Appello ai lettori renziani e non: sopportiamoci (Michele Serra)

Tante lettere accusano “ Repubblica” di essere anti-Pd. Ma così la base litiga come i capi

Può un renziano sopportare Zagrebelsky, o Giannini, o Tomaso Montanari? E può un antirenziano sopportare Recalcati, o Scalfari quando esprime opinioni favorevoli al governo? La domanda, nel suo banale schematismo “bipolare”, una volta tanto non riguarda i rissosi, suscettibili esponenti dell’establishment del centrosinistra. Riguarda noi, comunità di Repubblica. Giornalisti e lettori, commentatori e opinione pubblica di sinistra, o democratico-repubblicana, o progressista: quella che, grosso modo, questo giornale ha raccolto, lungo più di trent’anni, attorno a sé, cercando di rappresentarne le idee, le opinioni, i sentimenti di speranza o di sconforto. Se mi permetto di porre a tutti noi, scriventi e leggenti, questa domanda, è perché nelle ultime settimane la mia rubrica delle lettere sul Venerdì (che ho ereditato, e ne sento la responsabilità, da Eugenio Scalfari) è destinataria di un numero impressionante di lettere amareggiate o irate nei confronti del giornale: accusato di essere anti-governativo per partito preso, e troppo critico nei confronti del Pd. “Vi leggo dalla fondazione – scrivono alcuni – e per la prima volta sto pensando di non leggervi più”. Alcune sono state pubblicate; moltissime, per ragioni di spazio, no. Tutte quante lette con attenzione. In nessun giornale, e specialmente in un giornale di forte impronta politica, vocato alla discussione e alla disputa perché così vuole la tradizione dialettica della sinistra, mancano le lettere di critica. Questo non fa eccezione: per rimanere solo all’ultimo scorcio della nostra storia, la polemica tra i fautori del nuovo corso del Pd e coloro che considerano Renzi un invasore alieno è sempre stata molto vivace: ed entrambe le fazioni lamentavano che il giornale non desse sufficiente spazio al loro punto di vista. La mia rubrica sul Venerdì, negli ultimi anni, ne è lo specchio fedele e, spero, imparziale. Ma ora si registra un salto di qualità, e anche di quantità. Una vera e propria bordata da parte di lettori, diciamo così, della sinistra moderata, legati al Pd, che considerano Repubblica “casa loro” e non si riconoscono nelle voci critiche (secondo loro, troppe) nei confronti di Renzi e del governo in carica. In assenza (per fortuna) di una contabilità attendibile delle opinioni “pro”, di quelle “contro” e di quelle “così così”; preso atto che, in questo specifico momento, la critica “renziana” al giornale è nettamente prevalente su quella “antirenziana”; e detto che un giornale è tenuto a dare conto di quanto accade nel Paese – opinioni comprese – e non di “dare la linea”; mi sento di rivolgere ai lettori – che sono una comunità certamente difforme, ma con riconoscibili assonanze culturali, biografiche e politiche – una specie di contro-lamentela, che mi verrà concessa, diciamo così, in ragione del mio stato di servizio, dopo quasi vent’anni che abito in queste pagine. Si usa imputare il settarismo e la litigiosità a sinistra all’ego ipertrofico e alla suscettibilità dei Capi. Sarebbe meglio, dunque, non imitarli. Cercando, come dire, di dare il buon esempio dal basso. Le ragioni altrui sono sempre difficili da ascoltare, ma il loro manifestarsi, ancorché irritante, è semplicemente inevitabile. I lettori renziani (mi scuso per la definizione secca secca, ma è per capirci) non possono non tenere conto degli effetti divisivi che non solamente il carattere, ma anche gli atti politici di Renzi hanno prodotto nel vasto corpo dell’opinione pubblica di centrosinistra. Per fare l’esempio più ovvio, una riforma del lavoro “lib-lab” come quella in atto può piacere, ma anche no, e non per pregiudizio politico, ma perché ha indubbiamente rotto con la tradizione sindacale e ideologica di molta sinistra. Se Repubblica non desse atto anche dei traumi prodotti, e del dissenso in campo, farebbe male il proprio mestiere di giornale. Quanto agli antirenziani, l’idea che il nuovo corso del Pd sia il frutto di una sorta di trama aliena, di usurpazione di un corpo reso inabitabile dai nuovi occupanti, non ha solamente il torto di rassomigliare da vicino alle paranoie complottiste così in voga. Distorce la realtà, perché la “scalata” di Renzi al Pd si è avvalsa, gradino dopo gradino, del voto di milioni di elettori che vengono dalla stessa storia, e in buona parte vogliono le stesse cose, di chi per Renzi non ha votato e mai voterà. Sono i lettori-elettori che oggi scrivono a Repubblica per dire “guardate che questo giornale, da sempre, è anche casa nostra”. E però accettano con qualche difficoltà che sia, questa, anche la casa dei tanti che, a sinistra, non la pensano come loro, e nel Pd vedono un problema più che una risorsa. Scusandomi per la sintesi, certo non da politologo ferrato, e assicurando che non è per ecumenismo sciocco, e men che meno per ruffianeria commerciale, che mi rivolgo ai lettori irrequieti, torno a chiedere: può un renziano sopportare Zagrebelsky? Può un antirenziano sopportare Recalcati? E potrebbe mai un giornale degno di questo nome rinunciare a dare voce, e pagine, e repliche, al coro animatissimo della cosiddetta sinistra? Serve tolleranza e serve volontà di ascolto. La pretendiamo dai leader politici, cominciamo a fornirne piccoli esempi quotidiani. Se il giornale non desse conto dei traumi e del dissenso in campo a sinistra, farebbe male il proprio mestiere Divisivo

Appello ai lettori renziani e non: sopportiamoci (Michele Serra)ultima modifica: 2017-12-02T09:32:41+01:00da pelikan-55
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