Rivediamolo insieme

A volte ci chiediamo a cosa servono gli artisti. Poi vediamo “Underground” di Emir Kusturica e ci accorgiamo che con un film ci ha spiegato la crisi della ex-Jugoslavia meglio che tanti saggi storici. Leggiamo “La ragazza di Bube” di Carlo Cassola e capiamo il difficile dopoguerra italiano. Rivediamo “I giovani leoni” di Edward Dmytryk e capiamo la tragedia della guerra su una intera generazione di giovani.
Per le nostre miserie italiche rivediamo l’intervento di Nanni Moretti quella sera sul palco di Piazza Navona. Rivediamolo e pensiamoci.
(http://it.youtube.com/watch?v=hsYRccl4bFI)

cittadini e Cittadini

Oggi la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha negato “la autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Margiotta (PD)”. Hanno votato contro PD e PdL, a favore IdV. Presidente della Giunta e relatore l’on.Pierluigi Castagnetti. Complimenti! E’ bello sapere che abbiamo nominato (perchè non li abbiamo eletti, non potendo scegliere i nostri candidati) deputati così sensibili ai temi della giustizia e della tanto sbandierata “questione morale”. Bravi. Stasera noi elettori ci sentiamo un po’ più coglioni di ieri. Esistono cittadini (con la “c” minuscola, noi) e Cittadini (con la “C” maiuscola, loro). Stravolgendo la Costituzione la Giunta è entrata nel merito delle indagini a carico del Margiotta, valutando la fondatezza o meno delle accuse, delle prove. La Giunta dovrebeb valutare solo la forma delle accuse, se siano sostenute, o meno, da una volontà persecutoria del magistrato nei confronti dell’accusato.
Leggersi il verbale (http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/bollet/200812/1218/html/17/frame.htm) per credere.
Due perle fra le tante ( e voglio mettere quelle di deputati nominati anche con il mio voto, sigh!):
“Lorenzo RIA (PD) annuncia che il suo gruppo voterà contro l’autorizzazione agli arresti del deputato Margiotta ma auspica che l’odierno dibattito sia mondato da considerazioni ulteriori che porterebbero fuori strada.”(…)
“Castagnetti (PD). Ricordato infine che nella prassi della Giunta per le autorizzazioni la concessione dell’autorizzazione all’arresto viene proposta generalmente di fronte a gravi reati di sangue o comunque in presenza di riscontri assai solidi, afferma che tali requisiti non sembrano sussistere e per questa ragione crede che la richiesta dell’autorità giudiziaria vada respinta. Ciò non in ragione di un privilegio di casta ma per la dirimente considerazione che su basi simili a quelle oggi prospettate dall’autorità giudiziaria nei confronti del deputato Margiotta nessun cittadino dovrebbe essere privato della libertà personale.”
Bene, mondiamo il dibattito e becchiamoci la dirimente considerazione. Vergognatevi!

Buone notizie dall’Italia e dal mondo

Buone notizie dall’Italia e dal mondo. Ce n’è bisogno. Accontentiamoci: i giudici hanno condannato il Cavaliere del Lavoro Callisto Tanzi a 10 anni di reclusione per il crac Parmalat.
Un pasticcere di Greenwich (New Jersey) si è rifiutato di decorare una torta con una svastica per i 3 anni di Adolf Hitler Campbell, figlio di Heath e Deborah Campbell, negazzionisti aderenti alla Aryan nation. E bravo pasticcere!

Sacconi e dintorni

Ogni giorno si leggono analisi sulla crisi della sinistra, sul PD, su come innovare (non si sa bene cosa e come), su come mettere in pratica il mitico “riformismo” et similia. Da Panebianco in su filosofi, tronisti, nani, ballerine e fanciulle di piccola virtù ci comunicano le loro considerazioni su questo grande tema che tutti ci avvolge e coinvolge (più o meno). Perchè allora non spostiamo il focus (per dirlo con un termine trendy) della riflessione su un altro argomento poco frequentato: come mai i “socialisti” degli anni ottanta, dei meravigliosi anni craxiani, degli anni dell'”innovazione” e del grande saccheggio dello Stato, sono finiti a governare oggi con fascisti e leghisti? Come mai uomini (espressione forte) di “sinistra” come Sacconi, Brunetta e Tremonti, già consigliori del grande contumace di Hammamet, sono finiti nel governo del grande “Moka da 12 o Ettore di tutte le Troie” per dirla con la Litizzetto? Non sarà perchè già allora il Psi, defunto e mai rimpianto, era un partito di destra e basta? A volte le soluzioni banali sono le più vere. Poi ci si arrovella in sofisticate masturbazioni politiche ma la realtà è lì davanti agli occhi di tutti, basta vederla o ricordarsi di quegli anni. Oddio, dicendo queste cose, lo so, mi espongo alla accusa più infamante: non sono un riformista o, peggio, sono un giustizialista. Tragico. Ma me ne farò un ragione. Intanto una cosa mi è chiara: un ennesimo VERGOGNATI!!!!!! a Sacconi e compagnia danzante che ancora una volta, prono alla chiamata del Vaticano, violentano il dolore della famiglia Eluano. Socialisti? Gente di destra e basta, brrrrrr, che tristezza!

p.s. Ricordo che chi scrive è un cattolico, battezzato, praticante ma che, francamente, ne ha i cabasisi pieni di questa ridicola e arrogante gerarchia appartenente ad uno stato estero (e forse extraterrestre) che vuole intromettersi negli affari di uno stato (che dovrebbe essere) sovrano.

Del Turco chi?

<...l'ex governatore del centrosinistra Ottaviano Del Turco, arrestato per tangenti e attualmente ai domiciliari, ormai in rotta con il Pd e Di Pietro, si gusta "la vendetta": "Che gioia, sono felice per il voto".>
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/politica/elezioni-abruzzo/chiodi-maggioranza/chiodi-maggioranza.html

Ma perchè Del Turco non ha continuato a fare il cantante nelle balere socialiste, non era male la sua hit “Luglio”. La ricordiamo ancora:

“Luglio, col bene che ti voglio vedrai non finirà.
Luglio m’ha fatto una promessa l’amore porterà.”

Perchè non ha continuato a fare il cantante?
Si risparmiava magari anche gli arresti e le fesserie che sta sparando da qualche tempo. Si vergogni!!

Il compagno Gianfranco

Fini: “Leggi razziali, un’infamia e la Chiesa non si oppose”

Nuova condanna del Presidente della Camera a 70 anni dai provvedimenti. “Fare i conti con questa vergognosa pagina alla quale l’Italia e il Vaticano si adeguarono”. Levata di scudi nel mondo politico cattolico: “Sulla Chiesa Fini sbaglia”. Un richiamo apprezzato invece da Veltroni, Bondi e dalla comunità ebraica.
ROMA – Il fascismo rivelò la sua anima razzista prima delle leggi razziali, ma la Chiesa non fece abbastanza per opporsi a “quell’infamia”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a condannare duramente le leggi razziali, ma questa volta – a Montecitorio, in apertura del convegno “1938-2008: settant’anni dalle leggi antiebraiche e razziste, per non dimenticare” – sottolinea anche la passività della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica.
Ridirei ciò che ho detto. Di fronte alle vivaci prese di posizione non solo dal mondo cattolico contro le sue parole Fini è tornato sul tema ribadendo il concetto. “Ho espresso un convincimento, direi quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche. Io mi riferivo al 1938 e non al 1942. Leggere dichiarazioni polemiche fa parte del quotidiano di un politico, ma io riscriverei il concetto che ho detto perché mi sono documentato e ho fatto riferimento ad un documento del Vaticano del 2000 sulla Chiesa e gli errori del passato”.
“Vergogna”. Fini usa parole dure, come “infamia”, “odiosità” e “vergogna” per riferirsi ai provvedimenti varati da Mussolini: “La loro odiosa iniquità si rivelò in particolare contro gli ebrei che avevano aderito al fascismo. Ma l’ideologia fascista da sola non spiega l’infamia – sottolinea il presidente della Camera – c’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica”. Oggi Fini e il presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna hanno scoperto una targa nella sala della Regina a Montecitorio per ricordare il settantesimo anniversario.
Il significato. Fare i conti con “l’infamia storica” delle leggi razziali per Fini significa “avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell’anima italiana, sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile, in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e solidarietà”.
Le cause. Tra le cause delle leggi razziali, ricorda il presidente della Camera, “c’è l’anima razzista che il fascismo rivelò nel 1938, ma già presente nell’esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime e la politica coloniale”. E alla base della “mancata reazione della popolazione”, continua, ci furono altri elementi, come “la propensione al conformismo” o la “possibile condivisione della popolazione, negata ma presente, dei pregiudizi e delle teorie antiebraiche, una vocazione all’indifferenza più o meno diffusa”. Dunque, “denunciare l’inequivocabile responsabilità politica e ideologica del fascismo non deve portare a riproporre lo stereotipo autoassolutorio e consolatorio degli ‘italiani brava gente'”.
Le reazioni del mondo politico cattolico. Dopo la netta presa di posizione di Fini, una levata di scudi bipartisan nel mondo politico cattolico. Il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi (Pdl), ha detto: “La Chiesa ha sempre con forza contrastato le leggi razziali, cercando di aiutare gli ebrei perseguitati anche a rischio della vita di numerosi sacerdoti, suore e laici. Questi sono i fatti, lo testimoniano le pagine dalla storia”. Gli ha fatto eco Enrico Farinone (Pd): “Sul fatto che leggi razziali fossero un’infamia siamo d’accordo. Sul fatto che nemmeno la Chiesa sia opposta no. Generalizzare non serve”. Secondo Renato Farina (Pdl): “Che la Chiesa non si sia opposta alle leggi razziali è una leggenda nera, e dispiace che il presidente Fini si adegui a questa versione della storia politically correct”.
Anche Veltroni d’accordo con Fini. D’accordo con le parole di Fini sulla chiesa poco esposta contro le leggi razziali si dichiara Walter Veltroni: “Sono una verità storica, una verità palmare” su cui sono incomprensibili le polemiche. A sostegno di Fini interviene anche il segretario del Pri, Francesco Nucara: “Parole coraggiose, veritiere. Del resto, c’è poco da discutere, visto che Giovanni Paolo II si scusò con il popolo ebraico per le leggi razziali e altro ancora. Vogliamo sperare di non essere noi gli unici a ricordarsi di Wojtyla”. Il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi è convinto che l’applicazione delle leggi razziali del 1938 “fu permessa da un generale ottundimento degli italiani che in buona parte, per quieto vivere, non si esposero troppo a favore degli ebrei”.
“La chiesa non prese una posizione sul massacro degli ebrei”. “Un richiamo che apprezzo perché ricorda che il mancato pronunciamento ufficiale della Chiesa di allora contro la Shoah favorì il persecutore nazista” è il commento dell’ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto alle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini. “A tutt’oggi siamo nelle condizioni di dover dire che, a parte l’ipotetica enciclica di Pio XI, la chiesa cattolica non prese una posizione ufficiale sul massacro degli ebrei. E il silenzio – continua Luzzatto – rafforzò indubbiamente la possibilità del regime nazista di non doversi guardare le spalle. Quando deportarono gli ebrei romani è impossibile che in Vaticano non si sapesse”.


(16 dicembre 2008)

 

I testi delle Leggi razziali:
http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=2037&idCat=75

Parole. Io. Noi

…In tal modo si è creata una koinè comune alla destra e si sono imposti nel dibattito politico-culturale temi quali: l’esaltazione dell’individualismo sregolato, la mitizzazione dello Stato minimo, il disprezzo del pubblico, il neonazionalismo soft, l’ostilità agli immigrati rasentando la xenofobia, l’adozione, spesso impropria, dei riferimenti religiosi uniti a un via libera a ogni intromissione della Chiesa, la riduzione dei diritti civili a optional, la glorificazione acritica dell’Occidente e del Grande Fratello d’oltre Oceano, l’euroscetticismo, l’insofferenza per i checks and balances costituzionali a fronte dell’idolatria populistica del volere del popolo (salvo quando si schiera per quasi i 2/3 contro le proposte dei geni di Lorenzago nel referendum, presto dimenticato, di due anni fa). Tutto questo non si è costruito in un giorno: è il risultato di un impegno “metapolitico” di anni. E ora se ne vedono i frutti.

Pietro Ignazi, L’egemonia del cavaliere, L’Espresso (15 maggio 2008).

Da dove ripartire in questa specie di deserto che le ultime elezioni hanno lasciato?
E se ripartissimo dalle parole e, prima ancora, dai valori? E se cercassimo, per una volta, di fare il punto, di riflettere, anziché cercare la nuova, ennesima, incerta, scialuppa di salvataggio? In questi anni il centro-sinistra è stato tutto (ecologista, blairiano, clintoniano, veltroniano, prodiano, dalemiano e chissà cos’altro ancora) e in questa disperata rincorsa alla fine si è ritrovato, come lo Zelig di alleniana memoria, un essere vuoto e senza identità, pronto stavolta ad accettare la pietà del vincitore e a plaudire ad una inedita civiltà di rapporti, come se la mortadella, i cappi e i rutti fossero venuti dai banchi del governo e non da quelli, scomposti e decomposti, della ex-opposizione.
E poi ha ancora senso parlare di un “noi”? In questi anni le leggi elettorali prima hanno riportato la figura del Podestà nei nostri Municipi, un Podestà da scegliere a scatola chiusa ogni cinque anni con un atto di fede più che di scelta politica e di partecipazione democratica, una legge che ha soltanto preparato la nomina dei nostri eletti a limitata rappresentanza, limitata visto che, appena possibile, lo strumento delle primarie viene aggirato fra il tripudio di apparati e oligarchie.
Noi, che in questi anni siamo stati tante volte redarguiti di immaturità ed inesperienza, come se per perdere le elezioni, come è accaduto, fosse necessaria la maturità e l’esperienza dei nostri esausti apparati dirigenti.
Allora ripartire dai principi, dai valori e dalle parole. Emergenza. L’emergenza come norma. Ma davvero pensiamo che in un paese dove la camorra ha ucciso 230 persone negli ultimi due anni e 3000 (tremila) nell’ultimo ventennio i Rom siano l’emergenza? Tanto da richiedere un Commissario straordinario? Parole. Attenzione. Con gli ebrei si iniziò così. Nell’indifferenza generale. E con gli ebrei ad Auschwitz c’erano proprio i Rom, inghiottiti dagli stessi forni e dall’amnesia generale.
Perché i Rom non sono persone, portatori di diritti e doveri. Sono un problema. Da commissariare, da rinchiudere, da cancellare. Già visto, purtroppo. Ma la “gente” vuole così. E noi senza altre idee o parole accettiamo il lessico. La sicurezza, parola magica. Sicurezza. Una sicurezza che ci verrà proprio da chi parla da anni di fucili, pallottole, bande armate pronte al sacrificio? Ma chi ci difende da questa “sicurezza”? Parole.
Parole come accoglienza, multiculturalismo, sparse a piene mani in città sempre più brutte, amministrate da invisibili, sempre più lasciate all’illegalità, minuscola o maiuscola, come se il fare i propri comodi fosse di sinistra piuttosto che di destra. Una illegalità minuscola che scandalizza per primi proprio i nuovi arrivati, illusi di arrivare in un paese civile e costretti a confrontarsi con i soliti italiani furbastri, dediti al piccolo imbroglio, all’infrazione quotidiana. Perché non adeguarsi, allora? Legalità, la parola, ma legalità per tutti, perché non ci siano furbi di serie A e furbi di serie B.
Egemonia culturale si chiamava una volta. La koinè che Ignazi ricordava, la koinè trionfante di una destra che con i suoi “mezzi di distrazione di massa” ha costruito, giorno dopo giorno, uniformando i gusti, il tempo libero, la scala (o forse meglio la scaletta) dei (dis)valori. Parole. Scompare il noi, trionfa l’io. E con l’io la paura. La chiusura. Il vecchio vizio italico del particolare. Il vizio di un paese incattivito, insicuro di sè, che non riesce ad immaginare un futuro.
Un lessico che ha conquistato tutti. Delitti partigiani. L’inutile 25 aprile. Il vecchio antifascismo da gettare via, per essere finalmente cosa? Moderni? Adeguati ai tempi. Come “loro”. Sempre più numerosi e vincenti (per ora).
E allora anch’io accetto, per un momento, il lessico vincente e dico “io”. Io non ci sto, perché io non sono come loro, forse non migliore, peggiore probabilmente. Ma non come “loro”. Mai. E come me tanti, silenziosi, dispersi. Tanti “io” che fanno, di nuovo, un “noi”.
Noi che crediamo nella dignità e unicità della persona, di ogni persona. Noi che crediamo nel valore della cultura, del lavoro, massacrato proprio dai “nostri” prima che da “loro”.
Noi che conosciamo la precarietà che devasta, che non ti consente nessun futuro. Noi che le leggi le rispettiamo tutte, per convinzione e non per dovere. Noi che ancora crediamo che si possa essere felici solo se lo saranno anche gli altri. Noi che dobbiamo insegnare ai nostri figli a cercare un futuro lontano da questo paese perché non ci hanno mai dato la possibilità di far qualcosa perché le cose andassero in un altro modo. Noi che abbiamo imparato che si può anche scegliere la strada più difficile perché qualcun altro lo ha già fatto prima di noi in tempi molto più difficili.
Noi, “noi” ci siamo ancora, invisibili e silenziosi, stanchi ma testardi e un po’ bastardi. Noi, tante persone uniche e irripetibili. “Noi”. Mai come “loro”.

Bossi e Garibaldi

Bossi è l’erede di Giuseppe Garibaldi. Il suo vero sogno è uno stato nazionale, centralista, magari un po’ fascista. Quando racconta la storia dei Comuni pensa in realtà a Giulio Cesare e alle glorie dell’Impero Romano. Va a Pontida negli incontri pubblici, ma in privato visita i Fori Imperiali e si reca in gita a Predappio.
La Lega è un partito federale, ma solo in periodo elettorale. Passata la festa, gabbato il valligiano bergamasco. Bossi è più furbo di Andreotti, più calcolatore di Gelli, più panzanaro dello psiconano. Un grande Padre della Patria. Si merita una statua equestre in piazza Venezia. Ha fatto più la Lega per l’affermazione di Roma Caput Mundi e dell’unità nazionale che ogni altro partito apparso in Italia, a parte il fascismo. Il Duce diceva cosa voleva fare e spesso non ci riusciva, il Senatùr dice il contrario di quello che farà e ci riesce sempre. Una mente superiore.
Da quando la Lega è al Governo, in meno di un anno, ha ottenuto risultati strepitosi per il federcentralismo:
– ha eliminato l’Ici, unica vera tassa federale, per i Comuni
– ha privatizzato l’acqua, che passa in gestione dai Comuni alle concessionarie e alle multinazionali
– ha tolto alle Regioni il potere di decidere in materia di politica ambientale
– ha permesso la creazione di una nuova base militare statunitense a Vicenza (“Padroni a casa nostra”) con la proibizione di un referendum indetto dal Comune
– non ha eliminato i Prefetti, ma ha militarizzato le città con l’esercito
– ha tolto alle Università del Nord, ad esempio 40 milioni di euro al Politecnico di Milano, per dare 150 milioni al Comune di Catania e 500 milioni al Comune di Roma, per evitare il fallimento
– ha ignorato la presenza di 90 testate atomiche statunitensi a Ghedi Torre nel Bresciano e a Aviano in Friuli
– ha aumentato i costi della politica
– ha lasciato che 8/9 miliardi di euro di fondi europei OGNI ANNO (soldi interamente versati con le nostre tasse) vadano a Calabria, Campania e Sicilia senza nessun controllo. E chi vuole controllare che non finiscano ai partiti e alla criminalità organizzata, come Luigi De Magistris, viene trasferito.
Le camicie rosse di Garibaldi hanno fatto l’Italia, le camicie verdi di Bossi l’hanno strafatta.
Se dopo alcuni mesi di governo della Lega lo Stato centralista e romano si è rafforzato in questo modo, cosa ci riserva il futuro? La tassa federale per il Nord e gli sgravi fiscali per la mafia?
E’ il federalismo che traccia il solco, ma è la poltrona che lo difende!
(http://www.beppegrillo.it/)