Libro e moschetto, fascista perfetto. L’esercito invade la scuola pubblica (Angelo D’Orsi)

seguitemi.jpgQualche giorno fa, nella sala d’attesa di un medico, ho trovato Panorama: la copertina era dedicata alla scuola, con una tesi ben evidente: gli insegnanti sono troppi, ci sono sprechi, inefficienze, e dunque il governo – sotto l’egida della signora Gelmini, che a sua volta è sotto la tutorship del vero capo dell’Esecutivo, Giulio Tremonti – fa benissimo a tagliare. Quei tagli sono razionalizzazioni, e del resto con la crisi (ma insomma: non era superata da un pezzo, la crisi? Non è quello che ogni giorno sentiamo ripeterci?) i ministri hanno il dovere, non solo il diritto, di tagliare. Tagliare dove è necessario. E si snocciolano cifre piuttosto fantasiose, per dimostrare questi poco credibili assunti: ci pensa poi Giuliano Ferrara, con la delicatezza di cui è capace, a rincarare la dose sputando sulla sinistra che ha rovinato la scuola, sugli insegnanti che si sono lasciati abbindolare (dai “cattivi maestri”, che esercitano una vistosa egemonia sulla cultura, suppongo…), e quant’altro.

Intanto, nelle settimane dell’inizio anno scolastico, abbiamo sentito (malgrado la prudenza, per non dire censura, dei tg di governo o del padrone, che è lo stesso), di proteste a macchia d’olio lungo la Penisola: proteste per tutto, dalle condizioni di centinaia e centinaia di edifici scolastici fatiscenti o addirittura pericolanti, fino alla umiliante raccolta fondi o direttamente materiali didattici tra le famiglie degli alunni per procurare quaderni, fogli, penne, matite, pennarelli nelle classi…; dalle chiusure di sedi alle classi con 35 allievi; dalla riduzione o eliminazione di insegnanti e corsi di sostegno per i ragazzi con difficoltà, per non parlare dei crocifissi inchiodati alle pareti, come se il buon Gesù non fosse stato davvero (nel racconto evangelico) egli stesso inchiodato alla croce…

I più attivi e preparati dei docenti hanno abbinato queste rivendicazioni alla critica radicale nei confronti delle sciaguratissime, e diciamo pure delittuose, politiche governative. Un Paese che fa la guerra al proprio sistema educativo è non solo un Paese privo di speranza, ma è già un Paese in coma. Coma morale, ma coma culturale, e, last but not least, coma economico: la scuola, l’università, la cultura bisogna smettere una volta per tute di considerarle ornamenti della società: esse ne sono l’essenza, ne sono un formidabile volano di sviluppo e di crescita, ne sono lo spirito.

Ma come sappiamo, mentre dai Brunetta e dai Tremonti giungono tagli e insulti, in nome dell’austerità, che producono lacrime vere fra discenti e docenti, arrivano notizie in controtendenza: per esempio la ben nota, scandalosa vicenda di Adro, nel Vicentino, dove pubblico denaro è stato impiegato per discutibili operazioni di arredo scolastico, e ora stiamo aspettando che sindaco e dirigente scolastico paghino i danni. Ma ve lo immaginate che sommossa nazionale ci sarebbe stata se un sindaco di sinistra, con la complicità di un preside, avesse ornato la scuola con falci e martelli: dai banchi alle pareti…? Sarebbero piombati i carabinieri entro le prime 12 ore, e la chiacchiera pubblica avrebbe additato all’ignominia gli autori del malfatto. Ora, stiamo ancora aspettando un arresto, una richiesta di risarcimento danni, quanto meno una incriminazione a piede libero. Nulla.

Ma quella è stato solo un momento della nuova scuola del regno del Nord, sotto Umberto I (ma quello dei Savoia, fu ammazzato a Monza nel 1900: Bossi lo sa?): poco più in là, verso Occidente, procedendo dal Veneto verso il Piemonte, nella Lombardia che i leghisti coccolano nel tentativo di sottrarne il controllo all’odiato “governatore” Formigoni , ci imbattiamo in una interessantissima – agghiacciante, a dire il vero! – iniziativa che la ministra, l’inclita Mariastella Gelmini, ha sostenuto, “di concerto” con…? Con chi? – direte voi: se non lo sapete non lo indovinerete. Con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, perbacco. Mi devo soffermare un istante sulla vicenda, che ha visto l’endiadi “Libro e Moschetto” (sottotitolo: “Fascista perfetto”), ripresentarsi e non, per ora, sui colli fatali di Roma, ma nella ubertosa Lombardia, la metà occidentale del “Lombardo-Veneto”, culla delle nuove aspirazioni territoriali leghiste.

Ne sono artefici il dirigente scolastico regionale e il comandante militare della Regione; ma, come si legge nel materiale di propaganda, della bella (!) iniziativa, essa “è supportata dalla sinergia tra il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero della Difesa che viene sempre di più sospinta dal Ministro”. Una frase che, dopo aver superato il trauma che una sintassi siffatta può provocare in un qualsiasi lettore che abbia raggiunto la III Elementare, non può che inquietarci, sospingendoci verso tempi cupissimi, probabilmente assai cari all’attuale titolare del ministero della Difesa (che, anzi, proporrei di ribattezzare, ipso facto, ministero della Guerra).

Quanto alla signora Mariastella, inopinatamente divenuta addirittura responsabile di un dicastero che si intitola all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca, credo che i miei lettori conoscano a sufficienza il personaggio: ma la sua accoppiata con il signor La Russa, il picchiatore fascista asceso a governare la politica delle armi italiane, è degna di attenzione. Come dire? All’uno il governo dei corpi, all’altra quello degli spiriti. Ora che una regione, che sarà certo seguita da altre, si prenda la briga di organizzare corsi di tiro col l’arco, nuoto, arrampicata, orientamento, sopravvivenza in ambienti ostili, e, ovviamente, tiro alla pistola, ed altre attività ginnico-militari, certo lascia quanto meno perplessi.

Se poi si leggono gli opuscoli di presentazione, opera dei bellicosi scrivani del duetto ministeriale che spiegano gli alti scopi dell’iniziativa, la perplessità si tramuta in sdegno. E si trasecola davanti a una prosa che potrebbe essere una imitazione di uno stanco Marinetti. Abbiamo archiviato anche il centenario del Futurismo, che predicava scuole di coraggio e di arditismo e quant’altro. Ma i sullodati lombardi pare non se ne siano accorti. E dopo i corsi, fatti di studio e pratica di quelle impegnative “materie”, ecco che si arriva al gran finale. Seguirà, a fine corso, si legge: “una gara pratica tra pattuglie di studenti”.

Dunque, cominciamo con le pattuglie, che con il cambiare dell’età diverranno ronde: qui, si precisa che il nemico è dato dai “bulli” (ma come facciamo a escludere che qualcuno che “sta antipatico a qualcun altro”, spalleggiato dall’autorità, non venga etichettato come bullo?), poi più avanti saranno rom, o africani, o tossici e disadattati, barboni o ubriachi (o che so? Meridionali e comunisti?…), a essere oggetto delle poco amorevoli “cure” dei rondisti.

Meno male che tra gli obiettivi dichiarati di questa iniziativa sciagurata, che oscilla tra postarditismo e protofascismo vi sarebbe pure lo studio del diritto costituzionale. Francamente, preferirei che quell’insegnamento – che dovrebbe essere obbligatorio per tutti, a cominciare dal nostro ineffabile presidente del Consiglio, che di diritto e di Costituzione non sa nulla di nulla – fosse affidato a competenze diverse – e distanti – da quelle dei colonnelli del (Regio) Esercito.

Angelo d’Orsi
(28 settembre 2010)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/libro-e-moschetto-fascista-perfetto-l’esercito-invade-la-scuola-pubblica/

Libro e moschetto, fascista perfetto. L’esercito invade la scuola pubblica (Angelo D’Orsi)ultima modifica: 2010-10-08T19:36:00+02:00da pelikan-55
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