Cervelli in fuga

Difficile per ferragosto affrontare argomenti seri: ero incerto fra le opere giovanili di Heidegger, le geometrie non euclidee e qualche accenno alla fenomenologia di Husserl, poi mi è caduto l’occhio su due cosette e mi è scattato il R.B.S. (rigurgito di buon senso).

La prima: avremo una legge che rende obbligatorio lo studio del dialetto, seguirà una norma che ci costringerà a mangiare gnocchi il giovedì o a copulare solo il sabato sera (con apposito Lodo Carfagna che esenta le cariche istituzionali e liberalizza il rapporto sessuale-solo per loro-24 ore al giorno, 7 giorni la settimana).

Studiare il dialetto già mi sembra estroso in un paese dove l’inglese è così poco diffuso, basta ascoltare i nostri studenti all’estero farfugliare “Ai uont a gièlat of ciocoleit”, ma poi quale dialetto, di cosa stiamo parlando? Uno di Busana non capisce uno di Luzzara, solo a Reggio si possono individuare almeno 3/4 ceppi di dialetto. E poi avrete mai provato a scrivere in dialetto? Io l’ho fatto e vi garantisco di aver avuto bisogno di dotte consulenze su come usare vari accenti, dieresi et similia. Lo stesso “lumbard” come la Padania è una invenzione ridicola e penosa, provate a far parlare in dialetto uno di Bergamo con uno di Mantova e vedrete che dialogo ioneschiano ne salta fuori.

Balle, le solite balle, cervelli in fuga, prese per i fondelli. La lega mostra i muscoli per far dimenticare quello che succede, per far vedere di essere dura e pura, distruggendo, prima che il senso del ridicolo, il senso di appartenenza a una nazione. Perchè si può distruggere non solo prospettando secessioni o spaccature ridicole, ma anche facendo vergognare i cittadini di appartenere ad uno Stato che lascia ancora in libertà figuri simili, anzichè internarli al primo Diagnosi e cura disponibile.

Ma anche su queste ultime sparate sarebbe sbagliato riderci su, dobbiamo rialzare la nostra sensibilità. La lega individua i problemi ma da risposte sbagliate, violente e stupide. Noi abbiamo soluzioni serie ai problemi? L’opposizione ne ha o sta discutendo sulle “soggettività” bertinottiane? Su questo avrei qualche dubbio.

La seconda “cosetta”:  Il 20 apre Festa Reggio, ho scorso il programma (anch’io ci sarò alcune volte a presentare libri o video), alla fine mi è caduto l’occhio sul tema della festa. In questa Italia devastata, senza lavoro, in crisi etica e morale, sbeffeggiata in tutto il mondo, mi aspettavo un tema bello tosto, massiccio, un’idea, un progetto.

Il tema della festa è: “La felicità”. Sì, avete capito bene, la felicità! Perchè non l’amore? L’estasi? L’infinito? L’ipoteposi? L’ultra e l’intra? L’ex e il post? No. La felicità!

E’ meglio essere felici che infelici. Capperi! Tutti abbiamo diritto alla nostra felicità…ed altre banalità che i pensierini dei Baci Perugina sembrano massime di Pascal. E io che volevo parlare di Heidegger! A Reggio nel PD si annidano menti capaci di partorire idee così sublimi: nell’Italia del 2009, in questa melma, di cosa parliamo? Della felicità! “La felicità, con un panino, un bicchiere di vino, la felicità! Felicità è un cuscino di piume, l’acqua del fiume che passa e che va…”. Da Gramsci ad Albano Carrisi il passo è stato lungo, ma ce l’abbiamo fatta! Era facile, bastava mandare il cervello in vacanza e sparare la prima pirlata che ti passava per la mente.  Era facile, bastava pensarci…(si fa per dire)

Cervelli in fugaultima modifica: 2009-08-16T18:23:00+02:00da pelikan-55
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2 pensieri su “Cervelli in fuga

  1. La felicità… di primo acchito fa davvero sorridere che si scelga un tema apparentemente così frivolo da parte dei “Pensatori di Sinistra”, da parte di quelli che sono (o si sono) spesso considerati depositari della Cultura con la C maiuscola, che reputano l’opera proustiana una lettura d’evasione da portarsi sotto l’ombrellone…
    Ma se ci pensiamo un attimo, se consideriamo la felicità come obiettivo verso il quale concentrare le proprie energie orientando a tal fine le nostre scelte e i nostri comportamenti, forse non è così banale indagare su cosa si crede possa renderci felici.
    Magari si scopre che per molti la felicità è una condizione sottesa al raggiungimento di un certo tenore di vita, che in tanti pensano che per essere felici si debba essere necessariamente ricchi, potenti, famosi (o famigerati), capaci di ottenere facilmente i favori di belle ragazze…
    Allora, forse, si potrebbe arrivare a comprendere certe scelte, anche politiche, orientate verso l’incarnazione dei “valori” che garantiscono la felicità. Allora, forse, si potrebbe finalmente arrivare a capire…
    Perché, in fondo, chi non vorrebbe essere felice?

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