Grazie!

Grazie! Devo dire un grazie agli amici, conosciuti e no, che si prendono la briga e l’onere (spero qualche volta il piacere) di leggere questo blog. Nel mese di maggio le visite sono state 1254, per un totale di 2882 pagine lette. Una media di 40 lettori/giorno, con punte di 79!! E pensare che Manzoni si rivolgeva ai suoi 25 lettori! Questa è la miglior dimostrazione della catastrofe culturale nazionale: tante persone leggono quello che questo modesto storico da cortile scrive!

Comunque sia, grazie, ancor di più questo mi sembra un risultato, piccolissimo, minimo, ma che mi conferma nel fatto che ci sono ancora persone vere, che hanno voglia di pensare, anche di non essere d’accordo, ma vive. Il che, in questa specie di Mirabilandia (o Mignottopoli) che è diventato il nostro povero paese, non è poco.

 

Buone notizie dalla Germania

Una buona notizia dalla Germania: è arrivato a Monaco, estradato dagli USA, “John Demjanjuk, ritenuto dal Centro Simon Wiesenthal e dai superstiti dei Lager hitleriani uno dei più importanti criminali nazisti ancora in vita e ancora non giudicato dalla giustizia internazionale. John Demjanjuk, 89 anni, è stato estradato dagli Stati Uniti per decisione della Corte Suprema, e stamane alle 9,15, trasportato da vicino Cleveland dove viveva, a bordo di un aereo-ambulanza noleggiato dalle autorità Usa, è arrivato all’aeroporto internazionale della capitale …Secondo i capi d’accusa che i giudici tedeschi gli leggeranno, Demjanjuk, che in gioventù, ucraino, si chiamava Ivan Demjanjuk, sarebbe stato un sorvegliante dei corpi militari ucraini collaborazionisti attivi a fianco delle SS. E’accusato di diretta responsabilità nella morte di almeno 29mila ebrei, in maggior parte deportati dal Lager di transito olandese di Westerbork al famigerato Lager di Sobibor, costruito dalla Germania nazista nella Polonia occupata. Sobibor era uno dei più temuti campi di sterminio, e Demjanjuk si sarebbe guadagnato là il soprannome di “Boia di Sobibor”. Sarebbe poi stato attivo anche in due altri atroci Lager, Treblinka e Majdanek….”

E’ in carcere, bene. Una buona notizia.

(http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/esteri/demjanjuk-estradato/demjanjuk-estradato/demjanjuk-estradato.html)

Gioia e vigilanza

Il presidente (provvisorio) del Consiglio ha partecipato alle celebrazioni del 25 aprile. Bene. Ha fatto un bel discorso. Bene. Ha affermato che sarà ritirato l’infame Ddl n.1360. Bene. Una volta tanto perchè non essere soddisfatti? Abbiamo vinto. Una bella vittoria. Ne abbiamo avute così poche negli ultimi tempi che non mi lascerei scappare l’occasione. Ma.

Ma. Tratterrei le grida di giubilo che qualche solerte commentatore oggi (sul Corrierino a.e.) lancia sulla fine del conflitto, sulle meraviglie di una nazione pacificata, come se anzichè con il cavalier banana avessimo a che fare con Adenauer.

Io limiterei il giubilo e starei a vedere. Come per un alcoolista incallito vi fidereste della sua redenzione al suo primo analcoolico bevuto? O per un tossico alla prima canna rifiutata?

Aspettiamo, abbiamo a  che fare con un capo pirata che anzichè consultare il sestante si affida al suo ufficio marketing che gli detta strategie e prodotti da promuovere. Gli avranno detto che il “pacchetto-Resistenza” poteva alzare lo share e lui, lesto, si è adeguato.

Vedremo. Vigilanza democratica si chiamava. Occhi aperti e stiamo a vedere, senza scambiare, però, Capitan Uncino con la Fatina azzurra.

Auguri Rita!

Mercoledì Rita Levi Montalcini compie 100 anni. 100 anni spesi bene. Auguri! Rita ci ricorda sempre che esistono persone speciali in questa povera Italia, persone con l’ottimismo e le capacità di guardare sempre avanti, con una assoluta fedeltà ai propri principi e alla propria etica.

Grazie e ancora auguri!

Appello per una Chiesa più solidale e compassionevole

Appello per una chiesa più solidale e compassionevole

Molti fatti con i quali veniamo a contatto ci dicono che oggi la Chiesa tende progressivamente a isolarsi dal mondo contemporaneo. Molti uomini e donne, specie giovani, avvertono, da parte loro, una radicale estraneità dalla Chiesa. Tra Chiesa e società si è determinata una drammatica frattura su questioni importanti come la libertà di coscienza, i diritti umani (fuori e dentro la Chiesa), il pluralismo religioso, la laicità della politica e dello Stato. La Chiesa appare ripiegata su se stessa, chiusa e incapace di dialogare con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Siamo molto preoccupati per le conseguenze negative che tale perdurante situazione produce per l’annuncio del Vangelo. Per questo, ci sembra saggio riprendere e rilanciare la feconda intuizione di Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II: quella di «un balzo in avanti» della Chiesa per una testimonianza in grado di rispondere «alle esigenze del nostro tempo».
Il tentativo in atto di contenere lo Spirito del Concilio è, a nostro avviso, un grave errore che, se perseguito fino in fondo, non può che aumentare in modo irreparabile lo steccato tra Chiesa e società, Vangelo e vita, annuncio e testimonianza. A noi sembra che l’insistere su visioni e norme anti-storiche o non biblicamente fondate o, talvolta, anti-cristiane, non aiuti la credibilità ecclesiale nell’annuncio del regno di Dio.
Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l’esercizio della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi che salvaguardino il pluralismo, la condizione dei divorziati, dei separati e delle persone omosessuali, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire.
Vogliamo una Chiesa che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell’etica e della politica e si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio.
Vogliamo una Chiesa che pratichi la compassione e trovi nella pietà la sua gloria. E faccia sue le parole che il santo padre Giovanni XXIII incise sul frontone del Concilio: «Oggi la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi non rinnovando condanne ma mostrando la validità della sua dottrina… La Chiesa vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».
Vogliamo una Chiesa che sappia dialogare con gli uomini e le donne e le loro culture, senza chiusure e condizionamenti ideologici, e impari ad ascoltare e a ricevere con gioia le cose vere e buone di cui gli interlocutori sono portatori. La verità e la bontà sono di Dio, il quale le dà a tutti gli uomini e non solo ai cristiani.
Vogliamo che al centro della Chiesa venga messo il Vangelo e la sua radicalità. Solo così la Chiesa potrà essere vista e sperimentata come “esperta in umanità”. È tempo che, senza paura, nella Chiesa e nella città prendiamo la parola da cristiani adulti e responsabili, pronti a rendere conto della speranza cristiana.

Palermo, 25 febbraio 2009

Promotori dell’appello sono alcuni sacerdoti e laici, non solo palermitani. In ordine alfabetico: Giuseppe Barbera (laico), Nino Fasullo (prete), Rosellina Garbo (laica), Rosario Giuè (prete), Tommaso Impellitteri (laico), Teresa Passatello (laica), Teresa Restivo (laica), Franco Romano (parroco), Zina Romeo (laica), Rosanna Rumore (laica), Cosimo Scordato (prete), Francesco Michele Stabile (parroco). All’appello, che finora ha raccolto più di 300 adesioni, hanno aderito i seguenti preti: Aurelio Antista, Liborio Asciutto, Gregorio Battaglia, Alberto Neglia, Giovanni Calcara, Gianni Novelli, Egidio Palombo.

L’intervista a don Rosario Giuè sarà scaricabile nei prossimi giorni dal sito: http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/facciaafaccia/index.cfm

Grazie, don Aldo!

Riprendo la lettera di don Aldo Antonelli (parroco di Antrosano) a Corrado Augias (Repubblica, 2 aprile 2009):

Caro Augias, ho, inutilmente, sperato che di fronte alle critiche intra ed extra ecclesiali i vescovi si interrogassero sui problemi veri degli uomini e delle done; invece li vedo arroccati nella stanca ma altèra ripetizione di vecchi proclami, più preoccupati di difendere sè stessi che di servire quella comunità “per la quale” sono stati costituiti. La loro, ormai è una contro-testimonianza. La Chiesa che emergeva dal Vaticano II era più attenta a lavare i piedi dell’umanità che non preoccupata di curare le vesti che indossava. La Chiesa che loro sognano e “un popolo di colli storti”, per dirla con le parole di Bernanos nel suo Diario di un curato di campagna. Ho l’impressione che tocchi a noi, semplici sacerdoti e semplici fedeli, rievangelizzarli, ricordando loro che “il precetto del Magistero non è che comando umano: ma la coscienza è la voce di Dio”, come già affermava San Tommaso. Tocca a noi ricordare quanto, ai tempi del Concilio, lo stesso Joseph Ratzinger scriveva: “Al di sopra del papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesisastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica”.

Grazie don Aldo!

Finalmente buone notizie!

Notizia ANSA, ore 16:22: “Fonti accreditate della Presidenza del Consiglio non confermano nè smentiscono la notizia secondo la quale il Presidente provvisorio del Consiglio si sia imbarcato stamane a Lampedusa sul cacciatorpediniere Baionetta con destinazione ignota. Al suo seguito pare confermata la presenza dell’intero governo, completo di argenteria, ètere, Apicella e pilloline blu. Segnalazioni radar non confermano il subitaneo inabissamento nel Canale di Sicilia dell’imbarcazione, peraltro risalente al 1943, ma evidenti tracce di nafta, silicone e collagene avvistate sulla superficie dello specchio d’acqua confermerebbero l’avvenuta, immane tragedia”.

Notizia Agenzia Reuter, ore 18:05: “Ulteriori conferme della tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia giungerebbero dalle prime manifestazioni di giubilo verificatesi dalle Alpi alle Piramide, dal Manzanarre al Reno. Non trova conferma la notizia del suicidio di don Gianni Baget Bozzo e del Harakiri in diretta tv su Rete4 di Emilio Fede. Confermata invece la dichiarazione dell’on.D’Alema secondo la quale “in un così grave momento per la nazione è giusto accettare una aperto confronto con il Governo”. Tale dichiarazione sarebbe stata rilasciata mentre, al timone del suo Ikarus, l’onorevole prendeva il mare in soccorso dei naufraghi”.

Bello, eh? Peccato che sia il 1 di aprile e un pesce, fra tanti squali, murene e pantegane, ci stia bene.

A proposito: nel Canale di Sicilia c’è stato davvero un naufragio e qualche centinaio di poveretti è annegato. Ma chi se ne frega, mica sono itaglioti, no?

E il compagno Gianfranco mise la freccia..

…E il compagno Gianfranco mise la freccia…e ci sorpassò a sinistra…!

“Parole di apprezzamento per il sacrificio degli uomini e delle donne che non collaborarono con i nazisti e così “salvarono la patria” sono arrivate da Gianfranco Fini. Parlando a un convegno per ricordare una delle vittime delle Ardeatine, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, il presidente della Camera ha detto “Furono molti i soldati e gli italiani che la patria continuarono a farla vivere, anche in condizioni di estrema precarietà e di pericolo”. La patria sopravvisse “grazie a uomini che non accettarono la smobilitazione”.

“Quella nuova idea di nazione democratica – insiste Fini – è entrata nella Costituzione ed ne costituisce uno dei fondamenti morali”. Il presidente della Camera poi cita una frase di Piero Calamandrei che spiega le scelte fatte da uomini come Montezemolo in quei drammatici momenti: ‘Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini’. “A questi uomini che vollero vivere da cittadini liberi in un paese libero – conclude Fini – deve andare sempre la gratitudine degli italiani”. “

(http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/napolitano/fosse-ardeatine/fosse-ardeatine.html)

Sentire un uomo di destra, anche se ora nella veste istituzionale di Presidente della Camera, pronunciare simili espressioni, citare Piero Calamandrei e riconoscere che si debba ringraziare quegli uomini che scelsero la strada della libertà, combattendo contro il fascismo e il nazismo, non può che fare piacere. E’ un tratto europeo in un paese delle banane quotidiane che lascia intravedere un barlume di luce in fondo al tunnel. Da politico avveduto, Fini si sta costruendo, giorno per giorno, il proprio futuro di leader di una destra italiana più simile all’Europa che al circo equestre che, provvisoriamente, ci governa. Consapevole che, una volta caduto il Tappone mascarato, per la banda di nani, ballerine, etère, manigoldi e celti vari che sta imperversando non ci sarà un gran futuro, il buon Gianfranco si chiama fuori e guarda oltre le Alpi, dove ancora (e per fortuna) l’antifascismo è un valore aggiunto e non un fardello, se non una tara.

Ci piacerebbe sperare nel valore trascinante dell’esempio, per ora basta questa piccola buona notizia nello squallore quotidiano.

 

Esiste un’altra Italia

Esiste un’altra Italia. Che non esce sulla stampa, non va a “Sporca e sporca”, che legge libri (ohhh!) e che magari non guarda neppure  “Il grande fratello” (vergogna!). In questi mesi vado in giro a presentare il mio libro (27 presentazioni e saranno 36 a fine aprile) e incontro centinaia di persone. Un’altra Italia. Minoranza? E chissene…! Anche oggi, di nuovo a Bergamo, una lezione su “La resa dei conti”. Un’ora di chiacchierata per riportare i dati, i fatti. Oltre le buffonare che ci hanno raccontato. Magari fra gli insegnanti che ascoltavano e facevano domande c’erano persone con storie diverse, forse con un nonno fascista o un nonno partigiano. Tutti figli della nostra storia difficile. Ma lì a cercare di capire e ascoltare e, credo, ad accettare la complessità della storia che si occupa di uomini e, in quanto tale, del materiale più fallace e volubile che l’evoluzione abbia prodotto. Accettare la complessità. Farsi domande. Esiste un’altra Italia. Migliore. Senza tentazioni giacobine, ma con la consapevolezza che la realtà non è quel ributtante minestrone che vediamo ogni giorno.

Un Grazie a Gabriella e Giuliana. La prossima sarà a Imola, il 25, mercoledì, con Carlo Lucarelli. Un piccolo storico di quartiere e lo scrittore/comunicatore di successo. Una bella sfida. Vedremo.