La crisi della sinistra mette a rischio la democrazia (Aldo Schiavone)

Le nuove forme di lavoro sono diverse dal passato: attraverso di esse spesso non passa più alcuna strada verso eguaglianza ed emancipazione

di Aldo Schiavone

C’ era una volta la sinistra italiana. Ora, sono rimaste solo le sue lacerazioni e i suoi contrasti. Ma dove più le idee, i progetti, le interpretazioni nutrite di analisi e di previsione? La campagna per il referendum si sta rivelando per entrambi gli schieramenti (nonostante le molte ragioni del sì) la rivelazione spietata di una condizione penosa: con i rancori e le divisioni invece del pensiero. Certo, si potrebbe dire che quando rifletteva la sinistra non vinceva: e vi sarebbe persino qualcosa di tragicamente vero nella battuta; e però, chi ha stabilito che per governare bisogna smettere di pensare?

Fuori d’Italia, tuttavia, le cose non vanno meglio. Dov’è la socialdemocrazia tedesca, che in un momento cruciale per il suo Paese — di nuovo, dopo settant’anni, proiettato sulla scena del mondo — sembra ridotta al silenzio, e non ha una proposta, un’alternativa, una critica? E cosa ne è dei socialisti francesi, che balbettano senza uno straccio di riflessione su cosa stia diventando la Francia? Per non dire (sorvolando sugli spagnoli e gli inglesi) dei democratici americani, alle prese, anche se non solo per colpa loro, con la peggiore campagna elettorale che si ricordi, in cui non viene sollevato un tema, o indicato un orizzonte, né politico né sociale, davvero all’altezza di una leadership globale — altro che presidenza del pianeta!

La verità è che siamo di fronte a un problema che coinvolge le sinistre dell’intero Occidente: alle prese con una crisi di identità e un deficit di pensiero che sono probabilmente i più gravi di tutta la loro storia, dalla Rivoluzione francese in poi. Ma denunciare questo vuoto ormai non basta più. Bisogna scoprirne la causa, e cercare di porvi rimedio. Non è in questione solo il destino di una parte politica (che potrebbe anche non stare a cuore). Senza una sinistra degna di questo nome, o di qualcosa che ne prenda il posto, è l’intera democrazia dell’Occidente, se non addirittura l’idea stessa di politica, a ritrovarsi in pericolo: come infatti dovunque sta puntualmente avvenendo.

La causa, innanzitutto. Il pensiero democratico moderno — sia nella versioneliberalamericana, sia in quella europea, di impronta socialista — è rimasto fondamentalmente una cultura legata al mondo industriale; al mondo, cioè, che lo aveva prodotto. Presupponeva un tessuto sociale centrato sulla grande industria manifatturiera e sul lavoro intellettuale che ne era premessa e conseguenza — classe operaia e professioni «borghesi» o di middle class.

Quando quell’universo si è polverizzato nell’impatto con la rivoluzione tecnologica, alla fine del ventesimo secolo, la tradizione democratica e socialista non è stata capace di analizzare la profondità sconvolgente della trasformazione, né tantomeno di adeguarvisi. È rimasta aggrappata ai molti relitti del vecchio mondo, ed è diventata, suo malgrado, obbiettivamente conservatrice: vorrebbe parlare del futuro, ma non fa che evocare i fantasmi del suo passato; non sa più rivolgersi ai popoli, ma riproduce solo élite. I rimedi. Non c’è speranza senza ricostruire in modo radicale le categorie fondamentali del pensiero democratico-socialista (questo vale anche per l’America), a cominciare dalla coppia fatale che regge tutto il resto: il lavoro e l’eguaglianza.

La modernità si è formata intorno alla forza di socializzazione e di eguagliamento del lavoro di massa produttore di merci, e del suo contraltare intellettuale. Il lavoro come straordinario motore di emancipazione e di legame sociale. Quel lavoro, oggi, è in via di estinzione, almeno in Occidente: le sue nuove forme sono completamente diverse, e attraverso di esse spesso non passa più alcuna strada verso l’eguaglianza e l’emancipazione, ma solo frantumazione e competitività. Come rispondiamo? E di quanta — e soprattutto di quale — eguaglianza ha bisogno una democrazia, perché continui a funzionare? Siamo perduti, se non rispondiamo.

La crisi della sinistra mette a rischio la democrazia (Aldo Schiavone)ultima modifica: 2016-10-27T10:41:10+02:00da pelikan-55
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