Povera Chiesa…

A Reggio, in centro, c’è un parroco. Guida sparute manifestazioni per “riconquistare” il Parco pubblico, offre una sala parrocchiale alla Lega per il lancio della campagna elettorale. Ci viene a dire che un ex-sindaca che si ricandida è mandata dalla “Provvidenza” e che bisogna cambiare amministrazione perchè l’assessore non gli ha dato retta. E’ quel parroco che ha detto “no” alla richiesta di ripristinare la targa che ricordava che nella sua canonica il 28 settembre 1943 nacque ufficialmente il CLN di Reggio, perchè era una questione “politica”.

E’ un parroco moderno: ha imparato la regole basilari della società della comunicazione: occuparsi di tutt’altro che il proprio mestiere ma soprattutto alzare la voce, urlare, strillare. Più urli e più diventi intoccabile, più urli e più entri nel circo mediatico e politico. E’ moderno, vuole che il centro sia riaperto alle auto così la gente (evidentemente in gran parte zoppi, invalidi et similia) possa affollare la sua chiesa (anche se dietro all’abside della sua chiesa c’è il parcheggio ACI). A lui, come ad altri parroci del centro, non nasce mai il dubbio che la gente nelle loro chiese non ci vada perchè non vuole ascoltare quello che simili pastori dicono. Per autodifesa non per crisi di fede. Ma loro sono così: parcheggi pieni e chiese vuote. Felici loro…Tanto poi arriva la donna della “provvidenza” a sistemare tutto.

A Reggio, in centro, c’è un parroco. E’ moderno, è bipartizan. Per tanti secoli abbiamo sentito la lagna sulla Chiesa che difende i poveri, ora finalmente abbiamo anche un parroco che difende i ricchi. Se ne sentiva proprio la mancanza (si fa per dire).

Povera Chiesa…ultima modifica: 2009-04-27T09:08:00+02:00da pelikan-55
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2 pensieri su “Povera Chiesa…

  1. Il buon Don Ranza incarna il cattolicesimo REALE, quello che mette in prima linea la tradizione, il luogo comune, la convenzione. E’ il cattolicesimo praticato dalla maggioranza degli italiani e quindi è in sintonia con la ritrovata unità di una maggioranza governativa. Non ha niente a che fare né con lo spirito di innovazione e rottura delle convenzioni di Cristo, né con la fede. E’ un modo di essere società: classista, razzista, ipocrita.
    Il problema è che il socialismo REALE è stato archiviato, Don Ranza e il cattolicesimo REALE sono invece all’ordine del giorno, più vivi che mai.
    Con questo non voglio dire che la chiesa è questa, al limite è anche questa, forse la maggioranza della chiesa è questa. Ma se buttassimo a mare l’acqua sporca con il bambinello dentro sarebbe veramente triste.
    La chiesa è prima di tutto coscienza individuale, quella che Don Ranza cerca di coprire stimolando invece la ferocia individuale, come insegnano i leghisti oggi ed i fascisti un tempo. In questo modo si evita di mettere in rapporto se stessi con l’insegnamento di Cristo, facendo della religione una convenzione per il “buon ordine” sociale.
    Per questo, caro Max, Don Ranza è coerente nel non darti la sagrestia per commemorare la prima riunione del comitato antifascista ospitato da Don Cocconcelli: quello è un uso politico che porta alla cospirazione, il suo è un uso religioso che porta alla conservazione.

  2. Che pena questo don Ranza. Se penso a testimoni come fratel Arturo Paoli, che, tra l’altro, è anche uno dei giusti tra le nazioni… Che c’entra don Ranza con il vangelo?
    Dice Arturo Paoli, a proposito di difendere Cristo… dal cristianesimo: “Anni fa, proprio in questo luogo, padre Ernesto Balducci disse che le tre caravelle di Colombo erano tornate indietro. Era un modo di dire che Cristo è essenzialmente liberatore, e liberatore dei poveri. La teologia della liberazione è un messaggio non solo per i poveri, ma anche per tutti coloro, credenti e non credenti, che fanno parte di questa cultura “cristiana” occidentale che oggi è direttamente responsabile dei mali del mondo. E’ da qui che vengono le guerre, le distruzioni, la fame: dal mondo occidentale cristiano. E’ qui che si fabbricano le armi, è da qui che partono gli aerei che vanno a bombardare. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Dobbiamo sapere che non possiamo affrontare temi come la giustizia, l’uguaglianza, i diritti dei popoli se non cambiamo radicalmente la nostra cultura. Noi abbiamo sempre pensato che il centro del mondo è l’Io, l’essere, il soggetto, e abbiamo proiettato questo concetto in tutte le strutture che abbiamo creato e imposto. Compresa la globalizzazione, apoteosi di un soggetto dominatore e unificante: il mercato. La volontà di sopprimere l’altro, l’incapacità di riconoscere la sua cultura, la sua storia, la sua religione, il suo diritto alla vita, è la conseguenza diretta del culto dell’Io. Per lo stesso motivo la Chiesa è chiesocentrica, lo stato è statocentrico. Il rispetto dell’altro non è un atto di volontà, dev’essere il frutto di una cultura nuova che deve ancora nascere. Fino a che non cambieremo questo paradigma tutti i nostri progetti saranno superficiali. La richiesta di perdono fatta di recente dal Papa è commovente, ma è come dare l’aspirina a una persona che muore di cancro. Finché non cominciamo a vivere in un altro modo, finché non capiremo che la solidarietà con i poveri non è buon cuore, ma un modo di uscire dalla colpa, di rendere giustizia, tutti i nostri discorsi politici non serviranno a niente. Ci manca un’etica, abbiamo perso il sentiero della giustizia, non sappiamo più cosa è giusto e cosa non lo è. L’etica deve essere costruita sui diritti degli oppressi: solo partendo da questa base possiamo pensare a un mondo nuovo. Cristo ha predicato la fraternità a partire dai più deboli. Oggi noi predichiamo le stesse cose da Wall Street, dal nostro comodo benessere; predichiamo principi, idee, senza mai mettere i piedi per terra. Sono secoli che pensando di amare opprimiamo. Oggi dobbiamo difendere Cristo dal Cristianesimo.”

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