Imbroglioni o imbrogliati?

POTERI DEL PREMIER E REPUBBLICA PARLAMENTARE
La costituzione immateriale
Uno dei quesiti messi in evidenza dalla sentenza della Corte costi tuzionale sul lodo Alfano è se il capo del governo sia, in Italia, un primus inter pares oppure un primus super pares . In nome della «costi­tuzione formale» (il testo della costituzione vigente) la Corte ha ribadito che è un «primo tra pari». Ma in Ita lia viene invece diffusa l’idea che la costituzione for male sia oramai superata da una «costituzione materia le » per la quale Berlusconi incarna la volontà della maggioranza degli italiani; il che gli attribuisce il diritto, in nome del popolo, di sca valcare, occorrendo, la vo lontà degli organi che non sono eletti dal popolo (tra i quali la Corte costituzionale e il capo dello Stato). Ora, la distinzione tra costituzione formale e costituzione mate riale, e cioè la prassi costitu zionale, è una distinzione largamente accolta dalla dottrina. Ma si applica al ca so in esame?

Precisiamo bene la tesi. Intemperanze verbali a parte, la tesi di fondo di Berlusconi è che lui ha il diritto di prevalere su tutti gli altri po teri dello Stato (questione di diritto), perché lui e soltan to lui è «eletto direttamente dal popolo» (questione di fatto). Va da sé che se l’asserzione di fatto è falsa, anche la tesi giuridica che ne deri va risulta infondata. Allora, Berlusconi è davvero un pre mier insediato «direttamen te » dalla volontà popolare?

Per Ilvo Diamanti questa asserzione è «quantomeno dubbia» perché è smentita da tutti i dati dei quali disponiamo. Purtroppo è vero che sulla scheda elettorale viene indicato il nome del premier designato dai partiti (un colpo di mano che fu a suo tempo lasciato incautamente passare dal presi­dente Ciampi); ma il fatto resta che il voto viene dato ai partiti. Pertanto il voto per Berlusconi è in realtà soltanto il voto conseguito dal Pdl. Che ha ottenuto nel 2008 (cito Diamanti) «il 37,4% dei voti validi, ma il 35,9% dei votanti e il 28,9% degli aventi diritto. Insomma, intorno a un terzo del ‘popolo’». Aggiungi che in questa maggiore minoranza (o maggioranza relativa) sono inclusi i voti di An, in buona parte ancora fedeli a Fini; e che se guardiamo agli anni precedenti FI non ha mai superato il 30%. Deve anche essere chiaro che il voto per FI, e ora per il Pdl, non equivale automati­camente ad un voto per Berlusconi. Una parte degli elettori di destra vota contro la sinistra, non necessariamente per Berlusconi. Fa una bella differenza.

Dunque la tesi del popolo che si identifica, quantomeno nella sua maggioranza assoluta di almeno il 51%, con un leader che vorrebbe onnipotente (o quasi), è di fatto falsa. Chi la sostiene è un im­broglione oppure un imbrogliato. E questa conclusione è dettata dai numeri.

Ciò fermato, torniamo alla costituzione materiale. In sede di Consulta gli avvocati di Berlusconi hanno soste nuto che per la costituzione vivente (come dicono gli in glesi) il principio che vale per Berlusconi è che sta «sopra », che è un primus su per pares . E siccome è possibile che questa formula l’abbia inventata io in un libro del 1994, mi preme che non venga storpiata. Io l’ho usata per precisare la differenza tra parlamentarismo classico e la sua variante inglese e anche tedesca del premierato. Ma in Italia il fatto è che questa variante non è mai stata messa in pratica. E dunque in Italia non c’è differenza, a questo proposito, tra costituzione formale e costituzione materiale. Come dicevo, la tesi del premierato di Berlusconi voluto dal popolo è seppellita dai numeri. Sul punto, il punto è soltanto questo.

Giovanni Sartori

http://www.corriere.it/editoriali/09_ottobre_31/sartori_6ce1d912-c5ed-11de-a5d7-00144f02aabc.shtml

Un nuovo CLN?

 … ritiratevi..Dimostratevi uomini e..domani Roma risorgerà più bella e più superba che pria..bravo..grazie.. (E.Petrolini, Nerone)

(http://www.youtube.com/watch?v=FqTz4J1QAXY&hl=it)

 

Sul sito de L’Espresso ci si interroga se sia opportuno e possibile ricreare una sorta di CLN contro il vecchio satiro plastificato (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/in-italia-e-tempo-di-un-nuovo-cln/2112163&ref=hpstr2). Certo non siamo all’8 settembre ma qualcosa sta accadendo. Il berlusconismo è finito, o almeno ha superato l’apogeo. Il problema è quanto sarà rapida la caduta. Il fascismo morì il giorno dell’entrata in guerra ma ci impiegò altri 5 anni a finire appeso a una pensilina. E quei cinque anni furono i peggiori nella storia del nostro paese. I paragoni sono sempre in bilico fra il ridicolo e la speranza impossibile. Nessuno, neppure viscidolo-bondi al culmine di un orgasmo berlusconico, può immaginare che un governo (si fa per dire) possa tirare avanti altri 4 anni insultando, minacciando, attaccando qualunque cosa si muova, ogni giorno. E’ un inferno che neppure viscidolo merita (o sì?). Ma è altrettanto vero che il governo c’è e lì rimane e con esso il vecchio satiro plastificato. Ancora. Come il vecchio nonno di tanti romanzi. Il capostipite, ormai bollito, ma con la cassa in mano, di cui tutti attendono la dipartita e che continua a restare sulla scena, facendo danni alle generazioni presenti e future. Un elefante sempre più imbizzarrito proprio perché sa che è finita, che ha fallito. Aveva, e ha tutto, e ha fallito. Ridicolo ormai per tutto il mondo, blatera di riforme cosmiche che non farà mai ma sguinzaglia i suoi scherani, veri e propri gangster a pagamento. Rivediamo tanti film americani anni quaranta e cinquanta. Il “capo” con la corte di avvocati, giornalisti prezzolati, nani, prostitute e, quando serve, quello per i lavori (ancora) più “sporchi”. Ma c’è dell’altro, ovviamente, c’è la corruzione che ha sparso a piene mani soprattutto nel campo avverso, con soldi e potere, fra i “buoni”, e la piccola corruzione quotidiana per tutti.

Ricordate “La vita è bella” di F.Capra? Lo rivediamo tutti i Natali, magari su una qualche rete di serie B. L’angelo Clarence, a caccia delle sue ali da angelo di prima classe, salva il “buono” James Stewart che, disperato per i debiti, aveva pensato “meglio non fossi mai nato”. E gli fa vedere cosa sarebbe stata la sua cittadina senza di lui. E gli mostra Pottersville, la città del capo, volgare, violenta, dove i cittadini onesti sono insultati e i prepotenti se la godono.

Ecco, noi viviamo a Pottersville e l’angelo Clarence per il prossimo Natale ha già l’agenda colma. Sappiamo che il vecchio satiro è finito, ci rassegniamo alle ultime raffiche e alla lenta decomposizione della salma. Come Breznev, Honecker, Andropov, morto per un raffreddore.

Magari sarà il silicone a cedere o la puntura magica a non sortire più effetti. Magari un giudice o un autista o una professionista dell’alcova. Chissà. Poi dopo verrà il problema, quello vero, perchè questi anni hanno talmente distrutto e arato il terreno della civile convivenza, dell’etica, dell’onesto vivere che ci parrà forse impossibile rientrare nel limiti. Come davanti a una staccionata abbattuta e calpestata cederemo alla tentazione di rimanere fuori dal limite o accetteremo di rientrare in noi? Quali punti di riferimento troveremo, dopo che lo Stato, la Chiesa, le istituzioni, i partiti di sinistra sono state lordate dalla “banda del capo” con tante complicità al loro interno?

O semplicemente faremo ancora una volta all’italiana? Nessun fascista dopo il 25 luglio? Nessun craxiano dopo manipulite? Nessun berlusconiano dopo il 37 vendemmiaio dell’anno XCI?

“Berlino in rosso? Colpa dei turchi..”

L’ex Ministro delle Finanze della città Thilo Sarrazin, che si è occupato dei conti in rosso della capitale dal 2002 al 2009 e che ora è membro del direttivo della Bundesbank, la banca federale, ha addossato agli immigrati turchi la responsabilità del deficit. Dichiarazioni forti, che hanno sollevato un vespaio di polemiche. Così ieri Sarrazin, che finora era responsabile della gestione cassa della Bundesbank, si occuperà in futuro solo delle attività di information technology e gestione rischi.

SESSANTOTTINI E TURCHI
In una lunga intervista su Lettre International il socialdemocratico Sarrazin ha esposto una teoria che farebbe impallidire un leghista. «Berlino non può farcela da sola», ha assicurato: «Due aspetti la attanagliano: la tradizione sessantottina (contestataria e sinistroide) e l’abbandono». In più, «la fecondità delle fasce basse, povere e immigranti, responsabili del 40% delle nascite:unfatto che abbassa continuamente il livello scolastico. In particolare arabi e turchi sono tre volte più prolifici della media». La soluzione: «Bloccare i flussi». Queste dichiarazioni, pronunciate daunmembrodella socialdemocrazia, hanno gelato il sangue a più di una persona. Il direttore della Bundesbank, Axel Weber, si è dissociato. Ha detto che le parole di Sarrazin danneggiavano l’immagine dell’istituzione, e alla fine, ieri, lo ha esautorato, togliendogli incarichi importanti. Eva Hogel membro dell’Spd nel Parlamento locale, ha detto che Sarrazin, «non è più benvenuto nel partito». E ora unTribunale sta studiando se c’è stato crimine nelle sue parole, in particolare per frasi come: «i turchi stanno conquistando la Germania come i kossovari il Kossovo: con un’alta natalità. Mi piacerebbe fossero come gli ebrei dell’Europa dell’est che avevano un quoziente d’intelligenza di un 15% al di sopra della media, ma non con gruppi che non accettano l’integrazione e costano molto». Aldilà dell’aspetto razzista, le dichiarazioni di Sarrazin hanno avuto enorme eco perché toccano due problemi reali: la povertà di Berlino che vive alle spalle delle altre città dell’ovest e la scarsa integrazione dei turchi, quasi 3 milioni in Germania di cui 200.000 a Berlino. In un articolo sulla Süddeutsche Zeitung Costanze von Bullion ha accusato Sarrazin di «provincialismo» e ha ricordato che prima di parlare di Berlino come«pecora nera» è necessario ricordare la storia della città: da teatro della persecuzione degli ebrei a città divisa dal muro. All’est costa ancora adattarsi all’economia capitalista. Allo stesso modo, se è vero che ci sono (come in tutte le metropoli multietniche) problemi di integrazione è anche vero che non hanno una relazione causale con la povertà. Secondo uno studio pubblicato da Die Zeit Berlino è la città con il maggiore divario sociale. La povertà è quasi estrema in quartieri come Spandau-Neustadt e Marzahn, nell’est. Dove però vivono pochissimi turchi.

Noterella a commento: a.L’esclusiva delle fesserie non l’abbiamo solo noi nel belpaese ma: b. Nei paesi seri chi dice fesserie viene invitato all’uscita. Semplice, no?

Fare i conti…

Giornate strane e convulse, sembra di vivere in una specie di reality (tipo “Il grande cittadino”) dove ai poveri malcapitati, costretti a vivere nel belpaese, vengono fatte credere le cose più assurde, “per vedere di nascosto l’effetto che fa…”.

Invece è tutto vero, folle e irreale, ma vero. E la conferma l’abbiamo quando parliamo con amici stranieri o leggiamo la stampa estera. Noi siamo davvero tutto ciò. La domanda è sempre quella di fondo, forse già dal mio primo post su questo piccolo blog: “Come siamo finiti qui?”. E insieme alla domanda la necessità di tenere alta l’attenzione, a leggere, guardare, raccogliere per il dopo.

L’Italia non è mai stata in grado di fare i conti con sè stessa. Non lo ha fatto alla caduta del fascismo: abbiamo buttato via la cimice del partito e siamo corsi in Piazzale Loreto. Noi i buoni, loro i cattivi! Oplà!

Non l’abbiamo fatto con tangentopoli: loro i politici-ladri, noi gli onesti. Opla!

Non lo faremo neppure quando il vecchio satiro plastificato ruzzolerà: vergogna, le escort, noi S.Luigi e Giovanne d’Arco. Oplà!

Invece il male è dentro di noi, siamo noi l’anello debole. Leggiamo il saggio di Crainz, Autobiografia di una Repubblica. E’ sempre mancato un esame di coscienza. Pensiamo all’articolo di Italo Calvino, Apologo degli onesti nel paese dei corrotti, è del 1980.

Nello stesso anno Massimo Riva avvertiva che “mai si era vista tanta corruzione radicarsi così dentro e così largamente nelle strutture dello Stato…Si materializza nel paese il Fantasma della Seconda Rpubblica e si diffonde l’ansia che qualcuno si levi contro chi tanto disonestamente opera con poche parole: “In nome di Dio, andatevene! Liberateci della vostra presenza!Ogni giorno che passa si attenua la speranza che a parlare così sia un politico sagace e democratico, cresce il timore che possa farlo con successo qualche avventuriero senza scrupoli“.

E’ negli anni ottanta che cadono gli anticorpi contro l’individualismo, contro la violazione delle regole come regola. Il craxismo fu la scorciatoia banditesca alla “modernità” che, sconfitta, ha vinto trascinando e uniformando alla medesima “morale” destra e “sinistra”.

Un bravo giornalista del tempo così descriveva l’esule di hammamet all’apogeo: “C’è Bettino fra i grandi. Con Reagan, Gorbaciov, la Thatcher, Juan Carlos…ma anche Bettino semplice fra i semplici, col bambino pugliese. Col monello senese. Col piccotto palermitano. Con la fanciulla cinese. Col minatore sardo. Con la zingara jugoslava. Con la profuga somala. Col frate toscano. Col calciatore azzurro. Con il professore di Cantù”. Dejavu? Originale o copia?

Dal 1987 i commentatori segnavalano come fosse in corso la “mutazione genetica” del psi, connessa al “circuito perverso potere-denaro-potere e…dell’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti…“. Noi siamo arrivati qualche mese dopo? Scesi dalla nostra navicella?

Un ben diverso Galli della Loggia nel 1983 osservava: “il compromesso storico era valso a spogliare il partito comunista dei suoi attributi carismatici e a metterne in luce tutte le insufficienze strategiche, i bubboni culturali, così il craxismo ha mostrato fino in fondo l’incertezza etico-politica, la cruda ambizione del potere che regnano anche a sinistra…Nella visione del mondo del popolo di sinistra due dimensioni sono sempre state essenziali: il Progetto e il Candore. Il compromesso storico e Craxi hanno fatto pulita dell’uno e dell’altro…”.

Sono gli anni del boom del deficit pubblico, ricordate? Nel 1961 il debito era il 30% del Pil, nel 1971 superava il 41%, nel 1979 era al 57,7%, nel 1988 si tocca il 93% per arrivare al 125% dei primi anni novanta. “Si sono mangiati anche lo stato” scriveva Scalfari nel 1991. Questa la meraviglia della Prima repubblica che rimpiangiamo, caduti dagli squali ai piranhas. Uno sfascio tale che qualcuno, nel 1993 (Bocca) salutò l’arrivo della Lega come antidoto, una “durezza barbarica” capace di sconfiggere la truffa. Sappiamo com’è andata a finire, male, peggio: Malpensa…

Ancora una volta al crollo assistemmo da tifosi, anzi sportivi, applaudivamo ogni giorno ai nuovi inquisiti. “Li hanno beccati sti’ladri!” dicevamo, ma se a Messa anziche sonnecchiare avessimo ascoltato il card.Martini che nella sua Lettera Pastorale del 1992 si chiedeva. “ci troveremmo oggi così amareggiati e indignati per tante situazioni incresciose che offuscano la nostra vita politica e amministrativa se fossimo stati un po’ più vigili, se avessimo allargato lo sguardo oltre le comodità o l’interesse immediato?”

Antonio Gambino da laico (1993): “il quadro è fosco…non perchè i disonesti siano molto più numerosi che nelle altre democrazie occidentali ma perchè da noi al contrario di quel che avviene in esse, manca una “cultura dell’onestà“, capace di far da contrappeso. O, se si preferisce, capaci di fofrnire quel “punto di appoggio” senza il quale ogni tentativo si sollevare il paese dal pantano in cui si è infilato si presenta come un’operazione…irrealizzabile”.

Era il 1993, l’anno dopo, eravamo pronti e, oplà, via verso l’arrivo dell’unto del signore, di tetteculitette e della finale dissoluzione etica del nostro paese.

Forse ha ragione Domenico Rea quando dice che, per iniziare a riportare la legalità a Napoli (Italia), non servirebbe l’esercito ma semplicemente riverniciare, e fare rispettare, gli attraversamenti pedonali.

Per fortuna…

“E’ facile essere uguali nella servitù, più difficile essere liberi nell’uguaglianza”. (A.De Tocqueville)

« Buonasera… mah… stranamente, durante questa serata ho avuto dei momenti di ottimismo, ma devo dire, purtroppo, avendo ascoltato gli ultimi due interventi che anche questa serata è stata inutile! Il problema del centro-sinistra è: per vincere bisogna saltare due, tre o quattro generazioni? Berlusconi fa il pieno del suo elettorato… parla… alla pancia… degli elettori del centro-destra… naturalmente i voti non se li guadagna, se li compra attraverso le sue televisioni, attraverso, per esempio, dei personaggi che non sono comici, come la sinistra pensa… per esempio Fede… non è un personaggio comico… non è nemmeno drammatico… è un personaggio violento, come c’erano gli squadristi … che picchiavano in testa letteralmente, così lui, metaforicamente, picchia in testa alle persone che guardano i televisori, però sono rimasto molto dispiaciuto sentendo gli ultimi due interventi e… .. Però, dico, che, negli ultimi due interventi di Fassino e Rutelli… che scarso rispetto per le opinioni delle elettrici e degli elettori! Nei precedenti interventi si chiedeva un minimo di autocritica rispetto alle scelte di questi ultimi anni… rispetto alla timidezza… rispetto alla moderazione… rispetto a non saper più parlare alla testa, all’anima e al cuore delle persone!!! Mentre invece la burokratija che sta alle mie spalle non ha capito nulla di questa serata! Noi, mi dispiace dirlo, ma con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai! Mi dispiace molto, perché io continuerò a votare per l’Ulivo e… (scusa un momento, scu… scusa un momento…) e… Fassino, Rutelli e altre persone hanno ricordato l’enorme maggioranza che questo centro-destra tutto italiano, barbaro ha, ma questa enorme maggioranza, non dico la vittoria, ma questa enorme maggioranza gliel’ha data l’Ulivo facendo l’altr’anno una campagna elettorale timidissima, non cercando l’unità… è il loro mestiere… io non riesco a parlare con Rifondazione Comunista non ci riesco… è più forte di me! Ma il loro mestiere è fare politica, è cercare di presentarsi insieme a Di Pietro, insieme a Rifondazione Comunista insieme ad altri partiti, insomma: facciamo che questa serata non sia stata proprio inutile!”

(Nanni Moretti, Piazza Navona, 2 febbraio 2002)

Vi ricordate quella sera? Il discorso di Nanni Moretti (che è nato il mio stesso giorno, anche se un anno prima) fece scattare uno storico repulisti nel centro-sinistra. Fu l’inizio del “grande rinnovamento d’inverno” (come l’hanno chiamato gli storici). Per fortuna sette (7) anni dopo, tutto è cambiato: nuovi dirigenti, un nuovo partito, le riforme in marcia. Di Rutelli e Fassino si sono perse le tracce, D’Alema è in Africa, Bordon disegna fumetti, Veltroni vive a New York, Bersani dirige l’Unipol, Castagnetti è presidente di una Ong in Nicaragua, DiPietro conduce due tenute agricole in Abruzzo. Per fortuna, pensate se non fosse cambiato niente! Avremmo ancora Berlusconi al governo! Brrrr, roba da brividi solo a pensarci, per fortuna invece….

Benvenuto “Il Fatto”

Benvenuto al nuovo quotidiano “Il Fatto quotidiano”. Cosa si deve fare per sopravvivere! Anche spendere 1,20 euro in più al giorno per non vergognarsi troppo! Comunque spero che il nuovo giornale abbia vita lunga per noi tutti farabutti.

A proposito di quotidiani: a Reggio sta succedendo una cosa che (confesso) mi mette un po’ in crisi. Avevamo l’anomalia di avere quattro quotidiani, roba che nemmeno Berlino può vantare, ora uno dei quattro, “L’Informazione” (che vendeva circa 1200 copie), è in crisi. Il padrone ha predisposto il licenziamento di quasi la metà dei giornalisti. Perchè mi sento (un po’, poco) in crisi? Perchè da un lato un giornale che chiude è una perdita per la democrazia (così mi hanno insegnato), ma dall’altro se considero il livello del quotidiano in crisi…beh, i miei principi democratici scricchiolano. Perchè “L’Informazione” in questi anni, per faziosità, incompletezza di informazione (nomen omen) e poca correttezza, è stato l’esempio negativo di come si possa operare nel campo dei media (basta leggere il ributtante articolo su Cervarolo di domenica scorsa per rendersene conto). Però a nessuno piace rimanere senza lavoro e quindi..auspico che nessuno venga licenziato ma anche (veltronianamente) che un po’ di senso professionale investa quella redazione. Hai visto mai…

Parole, memoria, problemi..

Secondo una ricerca condotta dall’Università ebraica di Gerusalemme e dalla Fondazione Friedrich Ebert, condotta su 1200 ebrei e 500 arabi, tutti cittadini israeliani, soltanto il 5% degli intervistati continua a rifiutare di comprare prodotti tedeschi, mentre il 52% approva il coinvolgimeneto di Berlino nella politica del Medio Oriente. “In passato ogni tedesco era identificato automaticamente con i nazisti, ma oggi la situazione non è più questa“, ha commentato il prof. Moshe Zimmermann, spiegando i risultati della ricerca.

Che gli israeliani avessero qualche motivo di “diffidare” dei tedeschi era comprensibile, ora anche questo è stato superato. Ora mi chiedo: cosa è successo invece qui, nel belpaese, dove ancora c’è chi vive di rendita usando il termine “comunista” come un anatema, un insulto, una minaccia? Perchè il percorso di elaborazione della memoria è rimasto incompiuto, perchè questo termine “comunista” funziona ancora nell’immaginario e nell’incoscio di tante persone?

(LaRepubblica, 11.8.2009)

Pensierini

Il vento sta calando a Fortezza Bastiani, il cielo è blu, l’estate ormai illanguidisce come una zitella di mezza età e io mi faccio delle domande. Abitudine inveterata e pericolosa, ma, come noto, “nessuno siam perfetti ognuno ci ha i suoi difetti”.

Qualcuno ha scritto che un vaticanologo in fondo è un cremlinologo che ha studiato il latino. Quelli un poco più avanti negli anni si ricorderanno le corrispondenze di Demetrio Volciç da Mosca, la lettura di una frase che sottintendeva, un’allusione che indicava, un sopracciglio alzato che prospettava, un raffreddore che sterminava. Bei tempi. Ogni Putin prima spara e poi spiega. Ma per fortuna c’è il Vaticano. Per fortuna (si fa per dire). Mi viene in mente quella vecchia storiella circa le vacanze della Trinità: il Padre vuole andare al mare, il Figlio in montagna, lo Spirito Santo nell’unico posto al mondo dove non è mai stato. Il Vaticano.

In quel libriccino sovversivo scritto da Luca, Marco, Matteo e Giovanni (ebrei e quindi, forse, comunisti) ho letto tante volte: “Il vostro parlare sia sì, si, no,no, tutto il resto appartiene al demonio”. Quando Cristo salì sul monte a predicare non aveva dietro Navarro Valls e relativo ufficio stampa. Ma si sa, i tempi sono cambiati. Eccome se sono cambiati!

Leggete un comunicato stampa della Sala stampa Vaticana e/o della CEI (Comunicazioni ermetiche indefinite) e poi dite cosa ci avete capito. Salvo mettersi lì e parola per parola, sottomano il dizionario Vaticano-italiano, una paio di trattati di kabbalah e ergonomia linguistica babilonese, iniziare a decrittare, interpretare, strologare. Roba che si fa prima a tornare all’aruspicina e interrogare le viscere del primo pollo della Coop.

Vabbè, sono un cattolico da poco, sempre più affaticato, però. Però c’è un limite, credo, e quel limite negli ultimi tempi mi sembra sempre più spesso non solo superato ma saltato, bypassato, quasi ridicolizzato. Se in tempi così difficili neppure la Chiesa è in grado di aiutare un povero cristiano, cosa ci si può aspettare?

“Signore, da chi andremo, solo tu hai parole di vita eterna”. Già da chi andremo?

Domandine serali

Le giornate si accorciano, il sole cala fra nuvole rossastre sulle colline davanti a Fortezza Bastiani, fra poco calerà la notte e le sentinelle inizieranno il loro primo turno di guardia. E mi chiedo:

A Tripoli le Frecce Tricolori avrebbero dovuto diventare Frecce Verdi. Verde, colore dell’Islam, della Libia del brigante del deserto, dell’integralismo islamico, dei suicidi per il profeta. Ma verde anche come le camicie della lega, come le cravatte dei (poco) onorevoli leghisti, delle bandiere a Pontida. Stesso colore. Stessa testa (si fa per dire)?.

C’era una volta in Italia il Partito socialista. Una volta. Poi arrivò l’eroico esule di Hammamet e la cosa finì lì. Un secolo di storia finito, letteralmente, nello sciacquone di mario chiesa. E i socialisti? Sono diventati gli àscari del sultano. Il piduista cicchitto (scusate la parolaccia) ulula roba che neanche Farinacci avrebbe detto, in quanto a stupido servilismo verso il capo. Sacconi, brunetta “gridolo” e via così. Tornasse Pertini, basterebbe un container di sberle per questa gente?

Devo aver alzato il gomito (anche se quel Montepulciano d’Abruzzo non era male..) perchè ho avuto l’impressione di aver letto che qualcuno ha proposto di candidare bassolino (nomen omen) a sindaco di Napoli. Noooo. Avevo bevuto, vero? Ditemi che avevo bevuto troppo!

Come noto, non sono un estimatore del vecchio satiro isterico. Però una domanda me la devo porre: uno che è nei guai come lui, che ha più scheletri nell’armadio che veline sul divano, che si è messo contro l’Europa e anche il Vaticano (mica Istoreco, eh?), cosa fa? Se ne sta buono, zitto, naviga a pelo d’acqua, sull’esempio di andreotti spegne, calma, sopisce? Noooo. Tutte le mattine si alza, un po’ azzurrino per il farmaco preso, ma ancora arzillo nonostante l’età e inizia a sparare boiate ad alzo zero contro il mondo. Demenza senile? Intossicazione da farmaci? Sindrome di Vasco (gli piace la vita spericolata)? Mah!

Buonanotte.