Analisi Noir (Piero Colaprico)

Chiamano sgombero ciò che è trasloco. La si può pensare o no come il ministro degli Interni Maroni in tema di immigrazione e sicurezza in città, ma il punto è intendersi. Ci sono cittadini “comunitari”, e non “extra”; e non è facile “rispedire” (termine leghista) indietro i Rom con passaporto romeno, perchè nella vecchia Europa c’è una certa facilità di movimento non solo tra le monete, ma anche tra le persone. Ora-domanda senza risposta-quanto costa “traslocare” con la forza le roulotte e le baracche, sempre con le stesse persone, da un punto all’altro della stessa città?

Quanto ci sono costati fino a oggi questi sgomberi che non sgomberano? A Milano il cardinale Tettamanzi che ha segnalato con parole di pace l’assurdità di questo fenomeno, si è preso del comunista. Ma dal livello dell’asfalto, c’è una piccola analisi noir che s’impone: non avete pensato, voi del finto partito della sicurezza, a dare una piccola roulotte a carabinieri e polizia? Invece di sprecare soldi, non sarebbe meglio attrezzare qualche campo di accoglienza, ma un po’ seriamente? Seriamente significa: non abbandonare la zona. Lasciateci i vigili, l’Opera Nomadi, la Caritas, ma anche e soprattutto una bella roulotte con sopra la sirena: e con dentro 4 agenti per turno, che escono quando vogliono, girano e controllano. Perchè il punto è anche questo: accogliere e rispettare, ma anche essere rispettati. O forse dare ordine di traslocare è molto più facile che dare ordine di lavorare?

D Repubblica, 15.5.2010

“Non possiamo stare a guardare”

Buone notizie da Milano: l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi ha annunziato, nell’omelia di Natale, di aver stanziato un fondo di 1 milione di euro a favore dei cassintegrati, attingendo “dall’otto per mille destinato per opere di carità, da offerte pervenute in questi giorni per la carità dell’arcivescovo, da scelte di sobrietà della diocesi e mie personali”.
“Non possiamo stare a guardare” ha detto l’arcivescovo ai fedeli. “Occorre agire. E l’azione ora deve privilegiare chi nei prossimi mesi perderà il lavoro” ha detto il cardinale invocando “gesti concreti di solidarietà” nella sobrietà. Da qui l’idea di costituire un fondo, chiedendo alle comunità cristiane della diocesi di prestare particolare attenzione alle famiglie in difficoltà a causa del lavoro e di aderirvi. E sarà compito di sacerdoti e laici decidere come parteciparvi: rimandando spese non urgenti, destinando percentuali del bilancio parrocchiale. Le modalità di gestione – che Caritas Ambrosiana e Acli stanno già studiando – verranno rese note successivamente. Il cardinale ha solo anticipato alcune direttrici: “la distribuzione dei fondi non avverrà immediatamente ma nei prossimi mesi e non sarà a pioggia ma a destinazione mirata” perché “queste risorse non devono essere una forma di assistenzialismo, affinché chi perde il lavoro non perda anche la propria dignità”.
(http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/esteri/benedetto-xvi-28/cardinali-crisi/cardinali-crisi.html)