Rigore

Abbiamo aspettato tanto ed il momento è arrivato. Avevamo temuto uscite di scena stile Caimano, invece, come nei regimi ridicoli –e per fortuna-non c’è stato nessun dramma. Solo il grottesco fuggire dalla porta secondaria del Quirinale mentre una folla festante intonava l’Halleuiah di Händel. Come il 26 luglio tutti spariti i nani, le puttane, i faccendieri. Nascosti a casa magari attaccati al telefono in cerca di un nuovo protettore.

Finiscono 17 anni con Berlusconi, i peggiori mai vissuti. Certo neppure il più ottimista può pensare che questo basti, che i problemi siano risolti. E non parlo di quelli economici, quelli mi spaventano meno. Lui non è più Presidente del Consiglio, non avremo più i SacconiBrunettaLaRussaGelmini a farci nascondere il passaporto all’estero. Ma sono tutti ancora lì. Non è mai accaduto che qualcuno lasci il potere spontaneamente, viene un bel giorno e quello dica “ho fatto gli affari miei, un mucchio di craxate, scusate, arrivederci…”. Mai. Ci sono volute sempre guerre, rivoluzioni, invasioni, carestie e simili delizie. E a volte non sono bastate neppure quelle, pensiamo ai fascisti riciclati dopo il 25 aprile. E per fortuna che quelli di Dongo e Piazzale Loreto non ce l’hanno fatta.

No. Anche adesso sono tutti lì, lautamente pagati da noi, pericolosi ancora come prima. Resteranno acquattati e poi chissà.

Il cavalier Mussolini non avesse incontrato il mitra di “Valerio” (o chissà chi, l’importante è che quel mitra l’abbia incontrato) ce lo saremmo trovati negli anni cinquanta o sessanta, magari sostenuto dagli alleati. In tempi di guerra fredda, in fondo, ci si poteva fidare di lui, no? Possiamo fare ben poco in questa situazione. Certo non pensare ad elezioni (con questa legge? Ci ritroveremmo a destra come a sinistra i soliti nominati, no, grazie) ma pensare a noi, a ciascuno di noi.

Al berlusconismo che è dentro di noi, quello che ci ha corrotto tutti in questi anni. Le vergini sono finite, morte, dipartite. Anche noi abbiamo accettato il primato del denaro, dell’incompetenza fatta regola, del farsi i piccoli affari propri in attesa del luminoso avvenire. Bene, quel luminoso avvenire inizia oggi. Partendo da noi, ognuno, il percorso è semplice, difficile ma semplice. Si chiama rigore, non accettare più l’inaccettabile. Non ho formule: ognuno ci pensi e capirà di cosa sto parlando. O ripartiamo dai fondamentali etici e morali, i soli che possono selezionare una classe dirigente nuova, fatta non di santi ma di persone dignitose, serie e all’altezza, o comunque non avremo risolto nulla. Avremo tolto un vecchio porco per sostituirlo con qualcun altro, magari giovane e carino ma senza altro scopo che quello solito, vecchio come il mondo: il potere

Certo bisogna farne di strada per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”, ci diceva il poeta che cantiamo sempre e ricordiamo come un gran genio (e lo era) ma tradiamo ogni giorno. Non ci sono poteri buoni, ma uomini che accettano di servire la propria comunità|paese non per guadagnare qualcosa ma perché quello che fanno è già il miglior premio.

Virtus ipsa premium est”, ricordiamocelo in questo inizio di luminoso avvenire.

Rigoreultima modifica: 2011-11-13T22:30:53+01:00da pelikan-55
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Rigore

  1. Certo che a leggervi,fate venire la diarrea!!Auguri,signori e trovatevi un altro capo espiatorio perchè non sapete fare altro che offendere e l’offesa è la degradazione più miserabile del genere umano-animale!ciao-ciao.

I commenti sono chiusi.