Lettere

caro Serra, non passa giorno senza che esponenti della Lega non tengano alta la tensione del loro elettorato con iniziative che suonano punitive per altre persone: Dopo la storia dei bambini lasciati senza mensa, è la volta degli esami di lingua italiana per gli extracomunitari che volessero aprire esercizi commerciali.
Forse vale la pena licordare l’invenzione dei test di intelligenza da parte di Goddard, un sedicente scienziato che nel 1912 si mise al servizio delle autorità statunitensi sull’immigrazione, che gli avevano chiesto una giustificazione scientifica al 101% al desiderio di respingere gli immigrati che venissero da Paesi «inferiori». Con i suoi test, Goddard concluse che l’83 per cento degli ebrei, l’87 dei russi, l’80 degli ungheresi e il 79 degli italiani erano «deboli di mente», e quindi suscettibili di un rientro forzato.
Ieri come oggi l’esaltazione delle «differenze» tra gli uomini serve solo a produrre esclusione sociale e dolore.
Francesco Mantero

Caro Mantero, la fortuna politica della Lega è stata l’invenzione di un «nemico esterno» che permettesse di dare uno sbocco alla frustrazione dei ceti popolari e della piccolissima borghesia. Se il «padrone» si rivela un avversario imbattibile, se la crisi corrode il portafogli, se la vecchia identità di classe scompare insieme alla grande fabbrica e alla sinistra sconfitta, si aprono varchi enormi alla paura e al disorientamento. L’immigrazione, con il suo impatto energico e sconvolgente, è stata un eccellente pretesto per creare una «identità padana»(ben più mitologica e improbabile della vecchia «coscienza di classe») che ha consentito di racimolare un gruzzolo politico di notevole rilevanza. Ne è nata una tipica guerra tra poveri che, come lei giustamente scrive, si alimenta della dubbia consolazione che esista comunque un’inferiorità contro la quale accanirsi. Se il povero non riesce a eguagliare il ricco, eccolo battersi contro chi è più debole di lui, cercare di escluderlo e punirlo ulteriormente: si sentirà meno povero e meno debole, “padrone a casa sua”, come suggerisce la Lega, anche se a casa sua soggiace a speculazioni e prepotenze, e vede aumentare la sperequazione tra abbienti e meno abbienti.
Leggo spesso spericolatì paragoni tra Lega e il fu-Pci, ìn quanto entrambi «partiti popolari» e «radicati sul territorio». Incredibile come si sia persa quasi ogui cognizione della storia: sforzo massimo del movimento operaio, direi quasi suo scopo fondante, era la fratellanza tra gli oppressi, l’internazionalizzazione della lotta di classe, la fraternità e l’alleanza tra gli ultimi.
La Lega lavora per l’obiettivo opposto: dividere i più deboli, separarne le speranze e allontanarne i destini secondo un pretestuosissimo vaglio «etnico» e locale che lascia intatta l’ingiustizia di classe, e produce, sottoscrivo le sue parole, solo nuova esclusione sociale, nuovo dolore.

“Venerdì” Repubblica, 21.5.2010

Lettereultima modifica: 2010-06-02T10:19:00+02:00da pelikan-55
Reposta per primo quest’articolo