Day after B Day

Dalla “Stampa” di oggi:

L’onda viola: “Berlusconi dimettiti”

I numeri della Questura: 90 mila. Per gli organizzatori «un milione». I politici e i partiti in secondo piano
ROMA
Qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo, qualcosa in prestito e qualcosa di blu: in piazza il viola sostituisce il blu ma per il resto il popolo di Internet, autoconvocatosi su Facebook e sui blog per dire no al Governo e chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi, rispetta la tradizione che chiede alla sposa di combinare in questo modo nel giorno fatidico la sua toilette.

Di vecchio c’è la battaglia dei numeri: gli organizzatori, dopo qualche incertezza, sparano entusiasticamente mezzo milione, un milione, un milione e mezzo di partecipanti, la questura ne ’certificà solo novantamila e anche questa sembra una prudenza ’politicà; piazza San Giovanni infatti è piena mentre il corteo continua a sfilare e c’è gente che già defluisce a manifestazione in corso. Di nuovo c’è appunto il metodo scelto: la piazza virtuale della rete, che nessuno immaginava potesse produrre una mobilitazione di queste dimensioni (replicata in piccolo all’estero, con sit in davanti ad ambasciate e consolati italiani). «I partiti? Gli abbiamo chiesto una mano – racconta Gianfranco Mascia del comitato organizzatore – ma volevano concordare la piattaforma. Stanno ancora alla piattaforma…».

In prestito c’è la scelta di colorare la manifestazione in modo uniforme: l’idea delle “rivoluzioni colorate” ha avuto grande successo in anni recenti in Ucraina e Georgia. A caratterizzare politicamente la manifestazione è una opposizione totale, senza se e senza ma a Silvio Berlusconi. «Chi non salta Berlusconi è», canta e salta, appunto, il ’popolo violà e dal palco gli interventi più applauditi sono quelli che danno del «mafioso» al presidente del Consiglio. Più ancora che alla maggioranza parlamentare, e al premier cui viene chiesto di «farsi processare» in tribunale, questa piazza parla ancora una volta al centrosinistra: l’Idv è in piazza, è presente in forze (quelle non faraoniche disponibili in questa fase) la ex sinistra radicale, si accoda una parte del Pd dopo il no del segretario Pier Luigi Bersani per non perdere del tutto il contatto con un pezzo importante dell’elettorato.

La piazza parla al centrosinistra dicendo di fatto no a chiunque immagini di poter dialogare, su qualunque tema, con un premier di fatto considerato fuorilegge: lo fa quando sale sul palco Salvatore Borsellino impugnando un’agenda rossa come quella sparita del fratello Paolo ucciso in via D’Amelio: «Sono qui perché la mafia deve essere cacciata fuori dallo Stato, fuori dalle istituzioni», dice chiamando in causa anche il presidente del Senato Renato Schifani: «Persone come lui non dovrebbero occupare le istituzioni». Parla al centrosinistra quando l’attore Ulderico Pesce urla dal palco al premier: «Sei tu il mafioso, sei tu dietro le stragi», attirandosi un possibile strascico giudiziario. Applausi. Applauditissimo anche Giorgio Bocca, decano dei giornalisti italiani, che in un messaggio video scalda la piazza spiegando che il progetto di Berlusconi è «antidemocratico» e lo dimostra anche «l’uso terroristico dell’informazione che viene fatto dal Giornale di Feltri».

Non a caso, Bocca prende di mira anche il Pd: «Deve decidere cosa vuole fare – attacca – perchè Berlusconi sta cercando di costruire una democrazia autoritaria». Qualcuno aveva capito subito che l’iniziativa si sarebbe rivelata un successo, e infatti Italia dei Valori e Rifondazione erano state le prime a garantire adesione e collaborazione agli organizzatori. Il Pd, timoroso di rimanere schiacciato su Di Pietro, aveva preferito dire no alla piazza ’violà e convocare una sua mobilitazione in mille piazze italiane per il prossimo fine settimana. Poi ha scelto il profilo intermedio, con alcuni dirigenti a sfilare a titolo individuale fra piazza della Repubblica e San Giovanni: la presidente democratica Rosy Bindi si era cautelata in una intervista, ammonendo il leader dell’Idv a «non usare la piazza contro il Pd». «Nessuna polemica», è la replica di Antonio Di Pietro, e allora anche l’esponente democratica può auspicare un dialogo con i manifestanti: «Non è un popolo di frustrati ma di indignati», dice.

«Il fatto che sia qui io che sono il presidente vuol dire che le divisioni sono superate», dice ancora Bindi, anche se Franco Marini, assente, la pensa diversamente: la manifestazione «è un errore», afferma. «Se andiamo avanti di questo passo, rischiamo di tenerci il Cavaliere anche oltre questa legislatura». E i colleghi democratici in piazza a suo giudizio «sono addirittura troppi». Fra questi, l’ex pupillo Dario Franceschini, oggi capogruppo alla Camera, che però non parla: «Facciamo parlare i ragazzi e le ragazze che sono qui oggi». In perfetta sintonia con i toni del corteo Di Pietro: «Quella di oggi è la prima giornata di resistenza attiva prima della spallata finale a un governo piduista e fascista. Questo governo – accusa – troppo speso assume comportamenti che sembrano mafiosi e non nell’interesse dei cittadini». E se Berlusconi rivendica la cattura dei latitanti mafiosi, Di Pietro gli rinfaccia di voler «bloccare la magistratura» e di tagliare i fondi alle forze dell’ordine. Gli arresti, dice, si fanno «nonostante Berlusconi e non grazie a Berlusconi».

(…) testo completo in:http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200912articoli/50078girata.asp#

Day after B Dayultima modifica: 2009-12-06T10:47:00+01:00da pelikan-55
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