Cronaca preventiva

Mettiamoci avanti con il lavoro. Pubblichiamo in anteprima la cronaca della manifestazione di sabato a Roma.

La città eterna grida il suo amore al Cavaliere di Littorio Feltri

Non è stata una manifestazione, è stato un incontro mistico, un grande atto di amore di almeno 2 milioni di italiani (secondo le stime, per difetto, del min.Bondi) verso chi ha fatto tanto per il paese. Un abbraccio, un amplesso, fra il popolo e l’Eletto. Un lungo grido di amore cha ha attraversato le strade della città eterna, invasa già nella notte da almeno 12 milioni (secondo Gasparri) di cittadini liberi e gioiosi, giunti da tutta Italia, isole comprese, per dire “Sì, Silvio, ancora, ancora…”.
Alle prime luci del’alba si verifica già il primo miracolo. Sono alcune centinaia di migliaia i festanti compatrioti che danno l’assalto al Bar “Da Peppe” in via della Lungara e, meraviglia, come d’incanto, ecco i 3 capuccini e le 2 brioches ordinate diventare migliaia, moltiplicarsi prodigiosamente a sfamare quella moltitudine festante. Ma non è che l‘inizio: in via del Corso, già sede dell’indimenticato S. Bettino Martire, i bancomat iniziano ad eruttare banconote di vario taglio (da 125, 236 e 478 euro) fra il giubilo generale. In via del Babuino è segnalata una attivista del partito di Carate Brianza che dà alla luce 4 gemelli senza essere mai stata incinta! Vengono subito chiamati: Silvio 1, 2,…
Ma la piazza si va riempiendo, ecco entrare la Brigata delle Escort corazzate, nella loro divisa tradizionale (tubino nero e tacco 12), seguite dal Battaglione “Magnaccia” della Puglia, mentre la fanfara intona “Ma che ce frega, ma che ce importa” dal cielo scende una pioggia di pillole azzurre e risuonano le note del nuovo inno nazionale “Io so’ io e voi nun siete un cazzo!” intonato da 24 neolette consigliere regionali nel loro abito tradizionale (tanga azzurro e tacco 14). Sfilano ordinati i battaglioni di commercialisti, PR, prosseneti, nani e ballerine, pontieri dello Stretto e scudieri fiscali  che vanno a porsi sotto il grande palco in puro oro zucchino che il maestro Zeffirelli ha disegnato per l’occasione.
Tra ali di folla festante entrano i Nazisti di Pietralata, i  Moschettieri del Duce di Velletri e la XI MAS di Catania. Ecco nel corteo gli elefanti, le zebre e le iene, guidate dal divino Otelma mentre i 22 milioni (secondo Cicchitto) di fedeli iniziano le sacre abluzioni con acqua di Arcore, distribuita dalla Protezione Civile, con aspersione compiuta dalla Santadechè. Si rinnovano alcuni eventi miracolosi: Ghedini pronuncia una frase di senso compiuto, Previti restituisce un portafoglio trovato in terra e Ignazio La Rissa offre l’altra guancia ad una suorina di Frosinone alla quale aveva conteso lo sgabello.
L’ora fatidica batte nel cielo della patria! Alle 17, al rintocco del campanone del Gianicolo una luce accecante fatta di mille globi di neon annuncia l’apparizione. E’ una figura di un candore niveo, una folgore di puro spirito. E’ LUI.
Avvolto in una lungo saio bianco, circonfuso di gloria, fa un cenno e i 32 milioni (secondo Capezzone) di presenti ammutoliscono. E’ il silenzio. Poi un suono dolcissimo, quasi un peto sussurrante, si sente appena il lontananza. Sono poche parole così rarefatte che nessuno subito percepisce.
Poi un lampo accecante e LUI viene assunto in cielo.
Letta si rivolge ai 42 milioni di fedeli (secondo i calcoli della Gelmini) e rivela il mistero contenuto nelle parole appena sussurrate: “LUI vuole che costruiamo qui il suo tempio e lei sarà la sua sacerdotessa……” ed eccola! Si presenta la sacra Ministra Carfagna con le 37 sacerdotesse dell’Ordine delle Zoccolanti che adempiranno il ruolo di custodi del tempio. Tutte rivestite nel loro abito tradizionale, la guepiere leopardata disegnata da Cavalli, accendono fiaccole votive alla divinità, intonando il mistico canto “Noi diamo amore, amore, amore a tutto spiano…”, mentre fisso e ieratico il card.Ruini impartisce a tutti la benedizione apostolica.
A questo punto i 52 milioni di fedeli (secondo i calcoli della Meloni) cadono in ginocchio e si compie il miracolo da tanti atteso: a tutti (uomini, donne, vecchi e bambini) spunta un meraviglioso caschetto a riporto di finti capelli plastificati. E’ l’acme, il climax, l’orgasmo collettivo e definitivo.
Quasi in deliquio la folla dei 62 milioni di felici festanti (secondo i calcoli di Brunetta) lentamente lascia il sacro luogo. Secondo le prime statistiche sono stati concepiti almeno 200.000 bimbi nei momenti di intensa comunione mistica, 150.000 donne hanno avuto un aumento dei seni senza plastica e Capezzone ha taciuto per quasi un’ora.
E’ ormai notte quando i 72 milioni di italiani (secondo i calcoli definitivi di Fede) tornano alle loro case, portando nel cuore la gioia dell’apparizione e un impegno fermo, indefettibile: l’anno prossimo ancora a Roma, la nuova Gerusalemme, nel tempio che nel frattempo Bertolaso e l’associazione a.d.Grandi Opere avranno realizzato. L’appuntamento è fissato!

Botte intestine…

Come noto, adoriamo il consigliere Filippi, per il buon umore che ci mette addosso, per le sue gag deliziose, per il suo spirito dadaista. Ora però dobbiamo ammettere che nella lotta per la supremazia comica all’interno del Partito delle libertà (loro) reggiano emergono altri personaggi, new entry nel panorama satirico della nostra cittadina. Come al solito, è tutto vero, con una opposizione così non serve la satira, basta la realtà:

Filippi diserta la manifestazione di Roma

di Marco Eboli

Ho avuto notizia che il collega Fabio Filippi, che si vanta di essere il più fedele alle indicazioni del Presidente Berlusconi, sabato 20, quando io e tanti altri sfileremo a Roma per il diritto di voto negato al Pdl nel Lazio, ha organizzato un pranzo elettorale a Busana con l’Europarlamentare Iva Zanicchi, per le 12.30, quando inizierà a sfilare il corteo.

Eppure, proprio Filippi, nei giorni scorsi, si vantava di aver organizzato otto pullman, da solo, per Roma. In realtà i pullman sono stati organizzati dal partito e dagli altri candidati, compreso il sottoscritto.

Esiste una disposizione nazionale che prevede la sospensione della campagna elettorale sabato 20 e la partecipazione alla manifestazione. Ma Fabio non ci sarà… Circola poi la fantasiosa notizia che Filippi arriverà a Roma dal cielo, partendo da Parma alle 14.30. Se un consigliere regionale preferisce tutelare il proprio interesse personale di campagna elettorale piuttosto che fare il suo dovere di militante, non è una grande garanzia che, se rieletto, farà gli interessi dei reggiani.

Buon appetito Fabio!

Marco Eboli
Consigliere comunale Pdl

Non siamo soli!

Ormai abituati (anzi mitridizzati) alle quotidiane orrende boiate che sentiamo nel nostro ex Belpaese ci capita di alzare il capino dalla fanga e accorgerci-con lieta e fanciullesca sorpresa-che non siamo soli. Anche all’estero ci sono cefalopenici che sparano boiate di livello almeno adeguato a quelle nostrane (che restano però sempre un must nell’universo dei coglioni marmorei che segna il nostro orizzonte nazionale). Volete un esempio? Stavolta è un coglione a stelle, strisce e stellette, il generale John Sheehan:

L’accusa choc di un generale Nato
«Srebrenica? Colpa di soldati gay »

La denuncia di un militare Usa sul massacro che fece ottomila vittime nel 1995 in Bosnia

Accuse ai militari olandesi. dura replica dell’ambasciatore a Washington. L’accusa choc di un generale Nato
«Srebrenica? Colpa di soldati gay » La denuncia di un militare Usa sul massacro che fece ottomila vittime nel 1995 in Bosnia

MILANO – Il massacro di Srebrenica? Colpa di soldati gay. La tesi choc sulla peggiore strage in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, durante la quale, nel 1995, vennero trucidati ottomila uomini e ragazzi musulmani, è di John Sheehan, un generale americano in pensione, ex comandante delle forze Nato. Il militare ha esposto la sua teoria nel corso di una sua audizione al Senato americano, impegnato in questi giorni a legiferare sulla possibilità dei gay americani in divisa di dichiarare apertamente la propria omosessualità. Secondo Sheehan, il contingente olandese delle forze Nato in Bosnia non riuscì a proteggere la città di Srebrenica e i musulmani bosniaci dall’aggressione delle armate serbe anche per la presenza al suo interno di alcuni soldati gay.

LA REPLICA DEL’AMBASCIATORE OLANDESE – «Il crollo dell’Unione Sovietica – ha aggiunto il generale – ha spinto gli eserciti europei, compreso quello olandese, a credere che non ci fosse più bisogno di persone dalla forte capacità di combattimento. Quindi hanno cominciato ad allargare le maglie del reclutamento, ammettendo anche i gay dichiarati». Contro queste dichiarazioni s’è espresso l’ambasciatore olandese a Washington, Renee Jones Bos: «Vorrei ricordare con orgoglio il contributo che gay e lesbiche hanno dato e danno quotidianamente alle nostre forze armate ormai da decenni distinguendosi in tanti teatri di guerra, e oggi in Afghanistan. La missione olandese a Srebrenica è stata studiata e valutata da molti rapporti al livello nazionale e internazionale, ma nessuno di loro – ha concluso l’ambasciatore – ha mai individuato alcuna relazione tra la strage dei musulmani e la presenza di soldati gay». (Fonte Ansa)

http://www.corriere.it/esteri/10_marzo_19/generale-usa-soldati-gay-massacro-srebrenica_d71817e6-3335-11df-82b0-00144f02aabe.shtml

Il silenzio dei cattolici (don Filippo Di Giacomo)

Cosa stanno perdendo i cattolici di questo Paese intenti a giocare a risiko sui giornali con le solite noie chiesastiche? Non hanno discusso i temi proposti dal documento della Cei su il Mezzogiorno: «Cultura del bene, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità». Si sono lasciati passare, abbandonandolo nelle mani dei manganellatori di comunione e fatturazione, gli avvertimenti del responsabile episcopale per gli affari giuridici, monsignor Mogavero: «Cambiare le regole del gioco democratico mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto». Anche perché, come riassume in un comunicato del 14 marzo il consiglio nazionale di Pax Christi, «il pasticcio delle liste elettorali con relativo decreto interpretativo, l’introduzione del legittimo impedimento, il disprezzo delle regole, l’accusa reiterata da parte governativa dell’esistenza di complotti organizzati da chi dissente o dalla magistratura stanno esasperando una situazione già grave di pericolosa confusione che il presidente Napolitano chiama “una bolgia”, che nell’inferno dantesco è il luogo dei “fraudolenti”». Sempre pronti ad insegnare la grammatica dei “sani” diritti individuali e collettivi, i cattolici hanno gravemente peccato di omissione facendo finta di non sentire la voce del Pontificio Consiglio dei Migranti che denunciava la gravità della valutazione che fa ritenere la tutela delle frontiere più importante della famiglia e dell’educazione dei minori.

E che hanno detto i cattolici italiani a chi ha tentato di denunciare gli abusi e le speculazioni legate al terremoto in Abruzzo? E come interpretare il silenzio che sta circondando sempre in ambito cattolico, le privatizzazioni di beni essenziali come l’acqua, i gravi problemi del mondo del lavoro, il rischio che venga cancellata la legge 185 sul controllo del commercio di armi? Pier Paolo Pasolini, nel settembre del 1974, scriveva: «In una prospettiva radicale, forse utopistica o, è il caso di dirlo, millenaristica è chiaro ciò che la Chiesa dovrebbe fare per evitare una fine ingloriosa. Essa dovrebbe passare all’opposizione riprendendo una lotta che peraltro è nelle sue tradizioni, ma non per la conquista del potere.

La Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso. È questo rifiuto che potrebbe dunque simboleggiare la Chiesa: ritornando alle origini, cioè all’opposizione, alla rivolta». Invece, la tristezza di questi giorni – sempre parlando in un’ottica ecclesiale – è nella reiterazione quasi magica con la quale i cattolici continuano a perdere tempo ed energie nell’inutile tentativo di stringere l’attuale Papa nella conservatoria internazionale dello status quo socio-politico. Come ha osservato Sandro Magister, è dal 2005 che l’antiratzingerismo è stato incorporato nella panoplia della protesta cattolica di tipo progressista. E questo, con un furore tale da riuscire egregiamente a distrarre i media da quanto Benedetto XVI sta facendo per aprire gli occhi e le menti sull’attuale fase di formazione della nuova società mondiale, destinata a distinguersi da quella attuale in modo netto, proprio come dopo la rivoluzione industriale il mondo si differenziò dal lungo evo agrario precedente. Si tratta, come insegna questo Papa nella sua ultima enciclica di eventi spartiacque, l’inversione del corso di una corrente, che ci obbligheranno a chiamare “pace” solo le politiche che aiuteranno «l’aumento della qualità degli aiuti per lo sviluppo internazionale; la promozione di un sistema di commercio internazionale concentrato sullo sviluppo umano; l’adozione di modelli di sviluppo fondati sulla solidarietà e sostenibilità; la soluzione definitiva al problema del debito estero; la creazione di istituzioni internazionali che favoriscano la crescita dei popoli».

In una fase storica in cui anche per la Chiesa ancora non c’è un oggi ma solo un non-più ieri e un non-ancora domani, questa dovrebbe essere proprio una stagione bella per ricominciare a sentirsi cattolici ad ogni livello ed in ogni campo, compreso quello della politica. E già che siamo alla vigilia di una tornata elettorale: c’è forse in giro qualche politico cattolico senza complessi capace di mettersi all’opera rispettando i paletti tra sacro e profano e capace di promettere che ciò che predicherà nella vita pubblica lo rispetterà poi con coerenza nella vita privata? Con buona pace del celibato dei preti e di altre quisquilie sacrestane, this is the question, diceva Amleto…

http://www.unita.it/news/don_filippo_di_giacomo/96297/il_silenzio_dei_cattolici

Brescia capitale del creazionismo (di Paolo Vitale)

J.B.S. Haldane, celebre biologo noto per il suo contributo alla nascita della genetica di popolazioni, interpellato su come potesse essere falsificata l’evoluzione diede una famosa risposta: “Conigli fossili nel Precambriano”. In effetti nessuno ha mai trovato fossili di mammifero in rocce più antiche di 250 milioni di anni, nemmeno nelle rocce sedimentarie del territorio bresciano. Eppure a Brescia l’evoluzione dei viventi non è considerata un fatto accertato da chi amministra la città. E non si tratta di una diatriba scientifica, è solo una questione politica: nella città lombarda il sindaco e l’assessore alla cultura, entrambi avvocati del Popolo delle Libertà, non gradiscono che si parli di evoluzione, e soprattutto al museo di Storia Naturale!

Tutto cominciò nel febbraio del 2009 quando, in occasione del Darwin day, UAAR e libreria Rinascita invitarono Telmo Pievani, studioso della teoria dell’evoluzione e professore di Filosofia della Scienza all’Università di Milano Bicocca, a presentare il libro di cui è coautore “Nati per credere”. Gli organizzatori dell’evento chiesero di poter svolgere la conferenza nello stesso luogo in cui avevano, con la precedente amministrazione, organizzato iniziative simili: l’auditorium del museo di Storia Naturale. Il sindaco negò l’autorizzazione e il patrocinio del Comune e la conferenza fu spostata nell’aula magna di un liceo cittadino.

Poche settimane dopo nello stesso auditorium, per ben tre serate consecutive, un gruppo di creazionisti fu ospitato per esporre tesi bizzarre e antiscientifiche, per giunta con il patrocinio del Comune. Immediate furono le proteste nel mondo scientifico; anche Giacomo Giacobini, Presidente dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici, mandò una lettera all’assessore alla cultura di Brescia. L’assessore rispose con un lungo scritto in cui difendeva il diritto di parola anche dei creazionisti in un istituto scientifico. Alle rimostranze di Telmo Pievani che chiedeva come mai il diritto di parola gli fosse invece stato negato nessuno rispose. Ma non finì così.

Nel 2010 l’UAAR e la libreria Rinascita organizzano altre due conferenze analoghe, una ancora con Telmo Pievani e l’altra con Guido Barbujani, genetista dell’Università di Ferrara. E quest’anno la strategia cambia: il sindaco non nega l’uso della sala, ma solo il patrocinio. Si è ricreduto? Niente affatto. Ha concesso l’uso della sala, prenotata con molto anticipo, solo perché regolarmente autorizzato dai funzionari. Poi ha spedito il conto all’UAAR. Il trucco è chiaro: la sala è stata semplicemente affittata per qualche ora e questo non si può negare a nessuno, ma senza il patrocinio si paga.

E i creazionisti? Hanno ottenuto il patrocinio “per il rilievo culturale dell’evento” e quindi non affittano l’auditorium del museo, lo usano a beneficio della cittadinanza e non pagano nulla. Tutto ciò a Brescia dove non si è scoperto nulla di nuovo sul passato dei viventi, ma solamente si conferma che la cattiva politica è ostile al pensiero scientifico. E questo accade nel Cenozoico, l’era geologica attuale.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/brescia-capitale-del-creazionismo/

Il capo del Governo si macchiò…

Circola da qualche settimana in rete questo scritto di Elsa Morante.
Lo riproduciamo per chi se lo fosse perso:

“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della
gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole
rappresentare.”

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a
Benito Mussolini…

Lo scritto, del 1° maggio 1945, è in Pagine autobiografiche postume, pubblicate in “Paragone Letteratura”, n. 456, febbraio 1988 (segnalato in Testi Infedeli da Stefano Nespor)

Non esiste libertà senza regole. È lecito cambiarle, non ignorarle (Claudio Magris)

Una mia parente, da bambina, aveva appiccicato sulla porta della sua stanza un foglio di carta con la scritta: «Rispettare le regole». Era una bambina tutt’altro che docile e riguardosa, bensì avventurosa e vivace. Forse proprio per questo aveva istintivamente capito, senza aver letto alcun libro di diritto, che delle regole non si può fare a meno, se si vuole star bene insieme. La regola non ha mai goduto di buona stampa. È una delle prime vittime della retorica sentimentale che falsifica il profondo sentimento della vita e delle sue contraddizioni. Non c’è poetastro che non vanti la propria sofferta e appassionata fantasia insofferente di norme stilistiche, anche se il suo collega Dante Alighieri ha dimostrato che rispettare la metrica, l’ordine della terzina e della rima e il numero di sillabe del verso può essere efficace per rappresentare il caos delle passioni, il mistero del mondo e di ciò che sta oltre.

La vita è un continuo confronto con la regola, che essa si dà per non dissolversi nell’indistinto e che essa creativamente muta, per renderla più adeguata ad affrontare la realtà sempre nuova, costruendo incessantemente nuove regole. Le creative rivoluzioni artistiche infrangono alcune leggi dei loro linguaggi, scoprendo così nuove forme del mondo e della sua rappresentazione, che a loro volta obbediscono a criteri rigorosi. Faulkner o Kafka, che sconvolgono l’ordine tradizionale del romanzo, ne creano un altro, non meno inesorabilmente cogente e proprio perciò creativo. Nessuna regola è un idolo, nemmeno la regola per eccellenza, la legge. Le leggi possono e talora devono cambiare, come avviene. Ma il cambiamento, anche sostanziale e radicale, deve avvenire secondo modalità e regole precise. Ciò che oggi è impressionante nel nostro Paese e contribuisce a degradare Stato e società ad accozzaglia confusa, non è la violazione delle leggi, che è sempre esistita, bensì la crescente indifferenza nei loro confronti. Più che barare al gioco – il che presuppone comunque tener conto, sia pure con intenti truffaldini, delle regole – si mescolano le carte da poker con quelle dello scopone, se un avversario tira già una scala reale si risponde facendo briscola.

Nella vicenda delle liste presentate dal Pdl in vista delle prossime elezioni nessuno ha barato, perché non si bara con l’intenzione di perdere. Si è trattato di una goffaggine, poco importa se dovuta a risse interne o a inettitudine, fondata sulla consapevole o inconsapevole convinzione che regole e leggi possano venire tranquillamente disattese. Questa disinvoltura alla fine autolesionista è offensiva in primo luogo nei confronti dei potenziali elettori del Pdl (e sono molti) che rischiano di perdere, per colpa del Pdl, il loro diritto di votare per esso. L’indecoroso ruzzolone ha creato, come è noto, un problema: la necessità di conciliare il rispetto della legge con la possibilità di molti cittadini di votare, come è loro diritto, per il Pdl, partito maggioritario che masochisticamente si toglie di mezzo. Per i maldestri autori dell’autogol, comprensibilmente desiderosi di porvi rimedio, sembra che quella violazione delle regole non conti nulla. Si sente gridare al cavillo, al giochetto; si accusa di arido e astratto formalismo chi cerca di risolvere il dilemma senza violare la legge. Sembra non ci si renda conto che ogni violazione ne tira dietro un’altra e che considerare uno sfizio l’esigenza di rispettare la legge significa minare alla radice i fondamenti della vita civile. Una società che si abitua a disattendere le norme non è più una società; non è nemmeno il branco di lupi di Kipling, che si fonda su una legge.

L’unica via era e rimane, come ha detto fra gli altri il Presidente emerito Scalfaro, il rinvio delle elezioni, sola soluzione atta a consentire il voto di tutti i cittadini a tutte le liste senza calpestare il diritto. Ma l’insensibilità all’osservanza delle leggi sembra diffondersi come un liquame gelatinoso; la sua sorgente è la classe politica, ma non so se a quest’ultima si contrapponga un Paese reale più sano e meno inquinato. In questo caos è sempre più difficile distinguere guardie, ladri e derubati. Certo, siamo tutti insofferenti di leggi e di regole, sempre impari, nella loro inevitabile convenzione, al fluire della vita. La maturità di un individuo e di una società consiste nell’armonia con cui si sanno conciliare giustizia ed equità, rispetto delle leggi e capacità di risolvere umanamente i conflitti che in certi casi la loro rigidezza può provocare, senza passare disinvoltamente al di sopra di esse, ma trovando una modalità anche formale di risolvere quel conflitto. Talvolta il summum ius può diventare summa iniuria, massima ingiustizia, e allora si pone un conflitto che va risolto. Ma se non c’è nessun ius, c’è sempre e soltanto la massima iniuria, il trionfo dell’ingiustizia ovvero dei più forti privi di freni nella loro oppressione dei deboli. Nessuno può amare la legge, perché essa esiste in quanto esistono i conflitti e ognuno di noi vorrebbe vivere in un mondo in cui non ci fossero conflitti né contraddizioni, in una beata innocente età dell’oro in cui ogni pulsione e desiderio potessero essere appagati senza ledere nessuno.

L’amicizia, l’amore, la contemplazione del cielo stellato non richiedono codici, giudici, avvocati o prigioni e nemmeno regole precise come quelle del golf o del calcio. Ma codici, giudici, avvocati e prigioni diventano necessari quando qualcuno impedisce con la forza a un altro di amare o di contemplare il cielo stellato. «Il dominio del diritto – scriveva il grande poeta romantico tedesco Novalis – cesserà insieme con la barbarie». I meandri della legge possono incutere angoscia e paura, come testimonia tanta letteratura. Ma la barbarie non cessa e c’è bisogno di diritto. E anche di regole nei rapporti umani; regole, in questo caso, non certo codificate o imposte né rigide, ma tacitamente presenti nel tono, nella modalità, nella musica ossia nella sostanza umana di ogni relazione, anche di amicizia e di amore. Pure il quotidiano vivere civile ha bisogno di regole non scritte, ma fondanti, che esprimano il rispetto dell’altro; un senso immediato e spontaneo che nasce dall’osservanza di regole intimamente accettate e divenute naturale modo di essere. Non è questo lo stile di chi oggi ci governa. Mi auguro che chi lo desidera possa votare per il partito che ha rischiato di impedirglielo con quell’improvvida sciatteria, purché ciò avvenga senza violare le leggi.

Quel partito usurpa il nome di liberale; sarebbe paradossalmente più coerente se usurpasse il nome di democratico, perché ha assai poco di quell’illuminato sistema di leggi, pesi e contrappesi, poteri e contropoteri che il liberalismo ha elaborato per tutelare umanamente le libertà. Il Pdl appare piuttosto talvolta una versione scivolosa della democrazia: l’appello al Popolo, l’investitura plenaria, la concezione della politica quale rapporto privilegiato, unico e permanente del leader con una specie di assemblea generale degli italiani ricordano – in forme abnormi – piuttosto Rousseau che Stuart Mill; si richiamano al mareggiare della folla in piazza più che alla divisione dei poteri. Anche quello che è avvenuto con le liste elettorali sembra fatto più in nome del «Popolo» (disinvoltamente identificato col proprio partito o con la propria fazione) che in nome delle garanzie, delle distinzioni e della legalità liberale. Che i due maggiori partiti italiani, reciprocamente avversi, debbano scambiarsi il nome?

http://www.corriere.it/editoriali/10_marzo_15/claudio_magris_la_regola_e_liberta_anche_se_non_piace_90a6f712-2ffe-11df-9bdf-00144f02aabe.shtml

Vacanze a Solaütte(1)

WASHINGTON – Nazisti gaudenti, con le loro donne, a pochi passi dalla morte. Un album fotografico contenente 116 foto di ufficiali delle SS nel campo di concentramento di Auschwitz è in mostra  al museo dell’Olocausto di Washington. Le fotografie, scattate tra il maggio e il dicembre 1944, ritraggono guardie e ufficiali mentre festeggiano il Natale o cantano accompagnati da una fisarmonica. In otto scatti appare anche Josef Mengele, il famigerato «medico» – conosciuto anche come «l’angelo della morte» – che effettuò tragici quanto inutili esperimenti su esseri umani all’interno del campo di concentramento. Il gerarca nazista è ritratto in compagnia di alcuni alti ufficiali tra cui Josef Kramer, comandante del Lager annesso di Birkenau, e Rudolf Hoess, ex comandante di Auschwitz. È la prima volta che Mengele appare in fotografie autenticate, come hanno dichiarato i responsabili del museo.
Le immagini sono state conservate per tutti questi anni da Karl Hoecker, aiutante del comandante del campo di concentramento in Polonia liberato dalle truppe sovietiche il 27 gennaio 1945. «Queste foto uniche mostrano in modo vivido come queste persone si divertissero mentre tenevano sotto controllo un mondo di inimmaginabile sofferenza. Offrono una prospettiva importante sulla psicologia di coloro che hanno perpetrato il genocidio», ha dichiarato in una nota il direttore del museo Sara Bloomfield.

Da sinistra: Josef Mengele, Josef Kramer, Rudolph Höss (ex comandante di Auschwitz)  e un militare non identificato (Ushmm/Ap)

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Ausiliarie (Helferinnen) che lavoravano ad Auschwitz si divertono a Solaütte al suono della fisarmonica. Al centro Karl Höcker. Foto scattata il 22 luglio 1944. In quello stesso giorno 150 nuovi deportati arrivarono a Birkenau: 21 uomini e dodici donne furono scelti per lavorare, tutti gli altri finirono immediatamente nelle camere a gas (Ushmm/Ap)

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Il rifugio in stile alpino a Solaütte(Ushmm/Ap)

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Nuova farmacopea

 

images.jpgNuovi medicinali inseriti nel Prontuario del SSN (tutti mutuabili al 100%)

 

CARFAGNAX: succedaneo biologico del Viagra e del Cialis, può essere assunto anche per via cartacea (calendari, etc..).

Controindicazioni: l’uso prolungato provoca l’impossibilità a chiudere e/o battere le palpebre.

 

ENTEROGELMINA: potente lassativo e colagogo ad azione antagonista al più noto Enterogermina. Il farmaco provoca irrimediabilmente episodi prolungati di dissenteria di vario tipo e portata (a spruzzo, esplosiva, a frammentazione)e un subitaneo senso di nausea per qualunque argomento attinente l’istruzione.

Controindicazioni: da evitare l’assunzione in locali affollati.

 

BERSANOL: potente narcolettico, il suo effetto è moltiplicato in casi di assunzione di alcolici (Bonarda piacentina in primis).

Controindicazioni: sconsigliata l’assunzione ad autisti e/o conduttori bus.

 

GASPAR (molto) Simplex: stimolante anallergico del sistema nervoso con azione mirata sul campo visivo, consente di vedere una partita a tennis senza muovere il capo, ruotando indipendentemente i globi oculari.

Controindicazioni: non assumere se si prevede l’uso di strumenti ottici tipo binocolo.

 

LARUSSIN Forte: potente eccitante per pazienti catatonici o catalettici. Già alla prima assunzione il paziente salta, zompa, urla, bercia cerca di afferrare vicini e congiunti. La terapia di mantenimento consente di avere un paziente iperattivo, con salivazione abbondante e occhio ipervigile.

Controindicazioni: una terapia troppo prolungata può condurre a manifestazioni psicotiche anche gravi (delirio di onnipotenza, credersi ministro della Repubblica, etc..)

 

BOSSUM Verde colluttorio: per l’igiene definitiva del cavo orale. Dopo ogni pasto rimuove ogni residuo di cibo, di decenza, buon senso e intelletto. Con una terapia di 14 giorni si garantisce la transizione homosapiens-homobestialis senza possibilità di ritorno.

Controindicazioni: il prodotto non può essere usato in presenza di residui cerebrali nel paziente.

 

BRUNETTIN microcapsule: principio attivo elaborato con le più moderne nano-tecnologie. Produce il ben noto effetto-Gulliver: riduce l’altezza e le dimensioni del paziente a quelle di un cugino di Brontolo. Di grande utilità per speleologi e spazzacamini.

Controindicazioni: è richiesto un visus oculare superiore ai 14/10 per riuscire a vedere le microcapsule da assumere.

 

DALEMON Fiale (anche in compresse, fumenti, cataplasmi): elaborazione sintetica da microspore di funghi pejote. Rimedio sovrano per stati di depressione, cachessia, idiozia congenita e microcefalia. Dopo le prime due somministrazioni il paziente si convince di essere il più intelligente di tutti, il genio della famiglia e/o del gruppo sociale di appartenenza.

Controindicazioni: il farmaco va somministrato sotto controllo medico, con attenzione al dosaggio. Tragico l’errore avvenuto per il sovradosaggio del dottor Gargonzo ad un suo paziente di Gallipoli.

 

BONDEMOL Crema: potente rammollente per corpi umani e simili. Un’applicazione è in grado di rammollire un apparato scheletrico e/o cartilagineo a una gelatina gommosa di facile trasporto ed immagazzinaggio.

Controindicazioni: evitare l’uso congiunto con il Carfagnax.

 

RUTELLIN gocce: farmaco placebo, può essere assunto in quantità industriali (fino a 27 lt/ora) tanto non fa nulla di nulla.

Controindicazioni: oltre i 5lt/ora può dare problemi di ritenzione idrica.

 

GHEDINAX spray: mioeccitante del sistema libico-giudiziario destinato al recupero funzionale di pazienti colpiti da ictus nel linguaggio. Una doppia inalazione sblocca completamente la fonazione, producendo un caratteristico suono “mavala, mavala, mavala” che consente di accelerare il recupero funzionale.

Controindicazioni: non assumere con Carfagnax, Larussin, Bondemol salvo non si lavori nel settore circense.

 

CECCHITTOL-P2 Complex (ovuli): composto armostero-dualistico a prevalenza opportunistica per il trattamento del comportamento etico corretto e coerente. Il farmaco assicura la perdita immediata di ogni remora morale e l’accettazione di qualunque ruolo (politico, sessuale, sportivo) purchè ben retribuito. Va somministrato al paziente incappucciato e con apposito grembiulino indossato. Considerato l’abbigliamento si consiglia l’assunzione per via rettale.

Controindicazioni: nessuna, chi assume simile farmaco non teme nulla.