Buchi neri..grigi..buchi…

Ci sono tanti buchi neri, ce l’hanno raccontato, chi vuole ha approfondito magari con qualche saggio di Hawking, chi s’è accontentato di meno, chi ha guardato Voyager e pace al neurone suo. Anche il nostro sindaco ha parlato di buchi neri a Roma, luoghi metafisici dove i nostri eletti, pardon nominati, finiscono nonostante le migliori (forse) buone intenzioni.

Ma si sa, si parla di vuoto, di nero, di assenza di materia, di nulla insomma. Immaginarsi dove iniziano e finiscono i buchi neri. Tutti in fondo ne abbiamo incontrati, magari dove neppure ce li aspettavamo e siamo rimasti lì, incerti fra sorpresa e meraviglia, ad ammirarli. Ci sono poi buchi neri, o grigi, forse sono casi di serie B, che addirittura ci sono venuti incontro, gentili ed educati. Sono i buchi neri/grigi che si aprono nelle nostre amministrazioni pubbliche, quelle democratiche di cui andiamo tanto fieri. Abbiamo visto uomini e donne normali, persone qualunque (spesso anche troppo qualunque) finirci dentro, essere inghiottiti. E’ bastata una nomina, un incarico di giunta, che sia a Paperopoli o a Roccacannuccia poco conta, ed ecco quelle persone “normali” erano altro, mutanti, inghiottiti dal buco grigio e risputati “diversi”. Improvvisamente dalla loro “qualunquitudine” proiettati al nuovo ruolo di Deus ex machina, di reggitori del cosmo, portatori del sapere assoluto. Il loro. Come compimento di un progetto per una nuova razza superiore. Secoli di buio attendevano la loro venuta, la loro illuminazione. La profezia si compiva. Se prima era stato possibile parlare, avere un contatto, ora tutto era finito. Mutati, mutanti, immutabili. Ignari del termine “servizio”, avevano raggiunto il loro ruolo, assegnato nei tempi, a conclusione del cammino dell’umano sapere che in essi si riassume e si ricapitola (con i nostri soldi, ma questo è un particolare vile e meschino, di fronte alla maestosità del progetto).

Pochi giorni fa un assessore delegato alla cultura di una regione a noi famigliare, di fronte alle critiche di un certo Stefano Benni sulle prospettive della attività culturale in una città a noi nota, ha replicato “piccato” (come riferisce il cronista): “Non bisogna confondere i ruoli e i mestieri, e comunque se Benni poi vuole parlare con me ed esprimere le sue idee sulla cultura a B.…, può sempre prendere un appuntamento, come fanno tutti gli altri che vogliono proporre qualcosa. Non vedo proprio perchè dovrei cercarlo io” (La Repubblica, 5.11.2009).

Per completezza di informazione riporto in calce il luminoso curricolo dell’amministratore. Figurarsi se un amministratore di simile profilo può perdere tempo ad ascoltare un qualunque scrittore da quattro soldi…

p.s. Tranquillizzo gli astanti: fra Secchia ed Enza è tutto diverso (si fa per dire)

 

X.Y. Nato a Ferrara nel 1961, si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Bologna.Dopo aver preso parte al movimento studentesco negli anni tra il 1975 e il 1980, si è presentato alle elezioni amministrative del 1990 nelle liste dei Verdi Arcobaleno, risultando eletto consigliere al Comune di Ferrara.
E’ stato rieletto nel 1995, 1999 e 2004, rinunciando, nelle ultime due occasioni, alla carica di consigliere per assumere quella di Assessore alle politiche e istituzioni culturali.
Dal 1990 al 1999 ha lavorato presso l’ARCI di Ferrara.
Nel 2004 è stato riconfermato Assessore comunale con delega a politiche e istituzioni culturali, musei, biblioteche, Teatro Comunale, Ferrara Musica e Ferrara Arte. (dal sito ufficiale della Regione…)