C’era una volta…

C’era una volta un bel paese. Nel bel paese c’erano partiti di vario tipo, grado e colore. Partiti che poi finirono ad escort, tanto per stare al lessico contemporaneo. Ma i partiti, nella loro fase virtuosa (o quantomeno non delinquenziale) formavano, selezionavano, sceglievano. Proponevano candidati alle elezioni in base anche alla possibilità di cattura del consenso, magari sulla base del curricolo di quel candidato, qualche volta anche per la sua fama o per la sua reale attività quotidiana. Poi, si sa, i tempi cambiano, le stagioni non sono più quelle di una volta, signora mia. Oggi i candidati non si candidano nemmeno più, si scelgono prima e quelli sono. Grazie alla legge suina, ben accetta a tutti, sulla scheda il nome ce lo troviamo già pronto, caldo o freddo, dolce o salato. Com’era la fettina di vitello una volta in tavola. Quella era. Assomigliava magari a un pezzo di camera d’aria sopravissuta chissà a quale esperimento nucleare. Ma era quella. E, glom, si mandava giù.

Così anche nell’enigmatico PD (che ci sia ognun lo dice, cosa sia nessun lo sa) ecco saltare fuori la candidata/nominata/eletta Paola Binetti. Non perchè porti voti, anzi, ogni volta che parla, si muove, dichiara, ne fa perdere più che un’intervista di D’Alema, no, semplicemente perchè Binetti significa “Opus Dei” e “OD” significa “potere”. Che poi la cattolica Binetti a un cattolico affaticato come il povero scrivente (e a tanti come lui) faccia capire tutta l’intelligenza, modestia, rigore di Martin Lutero, conta poco. E’ il potere che conta. Il rapporto, la relazione. In questo caso con l’OD che con il Vangelo c’entra tanto quanto Nabuccodonosor con un telefono cellulare.

Ecco perchè la Binetti (e Fioroni e altre belle anime) stanno lì, votano contro, dicono cose da far vergognare e continuano a farlo. Potere. Semplice potere. Altro che “partito plurale”, almeno non prendeteci per il Nabucco, grazie.