Dopo il Tricolore

450px-Tricolore_italiano_spiegato_su_cielo_azzurro_33-2.jpgPost visita Monti a Reggio. Ho aspettato a scrivere, ho preso il sole della montagna sulle mie pietre a Fortezza Bastiani, ho bevuto un buon rosso, ho letto qualcosa, ho scritto (altro). Sabato mattina ho girato per Reggio, ero in piazza all’alzabandiera, ho cantato l’inno, mi sono tolto il capello davanti alle bandiere che salivano sui pennoni. Ho visto-merito forse del cerimoniale-un palco delle autorità più sobrio e meno intasato di tartufi e tartufoni. Poi sono andato in giro nelle piazze. Ho sentito persone parlare, apprezzare, non apprezzare, normale, logico. Ho visto 40 leghisti, ridicoli e penosi come solo loro sanno essere, contestare chi sta cercando di salvare il paese dalla bufera dove loro e il vecchio maiale ci hanno condotti. Ho visto 10 fascisti, in nero, capelli rasati, inneggiare all’Ungheria (sì, non quella del ’56, quella di oggi…), ho visto una cinquantina di militanti dell’estrema sinistra agitare le bandiere rosse, lanciando slogan che mi hanno fatto tornare giovane, stile cortei 1971-72. Ci mancava solo “Nixon boia” e “Giù le mani dal Vietnam”.

Non sono mai stato comunista, sono un vecchio azionista, antifascista e antitotalitario, ma riconosco il ruolo dei comunisti nella costruzione della nostra democrazia, un ruolo decisivo. Paradossale forse, visto che altrove il loro stato-guida della stessa democrazia fece carta straccia e peggio. Ma sono le strane acrobazie della storia. L’Europa è stata salvata dal nazifascismo anche grazie al contributo di un’altra dittatura. Per fortuna l’Italia ha avuto i comunisti senza avere il comunismo. Ci ha salvato la geografia o la buona sorte.

Però quelle bandiere, con quegli slogan, mi hanno fatto tristezza, vedere così ridotta un’idea nobile, ormai fuori dal Parlamento e dalla sensibilità generale. La gente passava li ascoltava, scuoteva la testa e se ne andava (Reggio Emilia non Catania). Marginali, attaccati a parole invecchiate, convinte ancora dei grandi complotti del capitale delle multinazionali. Fosse così facile! Ci fosse davvero la spectre-Goldman Sachs e compagnia bella! Sono ancora al FODRIA (Forze Oscure Della Reazione In Agguato) come si diceva negli anni ’50. Marginali per i complotti o perchè non hanno azzeccato una scelta politica da vent’anni a  oggi?

E poi mi sono sorpreso a trovare una logica in quella piazza dove a sinistra suonava uno strillo e a destra rispondeva un rutto. C’erano lì alcuni dei protagonisti della nostra crisi attuale, quelli recenti: i leghisti e i fascisti(che hanno collaborato a ogni atto del berlusconismo) e quelli antichi (quelli dell’estrema sinistra che fecero saltare per pura ideologia il primo-e migliore-governo del centro sinistra nel 1998). Erano lì, in tutto un centinaio di persone, a gridare la loro rabbia a chi sta cercando di fare qualcosa per tirarci fuori dal guano.

C’erano tanti amici in piazza e sono stato colpito da un colloquio fra un amico e una parente. Lei aveva appena finito di lanciare moccoli contro la retata di Cortina (“così rovinano l’economia e il turismo”), l’altro contro Monti che “se la prende con la povera gente”. In pochi istanti si sono trovati d’accordo, un compromesso storico sorprendente. Temo per lasciare tutto come resta.

Tutto sta cambiando o è già cambiato e non ce ne vogliamo accorgere. Abbiamo scambiato per stelle fisse quelle che sono parte dell’universo, mobili e mutevoli. Non abbiamo capito che l’unico modo per difendere i diritti è quello di lavorarci su, aggiornarli, pensarne di nuovi, renderci conto della realtà. In guerra, come in una partita, giocare in difesa significa essere perdenti. Il nemico/avversario ha i suoi piani di attacco e noi? Una bella trincea sempre più vuota dove tenere alta la nostra bandierina sempre più lacera e sbiadita.

Due esempi personali: non sono entrato nell’Università  certamente perché non sono abbastanza bravo (nonostante abbia un curriculum non indifferente) ma soprattutto perché il mio professore dell’epoca non era un barone, non aveva peso per proporre i “suoi”. Bologna, Emilia rossa, anni ottanta. Niente di male, me ne sono fatto una ragione. Roba passata. Poi però quando qualcuno ha tentato riforme, ecco la sollevazione. Fino alla ridicola EnteroGelmina. A quel punto “allarmi, compagni!”. Tutti in piazza? A far cosa? A prendere aria fresca o difendere privilegi?

Articolo 18 e difesa dei “diritti”. Nel corso della mia attività lavorativa (fatta di precariato, assunzioni, precariato, assunzioni) chi mi ha mai tutelato? L’articolo 18? Attualmente sono assunto. Grazie. Bene. Ma se domani i finanziamenti venissero a mancare io sarei licenziato senza se e senza ma. Allora difendiamo l’articolo 18 come Fort Alamo o ci mettiamo a pensare come difendere tutti lavoratori, fissi, precari, mobili, pieghevoli e quant’altro? Difenderli nei loro diritti ma affermando anche i loro doveri. Qualcuno ricorda ancora la teoria del “salario come variabile indipendente” o “a salario di merda lavoro di merda”?

I diritti sono un po’ come l’amore: se dai per scontato, se non ci ripensi tutti i giorni, prima o poi trovi a letto tua moglie/marito con qualcun altro. Ci lamentiamo perché stanno smantellando il welfare (anche su questo vorrei poi capire dove finisce il welfare e inizia il privilegio..) ma abbiamo un’idea realistica di un nuovo welfare che non sia “lo Stato deve pagare”?

Pensiamo ancora che le liberalizzazioni siano un danno? Abbiamo qualche rimpianto per la pianificazione di Stato o per la Camera dei Fasci e delle Corporazioni?

Mi sono giocato i miei lettori di sinistra, ma siamo certi che fossero di sinistra quelli che stavano sotto le bandiere rosse? Sono di sinistra quelli che vogliono che tutto resti com’è? Molti paesi europei, con diverse culture politiche e diversa etica, queste cose le hanno capite da decenni. Noi ci arriviamo adesso per contrarietà, ma anche in questo caso non dobbiamo buttare via il bimbo con l’acqua sporca. L’intervento di Monti è stato duro ma, mi sembra/spero, che la gente abbia capito, è finito un periodo dove tutti abbiamo avuto (in misura diversa) la nostra fetta di torta mangiata senza passare dalla cassa. Magari è il momento di riflettere sul nostro appetito, pensare che abbiamo smangiucchiato anche la fetta dei nostri figli e iniziare un po’ di dieta. Non so se Monti ce la farà, spero di sì, sento già tassisti, farmacisti, notai, tubisti, gelatai pronti alla lotta, ma certamente se dovesse fallire quelli che la pagheranno di più, e a carissimo prezzo, saranno proprio quelli che gli antiMontiani dicono di volere difendere.

Per ora mi accontento di avere un governo rispettabile, un premier preparato che sa di cosa parla e che anche in Europa ascoltano e rispettano. Sembrava fantascienza due mesi fa, non dimentichiamolo.

Buon 2012.

 

 

Dopo il Tricoloreultima modifica: 2012-01-09T11:27:00+01:00da pelikan-55
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Un pensiero su “Dopo il Tricolore

  1. Caro Max, come ti ho scritto in privato mi ha fatto molto piacere conoscere la tua parente con la quale ho condiviso (lei ex democristiana, io ex comunista) la costernazione sulla mancanza di difese della povera gente, un tempo “tutelata” dalla sinistra. Non ti ripeterò certo le mie ragioni che già conosci e certo io rispetto le tue. Vorrei solo obiettare alla tua affermazione che la gente di sinistra (e le loro idee) che era in piazza a contestare fosse fuori dalla sensibilità della gente oltre che dal parlamento. Ti cito due fatti che dicono il contrario.
    Fra i contestatori c’erano quelli del comitato per l’acqua pubblica, quelli che hanno vinto il referendum ed hanno cambiato il clima del paese, inaspettatamente, soprattutto per il PD che fino a qualche mese prima aveva snobbato la cosa.
    L’altro fatto è di oggi: la Repubblica ha pubblicato i risultati di una indagine demoscopia dove risulta che tutto quello che è politica, istituzioni, banche, europa compresa, ha deluso e non ha la fiducia della gente, non solo, dopo anni di fascino per il “privato” oggi le persone non ne vogliono più sapere e rivendicano il pubblico oltre a ciò che è frutto di percorsi produttivi eco-socio-sostenibili.
    A me non piace battezzare gli altri per conservatori, direi però che l’agenda mentale dei nostri politici, e a me premono quelli di sinistra, sarebbe bene che si aggiornasse rispetto a quella craxiana della Milano da bere.
    Son d’accordo con te, il mondo è cambiato, e non possiamo più pensare di mantenere i veri fannulloni: quelli che non pagano le tasse, che delocalizzano e che esportano i capitali, quelli che pensano che il soldo generi soldo, quelli che vogliono spremere il sangue dai soliti “schiavi” moderni.

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