L’equivoco dei falsi sinonimi (Moni Ovadia)

La mancata adesione ufficiale del Pd alla straordinaria manifestaszione “viola” dello scorso sabato è stata davvero una grande occasione mancata. Profondi sono stati il disagio e la delusione della maggioranza degli elettori dello stesso Pd. Ma oltre alla delusione si percepisce nell’elettorato del centro-sinistra una crescente incredulità di fronte alle titubanze, ai comportamenti ondivaghi ed alle inesplicabili prudenze di parte significativa della dirigenza del grande partito riformista. Quale senso può avere la costituzione di un nuovo ed inedito partito riformatore se non quella di essere leader nel cogliere le novità epocali e i nuovi orizzonti del quadro politico? Quale ruolo può esercitare in una società degradata da un governo padronale con vocazioni populiste ed anticostituzionali se non quello di mettersi alla testa di un’opposizione netta e riconoscibile in cui possano trovare cittadinanza gli italiani che credono alla democrazia? Il Pd sembra invece avvitato sugli schemi frusti della politique politicienne del dopo crollo del Comunismo, sembra preda del ricatto di una destra avventurista e cortigiana che li intimidisce con il vecchio trucco dell’anticomunismo senza comunisti, sembra afflitto da una morbosità endemica che gli fa temere la propria ombra ombra che, Dio ci scampi, potrebbe ancora rivelare qualche traccia rossa. È ora di risvegliarsi da questa sorta di maleficio, ora di liberarsi dagli insensati complessi di colpa e dall’equivoco dei falsi sinonimi: lotta non è sinonimo di violenza, ma di passione, decisione non è sinonimo di aggressività, ma di chiarezza, fermezza non è sinonimo di intolleranza ma di responsabilità, coraggio non è sinonimo di mancanza di pragmatismo, ma di visione del futuro e senza futuro non c’è vita, c’è solo una malinconica sopravvivenza da zombie.

http://www.unita.it/news/moni_ovadia/92571/lequivoco_dei_falsi_sinonimi

L’equivoco dei falsi sinonimi (Moni Ovadia)ultima modifica: 2009-12-12T19:18:20+01:00da pelikan-55
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Un pensiero su “L’equivoco dei falsi sinonimi (Moni Ovadia)

  1. Contestualmente alla pubblicazione di questo articolo nasceva ieri un nuovo scenario: il fronte dei partiti contro Berlusconi alle prossime eventuali elezioni politiche anticipate.
    Direi che questa forma concreta anti Berlusconi, l’unica democratica per sostituire un potere se vogliamo conservare la democrazia, si disegna esattamente ad una settimana dalla manifestazione viola che si è caratterizzata più per la polemica con il Pd che per l’attacco a Berlusconi, essendo quest’ultimo scontato.
    Penso che questo che sta avvenendo concretizza la teoria di Bersani che affermava: il più anti Berlusconi è colui che riesce a mandarlo a casa.
    Certamente per ottenere questo fronte occorre recuperare lo spazio della politica costruttiva e ragionata; se il Pd si fosse fatto trascinare in piazza con quel cappello non avrebbe guidato alcun che e sarebbe stato criticato oltre che dai berlusconiani anche da quel centro che occorre strappare a lui: Casini e Fini.
    Questa è politica efficace e non riproduzione di schemi di politique politicienne.
    Invece, MI CONSENTA, il nostro Ovadia quando aderì al Pd di Veltroni aderì ad un partito che aveva tutt’altro programma che quello di mandare a casa Berlusconi nonostante Berlusconi non era meno intelleggibile di adesso e nonostante le profezie di Moretti con il Caimano fossero già da un paio d’anni dominio pubblico. Era il tempo che il Berlusconi aveva perso le elezioni ed i suoi alleati lo avevano abbandonato: Casini sbattendo la porta e Fini dileggiandolo con “le comiche sono all’atto finale”. Il prode Veltroni invece andò a riesumarlo come interlocutore politico e tagliò fuori proprio Fini e Casini perché rappresentavano partiti da estinguere con l’accordo per elezioni bipartitiche fra lui e Berlusconi. Fu il periodo dei salamelecchi fra i due e l’ipotesi di elezioni paritarie che avrebbero portato ad un governo di grandi intese fra i due partiti, che finalmente avrebbero instaurato la pace in questa povera Italia. Bel disegno democratico questo di Veltroni! E nonostante la cocente sconfitta elettorale, per diversi mesi il prode Veltroni si comportò come fosse gradito ospite nella sala dei bottoni, facendosi prendere in giro da vacui discorsi di Berlusconi alle camere con sommo gaudio e trastullo del Presidente Napolitano al quale non sembrava vero di poter fare il grande cerimoniere di una serata di minuetto. Poi quando l’IO ferito del NOI Veltroni trasse le somme diventò la belva Robesperriana che ora ci ammonisce dal mansuetismo del Bersani.
    Così, tanto per ristabilire un po’ di memoria in questi tempi malsani.
    Qualcuno non ricorda? Qualcuno la vede diversamente?

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