Auguri?

Non avesse incontrato il suo destino davanti a un plotone di esecuzione, il cav. Mussolini compirebbe oggi 126 anni. A Predappio sono attesi pullman e frotte di “gente”, lo stesso accade il 28 ottobre etc.. Sono oltre 100.000 le persone che ogni anno firmano il registro nella cripta della famiglia Mussolini.

E qui mi girano i cabasisi stile Agusta (modello elicottero). Come è possibile leggere sul “Carlino” di oggi, il sindaco della ridente località forlivese punta ad una trasformazione del suo comune in “un luogo dove si discute di storia e di architettura e non il teatro di queste tristi manifestazioni“. Lodevoli intenzioni o per dirla alla DeGaulle “vaste programme”. Poi la realtà la leggiamo fra le righe dell’articolo: 100.000 persone che vengono a parlare di storia e architettura? L’articolo è corredato da una foto eloquente. Quattro cefalopenici in posa nel cimitero locale in divisa (da sin. a d.: squadrista/marcia su Roma, Federale, gerarca, Federale) con tanto di saluto romano. Tralasciamo che nessun carabiniere se li sia presi e carcerati (non è apologia di fascismo questa??) e restiamo alle cose reali. 100.000 di questi signori portano un tot di euro, dall’anno scorso-bontà sua- il sindaco ha vietato la vendita di “manganelli, croci uncinate e magliette inneggianti all’odio razziale”, resta che Predappio è il luogo di discarica di un pattume di nostalgici, curiosi et similia, che viene tollerato e silenziosamente accettato.

Reinhard Heydrich, ucciso a Praga nel 1942 da partigiani cechi, ebbe funerali di Stato e una tomba mausoleo nel cimitero degli Invalidi a Berlino. Dopo la Liberazione la tomba fu fatta saltare in aria dai sovietici, la salma riesumata, cremata e le ceneri disperse. Stop. Il bunker della Cancelleria è ancora sotto qualche metro dalla nuova Berlino ma nessuno si sogna di riaprirlo (“tanto è storia”, direbbe qualche bello spirito) e lì altro che 100.000 visitatori! No. Esiste un limite. Esiste uno spartiacque, etico e pedagogico, prima che politico. Le salme dei condannati a Norimberga furono cremate e le ceneri disperse. Nessuna tomba per loro.

Noi abbiamo Predappio. In perfetto stile italiota: la famiglia prima di tutto, la finta pietà cristiana, l’ipocrisia dilagante. Nella cripta la salma del nonno, grand’uomo, ehh, signora mia, ce ne vorrebbe, furono gli altri a tradirlo.

Già mi immagino, 29 settembre 2019, 200.000 persone in visita ad Arcore. Nella cripta un altro nonno, il nonno satiro: grand’uomo, ehh, signora mia, ce ne vorrebbe, furono gli altri (e le altre) a tradirlo.

Bel paese, bel paese (si fa per dire).

p.s per i nostalgici mi scuso dell’accostamento indecente….

Quale spazzatura, quale disgusto, quale miseria

Da “Avvenire” di oggi:
Niente «silenzi di convenienza», parole appropriate
Caro Direttore,
è da un po’ di giorni che sento tanta amarezza nel mio animo, amarezza che a volte sfocia in rabbia. Sono un sacerdote e vostro abbonato da tanti anni, ma da sempre compero quotidianamente il giornale Avvenire. Vi ringrazio di tutto quello che fate perché si combatta e non ci si adatti alla cultura corrente, di massa, di profondo egoismo e di banalità sconcertante che si estende e domina cuori e menti di tanti giovani. Vi ringrazio delle vostre battaglie su tantissimi temi. Ma sono deluso dal vostro atteggiamento circa quello che da settimane riempie alcuni giornali: la vita privata del presidente del Consiglio. Quale spazzatura, quale disgusto, quale miseria. Aveva ragione la moglie dicendo «Aiutatelo, è ammalato». E lui ora non nega lo squallore, ma lo indica come performance, come capacità, come virtù… Afferma: «Non sono un santo e gli italiani mi vogliono così». Ma quale falsità! Tanta è la mia sofferenza per il vostro atteggiamento di silenzio, di attesa di verifiche certe,, di… come il Tg! Ma perché non una parola chiara su quello squallore? Perché anche i Vescovi non sono così chiari e precisi come su tanti altri temi di morale? Perché, senza condannare il peccatore, non si dice quasi nulla di questo peccato d’immoralità? E lui se ne fa un vanto! Quanta sofferenza, quanta amarezza nel vedervi così quasi servili, così poco decisi e precisi a condannare una moralità così squallida che purtroppo inficia menti e cuori di tante persone, di tanti giovani. Dov’è la parola chiara, precisa, puntuale che condanna? E questo atteggiamento di prudenza (che io definisco di convenienza), non c’è solo su atteggiamenti di morale sessuale ma anche del dovere di accoglienza delle persone che fuggono dall’inferno e chiedono aiuto. Dov’è la tolleranza cristiana? Né sul suo giornale né nelle parole di tanti Vescovi c’è stata una condanna precisa, chiara, evangelica. Solo il mio vescovo , il cardinale Dionigi Tettamanzi e i Vescovi lombardi sono stati precisi sul dovere dell’accogliere. E li ringrazio di cuore. Ma non certamente la Cei né il quotidiano Avvenire. C’è tanta amarezza in me. Grazie dell’ospitalità per questo sfogo e grazie se risponderà e pubblicherà.

don Angelo Gornati, Limbiate

Risponde il Direttore:
Caro don Angelo, la sua lettera è giunta sul mio tavolo lo stesso giorno in cui un grande quotidiano nazionale titolava in prima pagina: «Berlusconi, spuntano altre ragazze / e il giornale dei vescovi lo attacca». E anche ieri lo stesso giornale è tornato ad argomentare con solerzia ancora in prima pagina e sempre a partire da ciò che su Avvenire era stato pubblicato. Lei mi dice che è sgomento per il nostro silenzio, mentre altri, prendendo al volo le nostre parole, ci fanno addirittura gridare. A chi devo credere? Per come sono fatto, credo a lei, e cerco di capire che cosa mi vuol dire. Non mi costa farlo, e non mi costa immaginare che cosa passa per la mente dei nostri preti in una stagione in cui la scena pubblica offre spettacoli niente affatto confortanti. Sono loro in trincea e più di tutti sanno quanto costa rappresentare alla gente le esigenze della vita cristiana. Eppure, proprio perché mi immedesimo nella sua delusione, don Angelo, non posso rinunciare a dirle come vedo le cose. E cioè che Avvenire non è stato zitto. Ha parlato sul tema a più riprese: con un fondo di Rossana Sisti, con un secondo fondo di Gianfranco Marcelli, con un terzo intervento di Piero Chinellato, infine con una mia risposta collettiva ad alcune lettere, che è il testo da cui ha attinto Repubblica per fare il titolo di cui dicevo. Vede, per i media nazionali la posizione di Avvenire è inequivocabile, glielo posso assicurare. E lo stesso mi sento di dire per i nostri Vescovi: sia il presidente cardinal Bagnasco sia il segretario generale monsignor Crociata hanno colto le occasioni pastorali che si sono presentate per prendere posizione in modo netto sul piano dei contenuti come della prassi. Chiunque è stato raggiunto dai loro interventi ha capito quello che si doveva capire: alla comunità cristiana tocca tenere alto il contenuto della fede, e non cedere a compromessi. Avvenire ha dato puntualmente conto di entrambe le loro prese di posizione. Per questo, pur con tutto il garbo possibile, non me la sento di accogliere la sua accusa di «convenienza». Non solo mi sembra ingenerosa, ma anche ingiusta. Provi a immaginare che cosa avrebbe fatto lei se nel Comune in cui opera si fosse presentata una situazione moralmente critica come quella nazionale. Avrebbe parlato chiaro, da prete, o avrebbe organizzato la dissidenza? Immagino che avrebbe fatto fino in fondo il prete. Che è, se ci pensa bene, esattamente la linea seguita dai Vescovi. Quanto agli immigrati, lei loda il pronunciamento dell’episcopato lombardo e ringrazia il suo arcivescovo, il cardinale Tettamanzi. E fa bene. Se, poi, avesse tenuto presente quanto il presidente della Cei aveva articolatamente detto a proposito della politica migratoria in occasione dell’assemblea generale dei Vescovi, non avrebbe colto divaricazioni. La cultura è naturalmente la stessa e anche l’approccio pastorale alla questione è il medesimo. Avvenire è stato zitto anche su questa tematica? Davvero difficile da sostenere e da dimostrare. Forse non s’è pronunciato in termini ‘da scomunica’ verso quanti operano in direzione opposta all’accoglienza. Ma lei crede che le parole grosse aiutino a convincere chi condivide e asseconda certe battaglie della Lega? Si sbaglia, don Angelo. Noi, rispetto ai problemi che pone l’immigrazione, dobbiamo parlare e muoverci in maniera da non perdere per strada la nostra gente, e non regalarla a posizioni culturali di chiusura. Dobbiamo invece con lucidità e lungimiranza continuare a tessere quello spirito comunitario che, per natura sua, è anche e necessariamente inclusivo. La saluto.

Scemo più scemo..

Dalla cronaca: a Massa lite poi degenerata in scontri con feriti e contusi fra militanti dei CARC (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo) e la ronda di estrema destraSSS (sicurezza, sisso e salsiccie). Se son rose fioriranno, si diceva, e infatti… Iniziano a mostrarsi gli esiti delle mer(d)avigliose leggi del nostro governo (si fa x dire). Ooops, pare che nel decreto-sicurezza (loro)  si siano ricordati di specificare che le ronde NON possono essere politicamente connotate! Guarda un po’, che caso! Distratti? Smemorini? Altrimenti come si potevano legalizzare quelle bande di cefalopenici che sono le ronde padane? Quindi, meglio tacere. E così a Massa prima partita: scemi vs.scemi. Scemi di sinistra contro scemi di destra. Qualche contuso, qualche denuncia e via così. Ma le ronde non dovevano servire a tutelare l’ordine? A dare sicurezza? Ma qualcuno può uscire sicuro sapendo che girano ronde SSS? Neanche fossero i nazisti dell’Illinois…Leggi fatte con quella parte del corpo che serve a sedersi, cosa aspettarsi? Al più calci nel….

Risvegli

“Le «rivelazioni» – non sappiamo quanto autentiche –, che si succedono, a disposizione di chi ha la curiosità di continuare a leggerle o ad ascoltarle, non aggiungono (probabilmente) nulla a uno scenario che già era apparso nella sua potenziale desolazione. Nel constatarlo non ci muove alcun moralismo, ma il desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siamo sempre all’altezza del loro ruolo. Chiarezza per ora non è venuta, ed è un fatto evidentemente non apprezzabile, ma non è questo francamente quel che oggi ci preoccupa di più. Non ci piace che determinati comportamenti siano messi a confronto con un consenso – emergente dai sondaggi – che di per sé è qualcosa di inafferrabile, quasi che da questi possa venire l’avallo a scelte poco consone; così come non ci piace che sull’intera vertenza gravi il sospetto di una strumentalità mediatica, inevitabile forse ma non liberante, circa il punto di vista da cui si muovono le accuse. C’è davvero per la classe politica, ancor prima della decenza, un a priori etico che va salvaguardato sempre e in ogni caso? E che va fatto valere nelle situazioni ordinarie come in quelle straordinarie? Ecco, solo se una simile consapevolezza dovesse ad un certo punto emergere dal dibattito, si potrà allora dire che questa tornata ha paradossalmente avuto una sua, per quanto amara, utilità. Diversamente il Paese, che si è scoperto vieppiù attonito, potrebbe sentirsi anche leggermente raggirato.”

http://www.avvenire.it/Lettere/C+un+a+priori+etico+da+salvaguardare+sempre_200907240707197530000.htm

Il quotidano della CEI pare entrato in una fase di cauto risveglio. Pur con un linguaggio curiale, individua alcuni dei punti nevralgici della questione morale sul tappeto. Certo non possiamo pretendere la chiarezza da chi da secoli s’è scordato il precetto evangelico: “Il vostro parlare sia sì, sì, no,no. Tutto il resto appartiene al demonio” (o alla Sala Stampa vaticana…), però qualche domanda iniziano a porsela anche loro. Piuttosto che niente…

Santi, mignotte e baciapile

Sono una donna, non sono una santa“, precisava flautata Rosanna Fratello negli anni ’70 e noi ragazzini inesperti a chiederci quale mondo si nascondesse dietro a quel termine “donna”, che doveva essere promettente visto la sua contrapposizione alla santità.

Dopo un trentennio abbiamo un altro esponente del mondo dello spettacolo che ammette “non sono un santo..(sono un vecchio patetico satiro)“. Il cerchio si chiude: lontana la santità, prossima la umana concupiscenza. Le stelle sono lontane, rivoltoliamoci nella fanga. Cosa volete, siamo uomini. A capo. E tutti a ridere.

Sì, a ridere, perchè la cosa più rivoltante di questa vicenda penosa non sono i disperati tentativi di un ricco di opporsi alla morte, ben conscio che, per dirla all’inglese, la bara non ha le tasche, ma il parterre de merde che lo circonda. Ieri, in prima fila, chi gnignava alla battuta del vecchio satiro? Califano? Briatore? Rocco Siffredi? No. Roberto Formigoni. L’ipercattolico Formigoni, il ciellino di ghisa Formigoni, il defensor virginitatis Formigoni.

Esagero, ma quasi quasi preferisco il vecchio porcello all’ipocrita da sacrestia, il primo l’inferno ce l’ha già dentro di sè, il secondo tenterà fino all’ultimo di far fesso il Padre eterno. Ma tranquilli, anche se in gironi diversi (lussuriosi, ladri, traditori etc… il primo, ipocriti e spergiuri il secondo) si ritroveranno tutti e due e magari rideranno meno.

Come un videogioco…

Game over e si ricomincia! Come un videogioco ogni giorno ci gustiamo una nuova partita del successo del momento “Old pig chase” (Caccia al vecchio porcello). Continui colpi di scena, mignotte che imperversano scosciate e languide, avvocati ghignanti, giornalisti venduti. L’obiettivo è catturare il vecchio porcello ormai alle corde ma che continua, nonostante tutto, ad allungare le mani su qualunque cosa vivente di sesso femminile. Sembra spacciato. Cotto, finito. Game over!

Poi, il giorno dopo, si ricomincia. Nuove rivelazioni sempre più laide, di nuovo mignotte a volo radente, avvocati sempre più ghignanti (che si tratti di un crampo o di una paralisi facciale?), avvocati sempre più venduti e leccobardi e ancora…

Sull’altra consolle invece gira in parallelo un altro videogioco, se il primo è per le masse un po’ grossolane, questo, invece, è per palati raffinati, si chiama “History of P(s)D” (Storia del Partito|suicida|democratico). Il plot è più complicato: una tribù di excomunisti, exdemocristiani, ex socialisti, exexex.. si scanna allegramente in vista della riunione di autunno nei grandi pascoli. In quella tribù vige una simpatica usanza: si scannano i capi e capetti, mentre la gente “normale” sta chiusa fuori. Non ha diritto a dir nulla, se non alla fine ad accorrere presso strane costruzioni detti gazebo per sancire con un plebiscito la vittoria già decisa nella grande tenda chiusa.

I capi in lizza sono i più prestigiosi: Orso piacentino (che può vantare l’appoggio di Baffo del Salento), contro Puledro ferrarese (sconfitto nella battaglia della UE ma sostenuto dal mezzosangue Uolter l’americano). Una lotta fra titani.

Programma dell’Orso: “un riformismo democratico radicato nel territorio che si confronti con le esigenze della crescita che coniughi sviluppo e lavoro”.

Programma del Puledro:un riformismo democratico, radicato nel territorio, che si confronti con le esigenze della crescita che coniughi sviluppo e lavoro”.

Quelle due virgole rappresentano due mondi, due speranze, due possibilità, due p…

Ma anche per questo videogioco ogni giorno c’è una nuova avventura, una nuova svolta. Poi: “gameover” e si ricomincia.

Come si chiamava la consolle? Nintendo? Già, proprio n(on)intendo…..

Bettino? Ancora lui!

Veltroni (sì, quello che non era mai stato comunista, pur essendo stato negli organismi dirigenti del Pci e Direttore dell’Unità: come se un vescovo venisse fuori a dire che non è mai stato cristiano…) ci delizia con un peana alla memoria del contumace pregiudicato Benedetto Crassi (in arte Bettino Craxi). “Grande statista”, “anticipatore” e simili amenità. Che sia stato condannato con sentenza passata in giudicato per reati comuni, che importa? Un politico è superiore a queste fanfaluche, leggi, norme, diritto. Un politico deve essere legibus solutus per esprimere tutto il suo genio, spaziare senza dover sottostare a banalità giuridiche. Avere “grandi idee”, se poi si fregano soldi, si saccheggia lo Stato, si degrada la morale in tutti i modi (le voci sulle esagerazioni sessuali dei leader iniziarono allora) cosa importa? Si fa parte di un’altra classe (il termine “casta” mi sembra offensivo, visto che le vere “caste” hanno ben altri fondamenti) che per dirla con il Belli (“io sò io e voi un siete un cazzo“) può fare quel che vuole.

Per me Craxi rimane un pregiudicato, morto contumace in Tunisia, che poi abbia fatto anche cose degne come politico mi sembra davvero irrilevante. Ma, come è noto, “loro sono loro e io nun sono un c…” (si fa per dire).

Che bello (non esserci)

Che bello essere lontano da una città dove un prete, anzichè fare il suo difficile lavoro, diventa capopolo leghista! Che bello essere lontano da una città dove il segno del degrado morale della nostra società che è la cosiddetta lega (che mio figlio, giustamente, dice che non merita di essere scritta con la maiuscola) fomenta l’odio, la paura, l’ignoranza e, logicamente, trova in preti simili un appoggio.

Caro don Ranza, la gente NON viene a messa da lei perchè NON la vuol sentire (e li capisco). E lei vuole abbassare i “pilomat”? Ma se la Chiesa di cui lei è protempore parroco, è l’unica in città ad avere un parcheggio nel suo retro (parcheggio ACI)! E lei, anzichè testimoniare il Vangelo cosa fa? Raccoglie firme? Questa rubrica di questo piccolo blog si chiama “Aiutiamoli a vergognarsi”! Nel suo caso, se vuole, lo può chiamare “correzione fraterna”, visto che la nostra conoscenza risale ai tempi della sua fuga da S.Agostino.

E se poi, insiste nel suo leghismo, allora ci faccia un piacere-e noi faremo una raccolta di firme a favore-chieda di essere trasferito a Gerenzano in quel di Varese, cittadina amministrata da un monocolore leghista. Lei sarà a casa sua e noi sentiremo più vicino il Vangelo. Grazie.

Ogni 7 luglio

Puntuale, ogni 7 luglio, con dedizione degna di miglior causa, il cons.Eboli ritira fuori la solita litania:

“I fatti tragici del 7 luglio 1960 continuano ad essere ricordati e commemorati a senso unico. La sinistra ha imposto la versione dell’aggressione della Polizia ai danni di “pacifici” manifestanti». La realtà è ben diversa, in quanto i morti che vi furono tra i manifestanti in quella tragica giornata scaturirono da un progetto politico dell’allora Pci e di una parte dell’ex Dc che voleva far cadere il governo Tambroni monocolore Dc. -insiste il pidiellino – I manifestanti scesero in piazza armati di pistole, sassi e bastoni, organizzati dal Pci per una manifestazione non autorizzata e con l’intento di provocare incidenti”

(Giornale di Reggio, 7 luglio 2009)

E’ difficile, dopo tanti anni, attaccarsi ancora alla “buona fede”del consigliere PdL (già MSI e AN). Anche perchè la litania sembra nascere non a partire dai fatti, ma a “prescindere” da essi. Non si volesse credere ai testimoni presenti quel giorno (tutti komunisti e quindi, in sè, falsi e bugiardi), si possono leggere gli atti del processo di Milano e la meticolosa perizia balistica annessa. Con umorismo nero (in stile peraltro con il consigliere) si potrebbe dire che, se i dimostranti erano scesi in piazza con pistole…avevano lasciato a casa le munizioni, visto che non UNO dei poliziotti, pure feriti negli scontri, presenta ferite d’arma da fuoco, nè alcuno dei bossoli ritrovati corrisponde ad armi diverse da quelle delle (cosiddette) forze dell’ordine.

Ma tant’è, anno dopo anno, il consigliere ripete la sua litania “a prescindere”, accontenta qualche nostalgico (sempre meno, l’anagrafe funziona anche a destra) e ci si prepara all’anno successivo. Avvertiamo il cons.Eboli che il 2010 sarà il 50imo dell’eccidio, cerchi almeno di trovare qualcosa di più reale e serio, non per rispetto dei caduti e della verità-sarebbe troppo pretendere- ma almeno per innovare il suo bagaglio polemico che inizia a mostrare la corda.

p.s. per fortuna dall’anno scorso sono state deposte le “pietre d’inciampo” sui luoghi dove furono uccisi i 5 manifestanti. Per ricordare, per evitare che Eboli, o qualcuno per lui, un giorno venga a raccontarci di 5 cecchini, armati di pistole, che furono abbattuti-per legittima difesa-dalle forze dell’ordine….