Per la precisione (M.Gramellini)

Nell’Italia dove ogni regola è tutt’al più uno stato d’animo, spuntano all’improvviso dei personaggi che rispettano a tal punto la forma da calpestare il senso comune. Come l’impiegata del Pantheon che, in un video che sta facendo il giro del mondo, scavalca la balaustra oltre la quale alcuni musicisti stanno suonando Vivaldi e interrompe il concerto perché «di domenica il Pantheon chiude alle 18». Le spiegano che resta da suonare l’ultimo movimento: quattro minuti appena. Macché, la donna è inflessibile. I concertisti ripongono gli strumenti nelle custodie, fra le urla degli spettatori. http://www.youtube.com/watch?v=zUXd7U-A9FA

Nel monumento di Agrippa è in corso una eroica rivolta del buon senso contro la stupidità. Viene stroncata dal grigiore dell’impiegata, che torna al microfono per ribadire l’unico pensiero che sembra abitarla: «Di domenica il Pantheon chiude alle 18». La prospettiva che possa chiudere alle 18 e 04 evidentemente l’atterrisce: cozza contro il regolamento e la voglia di chiudere baracca e tornare a casa. Non c’è umanità nelle sue parole, neanche un «mi dispiace». Solo quel mantra ottuso ripetuto all’infinito, così simile a quelli che talvolta si sentono pronunciare negli uffici pubblici.

L’elasticità, di cui siamo maestri quando ci fa comodo, trova in questi soprassalti di formalismo il suo contraltare inesorabile. La stessa impiegata, spedita a consegnare le liste elettorali di un partito, sarebbe giunta in ritardo, lamentandosi della burocrazia altrui. Perché di solito chi applica troppo rigidamente le regole è come chi le infrange: un menefreghista.

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