C’è sempre qualcuno più a nord di te…(ovvero: i “padani” sono terroni)

campagnacontrofrontalieri.jpgPena del contrappasso per i lavoratori “padani” che tutti i giorni attraversano il confine svizzero. Dal Canton Ticino infatti è partita l’iniziativa “Bala i ratt” (www.balairatt.ch) contro l’invasione quotidiana dei 45mila frontalieri del Belpaese. Nella homepage del sito, curata dalla Ferrise Comunicazione di Muralto, tre ratti sono alle prese con la spartizione di una forma di Groviera e raffigurano gli obiettivi della pubblicità: gli italiani che portano via il lavoro ai ticinesi, gli stranieri responsabili del 70% dei reati e il “paladino delle cause perse” Giulio Tramonti che brandisce lo scudo fiscale contro chi ha la “colpa di voler mettere al sicuro i propri soldi”. Nei giorni in cui spopolano le invettive di Bossi contro i “porci” romani, gli svizzeri ricordano ai “padani” che, per loro, sono solo “terroni”. Anche se sono muratori, operai, camerieri, impiegati, infermieri, ricercatori o professori. Proprio come tanti meridionali che lavorano nel Nord del Carroccio.

Eleonora Bianchini

Il Fatto, 29.9.2010

Il perdono non è scordare ma dare fiducia

1.stories.priore.articoliquotidiani.Peccatrice_perdonata.jpgintervista a ENZO BIANCHI,
a cura di CHIARA CAROLI

«Dimenticare le colpe? Quello lo può fare solo Dio. Il perdono non può essere cancellazione, né oblio, né gesto di vanità o di arroganza. È un percorso arduo, faticoso. È un dono elargito senza opportunismo, nel nome della fiducia nei confronti dell’uomo». Un’assunzione di responsabilità condivisa, per costruire una giustizia davvero al servizio di una società fondata sui valori più alti: la solidarietà, la pace, la pietà. È una sfida intellettuale impegnativa quella che lancia padre Enzo Bianchi dal palcoscenico di Torino Spiritualità, dove ieri mattina, nel Cortile di Palazzo Carignano, ha dialogato con Gustavo Zagrebelsky sull’idea del perdono, del perdono concesso al “nemico”, inteso come realizzazione estrema della gratuità. «Il perdono non è un patteggiamento di pena — dice il priore di Bose — ma è il fondamento dei rapporti più limpidi e profondi. È reciprocità. È la riconciliazione, è l’andare oltre che offre una possibilità di futuro. E che si applica all’intera vicenda umana, dal privato di un tradimento tra marito e moglie a una grande vicenda storica come il conflitto tra Israele e Palestina».
Padre Bianchi, come distinguere il perdono dall’impunità?

«Il perdono non cancella la colpa ma è il riconoscimento che la persona è più grande del male che ha compiuto. È un atteggiamento costruttivo, che porta a sfuggire il rancore e rinunciare alla vendetta».

Zagrebelsky teme che la deresponsabilizzazione produca una società di eterni bambini perennemente ricondotti allo stato di fanciullezza, che dalla storia dei loro errori non sono in grado di imparare nulla. È d’accordo?

«Questa idea non mi convince e credo non aiuti il futuro. Non è la fanciullezza la malattia della nostra società, ma l’illegalità. In questo paese da almeno dieci anni è accettato come un fatto naturale che abbiano diritto di esistenza il sopruso e la mancanza di regole. È questa la causa dell’imbarbarimento».

Può esistere felicità senza responsabilità?

«No. Se parliamo della beatitudine evangelica, essa non può che realizzarsi nella responsabilità non solo di sé ma anche dell’altro, dell’altro che è mio fratello. Questa condivisione di responsabilità è la strada che fa crescere tutti e realizza una società matura».

Lei sostiene che una vera “communitas” contrassegnata dalla qualità della convivenza sociale e dalla solidarietà non può escludere “ciecamente” il perdono dal concetto e dalla prassi della giustizia. Come distinguere questa idea dall’iper-garantismo?

«La giustizia contiene in sé il concetto di perdono. La filosofia del diritto lo sta elaborando. L’idea di perdono non esclude quella di memoria. La colpa va ricordata, non dimenticata né cancellata. Il fine di una società umana costruita sull’amore deve lavorare per la riconciliazione e per la riabilitazione di chi ha peccato».

Riconciliazione in Sudafrica, in Israele. E qui, in Italia, tra carnefici e vittime del terrorismo. È possibile?

«Il cammino della riconciliazione è difficile. Nel privato è affidato alla coscienza e ai sentimenti dei parenti delle vittime. Ma a livello politico mi pare che lo Stato abbia già perdonato, attraverso l’indulto o gli sconti di pena. Il che non significa annullare la responsabilità ma offrire a chi ha commesso un delitto una via d’uscita per non essere identificato con la propria colpa e ricominciare una vita con dignità. C’è una virtù in tutti gli uomini, che la Bibbia chiama “immagine e somiglianza di Dio”, che nessun misfatto può cancellare del tutto».

Non crede che il buddismo, che quest’anno a Torino Spiritualità è stato protagonista con tre grandi maestri tibetani, abbia riposte più efficaci del Cristianesimo ai disagi interiori dell’uomo contemporaneo?

«Credo che la religione cristiana abbia qualcosa da imparare dal buddismo in materia di compassione e il buddismo dalla religione cristiana sul tema del perdono. Ma mi pare che l’approccio alle discipline orientali sia più intellettuale che autenticamente spirituale. È effetto della globalizzazione. Tutti vogliono conoscere un po’ di tutto. Ma non credo al bricolage dell’anima. Prendere sulle bancarelle un po’ di questo e un po’ di quello non può produrre che una spiritualità omologata e superficiale. Un pizzico di tutto non fa la buona cucina».

la Repubblica, 26 settembre 2010

La breccia di Porta Pia oppure la beffa di Pio IX?

porta-pia-edo.jpg20 settembre, il Vaticano riconquista Porta Pia?

Dalla «breccia» alla «beffa». Parlo del 140º anniversario della presa di Roma che verrà oggi celebrato a Porta Pia dove i bersaglieri il 20 settembre 1870 innalzarono il tricolore che costò loro la scomunica, evidentemente ormai venuta meno, vista la presenza del cardinal Bertone, accanto al presidente della Repubblica.

Se parlo di beffa non è, però, per la lodevole compresenza di Stato e Chiesa quanto per la ostentata cancellazione del significato laico della data che coincise con la fine del potere temporale del papato. E cosa altro vuol essere se non un atto di cancellazione la contemporanea orazione in Campidoglio di monsignor Ravasi glorificante Pio IX, «massimo esponente del sovrano potere temporale», nonché papa del Sillabo e responsabile delle ultime condanne alla ghigliottina dei patrioti arrestati dalla polizia pontificia, qualche anno prima del 1870?

Così, una volta ancora, un atto positivo stinge nell’equivoco embrassons nous revisionistico: tutti eguali, divisi al più da qualche equivoco di appartenenza, partigiani e repubblichini di Salò, tutti eguali i piumati fanti di Cadorna e gli zuavi pontifici comandati da un generale tedesco. La Storia si tramuta così in una marmellata dolciastra ove tutto si confonde e amalgama, ed alcun valore ispira.

Chi, ad esempio, può oggi, in questo clima, capire le parole del re sabaudo, subito dopo il plebiscito che univa l’Emilia (marzo 1860) al nascente Regno d’Italia, quale replica della scomunica maggiore lanciata da Pio IX contro gli «usurpatori delle province ecclesiastiche»? Parole che suonavano testualmente: «Se l’autorità ecclesiastica adoperasse armi spirituali per interessi temporali, io nella sicura coscienza e nelle tradizioni degli avi stessi, troverò la forza per mantenere intiera la libertà civile e la mia autorità della quale debbo ragione a Dio ed ai miei popoli».

Ebbene, credo che neanche il più ben disposto fra i cosiddetti liberali di scuola berlusconiana potrebbe oggi raffigurarsi un Cavaliere capace di ispirarsi a Vittorio Emanuele II. Piuttosto non è irriverente immaginarsi che avendo il potere temporale, nella sostanza se non nella forma, frattanto recuperato molti perduti privilegi non costi poi molto al successore di Pio IX plaudire ai bersaglieri.

Ma dietro queste riflessioni estemporanee vi è un fenomeno negativo assai più ampio di cui cominciamo a cogliere il profilo devastante: la cancellazione dalla memoria pubblica e, ancor peggio, individuale, del Risorgimento e dei suoi valori. È appena uscito in proposito un prezioso libretto (poco più di 200 pagine), «Il miracolo del Risorgimento – La formazione dell’Italia unita» di Domenico Fisichella (Carocci ed.).

Vi ho ritrovato il «racconto», ripercorso con la vivacità e l’intelligenza critica che contraddistinguono l’autore, della storia della Penisola divisa in tanti staterelli, soggetti, comprati e venduti dalle grandi potenze, l’influenza della Rivoluzione francese, i moti risorgimentali, le guerre d’indipendenza, il ruolo di Cavour, Garibaldi, Mazzini e dei re sabaudi. Infine il «miracolo» dell’unità di una nazione così a lungo dominata e spartita.

«La tradizione risorgimentale è, dunque, la tradizione della modernità, mentre la tradizione dell’eccesso regionalistico e localistico è la tradizione della vecchiezza». E qui inizia il discorso che non ho neppure lo spazio per riassumere del perché una coltre di oblio stia facilitando una regressione in fondo alla quale si profila di nuovo la frantumazione dell’Italia unita.

Certo è che la mia generazione si sente tra le ultime che hanno studiato il Risorgimento come storia viva e sentita di una patria appena ritrovata. Dopo di allora sembra quasi che la sinistra assieme a Stalin abbia gettato alle ortiche anche Garibaldi, la destra abbia subito un lavacro dei peggiori ricordi del fascismo ma anche dei valori nazionali che l’accompagnavano, gli elettori di Berlusconi siano sempre al «Franza o Spagna purché se magna»: l’Italia è tutt’altro che desta.

di Mario Pirani, da Repubblica, 20 settembre 2010

E’ tutto vero..

basso appennino reggiano.jpgGiornate un po’ afasiche anche qui a FB, vedo cose che non sembrano vere. Drogo, che mi vuole bene, mi tira per la manica come a dire: “Lascia perdere”. Già, meglio un buon libro o la vista dagli spalti di FB sull’Appennino luminoso nel cielo azzurro di stamattina.

Accuse per storie di appartamenti a Montecarlo lanciate da chi? Da chi fa della corruzione uno stile di vita e di governo.

Il Presidente dello IOR (Impossibile ottenere redenzione) viene inquisito per riciclaggio di 23 milioni di euro e il Papa che fa? Lo riceve a corte dove riceve l’omaggio dell’ultima fatica del Presidente, un bel volume dal titolo significativo “Denaro e Paradiso”. (n.b. è tutto vero)

Il presidente di Unicredit viene dimissionato con soli 40 milioni di euro di liquidazione e, bontà sua, precisa che ne darà 2 (due)in beneficenza. Uno così merita di più: è infatti qualcuno lo ipotizza prossimo candidato del PD (n.b. è tutto vero).

La leeegha, attraverso un nobil signore sindaco di Treviso, afferma di rifiutare l’inno di Mameli, o, almeno, di eseguirlo senza cantare il testo. Come era per l’inno della cara, vecchia DDR. (n.b. è tutto vero)

La Enterogelmina e LaRissa firmano un protocollo con la Regione Lombardia per istituire corsi paramilitari nelle scuole. Fra le materie del corso: soppravvivenza, tiro con l’arco e con la pistola. Finalmente una scuola formativa. Speriamo che il corso sia assistito da un apposito cappellano paramilitare fornito da Comunione e militarizzazione. (n.b. è tutto vero)

A Reggio, per migliorare la zona di via Turri, prima ti abbattono un garage fatiscente e fanno una bella piazza, appena inaugurata e dedicata a Domenica Secchi (una dei nove uccisi alle Reggiane il 28 luglio 1943) con relativo monumento, poi ti deliberano di costruire, al posto della nuova piazza un bel casermone (nel senso proprio del termine, visto che dovrebbe ospitare il comando dei Vigili urbani) (n.b. è tutto vero).

In tempi di tagli (la litania è la solita “non ci sono soldi”) il nostro Comune spende alcune centinaia di migliaia di euro per la “comunicazione”, mentre taglia l’acquisto di libri alle biblioteche (n.b. è tutto vero).

Fra lo stupore generale (e una diffusa commiserazione) un nostro “Amministratore” ha dichiarato che, visto che non è compito di un Comune gestire archivi, si devono coinvolgere i privati e così rendere meno incomprensibile la cosa ai cittadini. (n.b. è tutto vero) Domanda: se non è compito di un Comune gestire e promuovere la propria memoria di comunità, è compito di un Comune destinare soldi pubblici alla fotografia europea, mondiale, galattica?

Ha ragione Drogo: “Lascia perdere, godiamoci questo cielo trasparente di inizio autunno”…

Merchandising padano

sole-delle-apli-300x225.jpgRegalo un’ideuzza a qualche imprenditore: perchè non realizza e mette in vendita un bello zerbino come quello della nobile scuola della leeeegha di Adro?

Un bello zerbino su cui pulirsi le scarpe tutte le volte che si torna a casa?

Sì, lo so, c’è un rischio: tornare a fare come si faceva da bambini. Saltare nelle pozzanghere apposta per infangarsi ben bene. Ma volete mettere il gusto?

20 settembre: facciamo Festa!

images.jpg20 settembre 1870: i bersaglieri entrano a Porta Pia. Finisce il potere temporale della Chiesa. Come cattolico ringrazio il gen.Cadorna che, forse per rifarsi di alcune precedenti mascalzonate, comandò l’attacco alla città eterna. Come cittadino ringrazio lo Stato italiano dell’epoca per aver tentato di porre le basi di uno stato laico, moderno ed europeo.

Ricordiamo il 20 settembre come nobile tentativo di fare dell’Italia un paese normale. 59 anni quel tentativo sarebbe fallito definitivamente con la stipula dei Patti Lateranensi, rinnovati dal pregiudicato Craxi nel 1984.

Comunque sia facciamo festa.

p.s. Oggi alle celebrazioni parteciperà anche il rappresentante dello stato estero del Vaticano, card. Bertone. Aspettiamo di sapere cosa i rappresentanti delle istituzioni italiane diranno nell’occasione.

 

Stanchezza

mafalda-thumb.jpgSono stanco.

Sono stanco di vivere in un paese dove la storia e la memoria sono offese ogni giorno. E con esse chi di storia e di memoria si occupa.

Sono stanco di vivere in una città che ha perso la propria memoria e rifiuta di confrontarsi con la propria storia.

Sono stanco di sentire amministratori (da me “eletti”) che: “bello, ma non ci sono i soldi…” (1990); “Interessante, ma non ci sono i soldi…(1994); “Sarebbe molto bello, ma non ci sono i soldi…(1995); “Si è vero, ma non ci sono i soldi…(1997); “Si potrebbe fare, ma non ci sono i soldi…(1999); “Queste sono le cose giuste, ma non ci sono i soldi…” (2001), etc, etc. e intanto hanno sputtanato soldi (1994)(1995)(1997)(2001)…2010 che manco ci ricordiamo più tutti.

Sono stanco di amministratori di (centro) sinistra che fanno scelte culturali di destra ma non accettano di pagarne le conseguenze politiche e si nascondono dietro l’eterno mantra “ma non ci sono i soldi…”, salvo poi proporci un fondamentale convegno su “La ipoteposi del carciofino e la obliquità del logos a Portofino“, gettando qualche decina di migliaia di eurini solo per l’ufficio stampa…

Sono stanco di aver continuato a dare il voto a questa gente.

Sono stanco di avere ragione 5, 10, 15, 20 anni dopo e dover constatare che quello che pensavo sarebbe stata una boiata..è stata una boiata!

Sono stanco di dover vivere in balia del primo (e mai ultimo) amministratore/dirigente che, gonfio del suo vanesio personalismo, del suo pressapochismo e/o arrivismo può decidere dell’esistenza quotidiana di persone che non chiedono altro che rendersi utili alla crescita della propria comunità, dopo aver studiato a tale scopo.

Sono stanco di una stampa buffona e di presunti “operatori dell’informazione” che, spero, siano almeno ben prezzolati per scrivere le puttanate che leggiamo ogni giorno.

Sono stanco di politici e amministratori mediocri, gente ai quali non affideremmo un condominio (3 appartamenti al massimo, eh..) ai quali abbiamo lasciato-e lasciamo-gestire la nostra città.

Sono stanco ma so bene che “sono duemila anni che i cani abbaiano alla luna, eppure i cani sono sempre cani e la luna rimane la luna” e quindi per concludere questa geremiade con una frase tratta dai classici: “Sono troppo vecchio per queste stronzate” (D.Glover in Arma letale).

p.s. Tranquilli, domani torno a FB a far la festa a una buona bottiglia perchè, come dice Francesco “non c’è niente che non resti e che non passi con il vino”.

Aderiamo tutti!

 

simboli-padani-ad-adro.jpgIn provincia di Brescia una scuola della Repubblica Italiana è stata trasformata in un istituto padano e ricoperta dai simboli leghisti su ordine di un sindaco che ha potuto contare sulla colpevole indulgenza del ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini. Un sopruso e un oltraggio. Davanti all’inerzia e al silenzio delle istituzioni e della politica che preferiscono girare la testa dall’altra parte (articolo di Elisabetta Reguitti) chiediamo l’immediata cancellazione di quei simboli tracciati con intenti secessionisti e in evidente spregio al principio costituzionale della Repubblica una e indivisibile (blog di Paolo Flores d’Arcais).

Il link per aderire è: http://www.ilfattoquotidiano.it/

Partiti feudali (Marco Boschini)

dellai_ivan.jpgIl feudalesimo, detto anche “rete vassallatico-beneficiaria”, era un sistema politico prima che sociale; si affermò nell’Europa occidentale con l’Impero Carolingio (IX secolo), fino alla nascita dei primi Stati nazionali, anche se i suoi strascichi si protrassero fino al XVIII secolo, agli albori dell’età contemporanea. In senso sociale ed economico fu un’evoluzione della società curtense.

Il sistema feudale trasse origine da due tradizioni antiche e simili – quella germanica dei fedeli che contornavano il capo e quella romana dei clienti dell’amministratore delle province – che si erano incontrate nei regni romano-barbarici. L’uso del capo barbaro di circondarsi di fedeli, già testimoniato da Tacito, aveva avuto un chiaro sviluppo nell’età merovingia, quando intorno alla figura del re s’era formato un gruppo di guerrieri scelti (trustis) che gli prestava il servizio militare e che per questo si collocava su un piano più alto nella scala sociale: chi feriva o uccideva uno di loro pagava un indennizzo, ilguidrigildo, triplo rispetto al normale.

Tra IX e X secolo l’Europa, che aveva conosciuto un momento di prosperità durante la nascita dell’Impero carolingio, era presto ripiombata nell’insicurezza e nella difficoltà indotta dalla mancanza di un potere centrale.

In questo contesto nacque “dal basso” la richiesta di nuove strutture di potere che andassero a colmare spontaneamente quei vuoti di potere deferiti dalla lontana monarchia imperiale. Ne nacque così il fenomeno dell’incastellamento, con la costruzione di insediamenti fortificati da cinte murarie, dove era presente la dimora del signore locale (“mastio”, “cassero” o torre), i magazzini delle derrate alimentari, degli strumenti di lavoro e delle armi, le abitazioni del personale e, attorno ad esso, le varie unità insediative e produttive.

Le persone che gravitavano attorno al castello erano tutte legate da precisi rapporti di dipendenza al signore. Esisteva un sistema gerarchico piramidale che si ricollegava ai pubblici ufficiali che possedevano una signoria (duchi, marchesi e conti), che a loro volta dipendevano dal sovrano.

Nell’847 il capitolare di Mersen invitava gli uomini liberi a scegliersi un capo tra gli uomini più potenti del territorio e mettersi sotto la sua protezione; e nel X secolo anche una norma del diritto anglosassone sanciva che l’uomo privo di un signore, se la famiglia non lo riconosceva come suo membro, era equiparato ad un fuorilegge.
Il vassallaggio è un rapporto di tipo personale che si instaurava nel sistema vassallatico-beneficiario. Si trattava di una sorta di “contratto” privato tra due persone, il vassallo e il signore: il primo si dichiarava “homo” dell’altro, durante la cerimonia dell’”omaggio” , ricevendo, in cambio della propria fedeltà e del servizio, protezione dal signore.
Questa sintesi storica tratta da Wikipedia calza a pennello per descrivere cosa sono diventati i partiti e i signori che li animano in questa cosiddetta seconda repubblica.
Proprio mentre il circo mediatico rimonta le sue tende e manda in scena l’ennesimo anno di talk-show in cui si dibatterà del e sul nulla, e gli anchorman potranno decidere quale tettona o leccaculo omaggiare di un seggio garantito per le prossime elezioni anticipate, appare ormai evidente e intollerabile la deriva strutturale assunta da questi potentati…

In questo sistema poi, è chiaro, a scalare l’ordine piramidale è il funzionario ligio, l’amministratore mediocre signorsì, il figlio di papà, la donna in simil-carriera…
Il dramma è che questi partiti feudali infettano le istituzioni, a tutti i livelli, spolpandole con sempre maggior voracità a proprio uso e consumo: tangenti, poltrone, gare d’appalto truccate, favori, omissioni, inefficienza, ladrocinii…

Non resta che spezzare questa catena, uscire dal sistema, denunciandolo, e continuando al contempo nel tentativo che dal basso si sta facendo per costruirne un altro, di sistemi.

Orizzontale. Trasparente. Concreto. Efficiente. A servizio dei cittadini, tanto per cambiare!

Vedere video a: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/16/partiti-feudali/61302/

I migliori e quelli no…

tiscrivoperche_buonanotte04_cp.jpgPensierino della sera. L’altro giorno parlavo con un amico residente in un Comune della Provincia, mi parlava di una persona “è bravo, onesto, preparato, è stimato..”. Io subito (ingenuo): “Beh, allora, potrete fare lui Sindaco alle prossime elezioni…”. L’amico mi guarda con l’aria di chi sta parlando con uno appena sceso con l’ultima piena: “Appunto per quello, lui non farà mai il Sindaco…c’è già chi, si sa, lo farà, non è bravo, non è preparato ma deve (e calca sul “deve”) fare il Sindaco..”

Nulla di nuovo. Però. Il problema della classe dirigente, a tutti i livelli (civile, politica, economica, ecclesiastica) è ormai IL problema. Vi invito a un piccolo test: pensate alle dieci persone migliori che conoscete e ditemi quante di loro sono in politica. Io non ne ho contate nessuna fra la mia topten. Al massimo qualche mediocre, limitato, testone.

Secondo test: da uno a 10 quanto vi sentite rappresentati dai nostri rappresentanti?

Buona notte e buona fortuna.