Indignazione e sonno

In una bella intervista Marco Paolini ci ricorda che “In Italia l’indignazione dura meno dell’orgasmo. E poi viene sonno”. “Non siamo un Paese piano, con tradizione di nazione, ma piuttosto di localismo, geograficamente difficile, socialmente non compatto, linguisticamente unificato di recente, politicamente ancora legato ai campanili: come fai a sopravvivere a una tale somma di catastrofi? Hai due opzioni, elabori il lutto o lo rimuovi”.(http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/paolini-intervista/paolini-intervista/paolini-intervista.html)

E noi rimuoviamo, rimuoviamo tutto con la velocità con cui si digerisce un hamburger al McDonald, che dopo venti minuti hai già fame di nuovo e ti faresti una pizza. Eventi che sconvolgerebbero un altro pase (normale), noi li bruciamo in un paio di giorni. Un giudice della Consulta cena col premier che dovrà giudicare fra pochi mesi? Swoosh! Andato! Il premier-satiro andava con prostitute offerte da personaggi equivoci? Swoosh! Andato! Una ministra rossaautoreggente fa il saluto fascista in piazza? Swoosh! Andato! Viene fatta una legge contro l’immigrazione che criminalizza i migranti? Swoosh! Andato! E via, come un tritacarne continuo che divora tutto, davanti agli occhi assonnati dei cittadini, preoccupati solo del video al plasma, del tg1 che “tantocidicetutto lui”, del campionato che “finoad agostosenzacomesifa”. Tanto c’è il mutuo da pagare, le vacanze troppe brevi, i saldi che finiscono subito e il lavoro che “speriamocisiaaltrimentisono cazzi”.

Come pretendere l’indignazione? E per cosa poi? Per una opposizione che ti presenta ancora D’Alema? D’Alema, segreteria del Pci 1988, c’era ancora il Muro di Berlino, Bush padre, Craxi trionfante. No, no, meglio il video al plasma e il tg1. Poi c’è caldo, siamo tutti sudati e quei marocchini in piazza ci rompono proprio le scatole? Ordine, ci vuole, signora mia, ordine, finalmente. E silenzio. Altrimenti come faccio a sentire il Tg1?

Briciole quotidane

Negli USA al finanziere Madoff hanno inflitto 150 anni di carcere. Callisto Tanzi si è preso 10 anni in primo grado, ma con l’appello e la Cassazione…

Disastro di Viareggio. Un paese che non riesce ad avere strutture decenti e si lancia nella TAV (che fa tanto fico..e profitti), è più o meno come un padre che si compra il Porsche mentre i figli hanno le scarpe bucate.

Disastro di Viareggio (II). Il premier (provvisorio)-satiro (definitivo) dichiara: “Vado là per riprendere in mano le cose”. E’ proprio vero: in Italia tragedia e buffonata viaggiano sempre sullo stesso binario.

Italia-Europa: mail da vari amici in Europa pongono lo stesso interrogativo. “Berlusconi si è dimesso?”. Perchè in un paese normale qualunque politico avrebbe già visto concludersi la sua carriera dopo simili dis-avventure (anche per molto meno..). Qui no, tutto tranquillo. Oggi è martedì, domani mercoledì. Dimentichiamo tutto. Almeno ricordiamoci del compleanno della moglie.

Il premier (provvisorio)-satiro (definitivo), fischiato a Napoli, replica: ““Sono ormai quelli che conosciamo. Ahimé abbiamo questa sinistra che si dovrebbe vergognare di tutto quello che fa e che, in effetti, è – ha concluso – la nemica del Paese”. Si tranquillizzi, anche noi lo conosciamo e sappiamo bene chi sono i “nemici” del paese, quali i suoi difetti e quali i patetici buffoni che lo animano (si fa per dire).

 

Tutto come sempre…

Dopo qualche giorno trascorso ad organizzare il Rally dell’Appennino (ebbene sì, confesso questo mio lato “oscuro”) si torna alle solite “delizie” nostrane. Il vecchio satiro sempre più solo e abbandonato ma ancora loquace, i suoi ex-centurioni che stanno cercando un qualche nuovo padrone. Foto di qualche sventola all’aeroporto, insomma il solito. La sinistra continua nella sua “sindrome da lemmings” iterando un procedimento davvero sopraffino: facciamo il congresso e ci candidiamo. Per fare cosa? Progetti, idee? A seguire, no? Intanto sappiamo che avremo Bersani (Alias D’Alema) contro Tedeschini. Destra contro sinistra? Alti contro bassi? Scapoli vs. ammogliati? Boh! I programmi poi, intanto ci sono i candidati. Tanto per i programmi c’è la fotocopiatrice, no?

Pensierino della sera

C’è un governo che ha una maggioranza schiacciante. Che controlla le tv e i giornali. Ha appeno vinto le lezioni, conquistando comuni e province. Ha annichilito l’opposizione (anche grazie all’opposizione stessa). Eppure…

Eppure si parla già di un altro premier, di un governo istituzionale. Complotti, gridano i leccobardi aperti per turno.

Perchè? Se fosse tutta spazzatura basterebbe un’alzata di spalle e via tutti a lavorare. Invece no. E se qualcuno, nelle segrete stanze (o alcove) sapesse che ci sono questioni che se venissero fuori…

Dietrologia? Fantapolitica? Nella quiete serale di Fortezza Bastiani vengono questi pensieri, domande, dubbi. Poi si va a letto e ci si dorme sopra. Magari sognando un paese normale, dove le ètere fanno il loro secolare (e meritorio) lavoro sociale, i premier non si circondano di avvocati che assomigliano al fratello malato di Klaus Kinski e ministre autoreggenti vengono licenziate venti minuti dopo aver fatto il saluto romano in pubblico.

Bei sogni, ma come diceva il poeta “i sogni son desideri, di felicità”.

Il problema Lega

Ci sono tutta una serie di luoghi comuni, di autodifese di un paese, che servono ad avere un po’ meno paura, a pensare che tutto alla fine si aggiusta, a credere che noi siamo diversi dal resto del mondo, o quasi. L’aver vissuto, per un ventennio una dittatura tra le peggiori in Europa, come il fascismo, ha portato un sacco di gente a pensare che non sarebbe mai più accaduto, che il nostro paese, con quella cultura per metà cattolica solidarista, e per metà comunista ed egualitaria si sarebbe salvato da guai peggiori. Per molto tempo funzionò così, e per molto tempo si è pensato che tutto quanto sembrava uscire da questi schemi non poteva essere altro che una bizzarria, una curiosità, un’eccentricità, persino un qualcosa di comico.
Ma purtroppo non è vero. Il fascismo non fu una parentesi, come voleva Benedetto Croce, il paese è sempre stato su un crinale, in bilico, e forse ha ragione chi dice che l’eccezione, o la parentesi, non fu il ventennio del fascismo, ma semmai i 50 anni successivi di prima Repubblica. Dunque che non siamo mai stati un paese con una vera autentica e solida cultura democratica e civile, ma siamo sempre stati un paese con tentazioni autoritarie, con una scarsissima consapevolezza dei diritti e dei doveri in un paese democratico.
Ora quello che accade attorno alla Lega Nord, è qualcosa che da troppo tempo viene sottovalutato. O al massimo ridicolizzato. Le ronde padane (e mica solo quelle di oggi), le dichiarazioni fuori luogo di ministri e dirigenti del Carroccio, la militanza razzista e xenofoba di buona parte dei leghisti minimizzata, come fosse un gioco innocuo, un qualcosa per far sfogare qualche basso istinto, e niente di più.
E invece la Lega è un partito pericoloso, dove il razzismo pesa seriamente, dove gli atteggiamenti xenofobi sono evidenti. L’assessore al territorio della Lega, alla Regione Lombardia, ieri ha detto: “È inammissibile che anche in alcune zone di Milano ci siano veri e propri assembramenti di cittadini stranieri che sostano nei giardini pubblici, a ogni ora del giorno e della notte, come avviene per esempio ormai da qualche giorno in piazza Oberdan”.
Dunque gli stranieri neppure più ai parchetti potrebbero stare. E smettiamola di sorridere a queste uscite, quasi fossero sciocchezze di gente incapace di intendere e di volere. Cominciamo con il dire seriamente, che esiste un problema, su cui non è più lecito scherzare. Il problema di un potente partito, un potente movimento, capace di influenzare il Governo in modo deterninante, e assolutamente incivile, razzista, e con una forte tendenza autoritaria. Che fare?

Roberto Cotroneo

http://www.unita.it/rubriche/cotroneo

Parole e parole

Un caro amico mi metteva in guardia dall’usare il termine “satiro” rivolto al nostro premier provvisorio, per evitare rischi di denunce per insulto al capo del Governo. Ora, il dizionario della lingua italiana alla voce “Satiro” riporta: “persona morbosamente lasciva o lussuriosa”. Un 73enne, capelloriportato, liftingato, taccato e mascarato, che si accompagna con 20,30 ninfette (anche minorenni) può definirsi tale? Neppure l’orrido e ghignante Ghedini potrebbe negarlo. Del resto la lingua italiana è così complessa, ricca e predisposta alla perversione, che può vantare un apposito “Dizionario dei sinonimi e dei contrari” che non credo disponibile in tanti altri idiomi. Quindi ritengo, a sfidare eroicamente il ghignante Ghedini, che il capo (provvisorio) del governo sia etichettabile come satiro. Termine che mi richiama, per assonanza, quello di “satrapo”, ma il buon Sartori preferisce quello di “sultano”. Cosa questa che un po’ mi dispiace. Per me il termine “sultano” si lega a Salgari, a reggie favolose, elefanti con il baldacchino, non a baldracche e ville stile cafonal.

Magari meglio “Califfo”, che ci rimembra tale Califano, noto gentleman romano ben apparentabile al suddetto satrapo, pardon satiro, anzi sultano. Mah, ci saranno altri termini disponibili? Corro a consultare il benefico “Dizionario dei sinonimi e dei contrari” e poi vi saprò dire. Nell’attesa godiamoci l’attualità: a Parma panchine solo per anziani e non per le badanti (giusto: staranno in piedi a fianco o accucciate come cagnolini?), a Milano niente assembramenti nei luoghi pubblici come ai tempi di Bava Beccaris e del gen. Roatta. Bella Italia (si fa per dire).

Omini verdi?

Finiremo tutti leghisti? Tutti chiusi in casa o ad inveire contro questo e quello? O vogliamo affrontare il problema di questi omini verdi che non sono scesi da un disco volante ma sono i nostri vicini di casa? E se la lega, proprio perchè presente nel territorio come erano i vecchi partiti tanto deprecati, fosse l’unica oggi capace di sentire l’umore della gente, i loro problemi? Dando risposte sbagliate, razziste, demagogiche e xenofobe. Ma i problemi esistono e loro danno risposte. Abbiamo dissolto i partiti, creato club come se la politica in Italia fosse roba da circoli del golf, si sono dissolte le agenzie formative storiche e ora abbiamo gli omini verdi al 18% in Comune a Reggio. Non sarebbe ora di fare un bel mea culpa e di pensare come riportare il fenomeno lega ai suoi limiti fisiologici, quelli dei tipi da bar, verso il 2/3%. La gerarchia ecclesiastica non ha nulla da rimproverarsi? La lega in zone tradizionalmente bianche arriva al 30%, quei parroci non si sono accorti di avere a che fare con parrocchiani che votano un partito che con il Vangelo fa a pugni? O abbiamo tanti donRanza anche là? E quei pezzi di elettorato una volta di sinistra passati alla lega (anche a Reggio) non ci fanno pensare? Ma pensare e basta o ci spingono (sindacati, partiti, amici di “sinistra”) a far qualcosa? Magari, per i nostri amministratori, recuperare un rapporto con la gente? O aspettiamo di diventare anche noi omini verdi? Perchè una cosa è chiara: questi qua, di tornare sul loro disco volante e andarsene, non ne hanno nessuna intenzione.

Se non c’è il codice fiscale…

Mentre stiamo ancora aspettando qualche risultato, dopo i primi instant-poll, che ci confermino (o no) sul grado di putrescenza del paese, mi colpisce una notiziola apparsa sul web. A Napoli una studentessa ucraina è bravissima, parla 6 lingue, nel suo paese ha già il titolo di studio ma qui no. Non può dare la maturità, perchè? Grazie a una delle tante gelminate, chi non ha il codice fiscale (e quindi è cittadino italiano), non può fare la maturità.

Mi sembra giusto: il codice fiscale è fondamentale in un paese dove pagare le tasse è un simpatico hobby di qualche maniaco. E poi: se incominciamo a dare titoli di studio a tutti quelli bravi (ma non italioti), come faremo con la massa di idioti figli di papà, ignoranti come zucche, ma già con la laurea prenotata per eredità? Una studentessa reggiana, collega di mia figlia, diceva con un pizzico di vanità: “io farò i test di ammissione, ne so poco, ma tanto lo so che il mio papà…”. E se poi ti arriva la prima ucraina? Un po’ di decenza, prima i nostri ignoranti, poi, se mai, gli altri, ma se mai, eh?

p.s. Ma la Gelmini non era quella tizia che s’era andata a fare al sud il concorsino aggiustato? Vedete? Così si fa, forse non aveva altre doti, non era versata in un qualche capitolo del kamasutra, però ce l’ha fatta! Ministra! E se ce l’ha fatta una come lei, allora tutti (ma proprio tutti) abbiamo qualche speranza (ucraine escluse, ovvio).

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scuola_e_universita/servizi/padova-permesso-soggiorno/napoli-ucraina/napoli-ucraina.html

Meglio ridere

Mentre nell’universo mondo si ride (o si piange) sull’Italia, ridotta a un Berlusconistan (Time), in preda a una decadenza alla Satyricon (NyTimes) e qui, invece, si ascoltano Bonaiuti, Brunetta e la Gelmini (scusate le parolacce), prendo dall’Espresso di oggi, nella rubrica “La bustina di Minerva” di Umberto Eco alcune battute carine per sorridere, nonostante tutto. Del resto l’orchestra suonava sul Titanic, no?

“Cosa dice una lumaca a cavallo sul dorso di una tartaruga? Yuu-uhh!”

“Pilato a Caifa: perchè tutto sto’ casino? In fondo l’abbiamo ammazzato solo per un paio di giorni!”

e per stare in sintonia con il nostro satiro-premier:

“Clinton è così dimagrito che ora può vedere la faccia della sua stagista”

“Un tizio entra in un bar e dice che i poliziotti sono stronzi. Un tizio si alza, molto arrabbiato e lo minaccia. “Perchè t’incacchi? Sei un poliziotto?”. “No, sono uno stronzo” la risposta.

Gli Italiani, questi filosofi…

Tutti sanno, con Orazio, che le leggi senza i costumi non bastano, e da altra parte che i costumi dipendono e sono determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni. In questa universale dissoluzione dei principi sociali, in questo caos che veramente spaventa il cuore di un filosofo, e lo pone in gran forse circa il futuro destino delle società civili e in grande incertezza del come elle possano durare a sussistere in avvenire, le altre nazioni civili, cioè principalmente la Francia, l’Inghilterra e la Germania, hanno un principio conservatore della morale e quindi della società, che benchè paia minimo, e quasi vile rispetto ai grandi principii morali e d’illusione che si sono perduti, pure è di grandissimo effetto. Questo principio è la società stessa.

Per queste cagioni gl’Italiani di mondo, privi come sono di società, sentono più o meno ciascuno, ma tutti, generalmente parlando, più degli stranieri, la vanità reale delle costumanze e della vita, e ne sono più pienamente, più efficacemente e più praticamente persuasi benchè per ragione la conoscano, in generale, molto meno. Ed ecco che gl’Italiani sono dunque nella pratica, e in parte eziandio nell’intelletto, molto più filosofi di qualunque filosofo e sono immedesimati con quella opinione e cognizione che è la somma di tutta la filosofia, cioè la cognizione della vanità d’ogni cosa, e secondo questa cognizione, che in essi è piuttosto opinione o sentimento, sono al tutto e praticamente disposti assai più dell’altre nazioni.
Or da ciò nasce ai costumi il maggior danno che mai si possa pensare. Come la disperazione, così né più né meno il disprezzo e l’intimo sentimento della vanità della vita, sono i maggiori nemici del bene operare, e autori del male e della immoralità. Nasce da quelle disposizioni la indifferenza profonda, radicata ed efficacissima verso sì stessi e verso gli altri, che è la peggior peste de’ costumi, de’caratteri e della morale.

G.Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani,1824. (Ed.BUR, 1998, pag.64-65)