Parliamo di Tarnow (2)

Tarnow
Prima della seconda guerra mondiale circa 25.000 ebrei vivevano a Tarnow, una città nel sud della Polonia, 45 miglia a est di Cracovia. La loro presenza risaliva alla metà del XV secolo  e rappresentava circa la metà della popolazione della città. Buona parte degli ebrei erano impegnati in attività artigianali nel settore abbigliamento e nella produzione di cappelli. C’erano vari gruppi all’interno della comunità, compresi religiosi Hassidim e laici sionisti.
Subito dopo l’occupazione della città l’8 settembre 1939 iniziò la persecuzione antiebraica. Truppe tedesche bruciarono gran parte delle sinagoghe già il 9 settembre e arrestarono ebrei per lavori forzati. Tarnow fu inclusa nel Governatorato Generale (territorio della Polonia occupata). Molti ebrei di Tarnow fuggirono verso est mentre aumentava il numero degli ebrei in città per i rifugiati da varie parti della Polonia. Ai primi di novembre i tedeschi ordinarono l’istituzione di un Judenrat (Consiglio ebraico) per trasmettere ordini e disposizioni alla comunità ebraica. Fra i compiti del Judenrat era di aggravare la tassazione alla comunità e di fornire manodopera per lavori forzati.
Nel corso del 1941 la vita degli ebrei a Tarnow divenne ancora più precaria. I tedeschi imposero una pesante multa collettiva alla comunità. Rastrellamenti per il lavoro forzato divennero più frequenti come pure omicidi arbitrari e casuali. Le deportazioni iniziarono nel giugno 1942 quando 13.500 ebrei furono  inviati al campo di sterminio di Belzec. Durante la deportazione le SS e la polizia massacrarono centinaia di ebrei nelle strade, nella piazza del mercato, nel cimitero ebraico e nei boschi intorno alla città. (nella foto: umiliazione di ebrei a Tarnow, 1940).


34013.jpg.jpeg Dopo la deportazione di giugno, i tedeschi costrinsero agli ebrei sopravissuti a Tarnow, insieme a migliaia di ebrei delle città limitrofe, nel ghetto, circondato da un’alta palizzata di legno. Le condizioni di vita nel ghetto erano dure: scarsità di cibo, forti carenze sanitarie e lavoro forzato in fabbriche e fattorie per l’economia del Reich. Nel settembre 1942 i tedeschi ordinarono agli ebrei del ghetto di radunarsi nella PiazzaTargowica dove furono sottoposti alla “selezione”, inviando le persone “non necessarie” a Belzec. Furono così deportate circa 8.000 persone. Dopo questa deportazione i trasferimenti furono occasionali, ancora nel novembre 1942 altri 2.500 ebrei finirono a Belzec.
Verso la metà del 1942 alcuni ebrei a Tarnow organizzarono forme di resistenza, molto dei capi erano giovani sionisti del movimento giovanile Ha-Shomer Ha-Tsa’ir. Molti di quelli che avevano raggiunto i partigiani nei boschi caddero negli scontri con le SS, altri resistettero e cercarono scampo verso l’Ungheria ma in  numero molto limitato.
I tedeschi decisero la distruzione del ghetto di Tarnow nel settembre 1943. I rimanenti 10.000 ebrei furono trasferiti: 7.000 ad Auschwitz e 3.000 a Plaszow, vicino a Cracovia.
Alla fine del 1943 Tarnow fu dichiarata “Judenrein” (libera da ebrei). Alla fine della guerra circa 700 ebrei sopravissuti tornarono a Tarnow ma ben presto fuggirono di nuovo per sfuggire il locale antisemitismo.

http://www.ushmm.org/wlc/article.php?lang=en&ModuleId=10005461
(traduzione dell’autore)

Parliamo di Tarnow (2)ultima modifica: 2010-03-10T17:15:00+01:00da pelikan-55
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3 pensieri su “Parliamo di Tarnow (2)

  1. molto, molto interessante il tuo blog, Massimo … credo che lo leggerò con molta attenzione …
    buona serata …

  2. Oltre l’orrore nazista noi ancora oggi constatiamo un secondo ORRORE, questa volta più subdolo, più vigliacco! La città di Tarnow e i suoi cittadini dopo l’estrema violenza nazista non sentirono allora nè oggi il bisogno, il dovere, l’amore di testimoniare, anzi la necessità di urlare il loro dolore per la perdita di metà di loro. La città dopo 65 anni aspetta ancora dei segni grandi come monumenti ai 40.000 martiri, piazze e strade a loro dedicate, case restaurate e mese a disposizione come musei di queste persone massacrate. A tutt’oggi non c’è un solo monumento dedicato ai 40.000 cittadini che non ci sono più. Qualcuno potrà dire che c’è il monumento al “Primo trasporto per Auschwitz”, ma questo ricorda solo i 700 cristiani e 28 ebrei, inoltre un “francobolo” (per quanto piccolo) è stato messo anche in via Zydowska, tutto il resto è deserto, oblio!
    Io nel 2008 ho sentito, sebbene italiano, l’obbligo di porre una targa in pl. Rybny. Non voglio avere alcun merito se non quello di non sentirmi sporco come tutti i tarnowiani che non hanno sentito bisogno alcuno, salvo quello di dedicare una piazza a Katyn (22.000 militari [non erano tutti ufficiali] contro i 5.500.000 cittadini massacrati in Polonia dai nazisti), io credo che i milioni di bambini, donne e civili abbiano la precedenza su pochi e discutibili militari, ricordiamoci che oltre a Katyn l’URSS ha anche organizzato 130.000 militari polacchi(uguali a Katyn) con il gen. Anders e mandati in Italia contro i nazisti e 110.000 altri con il gen. Berlimg a liberare direttamente la Polonia con l’Armja Ludowa, perchè i Katyn non c’erano?
    Grazie. Renato Rossetto 02 05 2010 e-mail gh@etto.it

  3. Agghiacciante! specialmente se si pensa alla conclusione dell’articolo. A guerra finita e nazisti sconfitti e scomparsi, l’antisemitismo spesso aizzato o tollerato dalla chiesa cattolica polacca, si scatena contro i pochi sopravvissuti che tornano a casa loro (!).
    Casa che spesso era stata odiosamente occupata dal compaesano polacco che oggi gli si scagliava contro per rimanerne proprietario. Nella Polonia postbellica, il Pogrom di Kielce non fu un fenomeno isolato e circoscritto come le autorità vollero (e vogliono) far credere. L’unica, piccola cosa per me confortante e che domandando a M. la ragazza polacca di Tarnów che ci aiuta in casa, a cui vogliamo molto bene, figlia di contadini, mi ha detto che con gli ebrei si stava bene sua nonna che lavorava da loro era felice e loro non le facevano mancare niente riempendola di attenzioni e di ogni genere di aiuto. Poi arrivarono i tedeschi…

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