Che vergogna!

Che vergogna! Questa l’espressione accorata  di un caro amico di Bologna, alla mia richiesta di un mio commento sulle (prossime) dimissioni di Delbono da Sindaco. Perchè, se tutti conoscevano la personalità “complessa” dell’uomo, lo hanno candidato? Non c’era nessun altro? Piacere del rischio? Delirio di onnipotenza? Un sindaco, come qualunque eletto, deve essere al di sopra di ogni sospetto. Sono ingenuo, ma credo che un eletto, sia, già lessicalmente, una persona speciale. Scelta, appunto, eletta, per i suoi meriti. Basta pensarci prima, noi, persone oneste. I birboni non hanno problemi. L’elezione, per loro, è il contrario: è la scappatoia dalle colpe che bene conoscono, proprie e degli altri. Ma noi, no. Noi non siamo come loro.

Ingenuità. Mi direbbe qualcuno, anzi, molti. E’ giusto non creare miti, solo per poi vederli cadere. Però. Però mi chiedo dove sono nati, dove sono cresciuti questi eletti, pronti alla genufessione un giorno e a mentire quello dopo, a regalare bancomat, a portare le amiche in viaggi istituzionali. Che sarà mai, signora mia, bisogna essere moderni! Lei è un pericoloso moralista, già mi sento l’accusa arrivare lesta. No. Non dico neppure “preferirei di no”, stavolta è proprio no.  E basta. Bisogna smettere di chiederci “Ma che male c’è?” e iniziare a chiederci “Ma che bene fa?”.

A pranzo al Quirinale, il presidente Einaudi, in conclusione del pasto, prese una pera e chiese ai commensali: “Qualcuno vuole mangiarne metà con me, per non sprecarla?“. Uomini. Anzi, meglio, galantuomini. Razza in via di estinzione, ma NON ancora defunta.

Basterebbe poco (si fa per dire): moderazione, umiltà, senso dello Stato, senso delle Istituzioni, senso di sè. Basterebbe poco, ma come fare quando la selezione della classe dirigente avviene “Ad peium”? E poi ci stupiamo che anzichè “eletti” abbiamo gente che va “a letto…”.

p.s. minuscola chiosa sul reggiano. Perchè non sono state fatte le primarie per la scelta dei candidati alle Regionali? Perchè non lasciare spazio a chi voglia partecipare? Perchè non innovare davvero? Questi quattro concittadini sono davvero il meglio, sono davvero gli “eletti” del nostro “popolo”?  “Eletti” da chi? “Eletto” non è sinonimo di “nominato”! Chi avrà voglia di andarseli a votare?

Ordine da Berlino: uccidete i bambini

Heissmeyer non tornò più a Neuengamme. Il fallimento dell’esperimento rendeva inutile la sua permanenza nel campo di concentramento.
In quei giorni tra il marzo e l’aprile del 1945 il Terzo Reich era agonizzante. I Sovietici hanno sfondato in Austria, Vienna è caduta. Berlino è circondata. Americani ed Inglesi sono a Brema e Lipsia.
Nel campo di Neuengamme per ordine di Himmler vengono evacuati i prigionieri scandinavi che, a bordo di camion della Croce Rossa, si dirigono verso la Danimarca.
Il comandante del campo Max Pauly non ha però istruzioni chiare riguardo ai bambini: Heissmeyer è sparito e non si sa esattamente cosa fare.
Il 7 aprile 1945 Pauly invia una richiesta scritta al comando dell’RSHA di Berlino: “Cosa si deve fare dei bambini?”.
Le condizioni disastrose della Germania hanno gettato nel caos le comunicazioni. Per giorni non arriva nessuna risposta, poi il 20 aprile 1945 giunge a Neuengamme un messaggio per telescrivente:
“Il Dipartimento Heissmeyer è annullato”. L’aiutante di campo Karl Totzauer consegna il messaggio al comandante Pauly.
Ore 20 – Il campo di Neuengamme è in piena confusione: i camion della Croce Rossa svedese sono ancora nel campo.
Non si possono uccidere i bambini subito. Non davanti a dei testimoni. Infine Pauly da gli ordini a Wilhelm Dreimann.
Dreimann esce dall’ufficio del comandante e si dirige verso la baracca 4a, la baracca dei bambini. Chiama a rapporto i due prigionieri olandesi Deutekom e Holzel e dice loro di svegliare i bambini e prepararli perché si è deciso di portarli a Theresienstadt in aereo dai loro genitori. Frattanto Pauly aveva fatto chiamare il medico SS del campo Alfred Trzebinski, gli disse che il Dipartimento Heissmeyer era stato dissolto e che i bambini andavano uccisi.
Ore 22 – Trzebinski raggiunge la baracca 4a. Di fronte al cancello c’è un camion usato per il servizio postale.
Intorno oltre alle SS ci sono i due medici francesi, i due infermieri olandesi e sei prigionieri russi.
Ore 22.30 – Gli infermieri insieme con la SS Johann Frahm svegliano i bambini.
I due medici francesi Florence e Quenouille aiutano a caricare il camion.
Quenouille dice all’infermiere prigioniero Paul Weissmann: “Non credo ci rivedremo più”.
I bambini sono assonnati e fanno i capricci, non vogliono alzarsi. Gli viene detto che sarebbero stati portati dai loro genitori ed allora si alzano in fretta e cominciano a vestirsi prendono i bagagli, i più piccoli anche i giocattoli.
Sul camion salgono i medici francesi, i due olandesi e i sei russi. Dietro con loro tre SS: Wilhelm Dreimann, Heinrich Wieagen e Adolf Speck. Davanti prendono posto Trzebinski e l’autista Hans Friedrich Petersen.

http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen11.htm

Rinviati a giudizio 36 leghisti. Tra loro Gobbo e Bragantini

di Gigi Furini

Le Camicie verdi erano “un’associazione di carattere militare con scopi politici, poi confluita in un’altra e più complessa struttura denominata Guardia nazionale padana”. Per questo, 36 leghisti, fra cui il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo e l’attuale deputato Matteo Bragantini, saranno processati a Verona il 1 ottobre prossimo. Tutti devono rispondere del reato di costituzione di banda armata e rischiano, in caso di condanna, fino a 12 anni di reclusione.

I fatti contestati risalgono al biennio 1996-1997 e solo adesso si arriva davanti a un tribunale perché, nel frattempo, gli avvocati degli indagati hanno frapposto mille ostacoli. Ci sono state molte sospensioni e ripetute richieste di pareri e pronunciamenti vari alla Camera, al Senato, al Parlamento di Strasburgo e anche alla Corte costituzionale. I magistrati di Verona (l’inchiesta era stata avviata dall’allora procuratore Guido Papalia) hanno dovuto aspettare tutto questo tempo, ma non hanno mutato atteggiamento di fronte a quelle vicende.

Dice, adesso, in aula, il procuratore aggiunto Angela Barbaglio: “Anche gli scout e gli alpini hanno una struttura che può assomigliare a quella militare e perché nessuno si sogna di processarli? Perché hanno finalità del tutto pacifiche. Le Camicie verdi e le Guardie Padane, invece, avevano come finalità lo scioglimento dello Stato”.

Per dare un significato a queste parole, allora, bisogna tornare a quegli anni. Umberto Bossi teneva un comizio al giorno per dare forza e spirito ai “patrioti padani” che avrebbero dovuto opporsi “all’Italia colonizzatrice”. Ricordava ogni minuto la battaglia di Pontida e gli “indomiti padani” che la combatterono.
La risposta della piazza era questo ritornello: “Abbiamo un sogno nel cuore/ bruciare il tricolore”. Non solo. Ancora Bossi, in un comizio a Venezia, a una signora che aveva esposto la bandiera italiana alla finestra di casa, aveva gridato: “Il tricolore lo metta nel cesso”.

Dopo Bossi, ecco Mario Borghezio: “Gli extracomunitari sappiamo dove sono. Andiamo a prenderli noi e li mandiamo a casa loro a calci in culo”. E a chi gli faceva presente che esistevano gli islamici moderati, ribatteva: “Moderati un cazzo, se noi padani siamo tutti uniti, gli facciamo un culo così”.
E non era più morbido l’allora sindaco di Treviso, Gentilini, che invocata la “tolleranza zero contro lo straniero magari rifugiato in una parrocchia, ospite di qualche prete rosso”.

Agli atti dell’inchiesta anche le parole di Corinto Marchini, primo comandante delle Camicie Verdi: “Bossi mi telefonò per chiedermi se eravamo pronti a sparare contro i carabinieri. Gli risposi che era matto, ma quella telefonata, benché intercettata, non la possono usare nelle indagini perché coinvolgeva un parlamentare”.
E proprio i trascorsi parlamentari hanno salvato dal processo nomi di spicco della Lega di allora: Bossi, Borghezio, Enrico Cavaliere, Giacomo Chiappori, Giancarlo Pagliarini, Luigino Vascon, Roberto Maroni e Roberto Calderoli.

Sono usciti di scena nello scorso mese di dicembre dopo una sentenza della Corte costituzionale in merito a un ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. La stessa sorte era toccata a due senatori, Vito Gnutti e Francesco Speroni, così che questi dieci indagati eccellenti si sono visti riconoscere “il non luogo a procedere per mancanza di condizione di procedibilità”. Sul banco degli imputati, allora, ci saranno gli altri 36. Fra loro, oltre a Gobbo e Bragantini, spiccano i nomi dell’ex sindaco di Milano, Marco Formentini e del consigliere comunale di Verona, Enzo Flego.

L’ordinanza del giudice per l’udienza preliminare, Rita Caccamo, è lunghissima. Secondo il gup, gli imputati “hanno partecipato e organizzato un’associazione a carattere militare, articolata in compagnie territoriali, ciascuna con il programma di affermare l’autonomia della Padania. Per il giudice Caccamo, le Camicie Verdi “costituivano un vero e proprio apparato parallelo alle forze armate”.

Immediate le risposte dei vertici leghisti. “Se siamo così pericolosi – dice il sindaco di Treviso, Gobbo – bisognerebbe arrestare i giudici che ci hanno lasciato in libertà tutti questi anni”.
“La giustizia – spiega il ministro Luca Zaia – dovrebbe occuparsi di ben altro che di fatti accaduti in epoche ormai lontanissime. In realtà, al di là del paradosso di una complessa macchina giudiziaria impegnata per decenni in materie nebulose, va registrata ancora una volta la distanza fra quanto accade e quanto si attendono i cittadini”.

Al di là di tutto, il processo comincerà. Difficile dire quanto potrà durare e come potrà finire. In effetti di tempo ne è passato tanto e anche Bossi ha cambiato opinione. Prima voleva gettare nel cesso il tricolore, adesso giura sulla Costituzione la sua fedeltà alla Repubblica.

Da il Fatto Quotidiano del 24 gennaio

Gli esperimenti

Il 9 gennaio 1945 Heissmeyer iniziò gli esperimenti con i bambini. Il professor Quenouille aveva compreso che cosa aveva intenzione di fare e pochi giorni prima aveva cercato di sterilizzare parte delle colture di batteri che sarebbero stati utilizzati per infettare i bambini.
L’inoculazione della tubercolosi fu abbastanza rapida: Heissmeyer asportava parte della pelle dei bambini sotto l’ascella destra e praticava una incisione a croce, inoculava i batteri e applicava un cerotto. Si trattava di aspettare che la malattia cominciasse il suo orribile lavoro.
bambini.jpgIl 19 febbraio 1945 tutti i bambini sono apatici, febbricitanti, presentano ulcere e accusano forti pruriti. Heissmeyer procede con una ulteriore inoculazione della malattia, questa volta ancora più robusta.
Heissmeyer tentava di stimolare una risposta immunitaria. Prima faceva ammalare i bambini e poi somministrava “tubercolina” nella convinzione che si sarebbe verificata una reazione del sistema immunitario. Per verificare la portata della risposta immunitaria Heissmeyer pensò di asportare i linfonodi della regione ascellare: se la teoria era giusta i linfonodi avrebbero dovuto produrre degli anticorpi.
Il 3 marzo 1945 alle 19.00 i bambini vennero condotti in sala operatoria. I bambini vennero fatto spogliare e fatti sdraiare su di un tavolo operatorio su un fianco. Ad operare è un medico cecoslovacco prigioniero, il dottor Bogumil Doclik. Per l’anestesia vennero usate iniezioni di novocaina. Doclik fece delle incisioni di cinque centimetri e asportò la ghiandola linfatica all’altezza della ascella. L’intera operazione dura un quarto d’ora circa, quella sera furono 9 i bambini operati. La sera successiva si completò l’opera.
Le ghiandole linfatiche venivano messe in bottigliette piene di formalina, etichettate con il nome dei bambini e consegnate a Heissmeyer. Dopo una settimana i bambini vennero nuovamente portati in sala operatoria e i tamponi furono rimossi. Dopo un’altra settimana vennero asportate tutte le ghiandole ascellari.
Heissmeyer partì per la clinica di Hohenlychen e consegnò le ghiandole al suo collega Hans Klein per l’esame.
Il 12 marzo 1945 Klein diede il suo responso: nelle ghiandole linfatiche dei bambini non era stato riscontrato alcun anticorpo contro la tubercolosi. L’esperimento di Heissmeyer era fallito: i bambini ora non servivano più.

La cura dei bulli (M.Gramellini)

Sul Lago di Garda abita una ragazza dello Sri Lanka, venuta in Italia per guadagnare i seimila euro che servono a pagare le cure del fratellino malato di tumore. Lavando i pavimenti di giorno, facendo la badante di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte, in un anno la ragazza riesce a mettere da parte la cifra agognata. Si accinge a mandare il vaglia a casa, ma non resiste alla tentazione di telefonare alla mamma per anticiparle la grande notizia. Entra in una cabina (la ragazza non ha il telefonino), tenendo a tracolla la borsa con i seimila euro. Quando quattro ragazzetti gliela strappano, lei lancia un urlo nella cornetta e la madre, dall’altra parte del mondo, vive il suo dramma in diretta.

I carabinieri identificano subito i rapinatori: li conoscono già. Sono adolescenti della zona, molto ricchi e molto annoiati, che cercano di scuotere l’abulia delle proprie esistenze con gesti che procurino scariche violente di adrenalina: per esempio rubare soldi a chi ne ha bisogno per andarli a spendere in cose di cui loro non hanno alcun bisogno. Vengono acciuffati mentre stanno finendo di dilapidare il bottino in un negozio di oggetti griffati. Lo scontro fra bene e male è così lampante che per mettere tutto a tacere, anche la coscienza, i genitori dei bulletti rifondono i seimila euro. «Sono i nostri figli, cosa possiamo fare?», si giustificano. Un’idea l’avrei. Vivere come la ragazza per un anno: lavando i pavimenti di giorno, facendo i badanti di notte, e risparmiando ferocemente su tutto, giorno e notte. Magari funziona.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41

Vi prego!

Vi prego, finiamola!

Proponiamo una legge. Un solo articolo: “Il Presidente del Consiglio in carica è “legibus solutus”. Non può essere sottoposto ad alcun procedimento giudiziario.”

Basta. Sia finita una volta per tutte. Se volete chiamiamola eutanasia della giustizia, ma chiudiamola qui, risparmieremo tempo, denaro e cabasisi. Hanno eletto capo del gregge un lupo. Ora spariscono gli agnelli, tutto regolare.

Viaggio verso l’incubo: da Auschwitz a Neuengamme

I venti bambini rinchiusi nel Block 10 di Auschwitz vennero sottoposti ad esami medici da un altro e forse più famoso assassino: il dottor Josef Mengele.
Una volta stabilita la loro idoneità venne stabilito il loro trasferimento a Neuengamme presso il “dipartimento Heissmeyer”.
Il comandante del campo verso la metà del dicembre 1944 convocò la dottoressa Paulina Trocki, una internata che lavorava presso l’ospedale del campo, e la informò che avrebbe dovuto accompagnare un trasporto speciale di venti bambini diretto a Neuengamme e precisò che si trattava di bambini privi di genitori.
Il 13 dicembre 1944 il treno uscì da Auschwitz, così Paulina Trocki anni dopo ricordò il viaggio:
Il trasporto era scortato da una SS per la quale venne aggiunto un apposito vagone. A bordo c’ero io, tre infermiere e i venti bambini. Erano 10 bambini e 10 bambine tra i 6 e i 12 anni d’età, tutti ebrei ma di diversi Paesi, 2 erano di Parigi.
Durante il viaggio ci fecero indossare i distintivi da ebrei [la stella gialla NDT] affinché la popolazione non fraternizzasse con noi. Per evitare che qualcuno ci avvicinasse durante le soste sparsero la voce che si trattava di un convoglio di malati di tifo.
Nel trasporto c’era un bambino di 12 anni, il figlio del dottor Kohn che ricordo era il direttore dell’ospedale “Rotschild” di Parigi.
Quando arrivammo a Berlino e il ragazzo la vide dal treno disse: «Se conoscessi un qualsiasi indirizzo fuggirei di qui». Durante il viaggio il vitto era buono: c’era cioccolata e latte.
Dopo due giorni, alle 22 arrivammo nel lager di Neuengamme (…) Parlai con uno studente di medicina belga che era internato lì che mi disse che nel lager non c’erano bambini e che temeva li volessero usare per degli esperimenti. Lo studente lavorava nella farmacia del campo. Non vidi più i bambini
“.

Quando la dottoressa Trocki ripartì per Auschwitz i bambini vennero affidati alle cure dei due prigionieri olandesi Anton Holzel e Dirk Deutekom che in breve divennero i “papà” del gruppo di cavie umane. A Neuengamme per collaborare con Heissmeyer erano stati fatti arrivare anche i due medici francesi: Florence e Quenouille.
Per un qualche tempo i bambini vissero un periodo di relativa tranquillità. Il 24 dicembre 1944 Jupp Handler, un prigioniero austriaco si travestì da Babbo Natale e, sfidando i divieti delle SS, distribuì doni ai bambini. Il piccolo Marek James ricevette un paio d’occhiali, era miope e le SS al suo arrivo ad Auschwitz glieli avevano tolti.

http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen9.htm

Elettoralia

Anche a Reggio sono usciti i nomi dei candidati PD alle Regionali. Bene. Primarie? Naah, qualcuno ha deciso e-dopo-si fanno assemblee per comunicare l’avvenuta scelta. Insomma una epifania. Al massimo si potrà accettare o no, tant’è, il quinto nome che già i “beneinformati” sussurrano. Bene. La cosa mi piace. Così si fa.

Più che una scelta politica è una scelta economica: si è deciso di incentivare il turismo. Perchè col piffero che quel weekend di marzo io e tanti altri andiamo a votare. Se li sono scelti? Se li votino.

Il dubbio è magari se scegliere una grigliata in campagna, una gita in una città d’arte o una passeggiata in montagna. Grazie, comunque sarà un bel weekend.

p.s. Quando poi il lunedì sera si accorgeranno di aver perso ovunque, tranne che, e per l’ultima volta, nel ridotto emiliantoscanomarche, ascolteremo i soliti omini dell’apparato dispensare le solite fregnacce. Che problema c’è? Abbiamo il telecomando: basterà un click…

Che uomo! Anzi, che uomini!

L’avevamo sottovalutato, lui brunetta-gridolo, saltellava qua e là, insultava da convegni e comizi, scordandosi della dignità che un Ministro della Repubblica dovrebbe sempre mantenere. Ma lui si sentiva di più e oltre: il vendicatore, il piccolo grande uomo arrivato finalmente a mettere a posto le cose. Un sognatore, come definire uno che pensa di riuscire a far lavorare impiegati statali, parastatali ed affini? Gridolo è un creatore, avesse fatto lo stilista ci avrebbe stupito con accostamenti cromatici, materiali innovativi, look esagerati. Ma, ahinoi, è finito a fare il ministro (si fa per dire) del Regno dei Birboni e così la sua creatività l’ha destinata ad altro: i 18enni sono mammoni e fannulloni? Cacciamoli di casa per legge! Un bel mattino arrivano i carabinieri e obbligano il buon Gigetto ad andarsene a stare per conto suo. Facile, no? Ma, come diceva il Barone Rotschild: chi paga? E poi a tutti viene spontaneo lasciare un domicilio caldo, con la mamma che lavastirafadamangiarecucerammendaagratis per andarsene da soli, o magari con con altri simili a far tutto da soli, pagare 500 euro/mese per 2 stanze e magari trovarsi un lavoro in un cal center…etc..volete mettere? Ma Gridolo è come Woolfe di Pulp Fiction “risolve problemi”, facile. Basta dare aria ai denti e via.

brunetta.jpg.jpegOra ha attinto a nuovi vertici. Sarà il nuovo sindaco di Venezia. Bene. L’unico problema magari è con l’acqua alta, ma basterà sollevarlo di quei 50 cm. e tutto andrà a posto. Ma sarà sindaco e ministro. Che ci vuole? Se un dipendente pubblico fa il doppio lavoro lo si prende e lo si appende per i cabasisi, lui invece per cosa lo appendiamo? Per le orecchie? No, tranquilli. Venezia avrà il suo sindaco Gridolo, lo chiameranno il piccolo Doge. Tanto una città che ha avuto fra i suoi figli illustri demichelis-untolo non può temere più nulla (si fa per dire).

L’orco: Kurt Heissmeyer

Nella Germania nazista vi erano grandi possibilità per un giovane medico ambizioso e Kurt Heissmeyer era non solo giovane ed ambizioso ma aveva ottimi ed importanti contatti.
Era nato a Magdeburgo il 26 dicembre 1905 in una famiglia di medici e lui stesso si era avviato verso questa carriera. Lavorò dapprima a Friburgo e poi nell’ospedale della prestigiosa località sciistica di Davos. Dopo aver prestato servizio come assistente all’Ospedale Vittoria Augusta di Berlino. Venne infine impiegato all’ospedale delle SS di Hohenlychen.
Tuttavia a 38 anni Heissmeyer era ancora una figura secondaria e, soprattutto, non era ancora diventato docente universitario. Il sistema accademico tedesco prevedeva che per insegnare all’Università ogni futuro professore producesse un lavoro scientificamente apprezzabile da presentare ad una commissione d’esame.
heissmeyer2.jpgNel 1943 i campi di concentramento e sterminio erano in piena attività e già molti medici nazisti erano impegnati a condurre ricerche su cavie umane.
Ad Heissmeyer questa possibilità parve una scorciatoia importantissima: compiendo esperimenti direttamente su esseri umani avrebbe accelerato le conclusioni dei suoi studi e conseguito velocemente la tanto desiderata cattedra universitaria.
Per introdursi nel sistema dei campi di concentramento occorrevano però appoggi importanti.
Heissmeyer aveva un cugino in una posizione di spicco: August Heissmeyer generale delle SS e capo della Reichsbund für Kinderreiche (Associazione del Reich per i bambini delle famiglie numerose) una struttura che mirava all’educazione dei bambini tedeschi provenienti da famiglie numerose.
In più Kurt Heissmeyer aveva un’altra carta da giocare: l’amicizia con Oswald Pohl il potente capo dell’amministrazione dei campi di concentramento.

Forte di questi appoggi Heissmeyer richiese a Leonardo Conti l’appoggio per sviluppare studi sulla tubercolosi.
Nel marzo 1944 Heissmeyer spiegò a Conti durante un incontro a Hohenlychen che i suoi studi avrebbero potuto condurre ad un rivoluzionario vaccino contro la tubercolosi polmonare. Conti diede parere favorevole ed Himmler
La decisione di Himmler era motivata dal fatto che a Ravensbruck si stavano già svolgendo studi sulla tubercolosi condotti dall’équipe del professor Gebhardt.
In realtà Heissmeyer non aveva alcuna reale preparazione medica riguardo ai problemi della tubercolosi.
Negli anni ’60 – quando Heissmeyer venne processato – il professor Prokop, perito incaricato di interpretare le caratteristiche del lavoro di Heissmeyer, affermò davanti alla Corte:
“Il tratto caratteristico degli esperimenti condotti da Heissmeyer sta nella straordinaria mancanza di conoscenza scientifica cui si aggiunge una totale ignoranza dei principi dell’immunologia e in particolare della batteriologia. Non possedeva e non possiede alcuna delle caratteristiche richieste ad uno specialista nella cura della tubercolosi (…) non ha utilizzato alcun moderno testo di base di batteriologia e non aveva alcuna familiarità con i metodi di indagine di questa branca di studi”
Heissmeyer si era limitato a leggere i lavori di due medici austriaci, i fratelli Kutschera che, tra il 1929 ed il 1939 avevano pubblicato diversi articoli sulla tubercolosi.
I due avevano sostenuto che era possibile combattere la tubercolosi polmonare attraverso la creazione artificiale di focolai di tubercolosi cutanea. In altri termini sostenevano che inoculando tubercolina si sarebbe potuta innalzare la capacità di reazione immunitaria alla tubercolosi polmonare.
Questa teoria già all’epoca era stata ritenuta priva di qualsiasi fondamento scientifico e sostanzialmente sbagliata. Ciononostante Heissmeyer si mise in mente di dimostrarne la validità: sarebbe stato un ottimo lavoro scientifico per l’ottenimento della cattedra universitaria.
Il 19 marzo 1944 Heissmeyer insieme ad altri due medici delle SS, Enno Lolling e Hans Klein, visitarono il campo di Neuengamme. La Baracca 4a che dovrà ospitare il “dipartimento Heissmeyer” è già pronta: le finestre sono state imbiancate per evitare che dall’esterno si possa capire cosa vi accade e tutt’intorno è stato steso il filo spinato.
Alla fine di aprile 1944 Heissmeyer si insediò a Neuengamme e iniziò in assoluta segretezza i suoi esperimenti su 32 prigionieri di guerra russi cui era stato promesso più cibo. L’inoculazione della tubercolosi risultò in breve fatale per quattro russi che morirono in breve tempo.
Di fatto Heissmeyer non ottenne nessun risultato concreto perché la teoria di base dei fratelli Kutschera non poteva condurre a nessun successo.
Anziché prendere atto del sostanziale fallimento degli esperimenti Heissmeyer decise di proseguirli con maggiore vigore. Servivano però altre cavie e Heissmeyer fece richiesta a Oswald Pohl: occorrevano 20 cavie umane, bambini ebrei, 10 femmine e 10 maschi. In nome della buona amicizia che lo legava al giovane Heissmeyer, Pohl procurò i bambini ordinando che venissero selezionati nel campo di concentramento di Auschwitz.
diede il suo consenso ordinando che gli esperimenti si svolgessero non a Ravensbruck ma a Neuengamme.

http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen8.htm