Lech lechà!

Fra i tanti “dibattiti” in corso, magari effimeri su cose proprio non utilissime (il ritorno della minigonna, la dieta mediterranea, i video hard della mussolini), ha preso qualche spazio la lettera di Celli al figlio, uscita su Repubblica di qualche giorno fa, con l’esortazione a lasciare il belpaese per (ri)farsi una vita (inciso: se un grand commìs di Stato come Celli ammette il fallimento della sua generazione, non sarebbe meglio che lui e tutti quelli come lui se ne andassero loro all’estero?). La cosa, in qualche modo, mi interessa, mia figlia non sì è iscritta all’università per andarsene in Germania a studiare tedesco in vista di un futuro accesso a facoltà internazionali. Da Berlino, dove si trova ormai da tre mesi, l’invito è caloroso: “Mollate tutto e venite anche voi”. La risposta è la solita: “Avessi vent’anni in meno…”. Lo so, se ce ne andassimo tutti lasceremmo questo povero paese in mano ai leghisti e ai fedeli del vecchio satiro. Negli anni della mia giovinezza girava il motto “Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di mign..”, però…
Però una cosa non esclude l’altra. Come racconta Gad Lerner nelle pagine del suo bellissimo “Scintille”, quando la voce di Dio si fa sentire per la prima volta ad Abramo è per dirgli “Vattene dalla tua terra natale e dalla casa di tuo padre verso la terra che io ti mostrerò”. Lech lechà! Frase in ebraico che può anche scomporsi in Lech le-cha “vai verso te stesso!” L’esperienza dell’abbandono della casa è importante, la nascita dell’Università a Reggio ha avuto questo solo lato negativo, di consentire a tanti ragazzi di non lasciare mai la casetta natale, di continuare a vivere nella facilità quotidiana. Lech lechà! Vattene, esci, impara che fuori c’è un mondo in cui dovrai vivere e da cui potrai, se vuoi imparare. Vattene, magari per tornare, se ne varrà la pena.
Andarsene all’estero non è fuggire, andare all’estero non è un esilio. Ma come fermare un figlio di fronte alla putrefazione quotidiana che abbiamo davanti agli occhi? I figli non appartengono ai genitori, ai genitori il compito di offrire loro il massimo delle possibilità. Ho aperto questo blog anche per rispondere alla domanda che mi fece allora proprio mia figlia: “Papà, quando tutto questo sarà finito, cosa diremo di aver fatto, noi?”. Lei se n’è andata-per ora-all’estero, a scoprire che ci possono essere paesi normali, io resto qui a Fortezza Bastiani a guardarmi attorno e chiedermi “Sentinella, a che punto è la notte?”.

Lech lechà!ultima modifica: 2009-12-03T17:37:00+01:00da pelikan-55
Reposta per primo quest’articolo