Orizzonti lontani

Cielo blu, Parco Nazionale dello Stelvio. Sentieri in salita, verso le cime dove (quest’anno) c’è ancora la neve. Nello zaino la vecchia abitudine del giornale da leggere insieme al panino. Davanti uno spettacolo unico, cielo blu, il bianco dei nevai. L’occhio scorre i titoli e la domanda è immediata: come si può rimanere qui, in una malga, tranquilli e lasciare l’impazzimento lontano? Beppe Grillo vuole candidarsi nel Pd (del resto se c’è la Binetti e Rutelli, perchè lui no, almeno lui fa ridere..), a Reggio sono tornati i socialisti (simpatici eh, ma chi rappresentano? I congiunti, gli amici, gli inquilini del condominio?), il paese sta andando a meretrici (seguendo l’illustre esempio del premier-satiro) e ogni giorno ne salta fuori una.

Qui invece aria fresca, salite da fare dove i casi sono sempre due: o ce la fai o torni indietro. Non amassi tanto la montagna lancerei un piano di rieducazione forzata per politici, parlamentari, satiri e Calderoli (a proposito di castrazione: perchè non suo padre diede l’esempio? Ci risparmiavamo in pirla a piede libero, lui e Castelli). Prenderli e portarli a calci nel deretano su per i sentieri a sudare, sputar sangue e lavorare (manutenzione dei sentieri, etc..). Ma no! Perchè rovinare queste meraviglie che il Padre eterno ci ha dato con simile gentaglia?

E poi io già lo so, metti Minimo D’Alema sulle Dolomiti e perderemmo anche quelle. Quindi la soluzione è banale: io mi godo lo spettacolo e loro continuano a romperci i cabasisi.

Per dirla con il poeta “Non c’è più niente da fare…”. Arvèders!