Un precario in più…

Un tecnico delle luci ha inserito, di sua iniziativa, l’immagine del capodelgoverno provvisorio, fra le immagini di dittatori (Stalin e Mussolini) nel corso di uno spettacolo scolastico in quel di Gallarate. E’ stato licenziato in tronco. Un precario in più sul mercato.

Stavolta però approviamo il provvedimento. Accostare a dittatori la figura di un guitto pluriinquisito può confondere le idee agli studenti. Mescolare la tragedia con le buffonate non chiarisce le idee. Ad ognuno il suo.

(http://milano.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-con-stalin-e-mussolini-e-a-teatro-la-platea-si-rivolta/1606143)

Sofferenze di un povero cattolico

Forse, proprio come disse una volta il teologo Ratzinger, oggi assurto ad alti incarichi, la Chiesa serve a far meritare il Paradiso ai poveri fedeli. Certamente ce la stanno mettendo tutta per farci arrivare in Paradiso, noi poveri credenti e incalliti peccatori. Dalle battaglie urlate sull’etica, alla compromissione con il potere (in Italia e ovunque ma soprattutto qui), alle improvvise aperture ai lefebrviani, alle scomuniche brasiliane e, fresca di stampa, il rifiuto del profilattico per combattere l’aids. Pietà l’è morta si diceva in tempo di guerra, e la guerra sembra continuare. Nessuna pietà, nessuna partecipazione al dolore dell’uomo. Una gerarchia fatta di anziani, chiusa in sè stessa e ai segni dei tempi. Impaurita. Come se avesse dimenticato che proprio Cristo ha già fatto tutto, ci ha riscattato dai nostri peccati. Ha voltato pagina. Ci ha amati, salvandoci, sacrificando se stesso per tutti. Con l’amore. Non con le scomuniche o andando a patti con l’Erode di turno. L’unica volta che davvero Cristo perde la pazienza è quando vede il tempio invaso dai cambiavalute e dai mercanti. Si fa una frusta e li caccia a calci nel sedere.

Che farebbe oggi tornando fra noi? Ogni giorno invece assistiamo a un passo indietro, nel silenzio di noi credenti che non abbiamo più voce. Chiese sempre più vuote, sacerdoti sempre più anziani e intristiti, ultras sempre più arroganti e integralisti. Una gerarchia che preferisce gli atei devoti ai credenti adulti. Una Chiesa che non evangelizza ma si chiude nelle sue paure. Un papa che rappresenta per la Chiesa quello che è stato Bush per gli USA: il momento più basso e di maggior distacco e isolamento. Ma ci sarà un Obama? Lasciamo fare alla Provvidenza che se ne intende, anche se in questi ultimi tempi deve essersi un po’ distratta. Capita anche ai migliori…

Preferirei di no…

So di dare un dispiacere ai cari Panebianco, Ostellino, Battista che tanto tengono al decoro e all’equilibrio e tanto hanno da insegnare alla sinistra in termini di pacatezza ed educazione, ma devo dirlo: Berlusconi Presidente della Repubblica? Come il buon Bartleby mi viene da dire: “Preferirei di no”, anche se d’istinto il gesto è più simile a quello del “Grido” di Munch, con un NOOOOOOOOO urlato a tonsilla libera.

Mi dispiace, Panebianco e compagnia della pagnotta, per un po’ ce l’ho fatta ma alla fine l’antiberlusconiano viscerale viene fuori. Faccio il mio outing: ebbene sì, mi avete scoperto. Sono un cittadino onesto, amo il mio paese, credo che la cultura sia fondamentale, credo che senza l’etica un paese si riduca ad un bordello dove neppure ci si può più divertire, QUINDI sono antiberlusconiano. Perchè io il sedicente cavaliere l’ho conosciuto (x fortuna non di persona) già nell’agosto 1985 (come, lo racconto agli amici più cari, tengo famiglia, eh…) e mi era già bastato allora.

Ma non fatemi caso: sono un cittadino normale, pago le tasse e, nuovo outing, non ho mai avuto una raccomandazione (infatti sono appena uscito dal precariato passati i 50 anni). Insomma, sono un pericoloso estremista. Ma il provvisorio capo del governo al Quirinale no. E per scongiurare il disastro non resta che il gesto storico di Sordi nei “Vitelloni”: “Lavoratori del braccio e della mente…tò!”

Testamento biologico (da Micromega)

Lettera aperta all’onorevole Franceschini

Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, Stefano Rodotà, Paolo Flores d’Arcais: Gli emendamenti del Pd sulla legge “fine-vita” non sono una mediazione, sono una resa.

Stimato onorevole Franceschini,
appena eletto segretario del Partito democratico, lei ha fatto riferimento alla laicità come valore irrinunciabile del suo partito, in quanto valore irrinunciabile della carta costituzionale. Il banco di prova della coerenza pratica rispetto a questa affermazione è costituito dall’atteggiamento che il suo partito assumerà nella discussione sulla legge cosiddetta “fine-vita”.
Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini. E questo vale più che mai per quanto riguarda ciò che è più proprio di ciascuno, che fa anzi tutt’uno con la propria esistenza, la sua stessa vita, e la parte finale di essa.
E infatti la Costituzione della Repubblica nel suo articolo 32, e la convenzione di Oviedo ratificata dall’Italia, la legge sul servizio sanitario nazionale, e numerose e univoche sentenze della Cassazione negli ultimi anni, stabiliscono in modo tassativo che nessun cittadino può essere sottomesso a “interventi nel campo della salute” senza il suo consenso (debitamente informato) e che tale consenso può essere ritirato in qualsiasi momento. La convenzione di Oviedo evita ogni distinzione tra “cure” e altri interventi (“di sostegno vitale”, ecc.) proprio perché non si possa giocare sulle parole e violare così il diritto del paziente di rifiutare qualsiasi trattamento medico e/o ospedaliero (tranne che per gli eccezionali motivi di sicurezza pubblica: epidemie, vaccini e simili).
Sulla propria vita, insomma, può decidere solo chi la vive, e nessun altro. Questo l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico, confermando l’essenzialità del consenso informato nell’articolo 3 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il disegno di legge Calabrò distrugge tale diritto. All’art. 2, comma 2 dice infatti: “L’attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all’alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”.
Il che significa che Piergiorgio Welby non potrebbe far disattivare il respiratore artificiale, e che Luca Coscioni non avrebbe potuto rifiutare la tracheotomia, e che l’amputazione di un arto che va in gangrena diventerebbe coatto, e così la trasfusione di sangue anche a chi la rifiuta per motivi religiosi (tutti rifiuti garantiti oggi dalla legge e più volte applicati fino al “prodursi della morte del paziente”).
Non basta. L’articolo 5 comma 6 stabilisce che “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di

Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. In tal modo il cosiddetto testamento biologico diventa una beffa. Qualsiasi cosa abbia stabilito il cittadino, davanti a un notaio e reiterando le sue volontà ogni tre anni, il sondino gli sarà messo in gola a forza. I medici delle cure palliative hanno del resto spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie.
E’ evidente il carattere anticostituzionale di tale legge, ma anche il suo carattere semplicemente disumano. Purtroppo gli emendamenti proposti dal suo partito (primo firmatario Anna Finocchiaro) lasciano intatta la violenza dell’articolo 2 comma 2, e aprono solo un modesto spiraglio rispetto a quella dell’articolo 5 comma 6. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, praticamente indistinguibile dal disegno di legge della maggioranza, e che non a caso è stata benevolmente accolta dall’on. Quagliariello.
Il Partito democratico aveva il suo progetto di legge da anni, e con tale programma andò alle elezioni che portarono al secondo governo Prodi: la legge firmata da Ignazio Marino. Ogni passo indietro rispetto a tale proposta sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo, dalle sentenze della Cassazione.
Abbiamo letto che il suo partito sarebbe comunque orientato a dare ai suoi parlamentari “libertà di coscienza” al momento del voto. Ci sembra che tale atteggiamento sia frutto di un fraintendimento molto grave.
Se venisse presentato un disegno di legge che stabilisce la religione cattolica come religione di Stato, proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli, sarebbe pensabile – per un partito politico che prenda sul serio la Costituzione – lasciare i propri parlamentari liberi di “votare secondo coscienza”, a favore, contro, astenendosi? O non sarebbe un elementare dovere, vincolante, opporsi a una legge tanto liberticida?
La legge ora in discussione sulle volontà di fine vita è, se possibile, ancora più liberticida (e disumana) di quella sopra evocata. Non costringe al battesimo forzato, costringe al sondino forzato, al respiratore forzato, a qualsiasi accanimento che prolunghi artificialmente una vita che, per la persona che la vive, non è più vita ma solo tortura. Peggiore quindi della morte.
In ogni caso la libertà di coscienza del parlamentare non può essere invocata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle persone.
Siamo certi perciò che nulla di tutto questo accadrà, e che in coerenza con il valore della laicità da lei riaffermato, il Partito democratico non tollererà scelte che violino, opprimano e vanifichino l’elementare diritto di ciascuno sulla propria vita.

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Stefano Rodotà
Umberto Veronesi

(25 febbraio 2009)

Una novità: la Resistenza

Il primo atto ufficiale del nuovo segretario del PD è stato quello di andare a giurare sulla Costituzione nella sua città, davanti ad un muretto, dove nel novembre 1943 iniziò la strada sanguinosa della Repubblica Sociale (che oggi si vorrebbe parificare alla lotta di Liberazione). Bravo Dario. E pensare che è passato poco più di un anno da quando si dovette protestare per far inserire nello statuto del PD un richiamo all’antifascisismo e alla Resistenza, entrambi assenti (e poi ci dissero che era sottinteso: no, i principi non si sottindendono, o ci si crede e si dice o si tace perchè si crede ad altro). Per ritrovare senso e consenso si riparte dalle radici. Si ritrova la Resistenza e la Costituzione. E noi che qualcuno ci pensava come quei giapponesi rimasti nella giungla con le loro divise lacere e i fucili arruginiti! Bene, possiamo stirare le divise, mandare a quel paese qualche “amico” (con i suoi “ragazzi di Salò”) e continuare la strada, perchè, noi, non c’eravamo mai fermati.

Un obiettivo chiaro (M.Ovadia)

Un obiettivo chiaro
Moni Ovaia

Il tracollo del Pd alle elezioni sarde è un argomento dal quale avrei voluto volentieri esimermi di parlare perché per affrontarlo mi tocca essere perentorio e schematico, attitudine che per formazione mi mette in serio imbarazzo, ma oggi sento il dovere, come cittadino di questo Paese, di fare una riflessione semplice e ferma per dare un contributo pur piccolo che sia al fine di uscire dal pantano in cui l‘’intera opposizione rischia di precipitare. Ho creduto con sincera partecipazione che il Pd fosse un progetto dotato della potenzialità per inaugurare una nuova era nella politica italiana e ne ho preso le distanze non perché volessi abbandonare la barca quando cominciava a fare acqua, ma per non essere complice di una deriva avviata a monte dell‘’agire politico. Il comportamento ondivago e fondato sulla “ideologia” dell‘essere gentili e dialoganti. Con chi? Con il politico più estremista, auto-referenziale, intollerante, demagogo e calunniatore di tutta la storia repubblicana. Con lui e con il movimento di suoi cortigiani, dipendenti e clientes che chiamano “Partito delle libertà”. Quali? Quella di distruggere la Costituzione? Quella di varare leggi razziste? O quella di negare il ruolo dell‘’opposizione chiedendole di approvare lo scempio? Quando governava Prodi loro cosa facevano? Quello che suggeriscono agli altri? Col cavolo! Facevano i picconatori e i demolitori. Prendiamo esempio. “Etologicamente” parlando, il sentimento primario nei confronti del berlusconismo è: o entusiasmo o ripulsa totale. Le posizioni terze sono di marginalità nel paese, soprattutto nell‘elettorato popolare.
C‘’è un solo modo per rimettere in moto l’energia e il tono dell’opposizione: avere un obiettivo chiaro, fare uscire l’Italia dall’orgia del potere della palude berlusconiana e mettersi al lavoro per tutto il tempo necessario a conseguire la meta.
❖ www.unita. 210209

Quella lunga notte

Il primo atto di Franceschini come segretario del PD sarà quello di giurare sulla Costituzione davanti al luogo, nella sua Ferrara, dove i fascisti fecero la prima strage del regime di Salò. E’ un atto forte, simbolico, che lega l’antifascismo, la Costituzione alla difficile situazione della nostra Repubblica. Sarebbe bello che ognuno di noi, almeno simbolicamente, giurasse su quella carta costituzionale nata, come ci ricorda Calamandrei, in tutti i luoghi dove un partigiano (ma, aggiungo io, anche un deportato, un ebreo, un rom, un omosessuale…) è stato ucciso. Giuriamo tutti fedeltà a quella carta e ogni volta che ci sarà occasione ricordiamocelo e viviamo da veri cittadini della Repubblica la nostra vita di ogni giorno. Convinti che solo così il nostro paese uscirà da questa lunga notte.

Discutere, pensare

Ierisera a Castelmaggiore la 26a presentazione del mio libro. Un grazie agli amici del Circolo Arci Sputnik Tom e all’Anpi di Castelmaggiore. Anche là una sala piena di gente ad ascoltare, a chiedere. A rivolere indietro la propria storia, corrotta e devastata da una propaganda violenta e culturalmente fascista (di destra e non solo), ma anche con la consapevolezza che la storia va raccontata tutta, anche nelle pagine buie e tristi, senza far sconti a nessuno. Tornare alla storia, alle fonti. In queste mie presentazioni dall’aprile 2008 ormai ho incontrato oltre 1500 persone, una esperienza umana e politica (in senso alto) davvero unica, e ovunque scoprire che esiste una Italia migliore di quella che ci raccontano ogni giorno, una Italia anche ferita, ma vitale e che non ci molla. Un’Italia che non ha una sua adeguata rappresentanza politica, ma che crede davvero nei valori che qualcuno (a destra come a sinistra) vorrebbe farci credere “vecchi” e in disarmo. I miei giri continueranno (Fabbrico, Imola, Formigine, Ravenna, Verona, etc..)e non posso far altro che ringraziare le tante persone che ho incontrato e che incontrerò ancora per la grande lezione che mi hanno dato.

Grazie, Walter!

Grazie, Walter! Il messaggio finale di saluto è stato un momento di grande dignità e intelligenza. Il progetto del PD non ha avuto dirigenti all’altezza. Una “classe eterna” che ha vissuto su vecchie logiche, preoccupata solo di autotutelarsi, incurante di dare risposte e un senso ad un elettorato che aspettava invece innovazione e identità.
“Non chiedere da dove vieni ma dove vai!” ha ricordato Veltroni andandosene. Lo capiranno?

video in: http://tv.repubblica.it/copertina/veltroni-scusate-vado-via/29553?video