Atti di sovversione

Non mi capita spesso, per fortuna, ma talvolta finisco in quei iper-luoghi che sono i centri commerciali. Sono stato, lo confesso, ai “Petali” qualche settimana fa. Pochissima gente (estate o la crisi?), negozi sberluccicanti, commesse dall’età indefinita fra i 16 e i 61 anni, tutte uguali (forse alla sera una torna a casa dell’altra, ma nessuno dei congiunti se ne accorge…). In un megastore di elettronica un tizio stava trattando l’acquisto di un video da 50 pollici al plasma, roba che dovessi pagarlo io altro che il plasma dovrei dare, non basterebbe la milza e un paio di femori! Lo guardavo e lo ascoltavo (confesso, a me piace ascoltare gli sconosciuti, se ne imparano sempre delle nuove) richiedere uno schermo da appendere in “sala”. Ma dove abita il tizio? In un hangar? O in un loft dove si allestiva un cacciatorpediniere? Perchè per vedere un oggettino da 50 pollici le dimensioni sono quelle, mah, non l’ho capito, del resto non potevo avvicinarlo e chiedergli l’indirizzo, ma neanche seguirlo all’uscita, visto che mi sarei subito perso nel parcheggio, incerto fra il settore A5 e quello B6 (comunque affondato).

Sì, i centri commerciali mi piacciono perchè mi rendono consapevole di quante cose io NON abbia bisogno, di quanto io sia un consumatore poco consumatore, o limitatamente consumatore. E qui inizia la sovversione: non comprare, sfogare le proprie frustrazioni in altro modo. Non guardare gli spot dove volano anche gli stracchini o ci raccontano, a ora di cena, del problema di signore incontinenti in ascensore (per fortuna io vivo in centro e non ho il problema, dell’ascensore intendo). Fare altro insomma, non sentirsi sfigati perchè l’auto ha 11 anni o le scarpe sono quelle di 3 anni prima, peraltro ancora quasi nuove. Non comprare.

La mia mamma, magnifica figura italiana di ipercattolica-anticlericale, mi ha insegnato che il termine “consumare” equivale a sprecare. E lì sono rimasto. “Non consumare il pane, non consumare la roba…” quello è stato l’imprinting che scopro oggi essere eversivo, in un paese dove negli ultimi sei anni è calata la vendita di libri (maddai!) ed è esplosa quella di cellulari, dove il PIL è il nostro faro nella notte e arrivano voli charter dall’estero per giocare al superenalotto (a proposito: spero che i 136 fantabilioni di euro se li vinca uno sconosciuto herr Schmidt della Foresta Nera).

Che volete farci, uno inizia fin da piccolo a venir su male e poi da grande…

Atti di sovversioneultima modifica: 2009-08-17T19:47:00+02:00da pelikan-55
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Un pensiero su “Atti di sovversione

  1. Il tesrmine giusto, in dialetto, è “sconsumare”, con quella s che ne accentua il carattere negativo. Non “sconsumare” è il precetto che ci ha cresciuti, plasmati. Ecco perchè, pur potendo, ci limitiamo a comprare soltanto per soddisfare dei bisogni reali. E il messaggio insensato: “CONSUMATE”, non attacca! Non finirò mai di ringraziare i miei genitori e, soprattutto, le mie nonne e bisnonna, vere “reggitrici”, eccezionali amministratrici delle loro famiglie, per questo e altri insegnamenti. Ho scoperto dopo che la loro saggezza è impagabile e che nessuna università avrebbe potuto insegnarmela.

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