Il progetto di trasformare l’ex campo di concentramento ed ex fabbrica di Oskar Schindler, vicino a Praga, in un memoriale per l’Olocausto sta incontrando diverse difficoltà: finanziarie, innanzitutto. Ma c’è anche una certa resistenza in Repubblica Ceca nei confronti dell’ex industriale che lì era nato e che da molti è ancora oggi considerato come un traditore e un truffatore.
La storia di Schindler è diventata famosa grazie al romanzo dello scrittore australiano Thomas Keneally intitolato “La lista di Schindler”, a cui nel 1993 Steven Spielberg si ispirò per il film Schindler’s List, che vinse diversi Oscar. Nel 1939, all’inizio della Seconda guerra mondiale, Oskar Schindler si trasferì a Cracovia, in Polonia, dove acquistò una fabbrica che all’inizio produsse pentole e in seguito munizioni. Nel 1944, quando l’Armata Rossa cominciò ad aprirsi la strada verso Berlino, i nazisti di Cracovia intensificarono i rastrellamenti. Schindler, con il pretesto di non perdere i suoi 1.200 operai, abili specialisti nella produzione di materiale bellico utile alla Germania, riuscì a trasferirli in una fabbrica in Cecoslovacchia, a Brněnec, a nord-est di Praga: e dunque, di fatto, a salvarli.
Oltre ai problemi finanziari il progetto deve superare anche un altro ostacolo, e cioè i sentimenti contrastanti nei confronti di Oskar Schindler. Schindler era nato nel 1908 a Svitavy, nei Sudeti, le regioni di confine nel nord e nell’ovest della Cecoslovacchia, dove viveva una popolazione prevalentemente di lingua tedesca. Diventato membro del Partito tedesco dei Sudeti, legato al Partito Nazista di Hitler, Schindler accettò di lavorare per l’Abwehr, il servizio di intelligence militare della Germania. Prima del film pochi cechi conoscevano Schindler per la storia della sua celebre lista, e in molti hanno continuato ad associarlo alla reputazione che aveva prima della guerra o alla descrizione che ne viene fatta nella storiografia marxista, che non era molto positiva: era considerato un truffatore, un uomo a cui piacevano la bella vita, le donne e il gioco d’azzardo, e un imprenditore che ebbe successo sfruttando il lavoro dei prigionieri ebrei.
L’attuale proprietario della casa dove Schindler è nato, per esempio, si è rifiutato di permettere che venisse affissa una targa in suo onore. Un piccolo monumento dedicato a lui in un parco vicino è stato imbrattato con una svastica pochi giorni dopo la sua inaugurazione, nel 1994. Jitka Gruntová, ex deputata e autrice di un libro molto critico su Schindler, lo descrive come «un traditore e un criminale di guerra» la cui fama di salvatore è basata solamente su «una leggenda falsata». Gruntová sostiene che Schindler fosse un collaborazionista del nazismo e che a un certo punto decise di fare quello per cui è diventato famoso solo per salvare se stesso e i suoi affari. Lo storico locale Radoslav Fikejz è invece più cauto: «Sì, Schindler era un nazista, un criminale di guerra e una spia. Ma ho incontrato 150 ebrei che erano nella sua lista, che sono stati trasferiti nel campo di Brněnec e che dicono di essere vivi solo grazie a quel trasferimento».
Alla fine della guerra Schindler venne accusato di collaborazionismo, riuscì a emigrare in Argentina, ma tornò in Germania nel 1958. Tentò di risollevarsi economicamente avviando alcune attività, ma senza successo. All’inizio degli anni Sessanta visitò per la prima volta Israele, dove venne accolto con entusiasmo e dove il 18 luglio 1967 venne riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” dall’apposita commissione dello Yad Vashem. Quella di “Giusto tra le Nazioni” è un’onorificenza concessa ai non-ebrei che agirono in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista. Schindler morì il 9 ottobre del 1974 ad Hildesheim, in Germania, a causa di un infarto; per suo volere venne sepolto in un cimitero di Gerusalemme.
http://www.ilpost.it/2016/10/12/repubblica-ceca-schindler/