Lodevoli siti kattolici

Ci sono lodevoli siti web kattolici che fanno diventare, ipso facto, come minimo valdesi. I “più caldi” (Attenzione! Roba hard come “Pontifex”) devono ricevere congrui finanziamenti da AlQaeda: un credente ne legge 5 righe e subito vaì a comprarsi il Corano che è più moderato di quella roba lì…

Segnalo invece un sito più soft ma non per questo meno interessante: si chiama “La Bussola quotidiana”. Da questo riporto l’articolo seguente che mi sembra rispondere alla domanda diffusa “Ma come abbiamo fatto a finire così? E la Chiesa non dice niente?”. No, la Chiesa (pardon la gerarchia), fino a 3 giorni fa non ha detto nulla, l’egregio articolista ci fa capire il perchè (i grassetti sono nell’originale):

In politica domina il partito dei vizi pubblici

di Tommaso Scandroglio
29-09-2011
 
 
Siamo tutti d’accordo. Sacrosanto indignarsi per una politica che getta nel cestino dei rifiuti il decoro istituzionale barattandolo con sordidi piaceri venerei. Dal politico non ci aspettiamo solo che non delinqua e che amministri la res publica al meglio, ma che, rispolverando un’espressione che suona un po’ vetusta, brilli per dirittura morale. Ce lo ricorda persino la Costituzione all’articolo 54.
Ecco però, il problema sta proprio nella dirittura morale. Per alcuni si arresta al punto vita. Solo sotto la cintura si agita il nero mare della riprovazione sociale. In questa prospettiva degne di vesti stracciate sono unicamente le intemperanze sessuali. Tutt’al più accanto a queste il biasimo si potrebbe estendere a condotte anti-ecologiche e a giudizi un po’ fuori dal coro su temi quali omosessualità e islam. Per il resto ognuno faccia come creda.
E così a leggere la trinità laica della carta stampata – Corriere, Repubblica e La Stampa – il sesto comandamento è un po’ come se fosse la summa di tutte le turpitudini peggiori che possa commettere il politico di professione. Se l’abitazione privata di quest’ultimo si trasforma in alcova, la smorfia di disgusto è assicurata dalle anime belle del politically correct. Se invece nella casa di tutti gli italiani, che è il Parlamento, quello stesso politico vara una legge contro la vita, allora il disgusto si trasforma in plauso.
In parole povere il doppiopesismo è pratica ben rodata in alcune redazioni e dunque non infrequente che la penna che un giorno ha fustigato il premier per i suoi scivoloni a luci rosse sia poi la stessa che il giorno dopo verghi parole di lode per aborto, fecondazione artificiale, eutanasia e divorzio. Queste condotte oggettivamente sono più gravi e perciò dovrebbero meritare maggior censura. Dunque è assai più riprovevole che un politico voti una legge per favorire l’aborto che vada a prostitute. Anche perché una vita dongiovannesca inquina il bene comune molto meno che una norma che permetta a tutti di uccidere il proprio bambino che si porta in grembo o di staccare la spina al nonno morente. Le pratiche amatorie fuori dal talamo nuziale per quanto oscene possano essere recano un danno molto minore alla collettività rispetto a norme che rendono legittime condotte assai più nefaste a “maleficio” di un numero ben maggiore di persone. In definitiva e per far nostre le categorie del sessualmente corretto: cosa è più lascivo e sconcio, la fornicazione o produrre essere umani in provetta? Cosa più impudico e disdicevole, il bunga-bunga o le pratiche abortive?
Non sono queste affermazioni assolutorie di oggettive e indecenti bassezze morali. Infatti occorre rammentare che la cartina tornasole del buon governo non è dato dall’indice di scabrosità della vita privata dell’onorevole, ma dalle scelte compiute da questo per il bene comune. Una manciata e più di escort non valgono sulla bilancia della moralità come un solo comma della legge 194 che ha legalizzato l’aborto nel nostro paese. Beninteso: anche la vita privata del politico incide sul bene collettivo – lo scandalo è da evitarsi – ma ha minor peso di altre scelte. E’ quindi da preferire un politico non irreprensibile nelle condotte private ma che non cede sulle grandi questioni della vita pubblica, piuttosto che uno integerrimo tra le mura domestiche ma firmatario di leggi che mandano nella fossa i principi non negoziabili, quali vita, famiglia, educazione e libertà religiosa. Nella prospettiva politica le virtù pubbliche pesano di più che i vizi privati.
Ma forse sotto sotto i sostenitori della presente campagna contro la trivialità personale sono con molta ipocrisia ben coscienti di tutto ciò. E portano avanti la loro battaglia al calor bianco perché semplicemente strumentale all’abbattimento del nemico, infischiandose in cuor loro delle notti brave ad Arcore.
Il puritanesimo è dunque arma vincente in politica, dove vale più l’etichetta che l’etica, dove il bon ton è l’unità di misura del lecito, dove una pagliuzza lasciata sul letto dell’amante pesa di più di una trave che ha colpito a morte milioni di innocenti come nel caso della legge sull’aborto.

http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-in-politica-dominail-partito-dei-vizi-pubblici-3178.htm 

Poche note di commento:

Non sapevamo che nel Vangelo fosse previsto il principio “il fine giustifica i mezzi”: dovendo salvare i famosi “principi non negoziabili” accettiamo tutto il resto.

Il “puritanesimo” non c’entra una beata cippa. Le critiche al satiro plastificato non sono rivolte alla sua condotta sessuale privata: uno che si fa installare una protesi solo per proseguire a soddisfare la sua patologia già si qualifica da solo. La questione nasce dall’aver utilizzato (lasciar utilizzare) rapporti sessuali a pagamento come viatico per posti pubblici, appalti e similia. In parole povere: se uno va a puttane (riportiamo la lingua italiana alla sua realtà, grazie), pagando di tasca propria la cosa resta nel privato, se uno va a puttane e poi fa di quelle puttane ministri, consiglieri regionali, favorisce affari a chi le puttane gliele fornisce, la cosa è pubblica e, in un paese civile, comporterebbe le dimissioni del puttaniere dopo 20 minuti.

L’articolista sintetizza il suo pensiero in “E’ quindi da preferire un politico non irreprensibile nelle condotte private ma che non cede sulle grandi questioni della vita pubblica, piuttosto che uno integerrimo tra le mura domestiche ma firmatario di leggi che mandano nella fossa i principi non negoziabili, quali vita, famiglia, educazione e libertà religiosa. Nella prospettiva politica le virtù pubbliche pesano di più che i vizi privati”.

Bene, chiaro, comunque sia chiaro “NOT IN MY NAME”. Lo stesso valga per questa bella pensata dei “principi non negoziabili”. Osservo, ammettendo la mia ignoranza di fronte alle batterie di teologi che si saranno dannati (nomen omen)  in Vaticano a produrre questa geniale idea, che se un principio diventa negoziabile cessa di essere un principio. Quindi ora mi aspetto la pubblicazione della versione aggiornata (e selezionata) dei Vangeli, con una diversa colorazione magari delle pagine dove si racconta di “principi non negoziabili”, un concetto-come noto già ad Aristippo di Legolandia-che si ritrova numerose volte nel corso della predicazione del Cristo.

E poi il solerte Scarfoglio (Stramaglio? Farfulio?) non ci spiega come mai, da 3 giorni la misura sia colma anche per la gerarchia. Forse perchè l’aria del 24 luglio ha valicato il Tevere?

p.s. amici mi hanno chiesto: “Ma chi te lo fa fare di leggere simile robaccia?”. Ragazzi, è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo, o no?