Stat rosa pristina nomine

“stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus.” (la rosa fin dall’inizio esiste solo nel nome: noi possediamo soltanto nudi nomi).
Possediamo soltanto nudi nomi, parole. Ma quel “soltanto” non è riduttivo, anzi. Le parole descrivono e contengono il mondo e noi dentro di esso. Prima si cambiano le parole, poi si cambia l’uomo e il mondo. Le parole si corrompono, si deformano, si rovesciano, ma non per un scherzo o per un gioco alla Bartezzaghi, ma per cambiare il mondo, per corromperlo, deformarlo. Basta ripetere, come a scuola, cento volte “gli stranieri ci invadono” e, oplà, il gioco è fatto: dato che gli stranieri ci stanno invadendo, è un dato di fatto (no?), dobbiamo difenderci. E chi meglio dei cialtroni che ci governano possono difenderci dal nulla, essendo essi stessi il nulla?
Ci hanno detto, in questi giorni tristi per il nostro paese, che noi siamo per una “cultura di morte”. Ripetuto cento volte e oplà, il gioco è fatto. “Loro” sono per una “cultura di vita”, come testimonia il CPT di Lampedusa, la proposta di cannonneggiare i barconi in arrivo, i pestaggi a morte di poveri disgraziati, il permesso di denunciare clandestini ammalati. Noi siamo contro la famiglia, loro sono “defensores familiae”, infatti ne hanno 2 o 3, unitamente a stuoli di fanciulle di gamba svelta.
“Il bello è brutto e il brutto è bello”, le streghe di Macbeth hanno fatto carriera e sono ministre, sottosegretarie, opinion leaders. Ma la distruzione di una democrazia inizia dalle parole, roba già vista. Si comincia equiparando “regola” a “impiccio”, “democrazia” a “confusione” e si promuovono nuove parole, giuste e moderne: efficienza, rapidità, governabilità, decisione. 2 volte a giorno prima e dopo i pasti la razione minima e la “cura” funzionerà a dovere.
Le parole sono preziose, sforziamoci sempre di non sprecarle. Esiste il dizionario della lingua italiana: difendiamo lo Zingarelli e magari, dopo aver spento l’inutile video, torniamo a leggere. Chissà, magari aiuta.

Ricordiamocelo

Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente con il timore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti. (Primo Levi, “Corriere della Sera”, 8 maggio 1974)