Sono stato una settimana a Cracovia per l’edizione 2012 dei Viaggi della Memoria. 900 studenti in tre viaggi, 18 pullman. Un progetto cresciuto anno dopo anno e che coinvolge tutte le scuole superiori della Provincia (o quasi, quest’anno mancava l’Ariosto/Spallanzani). Per far toccare ai ragazzi i luoghi del ‘900, i luoghi dell’orrore ma anche quelli della speranza e della rivolta. Come ad Auschwitz e Birkenau, il buco nero dell’umanità, ma anche il luogo dobe un sacerdote (Padre Kolbe) impose lo scambio di una vita al nemico, offrendosi alle celle del Block 11 e alla morte di fame. O la rivolta dei Sonderkommando dell’ottobre 1944: caddero quasi tutti ma fecero esplodere il Crematorio n.4 rallentando l’ultima corsa verso lo sterminio totale. Davanti a quel crematorio distrutto si sono conclusi i tre Viaggi, lasciando liberi i ragazzi di parlare, di dare il via ai loro sentimenti. Ad ascoltarli altri ragazzi e le betulle che hanno visto i roghi dei cadaveri dell’estate 1944 e le fila di donne e bambini nudi in attesa di entrare nelle camere a gas.
Certo la cosa più difficile da gestire è l’emozione, soprattutto per chi entra nel campo la prima volta. Il campo di sterminio più grande, tanto da poter contenere tutto il centro storico di Reggio, e già erano pronti i piani per il suo raddoppio, per Birkenau 1946. Ma la testa, la lucidità, devono restare svegli. Non c’era nulla di casuale in quella macchina di morte, tutto era pianificato, la migliore tecnologia dell’epoca al servizio della “soluzione finale”. I prodotti chimici più adatti, i forni crematori di ultima generazione, un’amministrazione precisa e puntuale che già utilizzava le prime schede perforate dell’IBM. Era un problema tecnico eliminare tot pezzi al giorno, e la tecnica aiutava.
Da Auschwitz non si esce mai, anche chi è sopravissuto è rimasto dentro quell’incubo fino alla morte o al suicidio. Marian Kolodzej aveva 19 anni quando è entrato, ne è uscito dopo cinque anni nel 1945. Si è salvato perchè era giovane, perchè ha avuto fortuna, perchè sapeva disegnare. Ha vissuto la sua vita, dopo, è diventato un famoso scenografo nella Polonia comunista. Poi a 65 anni un ictus lo paralizza su un lato, la rieducazione lo spinge a disegnare, la mano aiutata dalla moglie. Inizia a disegnare, e non si ferma più. Fino al 2003 produce ogni giorno tavole grafiche in biancoe nero.
p.s. A Cracovia o visto anche dei Musei. Perchè quando sono all’estero e vedo dei nuovi Musei e penso a Reggio devo vergognarmi? E questa volta ancora di più. Ma, come si dice, questa è un’altra storia….