Camilleri legge se stesso e svela l’imbecillità del regime

copj13.jpgDiavolo d’un Camilleri: questa volta se la suona e se la canta. L’ha scritto e lo legge. Il nipote del Negus, il nuovo romanzo della serie storica, da oggi in libreria per Sellerio (pp. 277, euro 13), esce in volume e contemporaneamente in versione audio, un cofanetto di cinque cd con la lettura integrale da parte dell’autore. Cinque ore e 28 minuti in cui il papà di Montalbano si cala con gusto mimetico nel dedalo di linguaggi che danno vita a questo racconto-resoconto costruito per accumulo di materiali disparati, con la tecnica già felicemente sperimentata per La concessione del telefono e La scomparsa di Patò.

Qui la vicenda, che come di consueto trae spunto (non più che uno spunto) da un fatto reale, è ambientata nella Vigàta del 1929, piena èra fascista. Il diciannovenne nipote del Negus d’Etiopia, «che chiamasi Grhane Sollassié Mbssa», dopo essersi diplomato a Palermo ha chiesto di potersi iscrivere alla Regia Scuola Mineraria dell’immaginaria cittadina siciliana. È l’inizio di una grande agitazione, tra Roma e le autorità isolane, perché il regime pensa di potersi servire del ragazzo come utile tramite in una fase di rapporti problematici con Addis Abeba (siamo sul piano inclinato che porterà di lì a cinque anni all’incidente di Ual Ual e quindi alla guerra d’Abissinia). Di conseguenza, a partire dal Regi Ministeri degli Esteri e dell’Interno, si prende ogni precauzione affinché il giovane – il quale, «benché Principe, è pur sempre un negro» – non abbia a soffrire sgarbi, magari attizzati da «qualche losco sovversivo comunista», «sì da far nascere uno scandalo internazionale che la stampa estera, al Fascismo ostile, sarebbe ben lieta di ingigantire a dismisura».

La narrazione si sviluppa attraverso tre «carpette» zeppe di documenti amministrativi, comunicazioni burocratiche e articoli di giornale, intervallate da altrettanti «frammenti di parlate» che registrano in una fantasmagoria di accenti, fissazioni verbali, secondi e terzi fini, le reazioni dei vigatesi all’arrivo dell’ospite ‘bissino (in questa pagina anticipiamo un dialogo registrato nella «camera da letto di casa Butticè, 8/9/1929, ore 22»).

Con Il nipote del Negus Camilleri torna per la terza volta alle grottesche atmosfere del Ventennio – dopo La presa di Macallè e Privo di titolo – per farne vedere in atto, sotto la grancassa ufficiale, tutta la fondamentale imbecillità. Ben lungi dal farsi strumentalizzare, il giovane gaudente capisce al volo la situazione e la volge a proprio vantaggio. Organizza una trama amorosa a quattro, manovra e persuade. E chiede soldi, sempre più soldi – 5 mila lire per scrivere una lettera al Negus, 20 mila per scriverla in un certo modo, 25 mila per recarsi di persona a Roma… Alla fine saranno tutti beffati, tronfi gerarchi e federali, obbedienti zelatori e piccoli intriganti. Il «negro» si è rivelato più intelligente di loro.


Maurizio Assalto

Autore: Andrea Camilleri
Titolo: Il nipote del Negus
Edizioni: Sellerio
Pagine: 277
Prezzo: 13

http://www3.lastampa.it/libri/sezioni/il-libro/articolo/lstp/169102/

Camilleri legge se stesso e svela l’imbecillità del regimeultima modifica: 2010-05-11T19:57:00+02:00da pelikan-55
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