Un’idea: leggiamo insieme!

Stavolta lancio io un’idea: intorno al 25 aprile ci troviamo in Piazza a Reggio davanti al monumento al partigiano e leggiamo le “Lettere di condannati a morte della Resistenza”? Ognuno viene e ne legge una. Per ricordare dove stanno le radici della nostra libertà. Chi ci sta?

I nazisti a processo (A.Canova)

I nazisti a processo
di Andrea Canova

Siamo felici. Felici della notizia che, prestissimo, si aprirà il processo che giudicherà 7 nazisti che parteciparono alle stragi di Cervarolo, Monchio, Susano e Costrignano con la divisione corazzata Herman Goering, a ridosso della primavera del 1944.

Ora, se è vero che la memoria di quel che è accaduto – e perché – è un importante strumento per cercare di evitare che cose simili si ripetano nel presente e nel futuro; se è vero che la memoria ci insegna che la democrazia italiana ha le sue incontrovertibili basi nella Resistenza, nell’antifascismo e, dunque, nella Costituzione della Repubblica Italiana; se è vero che la Costituzione Repubblicana riconosce e sancisce, tra i suoi diritti fondamentali, il diritto di voto; se è vero che il 6 e 7 giugno 2009, in un momento in cui tanti e forse troppi sono i segnali di disgregazione nazionale, il popolo italiano è chiamato ad esercitare tale diritto riconosciuto dalla Costituzione nata dalla Resistenza e dall’antifascismo, allora chiediamo formalmente ai candidati a  sindaco della città e della provincia di Reggio Emilia – Città del Tricolore e Medaglia d’oro al valor militare – di farsi votare in base, anche, al riconoscimento pubblico e incontrovertibile che la democrazia italiana ha il suo fondamento giuridico e morale nella Resistenza e nell’antifascismo e che condanna in modo formale e pubblico le dittature nazista e fascista guidate da Adolf Hitler e Benito Mussolini.

Diversamente, in noi non potrà che sorgere il terribile dubbio che i nostri candidati sindaci nascondano fili di continuità ideale e morale con gli autori di quelle terribili stragi, oppure un’indifferenza altrettanto preoccupante.

A Voi, candidati a Sindaco, un cordiale saluto,

Andrea Canova

da Reggio 24 ore.com (http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=I+nazisti+a+processo&idSezione=1142)

Cervarolo marzo 1944

Buona notizia. Il Proc.De Paolis ha concluso il suo lavoro e ha chiesto l’incriminazione di 8 militari tedeschi della Div. “Hermann Goering” per le stragi di Monchio, Susano, Costrignano e Cervarolo. 65 anni dopo ci sarà un processo. Quei 23 di Cervarolo con don Battista Pigozzi avranno giustizia. Ma non dimentichiamoci che quel giorno c’erano anche italiani, “bravi ragazzi di Salò”, militi della GNR (con tanto di ufficiale medico) che ora qualche bello spirito vorrebbe parificare ai partigiani e conferire a tutti l’Ordine del tricolore. Perchè no? Assassini e vittime. Tutto uguale in questa marmellata puzzolente che è diventato lo spirito pubblico del nostro paese.

Ma intanto ci sarà un processo e una sentenza. Una sentenza che dirà, qualunque sarà il riconoscimento di responsabilità, che quel giorno a Cervarolo accadde qualcosa. Prima che qualcuno cancelli tutto, prima che ci vengano a dire che la colpa era dei partigiani (come hanno già provato…).

Berlino-Reggio

Per una settimana a Berlino non ho letto giornali italiani, senza sentirne la mancanza. Unica tv la CNN per le notizie e i canali tedeschi per riuscire ad imparare magari 3 parole di tedesco in più. Comunque nessuna notizia sull’Italia, neppure le previsioni del tempo internazionali prevedono “Roma”. Marginali, un paese qualunque come l’Austria, la Finlandia, peggio che la Grecia (che almeno “Atene” nelle previsioni meteo c’è). Dopo un attimo di frustrazione vetero-nazionalista, mi sono detto “meglio così”. Meglio farci dimenticare, stare nell’ombra. L’Europa è altrove, era lì a Berlino, a Parigi, e non è il solito provincialismo che vede l’erba del vicino tenera e fresca. No, è che da noi l’erba è stata calpestata, arato il terreno e sparso sale, come si faceva nell’antichità. Giri la Germania e vedi pale eoliche ovunque, fotovoltaico su case e uffici (e l’industria tedesca esporta a palla), trasporti pubblici efficienti e noi ritiriamo fuori l’atomo. Come se nel 1920 si fossero finanziati i maniscalchi e i sellai, alla faccia di Henry Ford. Dopo la cerimonia conclusiva in Rosenstrasse dei “Viaggi della Memoria”, un poliziotto è arivato per vedere che sul monumento non fossero state lasciate scritte o simboli nazi. In caso positivo sarebbe arrivata subito una squadra di pulizia. Da noi i muri delle città sono pieni di fasci, svastiche, il sindaco pro-tempore di Roma (non Castelbufalo) porta al collo una croce celtica e già sappiamo che se si denunciasse qualcuno per apologia di fascismo nessun magistrato darebbe corso alla cosa. A Berlino hanno costruito il Memoriale degli ebrei sterminati in Europa a 100 metri dalla Porta di Brandeburgo, hanno messo davanti al mondo la loro storia, la loro colpa. Unico modo per uscirne. E uscirne più forti. Ve l’immaginate trasformare Palazzo Venezia nel Memoriale delle vittime del fascismo? Più realistico immaginare un discorso cristiano da un leghista o un comportamento non osceno (basterebbe) dal nostro premier provvisorio.

Notizie da Berlino

Da martedì 3 a sabato 7 sarò a Berlino con i Viaggi della Memoria (www.istoreco.re.it), non so se riuscirò ad aggiornare questo blog resistente. In ogni caso sarà dura tornare, lasciare un paese civile per questa nostra povera Italia in cui, ogni giorno, succede qualcosa di triste e/o vergognoso e le buone notizie sono così rare.

Spero che i miei 25 lettori abbiano pazienza: al peggio (o meglio) ci risentiremo domenica 8 marzo.

p.s. nel mese di febbraio questo piccolo blog è stato visitato 974 volte (nonostante i problemi tecnici). Grazie a tutti!

La notte dei racconti

Stasera a Reggio si leggono libri, si raccontano storie. Si spegne il video e, nel cuore delle case, si legge, insieme o da soli. Libri e storie. Una strada diversa, condividere le storie che si amano, fuori dall’orrore e dalla barbarie quotidiana dell’Italia 2009. Come salpare dalla nostra vita di ogni giorno e prendere il mare verso un’altro orizzonte, cercando un altro luogo, diverso e migliore. Resistenza, anche questo è un modo di resistere, usare la testa e lasciare le frattaglie al loro posto.

In latino, madre della nostra lingua, “libro” (sostantivo) e “libero” (aggettivo) sono la stessa parola “LIBER”. Avrà un senso, no?

 

Rompiamo il silenzio

“Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti.
Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme”.
Norberto Bobbio

Primi firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Gae Aulenti, Giovanni Bachelet, Umberto Eco, Claudio Magris, Guido Rossi, Sandra Bonsanti, Giunio Luzzatto, Simona Peverelli, Elisabetta Rubini, Salvatore Veca.

Rompiamo il silenzio. Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi. Preoccupa soprattutto l’accettazione passiva che penetra nella cultura. Una nuova incipiente legittimità è all’opera per avvilire quella costituzionale. Non sono difetti o deviazioni occasionali, ma segni premonitori su cui si cerca di stendere un velo di silenzio, un velo che forse un giorno sarà sollevato e mostrerà che cosa nasconde, ma sarà troppo tardi.

Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico.

Pochi Paesi al mondo affrontano l’attuale crisi economica e sociale in un decadimento etico e istituzionale così esteso e avanzato, con regole deboli e contestate, punti di riferimento comuni cancellati e gruppi dirigenti inadeguati. La democrazia non si è mai giovata di crisi come quella attuale. Questa può sì essere occasione di riflessione e rinnovamento, ma può anche essere facilmente il terreno di coltura della demagogia, ciò da cui il nostro Paese, particolarmente, non è immune.

La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso. ll primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento. Regole elettorali artificiose, pensate più nell’interesse dei partiti che dei cittadini, l’assenza di strumenti di scelta delle candidature (elezioni primarie) e dei candidati (preferenze) capovolgono la rappresentanza. L’investitura da parte di monarchie o oligarchie di partito si mette al posto dell’elezione. La selezione della classe politica diventa una cooptazione chiusa. L’esautoramento del Parlamento da parte del governo, dove siedono monarchi e oligarchi di partito, è una conseguenza, di cui i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono a loro volta conseguenza.

La separazione dei poteri è fondamento di ogni regime che teme il dispotismo, ma la demagogia le è nemica, perché per essa il potere deve scorrere senza limiti dall’alto al basso. Così, l’autonomia della funzione giudiziaria è minacciata; così il presidenzialismo all’italiana, cioè senza contrappesi e controlli, è oggetto di desiderio.

Ci sono però altre separazioni, anche più importanti, che sono travolte: tra politica, economia, cultura, e informazione; tra pubblico e privato; tra Stato e Chiesa. L’intreccio tra questi fattori della vita collettiva, da cui nascono collusioni e concentrazioni di potere, spesso invisibili e sempre inconfessabili, è la vera, grande anomalia del nostro Paese. Economia, politica, informazione, cultura, religione si alimentano reciprocamente: crescono, si compromettono e si corrompono l’una con l’altra. I grandi temi delle incompatibilità, dei conflitti d’interesse, dell’etica pubblica, della laicità riguardano queste separazioni di potere e sono tanto meno presenti nell’agenda politica quanto più se ne parla a vanvera.

Soprattutto, il risultato che ci sta dinnanzi spaventoso è un regime chiuso di oligarchie rapaci, che succhia dall’alto, impone disuguaglianza, vuole avere a che fare con clienti-consumatori ignari o imboniti, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori. È materia di giustizia, ma anche di declino del nostro Paese, tutto intero.

Guardiamo la realtà, per quanto preoccupante sia. Rivendichiamo i nostri diritti di cittadini. Consideriamo ogni giorno un punto d’inizio, invece che un punto d’arrivo. Cioè: sconfiggiamo la rassegnazione e cerchiamo di dare esiti allo sdegno.

Che cosa possiamo fare dunque noi, soci e amici di Libertà e Giustizia? Possiamo far crescere le nostre forze per unirle alle intelligenze, alle culture e alle energie di coloro che rendono vivo il nostro Paese e, per amor di sé e dei propri figli, non si rassegnano al suo declino. Con questi obiettivi primari.

Innanzitutto, contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, come il presidenzialismo e l’attrazione della giurisdizione nella sfera d’influenza dell’esecutivo. Nelle condizioni politiche attuali del nostro Paese, esse sarebbero non strumenti di efficienza della democrazia ma espressione e consolidamento di oligarchie demagogiche.

Difendere la legalità contro il lassismo e la corruzione, chiedendo ai partiti che aspirano a rappresentarci di non tollerare al proprio interno faccendieri e corrotti, ancorché portatori di voti. Non usare le candidature nelle elezioni come risorse improprie per risolvere problemi interni, per ripescare personaggi, per pagare conti, per cedere a ricatti. Promuovere, anche così, l’obbligatorio ricambio della classe dirigente.

Non lasciar morire il tema delle incompatibilità e dei conflitti d’interesse, un tema cruciale, che non si può ridurre ad argomento della polemica politica contingente, un tema che destra e sinistra hanno lasciato cadere. Riaffermare la linea di confine, cioè la laicità senza aggettivi, nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa cattolica, indipendenti e sovrani “ciascuno nel proprio ordine”, non appartenendo la legislazione civile, se non negli stati teocratici, all’ordine della Chiesa.

Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali.

Sono obiettivi ambiziosi ma non irrealistici se la voce collettiva di Libertà e Giustizia potrà pesare e farsi ascoltare. Per questo chiediamo la tua adesione.

Adesioni a: http://www.libertaegiustizia.it/appelli/dettaglio_appello.php?id_appello=11

C’è un’altra Italia

Oggi presentazione del mio libro a Pistoia, nel Palazzo Comunale. E’ stata la 25a presentazione di questo piccolo libro su storie reggiane, ma che hanno assunto una valenza, evidentemente, più ampia. Ad ogni presentazine 40, 50, anche 80 persone che escono di casa, non guardano la boiate del video,ma leggono un libro, vogliono parlare. Francamente non mi interessa la quantità, la percentuale. La osservazione: ma la maggior parte…Se in tante parti del centro nord ci sono persone che hanno ancora voglia di uscire di casa per discutere un libro (e a Casalgrande nevicava forte) non tutto è perduto. Persone che ne hanno i cabasisi (per dirla con Camilleri) pieni di Vespa, talk show e informazione strisciante alle suole dei potenti di turno. E’ un mondo che c’è ed è lì. Che non si sente rappresentata politicamente. Magari se qualche partito anzichè ascoltare gli obsoleti ed incartapecoriti monsignori (ai quali noi cattolici per primi non diamo nessuna importanza) cercasse di recuperare un po’ di dialogo con la SUA gente, chissà, magari forse, prima o poi, il signore dei pirati andrebbe a chiudere i suoi giorni felici fra nani, ballerine e fanciulle di gamba svelta. Dove, peraltro, avrebbe sempre dovuto rimanere.

Benvenuto mons.Tafazzi!

Il Vescovo Williamson e il poco reverendo Abrahamowicz (ma si è mai chiesto come mai ha quel cognome?) sono stati espulsi. Bene. Ma la domanda è inevitabile: ma era proprio necessario andare a ripescare questi vecchi arnesi? Perchè i casi sono due: o in Vaticano è entrato mons.Tafazzi oppure il recupero dei lefebrviani è inserito in un progetto che non voglio neppure immaginare per non subire ulteriori picconate alla mia appartenenza a questa Chiesa. Quindi volendo apprezzare la buona notizia (ce ne sono così poche) non ci resta che dire: Benvenuto mons.Tafazzi!