva elezioni? Dov’erano i democratici, quelli di sinistra, dov’era la gerarchia cattolica? E dove sono ora? Chiusi nei circoli a spartirsi le municipalizzate? A darsi reciproche cattedre universitarie? A bearsi nei loro assessorati?

In Veneto, in Lombardia, le chiese sono piene di leghisti devoti. Dove sono i pastori che li caccino fuori? O che dal pulpito dicano-con cristiana correzione fraterna- che non si può essere cattolici e leghisti, cattolici e razzisti, cattolici e xenofobi? O conta solo intascarsi l’8 per mille?

Siamo ai rastrellamenti. Sdegno, indignazione. Poi? Siamo nel paese dove risuonano mille tuoni ma non piove quasi mai. Dove ogni giorno la polemichetta dell’oggi spazza via quella del giorno prima. Noi dove eravamo?

Quando i nazisti presero i comunisti
io non dissi nulla,
perché non ero comunista.

Quando presero gli Ebrei
io non dissi nulla
perchè non ero ebreo.

Quando presero i sindacalisti,
io non dissi nulla 
perché non ero sindacalista.

Quando presero i cattolici,
io non dissi nulla
perché non ero cattolico.

Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa

Martin Niemöller
pastore evangelico

Cronache italiche

“Il popolo mi ama. Torniamo alle elezioni!” “Mai detto di volere elezioni anticipate.”

In due affermazioni/negazioni la fotografia di un paese che cerca di prendere sonno, mentre il rumore cresce. Come cercare di appisolarsi sul bordo di un’autostrada. Difficile ma non impossibile. Un chiacchiericcio che diventa urlo e rutto. Come in tanti western il cattivo riccastro che dopo aver comprato tutto il comprabile sa, in fondo al cuore, di essere morto. O mortale. Che è più o meno la stessa cosa. Perchè puoi comprare tutti, una, due volte, poi però capisci che è difficile comprare tutti, sempre.

Certo, come a Dongo, resteranno gli ultimi cani da guardia, i convinti, i disperati che andranno a fondo perchè non avevano altro da fare nella loro povera vita che servire fino all’ultimo. Allora si chiamavano Bombacci, Pavolini, finirono contro una spalletta sul lungolago, anche con una certa dignità. Qui sarà diverso, il grottesco dominerà, il circo si sfalderà poco alla volta, i nani, le ballerine, i tirapolvere cercheranno una loro Hammamet, cercheranno l’ultimo passaggio segreto, l’ultima tenda dietro cui nascondersi.

Poi sarà il tempo delle domande, ma soprattutto delle giacche cambiate, della grande dimenticanza. Come altre volte. Il 26 luglio non c’era più un fascista. Solo il direttore dell’Agenzia Stefani si uccise. Ingenuo. Bastava aspettare, insabbiarsi, il precetto nazionale. Poi si torna fuori, tutti, tranquilli. Ci sono uomini per tutte le stagioni, li conosciamo, sono già pronti, il conto corrente in una mano, l’aspersorio nell’altra. Per assolversi. Candidi come la neve.

Sono sopravissuti alla caduta del Muro, al mondo che cambiava. Cosa volete che sia un vecchio plastificato che prima o poi toglierà il disturbo.

Sono Silvio B., il migliore da 150 anni”. “Io? Mai stato Silvio B.”

La Bolognina reggiana (II)

Caro Giannifotografo,
ho apprezzato molto la tua testimonianza. Come detto nel mio pezzullo volevo lasciare da parte la giacca dello storico e rimanere sul ricordo. Il ricordo di chi il pci lo vedeva da fuori, lo percepiva nei militanti, nelle manifestazioni di massa, nelle tante iniziative che portava avanti e alle quali magari anch’io aderivo ma sempre rimanendo, per mia precisa scelta, fuori. Fuori perché mi sembrava, pensa un po’, poco di sinistra, troppo burocratico, troppo legato al potere. Ancora dai tempi del liceo quando avevo visto un’occupazione scolastica trasformarsi da iniziativa “rivoluzionaria” a operazione politica gestita da apparati(1971). Da credente laico mi irritava a morte la proclamata attenzione al “mondo cattolico” che si risolveva invece nell’attenzione a pezzi della Dc con cui gestire il potere, fino al compromesso storico. Continuavo a non capire come si potesse parlare di antifascismo e poi rimanere attaccati ad una dittatura come quella sovietica che, sono convinto, rimaneva il riferimento di tanti compagni, la speranza, l’utopia di una rivoluzione. Accetto e riconosco la buona fede dei tanti militanti-come storico mi capita sempre più spesso, da non comunista, di dover difendere la storia del Pci dai tanti excomunisti divenuti destri orrendi-ma credo davvero che la “fine fosse nota”. La fine del pci era nella sua stessa, nobile, storia.
Si impiegarono anni per discutere, come dici, ma non si arrivò mai alla Bad Godesberg italiana perché non era possibile. Troppo legata la storia del Pci con quella dell’Urss per riuscire a scendere dal treno in corsa, seppur sempre più lento e stanco. Se nel 1989 circa il 40% fu contrario alla svolta, figuriamoci cosa sarebbe accaduto nel 1956 o nel 1968.
Questa è la mia esperienza, che non è quella di chi “ha vinto”. Tutto il contrario. Appartengo a una schiera eletta di esclusi. Tranquillamente esclusi. Era l’esperienza di tante persone che avrebbero potuto dare un piccolo contributo a una forza politica democratica, di sinistra europea e non poterono farlo. Da quella frattura nacque un partito/i che mentre non accettò forze nuove dall’esterno, progressivamente emarginò anche quei militanti che, al suo interno, conducevano da anni una battaglia interessante e potenzialmente utile. Rimasero i gestori del potere, oltretutto giovani anagraficamente a gestire fino ad oggi il progressivo vuoto.