Prima si corrompono le parole…

Ancora sul nostro Aureliano Buendia da Gallipoli. Prima si corrompono le parole, poi le idee, e il gioco è fatto.

INCIUCIO. Il termine è entrato nel gergo della politica italiana in seguito all’uso che ne fece il giornalista Mino Fuccillo, in un’intervista a Massimo D’Alema per il quotidiano la Repubblica, il 28 ottobre 1995. Da allora, “inciucio” è divenuto un termine comune per riferirsi ad un accordo informale fra forze politiche di ideologie contrapposte che mette in atto un do ut des o addirittura una vera e propria spartizione del potere. Nel caso italiano, un tacito patto di non-belligeranza sarebbe stato stipulato, secondo alcuni giornalisti, tra Massimo D’Alema, presidente dei Democratici di Sinistra, allora ancora segretario, e Silvio Berlusconi, durante una cena a casa di Gianni Letta, il cd. “patto della crostata” (in riferimento al dolce preparato per quell’occasione dalla signora Letta).
Secondo questa versione, D’Alema si sarebbe impegnato a non fare andare in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive: a tale fine si sarebbe prestato l’allora presidente della ottava Commissione permanente del Senato, Claudio Petruccioli, non calendarizzando l’esame degli articoli del disegno di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura. Tale legge infatti avrebbe costretto il gruppo Mediaset a vendere una delle proprie reti (in tal caso avrebbe scelto probabilmente la meno importante, Rete 4). Inoltre, in quel periodo, Mediaset era in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di quel calibro avrebbe fatto colare a picco il valore delle azioni. L’eventuale prezzo che l’altro contraente (Silvio Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è noto. D’Alema bollò come “inciuci” (cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni. A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali da parte dell’intervistatore, al termine fu attribuito un significato distorto, che è poi quello per il quale oggi viene più frequentemente utilizzato.

http://it.wikipedia.org/wiki/Inciucio

«I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi da questo tipo di accuse – ricorda D’Alema – C’è sempre stato qualcuno più a sinistra, una cultura azionista che ha sempre contestato questo, …dall’articolo 7 in giù che è stato il primo grande “inciucio”… ma questi “inciuci” sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia, oggi è più complicato, ma sarebbero utili anche adesso. Invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al paese…».

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-22/dalema-elogio/dalema-elogio.html

Alcune cosette al nostro Aureliano che pare dilettarsi con parole più grandi di lui. L’accordo fra Pci e DC per l’inclusione dei Patti Lateranensi nella Costituzione all’art.7 fu un inciucio tanto quanto la moltiplicazione dei pane e dei pesci fu un’operazione gastronomica…Si trattò di un’operazione politica, che personalmente da cattolico non approvo, ma giocata alla luce del sole, nel quadro di un dibattito politico ed etico di altissimo livello, in sede di Assemblea Costituente. Un accordo fra parti uguali, con uguali diritti e che godevano il reciproco rispetto. Anzichè infliggerci le sue geniali trovate, il buon Aureliano si rilegga i verbali della Costituente e poi torni a settembre.

Si parla di accordi fra uguali, diversi magari per ideologie, storie e prospettive ma uguali nel rispetto della controparte e delle regole del gioco. Quando invece si va a trattare, di nascosto, nei salotti o nei caminetti, con una sorta di banda Bassotti quale quella che ci governa, allora le cose cambiano e i termini con loro. Il lessico è importante. Togliatti non è D’Alema e De Gasperi non è il vecchio satiro. Se tratto con qualcuno che so che gioca sporco, che cerca scappatoie per i propri fini e ne accetto le trasgressioni per il mio tornaconto, allora quello è un inciucio. Se poi Aureliano ha ereditato la parte peggiore del Pci, la vecchia morale leninista per cui è giusto e corretto quello che in quel momento serve ai miei scopi, il problema è aperto. Ricordo almeno che l’orizzonte ideale leninista era la dittatura del proletariato e si risolse nel massacro che tutti sappiamo, quello del nostro Aureliano è-per fortuna (sua)- il semplice mantenimento del proprio ruolo di travet del potere, disposto a tutto pur di conservare sè stesso e i propri famigli.

Ultima cosa che mi ha reso se non (quasi) felice, certamente orgoglioso. La critica fatta dal nostro: “Invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al paese…”. Gli azionisti (insieme ai socialisti) votarono contro l’art.7, ispirandosi all’idea di un’Italia repubblicana e laica, rispettosa di tutte le confessioni. Un’Italia rigorosa, moderna ed europea che non ha mai visto la luce. In quel partito militavano uomini come Parri, Calamandrei, Ernesto Rossi, Ugo La Malfa, Riccardo Lombardi. Non fecero bene al nostro paese? Caro Aureliano, forse il problema è che non fecero abbastanza bene al nostro paese…

Prima si corrompono le parole…ultima modifica: 2009-12-19T18:40:00+01:00da pelikan-55
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