Un governo “geograficamente scorretto” (Ilvo Diamanti)

s21649.jpgPuò apparire una sindrome maniacale, la mia insistenza sulla geografia. Eppure non mi capacito della disattenzione sull’argomento. Tanto più da parte di questa maggioranza e di “questo” governo. Che, come rammenta Gino De Vecchis, Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti Geografia, ha sensibilmente ridimensionato la materia nei diversi indirizzi delle scuole superiori. Infatti, la geografia è stata eliminata del tutto dagli Istituti Professionali, mentre negli Istituti Tecnici è rimasta solo nell’Indirizzo economico (con decurtazioni di orario). Nel biennio dei Licei, infine, è stata accorpata con la Storia antica (tre ore insieme).?

Insomma, l’idea implicita  –  anzi, esplicita –  nelle scelte del legislatore è che la geografia non serva. Che non sia, comunque, un bene primario ma, semmai, voluttuario. Come il dessert a fine pranzo. A cui si può rinunciare, con beneficio per il peso. Non torno a ripetere quel che ho già scritto altre volte, sulla geografia, come scienza dei confini: del territorio, della società, della persona. Dell’identità.  Per non apparire noioso. E un po’ maniaco (anche se, indubbiamente, un po’ lo sono). Però  fatico a capire un provvedimento del genere da parte di “questo” governo. Di “questa” maggioranza. La più “geograficamente” definita di ogni epoca. A partire, ovviamente, dalla Lega Nord. Poi il PdL. Che somma Forza Italia. E Alleanza Nazionale.  Più che una coalizione, un catalogo di definizioni e di appartenenze riferite al territorio. La Lega, in particolare. Più del Nord, da tempo, evoca la Padania. Come potrà spiegare di che si tratta, senza chiarirne i confini? Dove comincia e dove finisce? E quando invoca il modello “catalano! oppure “bavarese”: come riuscirà a chiarire, a un popolo di geo-analfabeti, che di Comunità autonome della Spagna e di Länder tedeschi si tratta – e non (appunto) di dessert?

Poi: il “federalismo”. Per la Lega, più che un progetto, il Progetto. Anzi, un’ideologia. Il Federalismo come la Riforma delle riforme. Che, ai contesti regionali, garantisce poteri, competenze, identità. Come crederci davvero, quando il governo riduce loro le risorse? Se inibisce la geografia? (Che sta al federalismo come la televisione sta a Berlusconi).

Insomma, se perfino questo governo – fondato sul territorio (e sui media) – dimentica la geografia, allora: non c’è più speranza per noi. Individui etero-diretti da navigatori satellitari e GPS. Viaggiatori sperduti in un mondo di non-luoghi senza nome. Un movimento immobile. Da un aeroporto all’altro. Da un villaggio turistico all’altro. Spaesati in un paesaggio sempre più devastato e devastante. Impegnati a divincolarsi da una rotatoria all’altra.
Non c’è più speranza. Non c’è più senso. Anche i “marchi” delle mie rubriche, ispirati alla geografia e al territorio: Mappe, Bussole, Atlanti. Rischiano di diventare incomprensibili – oltre che inattuali. Al più: reperti di antiquariato. Meglio ricorrere ad altre metafore, meno consumate. Più trendy. Chessò: Tagli, Ritagli, Rimozioni. Perché oggi l’importante non è trovare e ritrovarsi, ma risparmiare. Senza troppi interrogativi. Adeguiamoci.

http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2010/07/01/news/un_governo_geograficamente_scorretto-5303290/?ref=HREC1-5