Consigli di lettura

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Marco Revelli, Controcanto, Chiarelettere 2010.

“Questo “disagio dell’inciviltà” ci opprime. La svolta c’è già stata: le torture a Bolzaneto, le leggi contro i vagabondi, la caccia ai Rom, la segregazione degli immigrati, i “pacchetti sicurezza” del centrosinistra e la scelta a favore della guerra, la violenza contro i diversi e gli Altri. La “pedagogia del disumano” sembra essere oggi l’unica politica possibile. I diritti conquistati nel Novecento – uguaglianza, lavoro, libertà, cittadinanza – non sono più acquisiti in forma universale ma se mai concessi in modo selettivo. Il “Controcanto” di Revelli racconta la mutazione di questi anni, ponendosi dalla parte “sbagliata”, di chi non ha nessuna garanzia e rappresentanza ed è escluso dal grande gioco della democrazia mediatica, plebiscitaria e disciplinare, dove è assente qualsiasi responsabilità civile e politica. Allora è necessario spezzare questa “rappresentazione” con un gesto estremo di secessione estetica ed etica, prima che politica. Un “controcanto” appunto, con un nuovo coro.”

…a pagina 52
“Bisognerà lavorare a lunga scadenza, senza illusioni, senza speranze né scorciatoie né espedienti tattici. Sapendo il perché, senza più chiedersi
quando.”

…a pagina 62
“Se una resistenza può nascere oggi, credo che non possa che costituirsi su un fronte per così dire impolitico… Occorre mettere insieme chi continua a non voler rinunciare alla propria residua umanità.”

Marco Revelli insegna Scienza della politica e si è occupato prevalentemente dell’analisi dei processi produttivi e delle forme politiche del Novecento. Tra i suoi ultimi libri vanno ricordati: “Fuori luogo. Cronache d aun campo Rom” (Bollati Boringhieri 1999), “Oltre il Novecento” (Einaudi 2001 e 2006), “La politica perduta” (Einaudi 2003), “Sinistra destra. L’identità smarrita” (Laterza 2007 e 2009).

 

9788842092087.jpgLuciano Canfora, L’uso politico dei paradigmi storici, Laterza 2010.

“La storia – si dice – la scrivono i vincitori, ma il problema è capire chi sono i vincitori. Anche se questo è un campo che si presta ai paradossi, è ben vero che molto dipende dalla periodizzazione che si adotta: cioè dal senso che si attribuisce a determinati eventi, dalla lettura che se ne da e ancora una volta dalle ‘analogie diagnostiche’, nonché dalla comparazione e valutazione di differenti, possibili, analogie”. Il nostro giudizio sui fatti storici è determinato dalla nostra comprensione di essi: comprensione che avviene appunto attraverso il tipo di analogia in cui caliamo quei fatti. Quell’analogia in cui riteniamo appropriato pensarli (in quanto ci sembra maggiormente comprensiva di elementi che si ritrovano e si rispecchiano a distanza di tempo e reciprocamente si chiariscono) comporta necessariamente il nostro schierarci rispetto a essi. Dunque le analogie utilizzate nella indagine storica sono sempre soggettive e sempre provvisorie, anche perché passibili di essere soppiantate, nello svolgersi stesso degli eventi. Il tema dell’analogia guida l’interpretazione di Luciano Canfora su due grandi svolte della storia: la rivoluzione francese e la rivoluzione d’ottobre.”

Indice

Prefazione Trent’anni dopo – Nota – I. L’analogia come forma della comprensione storica – II. Macroanalogia, microanalogia, narrazione «orientata» – III. Analogia e politica: l’analogia diagnostica – IV. «Pensare» la Rivoluzione francese: la tolleranza e la virtù – V. Tra i barbari e l’impero: analogia o cliofilia? – VI. Il filantropo e il politico – Appendice – Conclusione L’inquietante mestiere dello storico – Indice dei nomi

Luciano Canfora Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. È direttore della rivista “Quaderni di storia” e collabora con il “Corriere della Sera”.