In fondo ha solo paura di morire (Nicola Fangareggi)

La deriva burlesque che disegna l’epilogo della traiettoria berlusconiana merita altro che una frettolosa analisi fondata su argomentazioni ragionevoli. Disse bene monsignor Fisichella: bisogna contestualizzare.

Non occorre una laurea in psichiatria per essere consapevoli che da tempo Berlusconi evidenzi gravi problemi di equilibrio mentale. Quel che è emerso sinora dalle maglie della censura del cordone sanitario stesogli intorno per attutirne la smania autolesionistica rappresenta in tutta chiarezza la sola classica punta di iceberg. Il soggetto manifesta sintomi diagnostici che secondo i manuali di psicopatologia clinica si riconducono a molteplici forme di disturbo della personalità in chiave istrionica e narcisistica. Ciò va considerato con attenzione e rispetto: si tratta pur sempre di una persona anziana e ammalata, come certificò lo scorso anno sua moglie.

Chi abbia per formazione, passione o interesse culturale frequentato negli anni gli approdi del libertinaggio artistico e letterario non può d’altronde che osservare con benevola simpatia l’estetica decadente di un uomo che ha saputo trasformare la propria biografia in un referendum quotidiano, almeno nei confini del suo Paese, né mancare di riconoscere in quel percorso autodistruttivo il senso tragico di ogni destino nichilista. Dietro la maschera di cerone c’è il vuoto, la dissipazione degli ultimi scampoli di freschezza, la ricerca disperata di un segnale di vita, l’assenza di ogni speranza in qualcosa che possa ricondursi a un dopo. “Amo le donne, amo la vita” dice. Tradotto significa: ho una fottuta paura di morire.

Ma i festini orgiastici a base di carne fresca che ne accompagnano chissà da quanti anni le sere e le notti, lo spandimento costante di denaro e ricchezze, le regalie alle ragazze come ricevuta di buon cuore che svelano un intimo bisogno di redenzione da ciò che si percepisce come peccato morale raffigurano un caso umano che sarebbe come tanti qualora non si trattasse del capo del governo in carica e dell’uomo che più di ogni altro ha segnato l’ultimo trentennio di vita pubblica italiana. E l’ossessione erotica che si traduce in dipendenza non appare che il sintomo più manifesto di un disturbo compulsivo mai affrontato né tantomeno guarito.

Sgravato di incarichi pubblici, Berlusconi emergerebbe come il personaggio di un racconto di Bukowski. Il vecchio porco incipriato e monello, un po’ Tognazzi e un po’ Humbert Humbert, burlone e irresponsabile al punto di rischiare una crisi diplomatica con un grande paese mediterraneo per levare dai guai l’ultima delle adolescenti condotte a corte dall’inesausta pletora di papponi debosciati. Personaggio formidabile da raccontare e mettere in scena, icona pop del presente come certificò una copertina di Rolling Stone, ma appunto unfit to lead, inadatto a governare, secondo l’antica definizione dell’Economist.

I Fede, i Lele Mora, i Ghedini, gli Alfano: le maschere del reality berlusconiano abbassano quotidianamente l’asticella della volgarità percepita faticando a tenere il passo della corsa dissoluta verso l’abisso in un sabba che mescola pubblico e privato, legge e licenza, istituzioni e lap dance. Cortigiani del principe, profittatori, trafficanti e ricattatori sono l’area oscura del luccichìo televisivo a uso delle masse elettrici. Il bunga bunga diviene metafora di un ethos contemporaneo che evoca non per caso la legge della giungla. Vi si colloca uno spazio antropologico elementare: di qui i maschi allupati con le tasche piene, di là le giovani amazzoni raccolte in harem e destinatarie di regalìe pronte a offrirsi in pasto al drago e ai suoi accoliti.

Berlusconi ha reso l’Italia un paese unico al mondo nella percezione dell’etica contemporanea. E’ il paese che ospita il Vaticano e il papa cattolico, ma lo è anche di un capo del governo di 74 anni che organizza festini con minorenni indotte a darsi nella loro freschezza. Pare che il premier dispensi loro, oltre a buste ricche di contanti, ottimi consigli sulla strada da percorrere in futuro: pensa a studiare eccetera. Omette di riconoscere che se le ragazze sono lì è proprio perché la strada dello studio o comunque dell’affermazione nella vita sulla base del merito è considerata dall’illustre ospite un’ingenua sciocchezza da moralisti d’altri tempi. Nessuno più di Berlusconi ha contribuito ad affermare da Drive In in poi la valorizzazione commerciale del corpo femminile. Al netto della propaganda di casa nessuno ricorda una conquista politica, una riforma importante, un risultato concreto della cosiddetta “politica del fare”. Berlusconi è nella storia per le vittorie del Milan e per avere sdoganato a forza di spot e di grandi tette la dipendenza delle famiglie italiane dal tubo catodico. Roba degli anni Ottanta, il resto è pura decadenza.

Provasse a farla davvero Berlusconi, la luce sul suo stile di vita, raccontando con dignità e coraggio come passi il suo tempo libero anziché umiliare l’informazione esigendo di mentire e censurare e nascondere la realtà. Lo dicesse con sincerità agli italiani a reti unificate: sono fatto così, ho i miei limiti, le mie debolezze. Se vi vado bene accettatemi e fatemi lavorare, altrimenti mi farò da parte senza problemi.

Ma non lo può fare. Basterebbe una settimana di televisione pubblica e privata minimamente obiettiva, che rappresentasse le cose per come emergono, e il consenso svanirebbe in fretta. E’ vero che Berlusconi sa parlare agli istinti più profondi di una vasta parte degli italiani. Ma quella parte è minoranza. Perché il libertinaggio è stile di vita impopolare, soggetto a invidie e a moralismi più o meno grossolani, e constatare che il presidente del consiglio sia rincoglionito al punto di non capire che le sue licenze da vecchio satiro erotomane espongano l’immagine del paese al disdoro internazionale gli costerebbe parecchi consensi.

L’Italia è un paese intossicato, a crescita zero, preda di un ceto politico incapace di trovare soluzioni efficaci alla crisi, dove un giovane su quattro è senza lavoro. Il presidente del consiglio organizza festini a luci rosse con bombastiche minorenni in cerca di fortuna, ma non riesce in sei mesi a recarsi a Shanghai per visitare l’Expo del mondo che va avanti.

Berlusconi è il volto peggiore dell’Italia di oggi: vecchia, decadente, senza speranza, immiserita nella rincorsa all’ultima sottana, che tratta le giovanissime immigrate in tacchi a spillo come carne di sollazzo senza capire che presto quella fame di vita si sostituirà alla nostra ribaltando i rapporti di forza e consegnando alle nuove generazioni l’esempio delle nostre debolezze. Si illudono, i concittadini che votano Lega, di essere o poter tornare a sentirsi padroni a casa loro. Prendono voti sulla paura. E’ il riflesso speculare della paura di Berlusconi: il futuro non ci appartiene, il futuro è degli altri, godiamoci gli ultimi scampoli di vita, poi qualcuno arriverà a spegnere la luce e buonanotte.

http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=In+fondo+ha+solo+paura+di+morire&idSezione=18904

In fondo ha solo paura di morire (Nicola Fangareggi)ultima modifica: 2010-11-01T10:03:00+01:00da pelikan-55
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