I diversi silenzi della storia

…La sto­ria non è poi
la deva­stante ruspa che si dice.
Lascia sot­to­pas­saggi, cripte, buche
e nascon­di­gli. C’è chi soprav­vive.
La sto­ria è anche bene­vola: distrugge
quanto più può: se esa­ge­rasse, certo
sarebbe meglio, ma vendette la sto­ria è a corto
di noti­zie, non com­pie tutte le sue vendette.

La sto­ria gratta il fondo
come una rete a stra­scico
con qual­che strappo e più di un pesce sfugge.
Qual­che volta s’incontra l’ectoplasma
d’uno scam­pato e non sem­bra par­ti­co­lar­mente felice.
Ignora d’essere fuori, nes­suno glie n’ha par­lato.
Gli altri, nel sacco, si cre­dono
più liberi di lui. (
E.Montale, Satura)

Nella storia ci sono tanti silenzi, silenzi interessati, silenzi obbligati (dalla mancanza di fonti), silenzi di stato, silenzi di parte/partito/chiesa, ma ci sono anche i silenzi pietosi, quelli necessari a lasciare che la storia vada avanti, oltre quelle “cripte, buche e nascondigli” che Montale ci ricorda.

Di questi silenzi mi sono ricordato nei giorni seguenti dopo la giusta sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Giacomo Notari. Chiusa la tragica vicenda dei 20 mesi di occupazione, quando una guerra che ebbe anche caratteri di guerra civile sconvolse il nostro territorio, le comunità locali dovettero ricominciare a vivere, a ricostruire una convivenza che la guerra fascista aveva lacerato. “La storia è a corto di notizie, non compie tutte le sue vendette”. E così fu: la violenza, le uccisioni, le vendette furono l’eccezione. La regola fu la ripresa della vita quotidiana. Il cimitero come luogo comune di dolore. Il lavoro come obiettivo e mezzo di rinascita. Le fratture, gli odi, furono sanati dal bisogno quotidiano di vita, dalla voglia prepotente dei giovani che quella guerra avevano fatto, loro malgrado, ad avere finalmente una vita vera, un futuro. E così è stato. Ma quel percorso è stato reso possibile anche dalla pietà amministrata attraverso il silenzio. I figli dei caduti sono cresciuti insieme agli altri, le solidarietà hanno coperto il dolore. In questo modo le comunità, i paesi hanno ripreso la loro vita, con la consapevolezza e la memoria dell’accaduto ma con quella pietas che ha consentito a tutti un futuro. Così anche i fascisti e i loro figli hanno avuto, com’era giusto, un loro futuro, hanno dato il loro contributo alla crescita collettiva. La pacificazione è stata così realizzata concretamente, ben rappresentata dall’art.3 della Costituzione che faceva di tutti gli italiani cittadini veri e reali, indipendentemente dalle loro idee (e dal loro passato).

Questo patto ha tenuto per oltre mezzo secolo, poi la crisi della Repubblica fondata dai partiti usciti dalla Resistenza ha incrinato l’equilibrio e si sono aperti strappi in quella rete che è la storia. Strappi necessari in certi casi, dolorosi e inutili in altri.

Dopo la vicenda giudiziaria appena conclusa non ho potuto non pensare alla famiglia che quella causa aveva promosso. Spinta da sentimenti pur comprensibili, mal consigliata e peggio assistita, ha ottenuto esattamente l’opposto di quanto sperato e cercato. Il silenzio aveva coperto pietosamente le vicende di quegli anni, lasciandole all’analisi degli storici. Nessuno si sarebbe sognato di riaprire le ferite, pagina chiusa, roba da archivi, fogli poco letti. Invece no. Ora chiunque potrà unire verità storica e verità giudiziaria e ricordare, riprendere, descrivere. L’ideologia che ha guidato questa sterile operazione di rivalsa ha travolto quella pietà, per rialzare bandiere sporche e impresentabili ha strumentalizzato il dolore privato. Forse da quella parte non ci si poteva aspettare altro ma lascia un sapore amaro verificare come, ancora una volta, la strada da percorrere per arrivare ad un paese maturo e “normale” sia ancora tanta.

 

 

I diversi silenzi della storiaultima modifica: 2012-03-21T10:29:00+01:00da pelikan-55
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