Stat rosa pristina nomine

“stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus.” (la rosa fin dall’inizio esiste solo nel nome: noi possediamo soltanto nudi nomi).
Possediamo soltanto nudi nomi, parole. Ma quel “soltanto” non è riduttivo, anzi. Le parole descrivono e contengono il mondo e noi dentro di esso. Prima si cambiano le parole, poi si cambia l’uomo e il mondo. Le parole si corrompono, si deformano, si rovesciano, ma non per un scherzo o per un gioco alla Bartezzaghi, ma per cambiare il mondo, per corromperlo, deformarlo. Basta ripetere, come a scuola, cento volte “gli stranieri ci invadono” e, oplà, il gioco è fatto: dato che gli stranieri ci stanno invadendo, è un dato di fatto (no?), dobbiamo difenderci. E chi meglio dei cialtroni che ci governano possono difenderci dal nulla, essendo essi stessi il nulla?
Ci hanno detto, in questi giorni tristi per il nostro paese, che noi siamo per una “cultura di morte”. Ripetuto cento volte e oplà, il gioco è fatto. “Loro” sono per una “cultura di vita”, come testimonia il CPT di Lampedusa, la proposta di cannonneggiare i barconi in arrivo, i pestaggi a morte di poveri disgraziati, il permesso di denunciare clandestini ammalati. Noi siamo contro la famiglia, loro sono “defensores familiae”, infatti ne hanno 2 o 3, unitamente a stuoli di fanciulle di gamba svelta.
“Il bello è brutto e il brutto è bello”, le streghe di Macbeth hanno fatto carriera e sono ministre, sottosegretarie, opinion leaders. Ma la distruzione di una democrazia inizia dalle parole, roba già vista. Si comincia equiparando “regola” a “impiccio”, “democrazia” a “confusione” e si promuovono nuove parole, giuste e moderne: efficienza, rapidità, governabilità, decisione. 2 volte a giorno prima e dopo i pasti la razione minima e la “cura” funzionerà a dovere.
Le parole sono preziose, sforziamoci sempre di non sprecarle. Esiste il dizionario della lingua italiana: difendiamo lo Zingarelli e magari, dopo aver spento l’inutile video, torniamo a leggere. Chissà, magari aiuta.

Modesta proposta: E se lo abolissimo?

“”…oggi ci sono più laici che chiedono il confronto con noi cattolici che cattolici che chiedono il confronto con i laici” (E.Bianchi)

Di fronte ad una Chiesa sempre più chiusa, impaurita e incapace di riconoscere i segni dei tempi, “gli italiani chiedono testimonianza, non comandi dal pulpito” (M.Politi). Mi permetto una modesta proposta da cattolico adulto ma affaticato: aboliamo il Concordato con lo Stato Italiano! Liberiamo la Chiesa da questo peso, da questo fardello che la appesantisce. Carlo M.Cipolla ci ricordava cosa fosse uno stupido: uno che senza guadagnarci nulla arrecava danno agli altri. Ecco, allora, aboliamo il Concordato che, senza far guadagnare nulla alla Chiesa (magari alla gerarchia o allo Stato estero del Vaticano sì, ma è una cosa che non ci riguarda) arreca danni allo Stato italiano (leggi noi cittadini). Fra due giorni compie 80 anni, una lunga esistenza, e se non lo lasciassimo arrivare ai 90?

Segnalo il volume, in uscita di M.Politi, La Chiesa del no, Mondadori, 2009.

Segnalo anche la puntata di “Uomini e profeti” di sabato 7 febbraio. Ospite in questa puntata Don Pierluigi Di Piazza: ha fondato nel 1981 a Zugliano (in provincia di Udine) un centro di accoglienza per immigrati, il Centro Ernesto Balducci, che è diventato anche punto di riferimento internazionale di approfondimento sui temi della pace e della povertà. Interviene anche lo storico Alberto Melloni.
(file mp3 in http://www.radio.rai.it/radio3/podcast/lista.cfm?id=491)

Ministero della Verità

Ogni coincidenza è puramente CAUSALE:

A sua volta, poi, l’Archivio non era che un ramo del Ministero della Verità, il cui scopo primario non consisteva nel rifabbricare il passato, ma nel fornire ai cittadini dell’Oceania giornali, film, libri di testo, programmi televisivi, opere teatrali, romanzi, insomma nel fornire loro informazione, istruzione e divertimenti di ogni genere: si andava dalla statua allo slogan, dal poema lirico al trattato di biologia, dall’abbecedario al dizionario di neolingua.
Il Ministero non aveva solo il compito di rispondere alle svariate esigenze del Partito, ma doveva anche ripetere l’intero procedimento a un livello inferiore, specificatamente rivolto al proletariato.

Un intera catena di dipartimenti autonomi si occupava di letteratura, musica, teatro e divertimenti in genere per il proletariato. Vi si producevano giornali-spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali composte da una specie di caleidoscopio detto “versificatore”.

Non mancava un’intera sottosezione (Pornosez, in neolingua) impegnata nella produzione di materiale pornografico della specie più infima, che veniva spedito in pacchi sigillati, inaccessibile-eccezion fatta per quelli che ci lavoravano-ai membri del Partito.

(G.Orwell,1984, trad. S.Menferlotti, Oscar Mondadori 1987, pag.46-47)

La laicità (Marco Paolini)

Perché laicità di per sè è un senso etico, credo, è una regola non scritta che ti tiene insieme, è un codice,
che viene prima del genuflettersi verso l’oriente o del farsi il segno della croce.
Se tu avessi quello, non importa se tu genufletti verso oriente o se ti fai il segno della croce.
Ma se tu hai solo il segno della croce o solo il genufletterti e lì il problema.
La laicità non è soltanto sapere che risposte dare ai casi di coscienza,
è identità,
è qualcosa che si è sedimentato nel tempo e se ne parliamo è perché non riusciamo a definirla, a trovarla.
L’angelo, il diavolo, ti tirano come vuoi.
Chi è che non crede più agli angeli custodi? Tutti, è comodo credere agli angeli custodi.
Sono epifenomeni della religione non molto diversi dalle veline, gli angeli custodi.
E’ tutto prèt a porter.

(http://tv.repubblica.it/dossier/eluana/no-alla-religione-pret-a-porter/29179?video)

“Sentinella, quanto resta della notte?”

Commemorando Giuseppe Lazzati il 18 maggio 1994, Giuseppe Dossetti rivolse la propria riflessione-religiosa ma anche politica, riannodando fili fili mai del tutto recisi-su una contemporaneità percorsa, come scrisse all’allora sindaco di Bologna Vitali, da propositi di “una modificazione frettolosa e inconsulta del patto fondamentale del nostro popolo, nei suoi presupposti supremi in nessun modo modificabili”.
In quella commemorazione don Dossetti richiamò un brano di Isaia (cap.21, 11-12):

Mi gridano da Seir
Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?
La sentinella risponde:
Viene il mattino, e poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!

In giornate come oggi viene spontaneo chiedersi: Sentinella, quanto resta della notte? Di questa notte della Repubblica e del nostro paese dove, come nella notte di Macbeth “il bello è brutto, il brutto è bello”. Quanto durerà ancora questa notte delle coscienze, dell’etica, questa notte iniziata, non a caso, proprio in quel 1994 quando il monaco parlò, ma preparata negli anni da tanti tramonti di idee, speranze, principi. E dall’arrivo del Signore dei Barbari. E noi dentro a questa notte dove l’arbitrio è la regola, l’infrangere le regole un vanto, nel silenzio e nell’indifferenza complessiva.
Sentinella, quanto resta della notte? Quando anche il rispetto per la vita (e la morte) umana è svanito e si usa il dolore come clava per imporre una regola irregolare. Quanto resta della notte per i tanti (perchè siamo tanti) che non trovano una rappresentanza per riuscire a salvare uno Stato che sia tale, libero da ingerenze, laico, dove i cittadini siano tutti sub-lege, uguali nei loro diritti e doveri?
Sentinella, quanto resta della notte? Quanto ancora dovremo resistere, giorno dopo giorno, su una strada che ogni giorno diviene sempre più ingombra di carcasse, di carogne, di relitti, come dopo una ritirata, una Caporetto, una disfatta?

Viene il mattino, e poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!

(il testo completo della commemorazione è in: http://www.dignitas.it/pdf/DOSSETTI_sentinella.pdf)

“Noi non denunceremo nessuno”

Diamo a Cesare quel che è di Cesare..con quel che segue. E allora oggi leggo una buona notizia: la CEI, ricordandosi del Vangelo, boccia la nuova legge del sign.Marroni (ministro provvisorio degli Interni) che vorrebbe fare dei medici dei delatori:

“Dice monsignor Segalini, vescovo di Palestrina e segretario della commissione Cei per le migrazioni: “Il mio cuore di pastore mi dice di aiutare chi è in difficoltà e non sono obbligato a denunciare nessuno”. Così, continua, “le indicazioni che daremo alle realtà di base sono quelle del rispetto delle leggi ma al di sopra di tutto c’è il rispetto della salute”, “continueremo a mettere al caldo i barboni” ha aggiunto. Quindi, ha spiegato il responsabile Cei per l’immigrazione, bisogna valutare in questo specifico frangente “oltre le strettezze delle leggi le capacità del cristiano”. Compito di un medico, aggiunge, “è quello di assistere chi soffre senza guardare alla religione, al colore della pelle o se è un condannato a morte”.”

Buona notizia. Da dare a al sig.Marroni e agli altri cialtroni di questo governo provvisorio. Si chiama “obiezione di coscienza” o “disobbedienza civile”. Una “obiezione”(nostra) come risposta alla “abiezione” (loro).

Cari Vescovi italiani

CARI VESCOVI ITALIANI
di Giuseppe Caliceti

Cari vescovi italiani, vi prego: rappresentateci! Oltre a difendere gli interessi della scuola privata cattolica, i lavoratori che vi operano al loro interno, difendete anche gli interessi e i lavoratori della scuola pubblica italiana! Questo è un appello. Lo so, può apparire un po’ paradossale che io, come docente della scuola pubblica italiana, mi rivolga proprio a voi. Eppure, se ve lo chiedo c’è più di un motivo.

Primo tra tutti: il modo in cui vi siete posti contro l’annunciato taglio economico che riguardava le vostre scuole e il modo in cui siete riusciti a far cambiare idea in meno di due ore al governo in carica. Mi rivolgo a voi perché mi sento male e, soprattutto, non mi sento rappresentato. Mi rivolgo a voi perché siete italiani e perché certamente tenete ai bambini e ai ragazzi italiani, anche a quelli che non frequentano le scuole cattoliche ma la scuola pubblica. Mi rivolgo a voi perché ho già provato, invano, a rivolgermi ad altri. Mi rivolgo a voi perché ho visto che la vostra parola, oggi, in Italia, conta di più da quella di tanti altri: sindacati compresi. Come si sente un docente della scuola pubblica in queste settimane? Male. Solo. Non rappresentato. Non solo perché gli effetti disastrosi della Riformaccia Gelmini, con l’arrivo degli applicativi, arriva a compimento impugnando la mannaia di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Ma perché l’opposizione dorme. I sindacati dormono. L’informazione dorme.

L’ottobre dello scorso anno – quando migliaia di genitori e docenti e studenti scioperarono, non minacciarono solo di scioperare – appare lontanissimo. Per esempio, qualche giorno fa Cisl e Uil hanno firmato un rinnovo contrattuale umiliante per i docenti della scuola pubblica; con la scusa che, in tempi di crisi economica, è meglio accontentarsi di ogni cosa proponga il governo. Anche se poi, magari, organizzano incontri con la base e convegni di studi in cui si dichiarano fortemente preoccupati contro la Riforma Gelmini. Cgil Scuola non ha firmato, ma è ugualmente spaesata e non sa bene che fare. Invita i Collegi docenti, nel pieno esercizio della loro autonomia, a pronunciarsi attraverso delibere che chiariscano la inapplicabilità di una circolare che non ha ancora concluso il suo iter procedurale (parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni e Consiglio di Stato). Insomma, invita a prendere tempo. A perdere tempo. A mettere qualche pallido e timido stuzzicadente nel mastodontico ingranaggio pronto a smaltellare la scuola pubblica messo in piedi dalla Gelmini. Non propone blocchi degli scrutini per paura di non avere la maggioranza dei genitori di alunni e studenti dalla propria. Altra flebile proposta targata Cgil: forti della loro autonomia, i docenti sono invitati a promuovere incontri preliminari (?) alle iscrizioni con le famiglie dei bambini interessate alle iscrizioni alla scuola primaria per illustrare il POF definito all’inizio di questo anno scolastico con particolare riguardo alle motivazioni pedagogiche che ispirano l’utilizzo della compresenza, la modularità, la didattica laboratoriale. Nel corso di questi incontri, consiglia sempre Cgil Scuola, i docenti dovrebbero invitare i genitori a sconsigliare i genitori delle classe prime a chiedere espressamente la conferma del POF in vigore, a scegliere il modello orario più lungo possibile, a specificare che si intende scegliere un modello che garantisce compresenza, moduli, laboratori (cioè?), ad esigere che tale richiesta venga registrata e protocollata.

Cari vescovi italiani, vorrei che qualcuno dicesse che il taglio al personale della scuola pubblica previsto nei prossimi tre anni dalla Gelmini è il più grande licenziamento di massa della storia della Repubblica italiana. Lo so, nessun giornale o tv dice questo: ma è la verità. Vorrei che aiutaste noi docenti della scuola pubblica a dire alle famiglie italiane che cosa accadrà dal prossimo anno. Bambini e ragazzi saranno i più colpiti da questa crisi economica. Non è giusto. Non è giusto che su di loro ricadano gli errori degli adulti. Non è giusto che i primi a pagare siano proprio i più deboli, i più indifesi. Mi chiedo perché i partiti d’opposizione o anche solo i sindacati, Cgil soprattutto, non facciano una cosa semplicissima: indicano un referendum che chieda ai docenti della scuola italiana se sono pro o contro la Riforma Gelmini. Un referendum per ogni ordine di scuola. Hanno paura forse di perdere? Non perderete, state sicuri. I docenti italiani apparterranno a diversi sindacati, ma difficilmente ne troverete oggi uno solo, in Italia, che vi dica che con i tagli attuati dalla Gelmini scuola e università miglioreranno. Perché non ce lo chiedete? Perché ci chiedete se siamo d’accordo di siglare o no un rinnovo contrattuale umiliante, ma non ci chiedete questo? Di che avete paura? Come docenti ci atterremo alle nuove norme e alle nuove indicazioni della Gelmini, essendo dipendenti pubblici. Ma vorremmo almeno avere la possibilità di esprimere il nostro dissenso. Dateci uno strumento per esprimerlo. Qualsiasi, ma datecelo. Non vogliamo essere complici di quanto sta accadendo. Ci atterremo a ogni disposizione, come dipendenti pubblici. Ma voi, sindacati, che male ci state difendendo, nonostante noi ogni mese vi abbiamo dato per anni parte del nostro stipendio, non toglieteci almeno la dignità: dateci, ripeto, uno strumento per esprimere il nostro dissenso. Fateci vedere che siete vicino a chi dite di rappresentare. Fate, almeno, ciò che fanno i vescovi italiani. Provateci, almeno. E se non ci riuscite, se non vi viene una sola idea in testa sul da fare, chiedete aiuto anche voi, come il sottoscritto, ai cari vescovi italiani. Per il bene non solo dei docenti della scuola pubblica italiana, ma dei loro alunni, dei loro studenti, dei figli e delle figlie di tante famiglie che frequentano la scuola pubblica, vescovi italiani, aiutate i docenti della scuola, aiutate i loro sindacati.

(questo articolo è stato pubblicato su Il Manifesto di mercoledì 4 febbraio e su Reggio 24 Ore)

Buone notizie da Famiglia Cristiana

DI FRONTE ALL’ATTUALE CRISI ETICA, SOCIALE ED ECONOMICA DEL MONDO

LA CHIESA HA MOLTO DA DIRE
SULLA SCIA DEL CONCILIO

Secondo don Floriano, le camere a gas sarebbero state usate solo per “disinfettare”.

«Occorre vigilare perché non vengano usate formule che ci riportino indietro rispetto al concilio Vaticano II». Con un articolo apparso il 2 febbraio del 2008 su La civiltà cattolica, il cardinale Carlo Maria Martini elencava “alcune cose da evitare” nel Sinodo dei vescovi convocato per ottobre, e dedicato al tema La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.

Il richiamo del cardinale fu letto come una preoccupazione indirizzata a quanti tendono a relegare il Concilio tra i reperti di un passato ingombrante, da “tradire” più che “tradurre” nella complessa realtà del nostro tempo.

A questi “affossatori” del Concilio, che cercano di arruolare abusivamente nelle loro truppe anche papa Ratzinger, vale la pena ricordare le parole che Benedetto XVI, appena eletto rivolse ai cardinali, il 20 aprile 2005, nella Cappella Sistina: «Nell’accingermi al servizio che è proprio del successore di Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del concilio Vaticano II, sulla scia dei miei predecessori e in fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa».

«Col passare degli anni», proseguiva il Papa, «i documenti conciliari non hanno perso di attualità; i loro insegnamenti si rivelano anzi particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società globalizzata».

Nelle sue parole si avvertiva l’eco del “testamento spirituale” di Giovanni Paolo II: «Stando sulla soglia del terzo millennio in medio Ecclesiae, desidero esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del concilio Vaticano II, al quale insieme con l’intera Chiesa mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all’evento conciliare dal primo all’ultimo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo».

In un mondo percorso dai brividi di una crisi etica, sociale ed economica di proporzioni inquietanti, la Chiesa ha ancora molto da dire e da dare, proprio sulla scia del Concilio. A proposito dell’economia, ad esempio, la Gaudium et spes riafferma la centralità del lavoro, «di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo valore di strumento». Così com’è attualissimoil richiamo che riserva ai politici: «I partiti devono promuovere ciò che è richiesto dal bene comune; mai è lecito anteporre il proprio interesse a tale bene».

E a quanti, per meschini calcoli elettoralistici alimentano e cavalcano le ondate di xenofobia, il Concilio ricorda: «Ogni genere di discriminazione circa i diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della razza, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio».

Il recupero degli scismatici lefebvriani (con un vescovo che nega l’olocausto degli ebrei e preti che contestano l’esistenza delle camere a gas) rischia di appannare l’immagine della Chiesa cattolica e del Vaticano II, così come la mano tesa alla Fraternità di san Pio X avrebbe meritato ben altra regia e comunicazione.

(Famiglia Cristiana, n.5.1/2/2009_ http://www.sanpaolo.org/fc/0906fc/0906fc03.htm)

Lupi e cani pastore

Abbiamo messo i lupi a fare il cane pastore…e ora ci meravigliamo che spariscano le pecore…
Abbiamo lasciato che in questi anni si usassero parole come pallottole, insulti, abbiamo sentito parlare di “bingobongo”, di prendere le impronte dei piedi e poi quelle digitali, di prendere a cannonate le barche dei profughi, di trasformare Lampedusa in un lager. Oggi sentiamo il ministro degli Interni provvisorio tale Marroni dire che bisogna essere “cattivi”, che bisogna “cambiar musica”. E io, lo dico apertamente, sono d’accordo! Bisogna cambiar musica con questi cialtroni che stanno provvisoriamente al governo. Bisogna essere “cattivi”, bisogna sì “cambiare musica”, ma con loro! Con questi guitti da bar che ci hanno portato a questo punto, per cui qualcuno brucia un poveretto solo perchè è indiano, così per divertirsi. Tanto è un “bingobongo”. Bisogna essere chiari, rigorosi o, semplicemente, seri. Bisogna che questa gente, e chi li vota, lo sappiano che non si tacerà più, che non si accetterà il loro lessico osceno. Serietà e decisione.

Almeno ascoltiamo un noto bolscevico come l’on.Pisanu: “L’immigrazione è un fenomeno che orienterà i processi economici e sociali dell’Europa per un secolo; non lo si può affrontare con l’orecchio teso alle voci delle osterie della Bassa padana. Il sonno della ragione genera mostri. Comportamenti aberranti da una parte. Dall’altra, misure rivolte a tranquillizzare l’opinione pubblica e a giustificare slogan elettorali”.
(http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_02/aldo_cazzullo_immigrati_silvio_non_subisca_la_lega_fb52f5d6-f0f1-11dd-b48f-00144f02aabc.shtml)

E invece cosa ci tocca sentire? Lo squittio del PD secondo cui l’on.Marroni “rischia così di incitare all’odio anche nei confronti degli inermi”. Rischia?? Roba che se fossero stati sul Titanic, dopo l’incontro con l’iceberg, avrebbero detto: “Rischiamo di rovinarci lo smoking stasera…”.
Aspettiamo cosa? Altri bruciati vivi per passare la serata? Scontri fra stranieri e residenti delle banlieu romane? Rischiamo di finire a manganellate? O ci dobbiamo appellare al presidente del Consiglio provvisorio (noto difensore dei diritti umani) perchè calmi il ministro Marroni? O invitare a cena Pisanu e Fini?