Reggio, Europa?

E’ difficile parlare del cortile di casa propria, sia perchè “tengo famiglia” (e so, per esperienza, che non è bello trovarsi licenziato su due piedi) sia perchè si finisce, inevitabilmente, per perdere la prospettiva delle cose come per un miope che guardi le cose ad un palmo dal naso. Eppure si può tacere, far finta, o nascondersi dietro alla solidarietà di schieramento? Incontri amici, collaboratori, persone di valore e da tutti la delusione, l’irritazione, la frustrazione ormai al limite del rassegnato, viste certe situazioni. “Tanto ormai non c’è niente da fare” è quello che mi sento dire. E sono tutte persone di grande preparazione, che hanno studiato, si sono specializzate e che trovano, molto spesso, ampi riconoscimenti fuori dalle patrie mura. Ma a Reggio ormai la cultura sembra ridotta ad un fantasma, la nostra città sembra vivere un ritorno al passato di qualche secolo, il Principe decide e l’artista (di corte) corre, esegue, plaude. Nessuna discussione, nessuno spazio per altro che non sia il piacere del Principe che lo dispensa, bontà sua, ad una indistinta folla di popolo plebeo e ignorante, incapace, ahi lui, di comprendere di vivere nel migliore dei mondi possibili. Di fronte all’affanno delle istituzioni culturali in difficoltà nella loro quotidiana attività si indirizzano risorse ingenti all’effimero senza accorgersi che proprio l’Europa ci testimonia di come siano proprio le istituzioni il perno centrale nella costruzione di progetti culturali di ampio respiro. Sono i Musei, gli Archivi, le Biblioteche a fondare, singolarmente, ma soprattutto lavorando in rete, una maturità culturale diffusa che è il presupposto di un senso condiviso di cittadinanza, salvaguardando un patrimonio di memoria destinato, altrimenti, alla dispersione. Come in una famiglia  il buon padre pensa al sostentamento di ogni giorno e, poi, semai, alle vacanze estive, così nella progettazione culturale come pensare allo “straordinario” quando la quotidianità non è non solo garantita ma neppure tutelata? Come pensare che il piacere del Principe possa rappresentare la complessità di una intera comunità? Le risorse destinate alla cultura, alla formazione, non sono spese, sono investimenti per il futuro. Ma chi, potendo scegliere, ai propri figli non lascerebbe una casa piuttosto che un qualche CD con gli ultimi videogiochi?

Per venire al mio modesto cortile, come pensare che di fronte al giacimento archivistico di maggior rilevanza per la storia e la memoria della comunità reggiana nel secolo scorso (le “Reggiane”) si possa rispondere con la classica alzata di spalle, a dire “chissene…”? Roba vecchia…O di fronte alla mole di patrimoni documentari messi in salvo in questi anni deliberare gli ennesimi tagli “perchè il bilancio lo impone”, quando il “caso reggiano” (economico, sociale, politico) è oggetto di interesse e studio non solo in sede nazionale ma anche appunto, europea? Sì, perchè in Europa ci andiamo tutti, con gli occhi aperti e ben svegli. Anche noi, piccoli, vecchi  polverosi storici di provincia, forse incapaci di godere le fortune che la nostra Reggio ogni giorno ci dispensa ma capaci ancora di capire che la distanza fra noi e l’Europa, appunto, si sta dilatando, giorno per giorno.

“Libertà di parola? Intendiamoci: la libertà di parola non significa poter dire quello che si vuole, anche sotto Stalin potevi farlo. Libertà di parola significa poter dire quello che si vuole e non aver paura se qualcuno, un mattino, bussa forte alla tua porta”(J.Siffert)


Reggio, Europa?ultima modifica: 2010-01-01T18:24:00+01:00da pelikan-55
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