Abituarsi alla vergogna

 

acqua-fango_71846.jpgCi si abitua a tutto (o quasi) e ormai ci siamo abituati alla vergogna quotidiana. Ogni giorno la soglia aumenta un po’ e facciamo finta di niente. Come quando da piccoli si cade in una pozza di fango, subito ci viene da piangere, poi tratteniamo le lacrime, sentiamo che il fango non è così terribile e finiamo per rivoltarci nella melma felici e contenti, come fosse un gioco nuovo.

Quante volte abbiamo pensato “stavolta è troppo! Succederà qualcosa…” e invece nulla. Un altro splash nella fanghiglia e via. Senza trovare un’isoletta non dico linda ma almeno con meno fanghiglia. Politica e affari anche a sinistra, perché non lo sapevamo? Abbiamo assistito per lustri alla selezione al peggio della nostra classe dirigente nazionale e locale e ora ci accorgiamo che non ci sono vie di uscita.

Abbiamo assistito al massacro della cultura nazionale e locale, allo svilimento dello studio, dell’impegno, pronti all’ascolto del primo intellequale di passaggio, abbiamo dilapidato risorse mentre crollavano i tetti e i muri (e non in senso figurato, ahimè), abbiamo dovuto accettare l’inaccettabile per disciplina o perché troppo deboli per opporci davvero e adesso ci guardiamo attorno e riusciamo solo a sognare, neppure a sperare, che tutto finisca, ben sapendo che non sarà così.

Forse i cinesi compreranno i nostri debiti, forse la Gelmini sarà centrata da un meteorite, forse anche a Reggio tornerà un po’ di lucidità oltre l’arroganza di questi anni, forse…

Abituarsi alla vergognaultima modifica: 2011-09-13T14:54:00+02:00da pelikan-55
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