Il nemico ritrovato (Luca Telese)

“Il Fatto quotidiano”, 8 ottobre 2010.

Polemiche resistenti
IL NEMICO RITROVATO
Lo storico Storchi e la deriva di Pansa: gli voglio bene, ma i suoi libri non mi piacciono.

Di Luca Telese

A Reggio Emilia lo chiamano “l’anti-Pansa”. Storico della Resistenza, pubblicato da Marsilio, Franco Angeli e Aliberti, responsabile del Polo archivistico cittadino, Massimo Storchi ha studiato molte delle cose che Pansa ha inserito nel suo Ciclo dei vinti. La cosa curiosa è che per più di dieci anni è stato un amico stretto dell’autore dell’autore del Bestiario. Poi, come in una trama shakesperiana, dopo una presentazione infuocata su Il sangue dei vinti, i rapporti cessano e resta la battaglia culturale su fronte opposti. “Io ho una grande stima per lui-spiega Storchi-ma ho idee radicalmente opposte dalle sue sulla Resistenza. Non ha senso dare a Pansa del falsario, il che non è vero, ma che la sua contestualizzazione degli eventi falsa la reale percezione dei fatti”.

Professore, lei, amico di Pansa, diventa “L’anti-Pansa”…
Se lo dicono è per prendermi in giro. Lui vende 100 mila copie a libro. Io, se mi va bene, 10 mila. Servo senso delle proporzioni. Non siamo comparabili.
Le querelle culturali non sono decise dalle classifiche…
Ci mancherebbe altro. Vuole sapere la storia dei miei rapporti?
Prego
Conobbi Pansa nel 1991. Sua moglie è di Reggio come me e ci incontrammo a casa di un’amica. Era simpatico, colto, un grandissimo comunicatore. Nacque un bel rapporto, fino al Sangue dei vinti nel 2003 ho presentato tutti i suoi libri.
Dopo lei non ha più voluto confrontarsi con lui per quello che aveva scritto?
Veramente è lui che non mi ha più invitato.
Cosa accadde quella sera?
Sala affollata, tensione. Criticai fortemente alcune delle tesi del libro. La platea, è un eufemismo, rumoreggiò parecchio.
La fischiarono?
No, erano piuttosto orientati.
Cioè di destra?
Sì, ma non è quello il punto.
Lei si è sentito scippato, come altri storici, da Pansa?
Assolutamente no. Non concepisco la lesa maestà. Fra l’altro avevo scritto il mio primo saggio sulla Resistenza a Reggio nel 1995 e, più volte citando la fonte, Pansa riportava elementi tratti da questi lavori. Dire che Pansa falsifichi è assurdo.
Cosa gli contesta allora?
È il quadro in cui inserisce le sue storie ad essere falsato.
Mi faccia un esempio.
Sto alle cose che conosco meglio e su cui Pansa ha scritto in diversi libri: Reggio Emilia.
Prego
Pansa racconta una serie di storie efferate. Ebbene, lo sono davvero. Poi scrive, cito testualmente, che sono delitti che si verificano nel “mattatoio di Reggio Emilia”. E questo dimostra la ferocia dei partigiani.
Cosa manca nel quadro?
Il contesto. E le proporzioni per aiutare a capire il lettore non professionista. Se invece che partire dalla forza emozionale di un eccidio, io parto dai dati, scopro che il “mattatoio”, in termini statistici non esiste.
Ovvero?
Ho ricostruito la lista delle vittime, in città, andando anagrafe per anagrafe a spuntare le liste. Ebbene, il dato è questo: a Reggio dal 22 aprile al 22 maggio 1945 in tutto 426 morti.
Vuol dire che sono pochi?
Se lei pensa che si era nel mezzo di una guerra civile, per quanto si tratti di morti orribili, devo dire di sì. Molto pochi. Se non si sa che era la Seconda Guerra mondiale e che si combatteva in ogni paese d’Europa, possono sembrare un’enormità.
Ma le stragi non si fermano dopo il 10 maggio.
Mi consente di essere pedante? Ecco i dati del 1945, mese per mese: a giugno 5 morti, a luglio 1, agosto 2, settembre 3, ottobre 7, novembre 1, dicembre 4. Questo sarebbe il feroce pogrom dei partigiani?
Ma ci sono altre cifre che si discostano molto da queste?
Non di molto, a dire il vero. Secondo il Ministero degli Interni, per esempio, una fonte non bolscevica, visto che lo reggeva Scelba, nel 1945 i morti sono stati 425 dispersi 90.
Quelli che Pansa chiama gli “Sconosciuto 1945”.
Bene, molti di questi dispersi risultarono essere vivi. Erano sfollati o in campi di prigionia.
Ma il triangolo della morte?
Conosce i dati per città? 1138 a Torino, 636 a Bologna, 632 a Milano…a Reggio sono 560.
Quindi non ci fu nessuna strage dei vinti, secondo lei? Niente sogni insurrezionali?
Non è che non ci fossero desideri di Rivoluzione o vendette. Ma c’è una data spartiacque, dopo di cui le uccisioni cessano.
Quale?
Nel settembre 1946 arriva Togliatti e dice ai dirigenti: “Signori, o voi sapete e siete complici. Oppure voi non sapete e siete incapaci”.
Cambia la linea?
Molto. Togliatti è il Guardasigilli, è l’uomo dell’amnistia, non può permettersi che nella città fiore all’occhiello del Pci si continui a sparare ai fascisti. E infatti la “mattanza” cessa quasi del tutto.
Ma voi queste cose le avevate scritte anche prima?
Nell’archivio de “La Stampa” c’è un’intera pagina del 1998 sul mio Combattere si può vincere bisogna”, la firmava Paolo Mieli.
Chi è per Storchi Pansa?
Un amico, che però scrive libri che non mi piacciono.
Ma i suoi libri hanno rotto alcuni stereotipi?
Sì, l’agiografia resistenziale ha prodotto danni spaventosi. Ma nel 2005, non lo dico per farmi bello, ho pubblicato Sangue al bosco del Lupo, sui partigiani uccisi dai partigiani. Però Pansa crea anche equivoci: l’idea che la Resistenza sia stata un crimine.
Cosa spiega ai suoi studenti?
Che le vittime sono tutte persone, uomini, vite. Ma che fra di loro c’era chi combatteva per Auschwitz e chi combatteva contro Auschwitz.
Mi faccia un altro esempio
Pansa scrive un capitolo sull’assassinio della figlia di un capo fascista. È tutto vero. Ma se non dico che quello era il capo dei torturatori, è ovvio che non spiego perché-sbagliando-qualcuno gli ha sparato.
Sempre a Reggio Emilia Pansa è stato contestato.
La mamma dei cretini è sempre incinta. Ma ho scoperto leggendo lui che non erano di città.
Mi dice 5 libri da consigliare.
Il bellissimo libro di Pavone sulla guerra civile. I fondamentali saggi di Guido Crainz. Il libro di Gabriele Ranzato sul linciaggio del direttore del carcere di Regina Coeli. Poi “La lunga Liberazione” di Mirco Dondi.
E “il sangue dei vinti”?
Sì, per raccontare l’altra parte. Ma assieme allo straordinario libro di Alessandro Portelli “L’ordine è già stato eseguito” sull’eccidio delle Fosse Ardeatine. E poi “Il massacro” di Luca Baldissara e Paolo Pezzino sulla strage di civili a Monte Sole.

Il nemico ritrovato (Luca Telese)ultima modifica: 2010-10-10T20:51:00+02:00da pelikan-55
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