Ancora sull’esule…

Torniamo all’esule, pardon al ladro (singolarmente rilevo l’assonanza fra leader e lèder) di Hammamet. Chi ha avuto la forza di vedere 14.30 di L.Annunziata oggi magari qualche pensierino se l’è fatto. Massimo rispetto umano per Stefania Craxi (come figlia), ma sentire le stesse cose (e giustamente Annunziata questo sottolineava) ripetute per craxi allora, oggi per il vecchio satiro incerottato qualcosa vorrà dire. Il complotto dei comunisti, della magistratura, dei giudici, etc…ma soprattutto il diritto ad essere supra legem allora di craxi come oggi del nostro bel tomo.

E sempre si discute rimuovendo i fatti, che sono, a parte le sentenze, un bel pezzo della storia d’Italia degli anni ottanta. Leggete il pezzo di Guido Crainz oggi su Repubblica (Il segno di Craxi sugli anni ottanta) per una salutare rinfrescata di idee. In particolare quando racconta quando il Censis iniziò a segnalare “crescenti fenomeni di <società incivile>”, le sempre più diffuse tendenze della politica <ad usare il pubblico come strumento di interessi privati>” e concludeva: “Una società che si sente non governata…finisce per esprimere al proprio interno una specie di dislocazione selvaggia, particolaristica e furbastra dei poteri e delle decisioni…in cui tutto c’è tranne moralità collettiva, coscienza civile, senso delle istituzioni, rispetto delle regole del gioco statuale”.

Conclude Crainz: “Molta parte della successiva storia d’Italia è inscritta in queste brevi righe, e su di esse sarebbe bene riflettere anche oggi. Sempre pensando all’oggi, non stupisce che si pensi di indicare ai cittadini come esempio, dedicandogli una via o un parco, un leader politico che si è sottratto alla magistratura e alle istituzioni di un Paese che aveva governato. Una via o un parco della città che più di altre vide quell’affermarsi della corruzione pubblica come sistema di cui Bettino Craxi non su solo un marginale e quasi incolpevole comprimario.

Ah, dimenticavo la chicca: volevate che mancasse in un’affare sporco il nostro Aureliano Buendia di Gallipoli? Riferisce la figlia dell’esule: “Un’ora dopo la morte di mio padre, telefonò D’Alema [all’epoca primo ministro], offrendo i funerali di Stato!” Chapeau!

Per rinfrescarsi le idee: http://www.manipulite.it/travaglio_cronistoria.php

http://dailymotion.virgilio.it/video/x39ic5_marco-travaglio-contro-la-leggendar_news

Oggi su Il Giornale:

Una via Craxi? Non scelgono gli ex pm

Sergio Rotondo

(…) Ma Milano no, non può farlo. Milano, la città dove Bettino Craxi è nato e si è formato politicamente, no non deve farlo. E, guarda caso, i più feroci oppositori dell’iniziativa lanciata dalla Moratti nelle ultime ore del 2009 sono tra i protagonisti di Mani pulite: l’ex pm, ora leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e l’ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli.
Sprezzanti e durissime le loro dichiarazioni: «Indecoroso e offensivo dedicare una strada a chi è morto da latitante» ha detto Borrelli. «Facciamola questa piazza Bettino Craxi, ma sotto il nome, come in tutte le targhe, scriviamo politico, corrotto, latitante» ha detto Di Pietro. Ma, tutto sommato, dichiarazioni comprensibili. Dedicare una via o un parco a Bettino Craxi vorrebbe infatti dire archiviare definitivamente Mani pulite, mettere una pietra tombale sulla rivoluzione giudiziaria. Logico che chi di quel ribaltone politico è stato artefice opponga resistenza. Del resto non fu proprio Francesco Saverio Borelli, divenuto nel frattempo Procuratore generale di Milano, a lanciare nel 2002 il famoso «resistere, resistere, resistere» contro le proposte di riforma della giustizia del governo Berlusconi?
Non solo. Una via dedicata a Craxi potrebbe favorire un dibattito serio, storico, non più politico e quindi fazioso, proprio su Mani pulite. Decantandone i meriti, che indubbiamente ci sono stati, ma anche mettendo in risalto, una volta per tutte, le zone d’ombra che, altrettanto indubbiamente, ci furono. I metodi, la «selezione» dei partiti e dei politici da mettere alla gogna, l’uso della stampa per amplificare al massimo ogni mossa del pool alla faccia del segreto istruttorio. No, non si può permettere una revisione storica di quel periodo soprattutto ora che è in atto il tentativo di una seconda rivoluzione politica per via giudiziaria.
Ma una città come Milano non può consentire che le sue scelte siano condizionate da ex magistrati. Perciò mi auguro che la Moratti abbia il coraggio di andare avanti, di portare la sua decisione in giunta e in consiglio. Tocca a lei, agli assessori e ai consiglieri di Palazzo Marino decidere se è il caso di dedicare una via, un parco, una statua a Bettino Craxi. Non ad Antonio Di Pietro, non a Francesco Saverio Borrelli.

Ancora sull’esule…ultima modifica: 2010-01-03T18:37:00+01:00da pelikan-55
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