Sulle tracce degli orchi: 1946-1994

Finita la guerra una parte dei protagonisti del massacro di Bullenhuser Damm sedettero sul banco degli imputati.
Il tribunale militare inglese nel cosiddetto “processo della Curiohaus” condannò a morte il comandante del campo Max Pauly. Il dottor Alfred Trzebinski e Wilhelm Dreimann salirono al patibolo l’8 ottobre 1946. Johann Frahm ed Ewald Jauch furono impiccati il 10 ottobre successivo.
Durante il processo emersero le responsabilità di Kurt Heissmeyer, di Arnold Strippel e di Hans Klein ma ci sarebbero voluti molti anni per ritrovare le loro tracce.

Heissmeyer era ritornato nella sua città natale di Magdeburgo ed aveva ripreso tranquillamente la sua attività di medico senza neppure cambiare il proprio nome.
Fu soltanto per caso che ci si ricordò di lui.
Il 21 maggio 1959 il settimanale Stern pubblicò una serie di articoli tra i quali uno di Jurgen von Kornatzsky che accennava al massacro di Bullenhuser Damm.
Il giornalista nominava Heissmeyer come responsabile degli assassinii. Un lettore della rivista segnalò di conoscere un dottor Heissmeyer che lavorava a Magdeburgo nella allora Repubblica Democratica Tedesca.
La notizia si rivelò esatta. Kurt Heissmeyer lavorava tranquillamente, aveva cresciuto i suoi figli e godeva di un discreto tenore di vita. Occorsero anni prima che le autorità l’arrestassero.
Soltanto il 13 dicembre 1963 la polizia si presentò nella sua casa di Gallertstrasse 12 per condurlo in carcere.
Durante gli interrogatori che seguirono Heissmeyer non manifestò alcun pentimento.
Il processo contro di lui si concluse il 30 giugno 1966 con la condanna all’ergastolo. Gli venne risparmiata la pena di morte (ancora in vigore nella DDR sino al 1987) perché l’accusa non riuscì a dimostrare che fu lui ad ordinare l’uccisione dei bambini e dei testimoni. Heissmeyer aveva allora 60 anni.
Venne incarcerato nella prigione di Bautzen. L’anno successivo la moglie presentò domanda di grazia in considerazione del fatto che il marito era gravemente malato di cuore. Prima di un pronunciamento della corte Heissmeyer morì di infarto il 29 agosto 1967.

strippel3.jpgL’altro orco, Arnold Strippel, era stato processato nel 1948 per la sua attività criminale nei campi di concentramento a 21 ergastoli e 10 anni di detenzione.
I capi di accusa si riferirono all’uccisione di ventuno ebrei nel campo di Buchenwald e ad altre atrocità.
Il tribunale di Francoforte che emise la sentenza non svolse alcuna indagine sui fatti di Bullenhuser Damm anche se il nome di Strippel era emerso al processo contro Trzebinski due anni prima.
Soltanto nel 1965, a seguito del processo a Heissmeyer Strippel venne nuovamente indagato ma, incredibilmente, il fascicolo venne chiuso nel giugno 1967 dal pubblico ministero di Amburgo Munzberg per insufficienza di prove.
Il 21 aprile 1969 venne rilasciato dal carcere di Butzbach. Nel 1970 chiese ed ottenne un processo di revisione della condanna del 1948: i 21 ergastoli vennero ridotti a 6 anni di carcere già scontati.
A seguito di questa decisione il ministero della Giustizia riconobbe a Strippel più di 120.000 marchi a titolo di riparazione per “l’ingiusta condanna”. Nessun ex prigioniero dei campi di concentramento ottenne mai un risarcimento così cospicuo.
Nel 1979 il giornalista tedesco Gunther Schwarberg iniziò ad occuparsi di Strippel, una campagna stampa sulla rivista “Stern” fece conoscere in Germania la storia dei bambini di Bullenhuser Damm. La scuola venne dichiarata “Luogo del Ricordo” dalla città di Amburgo il 20 aprile 1980. Pochi giorni dopo un gruppo neonazista faceva esplodere una bomba davanti all’edificio.
Grazie all’impegno di Schwarberg vennero trovati i testimoni, i parenti dei bambini e i documenti necessari per riaprire un procedimento contro Strippel.
Il processo si concluse il 20 gennaio 1987 quando il Tribunale regionale di Amburgo impose la cessazione del processo per l’impossibilità fisica di Strippel di sostenerlo. Strippel morì il 10 maggio 1994.
Petersen, l’autista del camion invecchiò tranquillamente senza alcun fastidio da parte della giustizia.
Hans Klein il patologo di Hohenlychen che studiò le ghiandole dei bambini inviate da Heissmeyer non soltanto non ebbe problemi con la giustizia ma, anzi, divenne professore universitario all’Università di Heidelberg.

“Sorridevano ed erano felici”

Al processo Trzebinski ricordò il massacro con queste parole:
“I bambini avevano con se tutti i loro bagagli, del cibo, i giocattoli. Si sedettero sulle panche che erano lì tutt’intorno, sorridevano ed erano felici di trovarsi fuori dal campo”
.

Dopo aver impiccato i medici, gli infermieri e i russi le SS rientrarono nella stanza dei bambini.
Avevano atteso a lungo seduti sugli sgabelli. Trzebinski tirò fuori dalla borsa le siringhe e la morfina:
frahm.jpg“Frahm (foto) rientrò (…) lo presi da parte e gli domandai cosa sarebbe successo ai bambini. Lui rispose che li avrebbe impiccati.
Potrei raccontare il falso e dire che venni minacciato con la pistola ma la verità è un’altra: non vi fu nessuna discussione perché secondo me i bambini non potevano più essere salvati. Se avessi fatto l’eroe i bambini forse sarebbero morti più tardi ma il loro destino non sarebbe cambiato.
Avevo con me della morfina era una soluzione 0,2 da 20,0. Chiamai un bambino dopo l’altro. Si stesero su uno sgabello ed io feci loro una puntura sul sedere, dove è più indolore. Affinché i bambini pensassero che questa fosse veramente una vaccinazione, ho sempre preso un ago nuovo. Il dosaggio entrava in circolazione e i bambini si facevano deboli. Dicevo a tutti i bambini che erano in una buona condizione, tranne uno di 12 anni che era veramente in pessima salute. A causa della debolezza fu lui a prendere sonno per primo.
Erano rimasti svegli dai 6 agli 8 bambini, gli altri dormivano già. Frahm prese in braccio il ragazzo dodicenne e disse agli altri: “Lo porto a letto”. Andò con lui in una stanza che era 6 o 8 metri lontana dalla sala dove aspettavamo e lì vidi un cappio appeso ad un gancio. A questo cappio Frahm impiccò il bambino addormentato e vi si appese con tutto il peso del suo corpo affinché il cappio si stringesse.
Nel periodo che ho trascorso nel campo di concentramento ho visto molte cose inumane nel lager ed ero anche in qualche modo insensibile, ma non avevo ancora visto un bambino impiccato.”

Il 29 marzo 1946 al processo il pubblico ministero Stewart interrogò il boia Frahm.

Frahm: Portarono i bambini nella cantina e fecero loro delle iniezioni. Trzebinski fece le iniezioni, e Speck e Dreimann li portarono in cantina.
Stewart: Cosa accadde ai bambini?
Frahm: Si addormentarono.
Stewart: E cosa successe allora?
Frahm: I corpi furono portati via il giorno dopo.
Stewart: Cosa intende quando parla di corpi?
Frahm: Erano morti.
Stewart: Morirono per le iniezioni?
Frahm: Sì.
Avvocato Lappenberg: Morirono per effetto delle iniezioni o per qualche altro motivo?
Frahm: Morirono per effetto delle iniezioni. Qualche bambino fu successivamente impiccato.
Lappenberg: E quando avvenne l’impiccagione?
Frahm: Immediatamente dopo.
Lappenberg: Chi mise la corda al collo dei bambini?
Frahm: Io.
Stewart: Quanti bambini furono impiccati dopo le iniezioni?
Frahm: Forse la metà.
Stewart: Erano più o meno di dieci?
Frahm: più.
Stewart: Quanto durarono le impiccagioni dei bambini?
Frahm: Rimasero impiccati per circa dieci minuti, ma non sono sicuro.
Presidente: Lei ha detto che ne furono impiccati dieci?
Frahm: Non so il numero esatto.
Lappenberg: Lei ha detto che circa la metà dei bambini fu impiccata. Non furono impiccati tutti?
Frahm: Non lo so.
Avvocato Halben: Era lì il comandante Strippel?
Frahm: Sì, era lì di volta in volta.
Presidente: Ha ricevuto qualche ricompensa?
Frahm: Sì, abbiamo ricevuto sigarette e grappa.

Bullenhuser Damm

Il camion con i bambini a bordo impiegò una decina di minuti, alle 22.30 circa si fermava in Spaldingstrasse davanti alla scuola di Bullenhuser Damm.
bullenhusen.jpgSi trattava di un palazzo che era rimasto indenne intorno ad un mare di rovine provocate dai bombardamenti Alleati su Amburgo. Le SS avevano adibito la ex scuola a campo di concentramento satellite di Neuengamme e vi avevano concentrato prigionieri provenienti dalla Danimarca e dalla Norvegia.
La vecchia scuola era vuota: tutti i prigionieri erano stati evacuati sui camion della Croce Rossa Svedese.
Ad aspettare il camion a Bullenhuser Damm c’è l’Obersturmführer Strippel: è il comandante del subcampo.
Secondo quanto racconta Trzebinski tra le due SS si accese una discussione:
“Chiesi a Strippel di parlargli in privato, gli parlai molto chiaramente, gli dissi che occorrevano istruzioni: il “Dipartimento Heissmeyer era stato dissolto e Max Pauly mi aveva affidato lo spiacevole compito di avvelenare i bambini.
Gli dissi che non avevo intenzione di farlo e che non avevo veleno. Strippel mi rispose che se Pauly aveva dato un ordine occorreva eseguirlo.
Gli dissi allora che non avevo portato con me il veleno intenzionalmente. Strippel si irritò e mi disse che se le cose stavano così avrebbe potuto mettermi al muro e che non era il caso che lo sfidassi.
Ribattei che occorreva un ordine da Berlino e che se fosse arrivato l’avremmo eseguito. Continuammo a discutere a proposito del veleno che non avevo con me. Alla fine disse che visto che io ero un codardo avrebbe preso in mano lui la cosa”

I russi, i medici, gli infermieri vennero fatti scendere dal camion e fatti entrare nella scuola. I due medici francesi e gli infermieri olandesi furono sistemati in una stanza, i bambini in un’altra e i russi nel locale caldaie.
Nella scuola insieme a Trzebinski c’erano Strippel, Jauch, Frahm e Dreimann.
Erano circa le 23 del 20 aprile 1945. I primi a morire furono i medici francesi e gli infermieri olandesi.
Al processo Jauch ricordò:
“Dreimann aveva attaccato quattro corde a dei ganci e mise il cappio intorno al collo dei prigionieri poi li sollevò dal suolo e li tenne così per tre o quattro minuti fino a che non morirono. Constatai che contrariamente a quanto era stato detto nessuno oppose resistenza. Sarei stato contento di salvare il medico francese [Quenouille] ma non ero in grado di farlo.”
Quenouille, Florence, Deutekom e Holzel pendevano dai ganci, strangolati dal cappio. Nell’altra stanza venivano impiccati i sei russi. Ora toccava ai bambini.

http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen12.htm

Ordine da Berlino: uccidete i bambini

Heissmeyer non tornò più a Neuengamme. Il fallimento dell’esperimento rendeva inutile la sua permanenza nel campo di concentramento.
In quei giorni tra il marzo e l’aprile del 1945 il Terzo Reich era agonizzante. I Sovietici hanno sfondato in Austria, Vienna è caduta. Berlino è circondata. Americani ed Inglesi sono a Brema e Lipsia.
Nel campo di Neuengamme per ordine di Himmler vengono evacuati i prigionieri scandinavi che, a bordo di camion della Croce Rossa, si dirigono verso la Danimarca.
Il comandante del campo Max Pauly non ha però istruzioni chiare riguardo ai bambini: Heissmeyer è sparito e non si sa esattamente cosa fare.
Il 7 aprile 1945 Pauly invia una richiesta scritta al comando dell’RSHA di Berlino: “Cosa si deve fare dei bambini?”.
Le condizioni disastrose della Germania hanno gettato nel caos le comunicazioni. Per giorni non arriva nessuna risposta, poi il 20 aprile 1945 giunge a Neuengamme un messaggio per telescrivente:
“Il Dipartimento Heissmeyer è annullato”. L’aiutante di campo Karl Totzauer consegna il messaggio al comandante Pauly.
Ore 20 – Il campo di Neuengamme è in piena confusione: i camion della Croce Rossa svedese sono ancora nel campo.
Non si possono uccidere i bambini subito. Non davanti a dei testimoni. Infine Pauly da gli ordini a Wilhelm Dreimann.
Dreimann esce dall’ufficio del comandante e si dirige verso la baracca 4a, la baracca dei bambini. Chiama a rapporto i due prigionieri olandesi Deutekom e Holzel e dice loro di svegliare i bambini e prepararli perché si è deciso di portarli a Theresienstadt in aereo dai loro genitori. Frattanto Pauly aveva fatto chiamare il medico SS del campo Alfred Trzebinski, gli disse che il Dipartimento Heissmeyer era stato dissolto e che i bambini andavano uccisi.
Ore 22 – Trzebinski raggiunge la baracca 4a. Di fronte al cancello c’è un camion usato per il servizio postale.
Intorno oltre alle SS ci sono i due medici francesi, i due infermieri olandesi e sei prigionieri russi.
Ore 22.30 – Gli infermieri insieme con la SS Johann Frahm svegliano i bambini.
I due medici francesi Florence e Quenouille aiutano a caricare il camion.
Quenouille dice all’infermiere prigioniero Paul Weissmann: “Non credo ci rivedremo più”.
I bambini sono assonnati e fanno i capricci, non vogliono alzarsi. Gli viene detto che sarebbero stati portati dai loro genitori ed allora si alzano in fretta e cominciano a vestirsi prendono i bagagli, i più piccoli anche i giocattoli.
Sul camion salgono i medici francesi, i due olandesi e i sei russi. Dietro con loro tre SS: Wilhelm Dreimann, Heinrich Wieagen e Adolf Speck. Davanti prendono posto Trzebinski e l’autista Hans Friedrich Petersen.

http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen11.htm